Metafora di costume, il libro di Marco Innocenti La città degli uomini soli (Dario Flaccovio Editore), percorre sentieri di inquietanti attese: emarginati, esclusi o perseguitati, allineati, strumentalizzati o senzienti (per dirla con Calvino), tutti sono “soli” nella città (fantastica) di Mediterranea dove il libro è ambientato. Una finestra affacciata su realtà immaginarie che ammiccano ad altre realtà molto vicine al nostro quotidiano e il cui fiato sembra alitare sul nostro collo.
Minacciati da una legge che prevede l’internamento per tutti i single che abbiano superato l’età matura, o per quanti abbiano tendenze omosessuali, gli abitanti di Mediterranea offrono all’autore il pretesto per aprire una interessante parentesi sul “diverso” che è fra noi, quello che spesso è fonte delle reazioni più disparate: sospetto, cautela, rifiuto oppure accoglienza e disponibilità nel confronto con l’altro che arricchisce i nostri stimoli culturali.
Al di là comunque dei rimandi a molteplici significazioni, il libro di Marco è la storia dell’essere umano, con le sue paure, i suoi dubbi, i suoi passi incerti, alla costante ricerca di una identità che oggi, fra le tante ammiccanti certezze, più mai sembra sfuggirci di mano.
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