mercoledì 12 ottobre 2011

Il Messner Mountain Museum, l'amore per la montagna declinato in 5 modi diversi



Quale luogo più bello per trascorrere le vacanze, in estate o in inverno, dell’Alto Adige ?Si tratta del territorio della Provincia Autonoma di Bolzano, detto anche Sud Tirolo, parte dell’Italia settentrionale dalla storia travagliata. E0 un luogo ricchissimo di bellezze di ogni genere: dalla natura incontaminata (montagne, laghi, fiumi etc.) ai reperti archeologici antichissimi (basti pensare a Oetzi, la mummia del Similaun), dai fortilizi storici alle opere d’arte contemporanea, dalle eccellenze enogastronomiche (vini. Mele, dolci) alle attrezzature sportive di ogni tipologia. Insomma, tutto contribuisce, in questo ameno angolo d’Italia, a rendere una vacanza indimenticabile.
Tra le tante proposte che si potrebbero indicare, merita una menzione speciale il Messner Mountain Museum, dislocato in vari luoghi dell’Alto Adige, diversi tra loro, ma strattamente accomunati dall’elemento montagna.
Ma quali significati profondi racchiude questo strano nome ?
Si tratta di un articolato progetto creato da Reinhold Messner, il grande scalatore e alpinista estremo altoatesino, famoso in tutto il mondo per le sue imprese, che ha trasformato in realtà ciò che nessuno aveva ritenuto possibile. E’ riuscito così ad inaugurare cinque musei in Alto Adige che trattano, ciascuno in modo diverso, il tema della montagna, delle regioni alpine di tutto il mondo e delle culture e delle tradizioni dei popoli di montagna.
Il primo Mountain Museum ad essere stato inaugurato è stato MMM Juval a Castel Juval, la residenza di Reinhold Messner., ma il cuore dei musei Messner Mountain Museum, è situato invece a Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano. Ci si arriva dall'uscita autostradale Bolzano Sud, proseguendo subito a sinistra verso Merano e uscendo al primo svincolo dopo la galleria di Castel Firmiano. Il Museo è stato inaugurato nell’estate 2006 dopo tre anni di restauro per descrivere la „montagna incantata“. Si viene subito catturati dalla vista sulle montagne circostanti che si ha da Castel Firmiano: dalle Alpi Ötztaler, il Gruppo Naturale del Tessa fino all’imponente Sciliar. La struttura museale si inserisce armoniosamente, anche dopo la sua ristrutturazione in veste moderna di acciaio e vetro, nell’ambiente e dimostra l’ottimo rapporto tra natura, montagna e uomo. Perciò non c’è da meravigliarsi che il museo descriva questa particolare relazione da due diversi punti di vista.
E’ proprio un museo “autoritario”, che indica in che modo vuole essere visitato. Un percorso conduce attorno alla "montagna sacra", davanti a vetrine, sculture, animali imbalsamati, oggetti simbolici, foto e quadri, ricordi di tante spedizioni in tutto il mondo. Il castello e le costruzioni d'acciaio nero poste nelle torri fungono da palcoscenico. Non abbiate paura quando incontrerete uno scheletro umano ben conservato, ritrovato qui durante i lavori di restauro.
In Tibet il giro attorno alla montagna sacra viene chiamato kora e nel suo museo Reinhold Messner ha voluto creare proprio una kora. La cappella in rovina sulla vetta del monte del castello è tabù come la vetta del monte Kailash in Tibet.
Il MMM non vuole essere un museo degli scalatori, né un museo dei monti altoatesini, deve anzi mostrare quello che la montagna fa degli uomini. La Torre bianca dai numerosi piani è l'unica area non pianificata, dedicata alla storia del castello ed alla storia recente dell'Alto Adige. Due palcoscenici ed un'area per le feste sono riservati alle manifestazioni, tre punti di ristoro vi invoglieranno a trattenervi anche dopo la visita.
Castel Juval, che abbiamo già citato, sorge in un luogo preistorico.e venne costruito nel 1278 da Hugo von Montalban. Si trova sul colle omonimo, vicino all'entrata della Val Senales, a circa 15 km da Merano. Per la visita si consigliano scarpe con suola di gomma, perché non c’ è possibilità di parcheggio al castelloNel 1368 appartenne ai signori di Starkenberg e nel 1540, dopo diversi cambi di proprietà, venne acquistato dalla famiglia Sinkmoser e in quell'epoca visse il suo periodo di massimo splendore. Poi passò alla stirpe Hendl e fu venduto da loro nel 1813 al contadino Josef Blaas. Il castello andò poi in rovina. Nell'anno 1913 venne comperato dall'olandese William Rowland, un signore coloniale, che si dedicò in modo esemplare al restauro del castello. Dal 1983 è la casa di Reinhold Messner e della sua famiglia: nel castello lo scalatore ha sistemato alcune collezioni d'arte: una collezione vasta di arte tibetana, una galleria di quadri della montagna, una collezione di maschere provenienti da cinque continenti.
Per motivi ecologici, come abbiamo già detto, siete invitati a raggiungere il castello a piedi, in un percorso di circa un’ora oppure utilizzando il bus navetta che parte dal parcheggio vicino alla strada statale della Val Venosta. Dal parcheggio si inizia a salire a piedi lungo la strada che porta al castello godendo di una bellissima vista sulla Val Venosta. Si può seguire lungo la strada o deviare lungo un percorso naturalistico contrassegnato che conduce al "Buschenschank Sonnenhof", un posto di ristoro tipico quindi alla trattoria "Schlosswirt Juval" di Reinhold Messner, con cucina sudtirolese e specialità proprie del maso, vicino al quale passa il "Sentiero dell'acqua di Ciardes", un ruscello artificiale per portare l'acqua a valle.
Sulla casetta del cosiddetto Waaler (capanna di guardiaroggia), vicino alla trattoria "Schlosswirt Juval", si trova la scritta: "Die Waalerschell erklingt solang das Wasser rinnt. Und bleibt das Wasser einmal aus, muss der Waaler aus dem Haus"! che significa "la campana del Waal risuona fino a che scorre l'acqua. Quando l'acqua finisce, il Waaler (colui che sta attento) deve uscire". Con un sistema a mulino ad acqua, la ruota gira e fa scoccare il martello sulla campana. Fino a che la campana risuona, l'acqua scorre e tutto funziona regolarmente.
Lungo la strada asfaltata si trova un Atelier d'Arte e la tenuta vinicola "Unterortl", con vendita al dettaglio del vino prodotto. Sotto il castello Juval si trovano dei resti di insediamenti (4500 - 1000 a .C.). Intorno al 4500 a .C. le prime comunità umane spostarono i loro insediamenti dal fondovalle ai versanti montani, come quello soleggiato di Juval.
La ceramica mostra intensi contatti con la civiltà, non agricola, del Gruppo di Gaban, riparo nei pressi di Trento. Nel quarto millennio la ceramica mostra influssi della cultura dei vasi "a bocca quadrata" proveniente dalla pianura padana ove l'agricoltura e l'allevamento erano già molto sviluppati. Nel terzo millennio si notano nella ceramica chiari influssi di culture transalpine. Il sito è ancora abitato nell'età del bronzo ( 1000 a .C.), ma verso la fine del bronzo medio perde di importanza e non arriva all'età del ferro. L'insediamento viveva principalmente della lavorazione del rame e quando questo perse d'importanza, anche il centro venne abbandonato.
Messner Mountain Museum Dolomites è detto il “Museo nelle Nuvole” e sorge sul Monte Rite a quota 2181 metri , nel cuore delle Dolomiti tra Pieve di Cadore e Cortina d’Ampezzo. E’ il museo più alto d'Europa.ed è allestito su quello che durante la Grande Guerra era il forte di Monte Rite. Il museo è stato inaugurato nel 2002, nell'anno internazionale dedicato alle montagne. Il percorso museale è dedicato all’elemento 'roccia' e racconta la storia dell’esplorazione e dell’alpinismo dolomitico. Nella galleria trovano spazio quadri ed opere provenienti dalla collezione Reinhold Messner che rappresentano le Dolomiti in varie versioni: da quelle di epoca romantica fino a quelle prodotte dall'arte contemporanea. Le vedute artistiche si alternano come per magia agli scorci panoramici che si possono godere dalle vetrate del museo: mozzafiato è la vista che si gode verso il monte Pelmo, ma anche sulla valle del Boite fino a Cortina e sui monti dello Zoldano.
Fu proprio la posizione straordinariamente panoramica del Monte Rite a suggerire di realizzarvi una complessa struttura di fortificazioni militari: una batteria, una caserma con polveriera e magazzini, un osservatorio. Questi ambienti, ormai ridotti a ruderi, sono stati completamente recuperati in soli due anni, soprattutto grazie all'impegno della Regione Veneto. Attorno all´idea del museo, nata nel 1997, si è sviluppato un progetto dell'Università di Architettura di Venezia, per una realizzazione che ha richiesto una spesa di 4 milioni di euro, in parte coperta da contributi stanziati dall´Unione Europea.
Il Messner Mountain Museum Dolomites offre una testimonianza internazionale della cultura ma, soprattutto, dell´arte legata alle montagne: quadri, disegni, fotografie ma anche minerali e oggetti d'alpinismo. L´osservatorio, edificato realizzato ex novo su una struttura precedente, fatto di elementi metallici e vetro ad alta trasparenza, vuole riprodurre il cristallo della dolomia, con gli spigoli rivolti ciascuno verso una delle grandi vette dolomitiche circostanti. I vari fabbricati sono collegati fra loro sfruttando in parte i tunnel preesistenti, resi nuovamente agibili.
L’ MMM Ortles si trova all’ingresso del paese di Solda, ai piedi dell’Ortles, su un’area sotterranea di 300 metri quadrati, e vi viene illustrato il tema “ghiaccio e Ortles”. Attraverso presentazioni, ricordi storici e pezzi d’arte figurativa, Reinhold Messner racconta dei ghiacciai, del ghiaccio, del Polo Sud, del Polo Nord, degli uomini delle nevi e soprattutto delle grandi montagne di ghiaccio, ponendo l’Ortles simbolicamente al centro dell’esposizione. Il sito è ideale: il maso con gli yak, l’Ortles come più alta cima dell’Alto Adige che lo sovrasta, i ghiacciai praticamente ad un tiro di schioppo.
La vicina "FlohhäusIn" è un vecchio rifugio di scalatori a Solda che espone curiosità tratte su personaggi leggendari dell’alpinismo, allestite anche da Reinhold Messner. Attraverso la descrizione delle imprese di tredici figure leggendarie, tra cui lo Yogi Milarepa e lo stesso Reinhold Messner, viene narrata una storia dell'alpinismo in un'ottica diversa.
L’ultimo Messner Mountain Museum è dedicato ai popoli delle montagne. E’ allestito nel castello di Brunico situato sulla collina a sud della città in Val Pusteria e si chiama MMM Ripa - in lingua tibetana “ri” sta per montagna e “pa” per uomo, dunque uomo di montagna. Il Ripa è stato inaugurato nel mese di luglio 2011 ed è un museo interattivo, un luogo di scambio e di incontro tra culture diverse, tra la popolazione autoctona e i diversi popoli provenienti da altre montagne del mondo. Si possono visitare i nomadi delle montagne in una costruzione sotterranea partendo dalla descrizione della cultura del nomadismo, che in Tibet nel Medio Oriente e in Mongolia è ancora praticata. Reinhold Messner si definisce un “moderno seminomade”, condizione da cui è scaturita l’idea del MMM Ripa. Nelle cantine del castello si apre al visitatore il misterioso mondo degli abitanti delle montagne del continente africano e dell’Oceania: i Damara del massiccio montuoso del Brandberg in Namibia; i Masai dell’Africa orientale; i Tuareg delle montagne dell’Air; i Dani della Nuova Guinea. In una grotta è stato ricostruito l’arcaico mondo dell’età della pietra, come nel Wadi Rum in Giordania. Al primo piano l’esposizione è incentrata su quotidianità e cultura dei popoli caucasici, di quelli alpini come i Walser, delle genti degli Alti Tatra e dei Monti Rodopi. Il racconto prosegue al primo piano con gli Indios delle Ande, i Naga e Nepali dell’Himalaya, i Kalash e Kafir dell’Hindukush, gli Hunza e Balti del Karakorum, e ancora dalle regioni tra Himalaya e Transhimalaya i Mustangi, gli Sherpa e i Tibetani. Il secondo piano del castello è dedicato alle religioni delle terre montuose: il cristianesimo, nelle originali stanze dei principi vescovi, l’islam, l’induismo e il lamaismo. Altre stanze sono state dedicate alla cultura inca, all’architettura di montagna e alle armi di questi popoli. Al piano terra si accede al bistrot del museo, al cinema e agli spazi che accolgono le mostre temporanee annuali. Filmati e oggetti d’uso quotidiano rappresentano il singolo popolo di montagna.
Dopo questa full immersion nel mondo di Messner, si può davvero dire di conoscere meglio la montagna italiana!

Fabrizio Del Bimbo

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