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giovedì 16 luglio 2015
'IL MONDO CHE NON C’ERA' A FIRENZE MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Dal 19 SETTEMBRE 2015 - 6 MARZO 2016
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Agli inizi del XVI secolo l’Europa viene scossa da una scoperta epocale: le ”Indie”, “Il mondo che non c’era”. Un evento che scardina la visione culturale del tradizionale asse Roma - Grecia – Oriente; l’incontro di un nuovo continente è l’evento forse più importante nella storia dell’umanità secondo l’antropologo Claude Lévi-Strauss.
A “Il mondo che non c’era”, alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano prosperato per migliaia di anni in quella terra è dedicata la spettacolare mostra che si
terrà a Firenze, dal 19 settembre 2015 al 6 marzo 2016 al Museo Archeologico Nazionale, con un corpus di capolavori - quasi tutti mai visti prima d’ora - espressione delle grandi civiltà della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell’Honduras e del Salvador) e delle Ande (Panama, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina): dagli Olmechi ai Maya, agli Aztechi; dalla cultura Chavin, a quelle Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca.
Fu un fiorentino del resto, Amerigo Vespucci, a comprendere per primo che leterre incontrate da Cristoforo Colombo nel 1492 non erano isole indiane al largo del Cipango (Giappone) e neppure le ricercate porte dell’Eden, ma un “Mundus Novus”, un nuovo continente che pochi anni dopo alcuni geografi che lavoravano a Saint-Denis des Voges vollero chiamare, in suo onore, “America”.
E i Medici, signori di Firenze, risultarono i primi governanti europei a decideredi preservare nelle loro collezioni alcuni degli affascinanti e spesso enigmatici manufatti arrivati dalle “Indie” come quelli dei Taino - gli indigeni incontrati da Colombo - che i conquistatores avevano portato in Europa. Tra i primi a considerare quegli oggetti vere opere d’arte fu Albert Dürer che, di fronte ai regali di Montezuma a Cortes, giunti a Bruxelles nel 1520, scrisse: “Queste cose son più belle che delle meraviglie […] Nella mia
vita non ho mai visto cose che mi riempissero di gioia come questi oggetti”.
La mostra presenterà pezzi eccezionali e unici appartenuti proprio alle
collezioni medicee, così come opere preziose del Musée du Quai Branly di Parigi e di prestigiose collezioni internazionali. Ma il nucleo centrale sarà costituito da una
vasta selezione di opere delle antiche culture Americane – mai esposte prima d’ora – appartenenti alla Collezione Ligabue.
Una parte di questa collezione sarà il cuore della mostra, curata da Jacques Blazy (tra i membri del comitato scientifico, André Delpuech capo conservatore al Quai Branly e l’archeologo peruviano Federico Kauffmann Doig) specialista delle arti preispaniche della Mesoamerica e dell’America del Sud. Un’esposizione straordinaria che consentirà di scoprire, attraverso oltre 120 opere d’arte, le società, i miti, le divinità, i giochi, le scritture, le capacità tecniche e artistiche di quei popoli. Un vero evento, in
particolare, sarà la presenza di diverse maschere in pietra di Teotihucan, la più grande città della Mesoamerica, e di un nucleo preziosissimo di vasi Maya d’epoca classica, preziosissime fonti d’informazione - con le loro decorazioni e iscrizioni - sulla civiltà e sulla scrittura Maya.
Del Bimbo Fabrizio
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