“Firenze è uno dei territori dove si è affrontata meglio la crisi, ma nel territorio metropolitano esiste una frattura tra centro e periferia che va colmata facendo scelte che guardano all’uguaglianza e alla giustizia sociale, puntando su cura del lavoro, cura dell’ambiente, cura delle persone”: l’appello della segretaria generale di Cgil Firenze Paola Galgani durante il congresso dell’organizzazione a Scandicci.
Il focus Ires sull’economia fiorentina: buon ritmo di sviluppo ma in evidente rallentamento rispetto al 2021, la perdita di potere d’acquisto ha deteriorato il clima di fiducia di famiglie e consumatori
Cura del lavoro, cura dell’ambiente, cura delle persone”: sono i tre punti fondamentali su cui investire per cambiare l’attuale modello di sviluppo, che “svaluta il lavoro e acuisce le disuguaglianze”. E’ il contenuto fondante della relazione della segretaria generale della Cgil di Firenze Paola Galgani, stamani al Centro Rogers di Scandicci, in occasione della prima delle due giornate dei lavori del decimo congresso dell’organizzazione. Congresso che nelle settimane scorse ha visto lo svolgimento di 1.744 assemblee di lavoratori-lavoratrici e iscritti/e (il documento “Il lavoro crea il futuro”, che ha come primo firmatario Maurizio Landini, ha ottenuto il 98,43% dei voti, il documento “Le radici del sindacato”, che ha come prima firmataria Eliana Como, è all’1,57%).
La relazione della segretaria, passando per il ribadire l’importanza del confronto con gli altri sindacati e le associazioni, si è conclusa rivendicando la parola “speranza” e citando i giovani e le donnei in Iran che protestano per la libertà, i giovani che si battono per l’ambiente e i giovani che si ribellano a inaccettabili condizioni di lavoro. Il congresso è stato aperto da un intervento di Franco Quercioli, storico sindacalista e iscritto. I lavori dell’assise si concluderanno domani pomeriggio.
“Firenze è uno dei territori dove si è affrontata meglio la crisi, ma nel territorio metropolitano esiste una frattura tra centro e periferia che va colmata facendo scelte che guardano all’uguaglianza e alla giustizia sociale”, ha aggiunto Galgani a margine del suo intervento, ricordando le ragioni dello sciopero Cgil-Uil dello scorso 16 dicembre (“la Manovra toglie ai più bisognosi e dà a chi già ha, questo è inaccettabile tanto più perché la situazione sociale è assai critica”) e promettendo che le mobilitazioni, anche in altre forme, non si fermeranno.
Nella sua relazione Galgani ha parlato così di cura del lavoro (“salario minimo, riconoscimento del valore erga omnes dei contratti, ridurre la precarietà, investimenti sui giovani, formazione professionale, servizi all’infanzia e alla terza età per incrementare l’occupazione femminile”), cura dell’ambiente (“dobbiamo indirizzare tutte le risorse verso le fonti di energia rinnovabili e che producono minori scarti e rifiuti”), cura delle persone (“la salute non è soltanto l’infrastruttura ospedale, che pure è necessaria, ma anche e soprattutto la prevenzione della malattia, con un sistema di sostegno e di presa in carico che sia vicino ai bisogni espressi o non espressi dalle persone”).
Circa il Patto per il lavoro e lo sviluppo, firmato tra parti sociali, categorie e Città Metropolitana poco più di un anno fa, Galgani ha auspicato una convocazione del tavolo e ha ricordato che “alcune azioni si sono realizzate o si stanno per realizzare, indipendentemente dalla cabina di regia, segno evidente del valore dei contenuti. Per citarne alcune: protocolli su cantieri trasparenti per i lavori pubblici; reinternalizzazione delle mense scolastiche; contrasto allo sfruttamento lavorativo e presa in carico delle vittime di sfruttamento; regolamentazione ciclofattorini; patti formativi territoriali e Its; social housing e rigenerazione urbana con il progetto di Montedomini; costituzione di comunità energetiche; utilizzo dei fondi PinQua per il patrimonio abitativo”.
Durante il suo intervento, Galgani ha chiesto “una legge sulla rappresentanza, per impedire il proliferare di contratti nazionali sottoscritti da soggetti che producono riduzione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ma anche dumping per le imprese. E chiediamo che si misuri anche la rappresentanza delle associazioni datoriali”. Rappresentanza che, secondo la segretaria generale della Cgil fiorentina, è una questione che riguarda anche le istituzioni: “Si sono tolti, per risparmiare pochi euro, i luoghi di definizione di politiche e composizione di conflitti, provocando fratture enormi tra istituzioni e tra cittadini e istituzioni. E anziché invertire la rotta si pensa di andare avanti sulle fratture: pensate alla proposta sull’autonomia differenziata che trova consenso non solo nell’attuale Governo e nei Presidenti di Regione dello stesso segno politico ma anche in quelli di centro sinistra, a partire dal Presidente toscano Giani. Lo vediamo anche in questo territorio, in questa Regione. Su ogni scelta complessa, dalle scelte infrastrutturali a quelle di gestione dei servizi pubblici, sono per citare due esempi, i ritardi non sono solo dovuti alla tanto odiata burocrazia, ma all’incapacità di valutare, programmare, discutere e realizzare le scelte attraverso la discussione e la composizione degli interessi diversi”.
Galgani ha toccato, oltre al tema della questione femminile (“per la prima volta abbiamo una premier donna, non mi pare che le condizioni di milioni di donne siano cambiate di un millimetro. Perché insieme alla svalutazione del lavoro non si è mai fermata la svalutazione delle attività di cura, produttive e riproduttive”), anche il tema della politica: “Non possiamo essere tra coloro che cavalcano l’antipolitica o la spoliticizzazione della nostra società. Il problema non è la politica in generale ma l’assenza di una parte della politica. O meglio l’assenza di una parte dei partiti che dovrebbero rappresentare un’idea politica, di visione del mondo e della società, diversa da quella della destra. Ci possiamo accontentare, prima di tutto come cittadini, ma anche come comunità, di segnalarne l’assenza oppure è necessario un impegno affinché si ricostruiscano i luoghi, cioè i partiti, che rappresentino questa idea diversa di società? Io penso che dobbiamo impegnarci. A partire dal condividere, ad esempio, che la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti non solo non ha cancellato la corruzione, ma anzi li ha resi sempre più permeabili agli interessi di gruppi economici più forti e li ha resi solo dei contenitori per l’esercizio del potere”.
Dopo l’intervento di Galgani, ci sono stati il saluto del sindaco di Scandicci Sandro Fallani e del sindaco della Città Metropolitana Dario Nardella (in video), poi quelli degli altri ospiti, da Cisl e Uil ad Anpi, Arci, Arcigay, Legambiente, Sunia, Federconsumatori, Caaf.
IL FOCUS IRES
Durante i lavori della mattinata, Gianfranco Francese (presidente Ires Toscana) ha presentato un focus sull’economia fiorentina. Ne segue un estratto.
“Per Firenze le stime di preconsuntivo di contabilità macroeconomica (fonte Prometeia) inquadrano un 2022 che, come per l’ambito nazionale, ha evidenziato un buon ritmo di sviluppo: +3,7% il valore aggiunto in termini reali al 2022, che ha raggiunto un livello di circa 36 miliardi di euro; il dato è migliore dell’omologo regionale (+3,2%) ma in evidente rallentamento rispetto al 2021 (+5,7%) e per il 2023 ci aspettiamo, a parità di condizioni, una sostanziale stagnazione, con rischio recessione, considerando che l’inflazione elevata (giunta a oltre l’11%) pesa sia sulla chiusura d’anno che sui primi mesi di quello nuovo. Dal lato offerta la variazione positiva del valore aggiunto nel 2022 è stata alimentata dal comparto costruzioni (+10,4%) insieme ad una discreta performance dei servizi (+3,8%) e ad una sostanziale tenuta dell’industria in senso stretto (+2,3%). Sul versante domanda aggregata troviamo un discreto apporto dei consumi (+5,6% a valori costanti) insieme agli investimenti (+7,2% il dato regionale) nonostante la componente estera appaia in netto rallentamento, a valori costanti, ovvero al netto dei prezzi, sia in termini di apporto delle esportazioni che, soprattutto, con riferimento al contributo dell’export netto. Contestualmente alla ripresa del prodotto nel 2021 si è verificata una buona riattivazione della domanda di input di lavoro (+8,2%) mantenendosi su una buona dinamica anche nel 2022 (+7,2%) e potrebbe divenire stagnante il prossimo anno; nei confronti del 2018 si è modificata la composizione della struttura produttiva in termini di domanda di lavoro se consideriamo che la quota di unità di lavoro nell’industria in senso stretto ha acquisito 1,2 punti attestandosi al 18,9% mentre il terziario è passato dal 75,2% al 73,8%. La ripresa di vivacità del mercato del lavoro, in termini di ore lavorate, dal lato offerta di lavoro ha portato il tasso di disoccupazione al 6,2%, nel 2021, a seguito di un discreto aumento delle persone in cerca di occupazione (+3,4%) considerando che il recupero ha riguardato soprattutto le ore lavorate, lasciando stagnante la dinamica degli occupati residenti (+0,1%) che dovrebbero recuperare proprio nel 2022 (+6,1%), raggiungendo un livello di circa 455 mila occupati, parallelamente al calo dei disoccupati (-8,6%) che porterebbe la proporzione di disoccupati sulle forze di lavoro al 5,4% in calo di otto decimi di punto percentuale e inquadrando così poco più di 26 mila disoccupati. In uno scenario di fondo, purtroppo, rimane ancora fragile e complesso allo stesso tempo, con una instabilità “strisciante” di fondo: la perdita di potere d’acquisto ha deteriorato il clima di fiducia di famiglie e consumatori, in quanto la crisi energetica ha molto penalizzato i segmenti più deboli della popolazione, insieme alla classe media. Di fatto si è eroso il risparmio accumulato nel corso della pandemia, contribuendo a rendere maggiormente incerte le aspettative e deteriorando il clima di fiducia. In tema di mercato del lavoro è interessante monitorare la domanda di lavoro espressa dai dati dell’osservatorio del precariato di fonte INPS che consentono di monitorare i flussi di avviamenti e cessazioni provinciali, corretti per le trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato: nei primi sei mesi del 2022 andiamo ad individuare in termini cumulati un totale di circa 84 mila avviamenti, con una quota del 19,2% di quelli a tempo indeterminato; questi ultimi sono tuttavia calati del 4,9% sul 2019 (+3% quelli totali) mentre quelli a termine sono cresciuti ad un ritmo moderato (3,7%). Il saldo rispetto alle cessazioni, corretto per le trasformazioni a tempo indeterminato mostrerebbe una variazione nella di poco meno di 17 mila unità. Sul versante delle cessazioni anche per Firenze abbiamo osservato un fenomeno che inizia a diffondersi nella nostra regione, seguendo un trend nazionale, rappresentato dall’aumento delle dimissioni volontarie la cui quota rispetto al 2018 è salita di 9,3 punti percentuali arrivando al 35% (Toscana 31%); si tratta di un fenomeno trasversale che sta interessando in particolare i lavoratori over 50. Nell’ambito del mercato del lavoro i dati INPS consentono di monitorare anche l’evoluzione delle retribuzioni di lavoro dipendente per il comparto privato non agricolo, con riferimento al periodo 2015 – 2021: si evidenzia una dinamica media in termini reali (ovvero al netto dell’inflazione al consumo) sostanzialmente stagnante (+0,3%). Da notare che nel 2020 la pandemia ha portato ad una contrazione delle ore lavorate (espresse in termini di unità di lavoro a tempo pieno equivalente) e della massa salariale, con una variazione positiva delle retribuzioni reali procapite, mentre nel 2021 la ripresa delle ore lavorate si è correlata ad un netto aumento della massa salariale e a una contrazione delle retribuzioni procapite (-1,6%) che già risentiva di una modesta risalita dell’inflazione (+1,6% quella monitorata per Firenze); per il 2022 ci aspettiamo un netto deterioramento delle retribuzioni procapite, nonostante i rinnovi contrattuali e i provvedimenti governativi di sostegno alle famiglie. A ottobre 2022 il volume cumulato di ore autorizzate di cassa integrazione è risultato corrispondente ad un ammontare complessivo di circa 5,3 milioni, dato che sembrerebbe parzialmente avvertire gli effetti delle crisi aziendali ancora aperte sul territorio e parzialmente iniziare a risentire dell’impatto dei settori maggiormente energivori, essendo più del doppio del valore del 2018 e del 2019: la quota principale caratterizza la componente ordinaria (52,8%) rispetto alla straordinaria (31,7%) e alla deroga (15,5%). Riguardo al reddito di cittadinanza al 2022 risultano circa 10 mila nuclei familiari, sulla scorta dei dati INPS, che hanno beneficiato di almeno una mensilità, che rappresentano almeno il 2,2% del totale delle famiglie, dato al di sotto alla media regionale (2,8%) e soprattutto nettamente inferiore a quella nazionale (6%) come del resto risulta per la popolazione coinvolta, circa 20 mila e 600 residenti (quota del 2,1% sulla popolazione residente, rispetto al 5,8% del dato nazionale). Nel complesso a Firenze possiamo inquadrare circa 90mila e 200 imprese attive, con una dinamica imprenditoriale che rispetto al 2021 rimane positiva mantenendo un ritmo moderato (+0,8% il tasso di sviluppo imprenditoriale) migliorando comunque rispetto al valore stagnante del 2018 (+0,3%). L’andamento di questo indicatore per Firenze deriva da una dinamica delle iscrizioni in lievissimo aumento (circa 5.650) parallelamente ad un modesto aumento delle cessazioni (da 4.711 a 4.805). Le imprese attive, che rappresentano circa l’84% delle registrate risultano esser diminuite di 6 decimi di punti percentuali nel corso del 2022”.
Nicoletta Curradi
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