sabato 12 aprile 2008

Le Amazzoni tornano all'Archeologico

Dal 15 aprile torna visibile al pubblico il "Sarcofago delle Amazzoni", uno dei monumenti più significativi della storia della pittura antica.
Come ha affermato la Soprintendente Carlotta Cianferoni, "si sta cercando di riproporre al meglio i pezzi che da diversi anni non erano esposti al pubblico"
Sottoposto ad un intervento di ripulitura e restauro, il celebre Sarcofago, manifesto di arte magno-greca in terra etrusca, sarà esposto, nella sala a lui dedicata, al secondo piano del Museo.Martedì 15 aprile 2008, alle ore 12 il notissimo monumento sarà presentato al pubblico. L'ingresso è libero. Nell'occasione sarà anche presentato il volume con lo studio scientifico, edito da Electa. Il Sarcofago di alabastro detto "delle Amazzoni" per il fregio pittorico che adorna la cassa e che rappresenta scene di lotta tra i Greci e le Amazzoni, tornerà così ad ammaliare i visitatori del Museo. Rinvenuto a Tarquinia nel settembre del 1869, insieme ad un sarcofago simile andato poi perduto, il Sarcofago delle Amazzoni arrivò al Museo Archeologico di Firenze nel 1872. La sua prima esposizione al pubblico fu nella sala delle urne nella originaria sede del Museo Etrusco nel Cenacolo di Fuligno in via Faenza. Affascinante per la storia narrata nei suoi dipinti, di rara bellezza e fattura, il Sarcofago rientra nella serie di sarcofagi "architettonici", molto diffusi in ambito etrusco, ed appartiene alla classe dei sarcofagi di marmo greco insulare diffusi nel IV secolo. a.C. in molti centri del bacino del Mediterraneo, da Sidone a Cartagine, dalla Sicilia all'Etruria (Cerveteri, Tarquinia, S. Giuliano e Vulci). L'elevata qualità pittorica della decorazione della cassa, che non trova riscontri in ambito etrusco e la pietra da cui è stato ottenuto, l'alabastro calcareo bianco, fa pensare che il Sarcofago sia arrivato in Italia semilavorato dalla Grecia, per essere poi decorato da maestranze magno greche. Il Sarcofago è stato restaurato dal Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Presentava tracce evidenti di un vecchio restauro, che aveva anche ricomposto, con l'inserzione di elementi spuri, alcuni frammenti che si erano distaccati dal bordo della cassa e dagli angoli del coperchio e aveva previsto la stesura di un prodotto a protezione delle zone dipinte del coperchio che aveva fortemente alterato il colore della superficie.

Fabrizio Del Bimbo

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