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lunedì 5 maggio 2008
Al Museo degli Argenti i Medici e le Scienze
Ancora una volta Palazzo Pitti ospita, dal 15 maggio, una prestigiosa mostra nelle sale del Museo degli Argenti, in origine il quartiere estivo dei Granduchi medicei. Questa volta si tratta di scienza, o meglio, di quelle discipline fisico-matematiche che i Medici promossero durante tutto il periodo del loro governo, nella convinzione che la conoscenza scientifica e il controllo tecnologico della natura conferissero solidità e prestigio al potere politico.
Grandi protettori delle arti, ma anche grandi patroni delle scienze, i Medici raccolsero nel tempo una straordinaria collezione di strumenti scientifici che per circa due secoli fu ospitata nelle sale della Galleria degli Uffizi accanto ai capolavori dell’arte antica e moderna. Oggi conservata al Museo di Storia della Scienza di Firenze, la collezione viene ora esposta al pubblico in un percorso espositivo ricco e articolato che ricostruisce il contesto storico, politico e culturale in cui si è formata. Svolgendo un percorso ideale nei luoghi del collezionismo – Palazzo Vecchio, gli Uffizi, Palazzo Pitti – la mostra evidenzierà il connubio fra arte, scienza e potere politico abbinando a un’ampia selezione di strumenti dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza un’altrettanto ampia selezione di dipinti, opere a stampa e manoscritti provenienti dalle istituzioni del Polo Museale e da altre istituzioni e biblioteche fiorentine e italiane.
Saldamente ancorato alla tradizione umanistica del Quattrocento, il sodalizio tra le arti e le scienze è foraggiato dai Granduchi medicei senza soluzione di continuità, fino alla fine della dinastia. La storia comincia con l’idea di attribuire agli strumenti matematici un ruolo simbolico nella celebrazione del potere politico e territoriale. È Cosimo I a elaborarla all’indomani della vittoria della guerra di Siena (1554-57), l’evento militare che portò i Medici a governare su un territorio pari all’attuale Toscana, fondando le premesse per la nascita del Granducato. Gli strumenti erano il segno di un cambiamento culturale nel modo di concepire la guerra, non più intesa come arte cavalleresca ma come scienza matematica. E ad essi Cosimo dedicò una stanza di Palazzo Vecchio, la Sala delle Carte Geografiche, dove celebrò anche il proprio nome, giocando con il greco “Kosmos”, attraverso una dettagliata rappresentazione cartografica del cielo e della Terra.
L’impegno del Granduca nel promuovere l’insegnamento delle matematiche favorì un fecondo connubio tra arte e scienza, che trovò il suggello istituzionale nell’attività dell’Accademia delle Arti del Disegno. La fondazione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano portò al potenziamento della flotta medicea con conseguente sviluppo degli interessi tecnico-scientifici nel campo della navigazione, della cartografia e degli strumenti nautici. L’istituzione della carica di “cosmografo granducale”, inizialmente affidata al domenicano Egnazio Danti, consentì inoltre al Granduca di contribuire ai progetti della Chiesa per la riforma del calendario, trasformando la chiesa di Santa Maria Novella in una sorta di osservatorio astronomico. Gli strumenti costruiti dal Danti per osservare gli equinozi e i solstizi sono tuttora visibili sulla facciata della chiesa.
Meno votato del padre alle scienze matematiche, ma fortemente attratto dall’alchimia e dalle scienze naturali, Francesco I fece costruire a Palazzo Vecchio una sorta di sacello che tuttora rappresenta il suo più vivido ritratto intellettuale. Il cosiddetto “studiolo” raccoglieva opere d’arte, oggetti naturalistici e alcuni dei più significativi prodotti della Fonderia medicea dove il Granduca si applicava personalmente alla produzione di oggetti in vetro e ceramica. A lui si deve la fondazione della Galleria degli Uffizi, inizialmente pensata come luogo di raccolta dei capolavori d’arte antichi e moderni ma poi divenuta anche il ‘tempio’ delle scienze.
A celebrare le scienze in Galleria fu Ferdinando I, che trasformò la Tribuna del Buontalenti in una Torre dei Venti, e fece allestire due stanze a contenuto scientifico, una dedicata alla Cosmografia, l’altra all’Architettura militare. In queste stanze trovarono posto gli strumenti già raccolti da Cosimo a Palazzo Vecchio, altri strumenti acquistati a Roma dallo stesso Ferdinando o fatti specificamente costruire per quel nuovo allestimento, e ancora portolani, carte geografiche, libri, modelli di macchine, tutti oggetti che ancora oggi restano documentati nella ricca decorazione a grottesche del cosiddetto “Stanzino delle Matematiche”.
La celebrazione ‘cosmografica’ dei Medici conobbe un momento di rinnovato vigore con le scoperte astronomiche di Galileo. Ai suoi protettori lo scienziato pisano dedicò i quattro satelliti scoperti intorno a Giove, chiamandoli “medicea sidera”, ovvero “stelle medicee”. La collezione medicea si arricchì di nuovi strumenti galileiani, come il cannocchiale e il compasso geometrico e militare che nel 1606 Galileo aveva dedicato al giovane principe Cosimo de’ Medici. Le nuove scoperte astronomiche sembrarono offrire una soluzione anche al vitale problema del calcolo della longitudine che, se risolto, avrebbe confermato il prestigio politico e militare dei Medici anche tra le potenze marinare. A testimonianza dell’interesse dei Medici per i problemi della navigazione resta un nutrito gruppo di strumenti nautici lasciati alla collezione granducale dall’ammiraglio inglese Sir Robert Dudley, il cui ponderoso trattato Dell’arcano del mare, dedicato a Ferdinando II, è tra i contributi scientifici di maggior rilevanza per l’arte della navigazione.
Sensibile ai problemi della ricerca scientifica, Ferdinando II fu protettore di Galileo e di altri importanti scienziati. Insieme al fratello Leopoldo fondò nel 1657 la prima società europea a carattere scientifico, l’Accademia del Cimento, con lo scopo di promuovere la diffusione del metodo sperimentale galileiano. Nelle riunioni dell’Accademia, che si tenevano a Palazzo Pitti, si facevano soprattutto esperimenti di termometria, barometria e pneumatica, servendosi di speciali apparecchi di vetro appositamente costruiti che andarono ad arricchire la collezione scientifica granducale.
Tra gli ultimi Medici spicca sostanzialmente il nome di Cosimo III, che ebbe al suo fianco il matematico Vincenzo Viviani, discepolo di Galileo e promotore di un processo di glorificazione dello scienziato pisano destinato a durare fino a tutto il XIX secolo. Le tappe di questa glorificazione si snodano tra la dimensione privata (i cartigli celebrativi con il ritratto di Galileo che Viviani fece collocare sulla facciata della propria abitazione in via Sant’Antonino), la dimensione cortigiana (la Stanza della Meridiana di Palazzo Pitti, dove Galileo è ritratto insieme a Vespucci nella celebrazione allegorica della scoperta di nuovi mondi celesti e terrestri), e la dimensione pubblica rappresentata dal sepolcro dello scienziato in Santa Croce, fortemente voluto dal Viviani ma costruito solo dopo la sua morte, nel 1737. Ultima tappa di questa glorificazione, ormai in età lorenese, fu la Tribuna di Galileo, costruita nel 1841 presso il Museo di Fisica e Storia Naturale, l’istituzione pubblica che dal 1775 ospitava l’intera collezione scientifica dei Medici già conservata nella Galleria degli Uffizi.
La mostra è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, il Museo degli Argenti e Firenze Musei, dall’Istituto e Museo Storia della Scienza di Firenze – che ne ha ideato il progetto scientifico – e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Nicoletta Curradi
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