Dal 28
dicembre 2015 al 3 gennaio 2016
Con orario (feriale
ore 20.45, festivo ore 15.45; 31 dicembre ore 20.30)
Di Roberto
Toni per
ErreTiTeatro30Emilio
Solfrizzi
In SARTO PER SIGNORA
In SARTO PER SIGNORA
di
Georges Feydeau
traduzione,
adattamento teatrale e regia
Valerio Binasco
con
Viviana Altieri, Anita
Bartolucci, Barbara Bedrina, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa
Galantini, Simone Luglio, Elisabetta Mandalari
scene
Carlo De Marino
costumi
Sandra Cardini
luci
Pasquale Mari
musiche
Arturo Annecchino
regia
Valerio Binasco
La durata è
2h, intervallo compreso
A
Natale e Capodanno Emilio Solfrizzi è il Sarto
per signora.
Da lunedì 28 dicembre a domenica 3 gennaio Valerio Binasco
dirige sul palco del Teatro della Pergola l’attore e comico barese
nella prima pièce di Georges Feydeau: un divertente vaudeville
fatto di colpi di scena ed equivoci dalla comicità
travolgente, che narra le vicende e i tradimenti del libertino dottor
Molineaux.
La forza irresistibile di Sarto
per signora
nasce dal dialogo serrato e dalle battute brevi e pungenti dei
personaggi, ma anche dalle situazioni irreali che derivano da
sospetti e malintesi.
L’estro di Binasco
‘imbastisce’
per Solfrizzi una girandola imbarazzante di mariti, mogli, amanti,
incontri/scontri che in controluce smascherano il vuoto di valori di
una società borghese fondata solo sull’apparenza.
Uno
stile impeccabile, un ritmo serrato, una trama ingegnosa, intrecciata
in un crescendo di incredibili sotterfugi ed esilaranti bugie che
convergono, senza freno, verso un finale esplosivo. Alla Pergola da
lunedì 28 dicembre a domenica 3 gennaio, Sarto
per signora assomma colpi
di scena comici con la precisione di un chirurgo. Scambi d’identità,
sotterfugi, equivoci, amori segreti sono gli elementi base della
commedia, ambientata a Parigi, che narra del dottor Molineaux,
interpretato da Emilio Solfrizzi, fresco di matrimonio, ma dai dubbi
comportamenti coniugali. Il protagonista in questione, infatti,
avendo un animo libertino, tradisce la moglie con un’avvenente
signora, e per poter incontrare la sua amante senza destare alcun
sospetto si finge sarto, creando così una serie di gag
esilaranti, dirette con sicura maestria da Valerio Binasco, che
coinvolgono tutti i personaggi della pièce.
“Mi
piace molto l’approccio che Valerio Binasco ha dato a tutto lo
spettacolo”, afferma Solfrizzi, “si è concentrato su
questo testo a partire dal racconto. Affrontiamo il testo di un
grandissimo autore e il regista ne ha tirato fuori la forza, la
carica più rivoluzionaria. Il testo è geniale, scritto
da Feydeau a soli 22 anni e dunque il risultato è grandioso,
direi quasi ‘un miracolo’ dal punto di vista della macchina
drammaturgica e della comicità”.
La
trama è basata sui classici triangoli adulterini: lui, lei, le
altre, tutti concentrati in un solo luogo, dove si finisce per
incontrare chi non si sarebbe mai dovuto vedere, nemmeno di lontano:
mariti, mogli, amanti. Feydeau preparava i suoi testi secondo schemi
geometrici in cui le uscite e le entrate, gli incontri impossibili,
le false scoperte, i rimandi e le coincidenze, disegnavano figure
impeccabili. Alla fine, la follia catastrofica senza senso rivela
sulla scena un crollo totale dei valori.
“È
buffo interpretare un individuo che fatica così tanto per
riuscire sempre a cavarsela”, interviene l’attore, “immerso in
questa schiera di bugie in cui lo induce un’incorreggibile
infedeltà coniugale. Da un certo punto di vista il suo
arrabattarsi per arrivare sempre ad una via di fuga quando si trova
in difficoltà fa pure tenerezza: un medico che si finge un
sarto per continuare a coltivare impunemente i suoi rapporti. È
costretto a costruire di continuo nuovi castelli di carte come
supporto e guida alle sue innumerevoli bugie”.
C’è
una poesia tutta speciale nell’arte di far ridere ed è la
poesia dei caratteri, dell’umanità stramba, che si ficca in
situazioni impossibili e ne esce all’ultimo secondo con un
impossibile balzo. È il balzo che tutti vorremmo saper fare.
Lo sguardo di Feydeau sui temi più importanti della vita (come
l’amore, il matrimonio, il successo sociale) è talmente
immorale e superficiale, che sembra riscattare beffardamente la
pesantezza della vita stessa.
Del Bimbo Fabrizio
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