E' aperta nel Chiostro e nel giardino di Palazzo Minucci Solaini di Volterra (PI), sede della Pinacoteca Comunale , la mostra Rubeus et alii, che con opere degli artisti contemporanei Ugo Riva e Elena Mutinelli, omaggia il capolavoro manierista a 500 anni esatti dalla sua realizzazione.
Ideata e organizzata dalla gallerista Francesca Sacchi Tommasi, la mostra curata da Antonio Natali e da Elisa Gradi è ispirata al rapporto affettivo e di rispetto che lega gli artisti di oggi a Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, detto il Rosso Fiorentino - che si firmava Rubeus -, capace di concepire un’opera tanto “contemporanea” come la “sua” Deposizione.
Allestita nel Chiostro e negli spazi esterni di Palazzo Minucci Solaini di Volterra, la mostra proseguirà fino a fine agosto; inoltre l’esposizione sarà arricchita dal catalogo edito da Capire edizioni, su cui troveranno spazio, oltre a un importante apparato fotografico, i saluti istituzionali, i testi dei curatori e una poesia di Davide Rondoni.
«Con la mostra “Rubeus et alii” - dice Giacomo Santi, Sindaco di Volterra - la Pinacoteca di Volterra accoglie un progetto espositivo di grande qualità. L'Amministrazione comunale è felice di partecipare a questa iniziativa che è nata per celebrare i 500 della Deposizione di Rosso Fiorentino, uno dei capolavori che esponiamo con orgoglio nei nostri musei. Un grazie a tutti coloro che hanno lavorato alla progettazione e realizzazione dell'esposizione».
«Quando le eccellenze s’incontrano e insieme costruiscono cultura e arte - aggiunge Dario Danti, Assessore alle Culture del Comune di Volterra -, l’emozione e la meraviglia non possono che trarne beneficio. Come ne trarrà sicuramente beneficio la nostra città e la nostra Pinacoteca. Due grandi artisti di fama internazionale, due grandi curatori e una importantissima galleria d’arte che ci consegnano un’esposizione unica per rigenerare uno spazio pubblico e civico, omaggiando la Deposizione del Rosso Fiorentino nell’anniversario della sua realizzazione. Siamo certi che questo evento è solo l’inizio di un intenso percorso comune»
Con la curatela di Antonio Natali (già Direttore della Galleria degli Uffizi), Ugo Riva propone a Volterra quattro opere in terracotta, la prima delle quali - dal titolo Solitudine - è stata realizzata durante i mesi terribili del primo lockdown. In essa le diverse figure poste circolarmente su una base di terracotta scura appaiono nell’atto di fuggire o disperarsi e non mancano simbologie e richiami a capisaldi della pittura rinascimentale fiorentina. «Sono innamorato da sempre di Rosso Fiorentino - dice l’Artista - a tal punto che già nel 1994 gli avevo dedicato una piccola scultura intitolata Le inquetudini del Rosso, dove risaltavo i cambiamenti rivoluzionari nell’arte di cui lui era stato protagonista. Poi rifeci quella scultura, un po’ più grande, nel 2010 per il “Four Seasons” di Firenze, dove tuttora si trova. Arriviamo così a questo progetto, pensato per essere mostrato sul pozzo del Chiostro di Palazzo Minucci Solaini e realizzato in terracotta, di cui in Toscana c’è una grande scuola, un materiale che mi dà un immenso piacere. Rispetto al progetto iniziale, alla fine si è rivelato un lavoro di ‘sottrazione’: ho eliminato la croce, che mi pareva anche banale, e le figure appaiono tutte come se fuggissero da un qualcosa di terribile. Ma perché? Perché in mezzo c’è stato il Covid. Io ho passato un anno da solo in studio, con i miei amici più cari che perdevo uno ad uno a causa della malattia, vivendo una solitudine tremenda, perché nel momento del dolore ognuno è solo con se stesso. Da cui il titolo dell’opera. Infatti nell’opera le figure non si toccano, il pianodi appoggio è pieno di squarci e ferite e perfino la Madonna ha le braccia alzate. Non c’è alcun gesto di condivisione».
L’artista bergamasco espone a Volterra altre tre opere: la prima si intitola Sine pietas et amor Dei, un’immagine cruda, violenta che pare un bue squartato, con sotto il Cristo deposto e il tutto inserito in una nicchia religiosa.
La terza scultura, Stabat Mater, è un richiamo alla speranza: si tratta di un altarolo, realmente proveniente da Napoli, in cui Riva vi ha modellato una “Deposizione”.
Infine, con Eros e Thanatos l’artista risalta la sensualità di Rosso Fiorentino, però senza staccarsi troppo dal tema della morte. La prima delle due figure è tratta da un Cristo di Rosso in mezzo a due grandi chiodi, mentre la seconda raffigura Cleopatra, in tutta la sua sensualità.
Scrive il curatore Natali sul catalogo: «Del Rosso, Riva celebra l’eccellenza linguistica e ravviva la memoria di pittore anticonformista. Anticonformista e spregiudicato, eppure fedele – come s’è già più volte detto – ai percorsi della tradizione, specie fiorentina, dall’antichità al passato più recente. Nel suo omaggio alla Deposizione del Rosso, Riva dà un séguito alla vicenda della tavola volterrana, raccontando ora quel che accadde dopo che il corpo di Gesù fu sconficcato dal legno su cui s’era compiuta quella morte scandalosa. E lo fa come se guardasse la cima del Golgota con gli occhi del Rosso, immaginandosi l’evolversi della gestualità dei pochi ch’erano rimasti ai piedi della croce. A osservare la concezione della rilettura della pala proposta da Riva, ci s’accorge che lo sgomento delle donne e il pianto ripiegato di Giovanni, prima raccolti all’ombra del martirio, sono stati scossi da un impulso centrifugo».
Nicoletta Curradi
Nessun commento:
Posta un commento