domenica 19 gennaio 2020

BTO 2020 il 12 e 13 febbraio 2020 a Firenze



Il 12 e 13 febbraio alla Stazione Leopolda di Firenze al via la 12° edizione. 
Parole chiave: human technology, nuove sfide per nuovi viaggiatori, sostenibilità.

Roma, 16 gennaio 2020 – Il 12 e 13 febbraio torna alla Stazione Leopolda di Firenze BTO – Buy Tourism Online, evento leader in Italia sul binomio travel online e innovation. Due giornate di incontri e workshop dedicati agli operatori del settore ispirati quest’anno dall’Onlife Manifesto della Commissione Europea, con protagonisti i nuovi trend in materia di ricerca scientifica e innovazione tecnologica applicate al travel. Legati al manifesto diversi appuntamenti dedicati al rapporto tra tecnologia e dimensione umana tra cui la tavola rotonda Travel onlife e la civiltà delle (nuove macchine) con Giovanni Boccia Artieri e Stefano Quintarelli. BTO2020 sarà un viaggio tra innovazione e ospitalità che porterà a Firenze alcuni tra i più importati player del settore: da Google a Booking.com, da Hospitalitynet a TripAdvisor, da OpenTable a Just Eat, da Apple Academy a Fareportal, solo per citarne alcuni. Confermati anche brand di riferimento nel mercato nazionale e internazionale come Best Western Italia, Marriott, Accor Hotel insieme alle più importanti associazioni italiane. Forte presenza di eccellenze in campo formativo e nella ricerca come: Fondazione IBM Italia, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Università Statale di Milano, Luiss, Ciset, Università Iulm, Università di Firenze, Campus Lucca, Università Parthenope, Università di Sassari. BTO è un marchio di proprietà di Toscana Promozione Turistica e Camera di Commercio di Firenze. L’organizzazione è affidata a Toscana Promozione Turistica, PromoFirenze - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Firenze e Fondazione Sistema Toscana.

Quattro i percorsi tematici di BTO2020: HOSPITALITY, dedicato all'hotellerie, indipendente e di catena; DESTINATION, percorso pensato per le destinazioni, dalla governance al marketing territoriale; DIGITAL STRATEGY & INNOVATION, contenuti trasversali, di supporto a manager del turismo, consulenti e web agency; FOOD & WINE dedicato agli operatori del settore della ristorazione e dell'agroalimentare. 

Grande spazio sarà dedicato al tema della sostenibilità applicata al travel con un focus sugli strumenti digitali di gestione, su cui i più importanti brand si stanno impegnando in prima persona. Ad esempio il main sponsor di BTO2020, BWH Hotel Group - con i suoi brand World Hotels, Best Western e Sure Hotel – illustrerà i suoi progetti Stay for the Planet e StayPlasticLess, quest’ultimo si è già concretizzato con l’installazione di Seabin in alcune località balneari italiane il cui obiettivo è raccogliere fino a 2 tonnellate di rifiuti di plastica e microplastica in 12 mesi. Sullo stesso tema Accor parlerà di Planet 21, progetto con cui sensibilizza i propri ospiti verso un’esperienza di soggiorno sempre più attenta al pianeta (grazie al risparmio su acqua e corrente, la catena francese si è impegnata a piantare un albero ogni minuto). Non ultimo, il motore di ricerca Skyscanner ha deciso di abbracciare la sostenibilità partendo dal restyling green del proprio logo e convincendo 10 milioni di viaggiatori a scegliere voli a minor impatto di CO2. A raccontarlo il vicepresidente della gestione prodotto, Piero Sierra.

BTO DAY 1 - Per la sezione HOSPITALITY riflettori puntati sul fallimento del più longevo tour operator al mondo, nell’incontro La distribuzione del dopo Thomas Cook, un’occasione per riflettere sui futuri scenari della distribuzione internazionale con Andreas Schräder, Chief strategy officer di Fareportal. I pagamenti digitali (by face recognition, in modalità vocale e sottopelle) saranno al centro dello slot Meet the future of payment systems dove è atteso Jowan Österlund, fondatore e Ceo della svedese Biohax. Una ricerca della stessa Biohax rivelerà se gli italiani sono pronti a farsi impiantare id e sistemi di pagamento sottopelle. James Kay global corporate communication di TripAdvisor, sarà tra i protagonisti dell’incontro dedicato alla Reputazione mentre, tra le sessioni più operative, si segnala la “cassetta” sul revenue, tenuta da Luciano Scauri (SKL International Hotel Consulting) e Silvia Cantarella (Revenue Acrobats).

Nel programma DIGITAL STRATEGY & INNOVATION, tra gli appuntamenti clou: Internazionalizzazione e SEO per il tuo hotel e Web Usability per il turismo con Jacopo Romei, Daniele Radici e Rodolfo Baggio.

La sezione DESTINATION quest’anno è dedicata agli esempi virtuosi di strategie digitali e di innovazione nei processi organizzativi dell’offerta. Si parlerà di ospitalità non convenzionale nel panel Quando l’ospitalità ‘fa destinazione’, un viaggio alla scoperta di strutture ricettive uniche: dall’esperienza più spirituale di Eremito nei colli umbri fino all’emozione di una tenda sospesa fra gli alberi grazie a Tentstile Experience Camp. A parlarne Kent Lindvall (Tree Hotel), Marcello Murzilli (Eremito), Alex Shirley (Tentstile Experience Camps), Paolo Scoglio (architetto di sustainable design). Undertourism: proporre e commercializzare esperienze uniche di un’Italia nascosta è il titolo dell’incontro dedicato alle strategie per promuovere le destinazioni "off the beaten track". Inoltre, tra gli esempi virtuosi di collaborazione tra destinazioni e Online Travel Agency, si parlerà di Wonder Grottole, progetto nato in un piccolo borgo lucano e diventato un successo anche grazie al supporto di Airbnb; interverranno Tommaso Goisis (Airbnb), Andrea Paoletti (Wonder Grottole), Andrea D’Amico (Booking.com), Giancarlo Piccirillo (Tourism marketing and management) ed Emma Taveri (Destination makers). 
Nella sezione FOOD & WINE riflettori puntati su case history internazionali di successo. Nel panel Qual è la ricetta del successo del turismo enogastronomico? spazio alle esperienze realizzate in Scozia con il progetto "The year of food & drink", e in Francia con il Museo Citè du Vin nella città di Bordeaux. Verrà poi affrontato il tema del Food Delivery nel b2c (Daniele Contini, Just Eat) ma anche nel b2b: un cambiamento che genera altri cambiamenti nel mondo del food e della ristorazione. Insieme a Paolo Marchi, ideatore di Identità golose e vicepresidente dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, a FutureBrand e al Consorzio Parmigiano Reggiano, si affronteranno invece le potenzialità della gastronomia e del cibo italiano nella promozione, non solo dei prodotti ma anche del turismo. Di evoluzione delle PR, sempre più digitali anche per i grandi chef, si parlerà nel panel Chef e web reputation: tutte le ricette con Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e i social media manager di importanti ristoranti italiani. Food-Image & Cervello. Le neuroscienze applicate alla fotografia digitale del cibo è il titolo dell’incontro dedicato alle più recenti ricerche nel campo della percezione del cibo con Lucia Carriero (neuroscienziata Neuroset) e Nick Difino (autore e divulgatore di food-image). Tra gli appuntamenti più attesi: l’incontro curato da Barbara Sgarzi, Dai social in cantina e viceversa, e il panel La blockchain è un fine o uno strumento? con Daniele Bettini, giornalista esperto di innovazione. Tra le case history anche il progetto regionale di Vetrina Toscana che da 20 anni promuove tipicità e identità territoriali, attraverso storytelling e narrazione digitale.

BTO DAY 2 - Nella seconda giornata grande attenzione al fattore umano nell’offerta turistica. In HOSPITALITY focus su personalizzazione dei servizi di viaggio nell’incontro tra Simone Papa (Marriott International), Andrea D’Amico (Booking.com) e Henri Roelings (Hospitality.net). Si parlerà di design emozionale nel panel Alla ricerca del benessere nell'ospitalità e non mancherà un approfondimento sulle opportunità “rainbow” del mercato LGBT, con Clark Massad, vice presidente Europe & Global Partnerships GLTA, Alessio Virgili, presidente Associazione Italiana Turismo Gay & Lesbian.

In DIGITAL STRATEGY & INNOVATION, tra gli appuntamenti più attesi: Lo Human Intelligence dell’AI: strategie conversazionali con Dave Berger, Ceo & co-fondatore di Volara.ai, e Akemi Tsunagawa, Ceo & fondatore della giapponese Bespoke. Altro momento molto atteso quello con Stefano Quintarelli su Facial Recognition and Travel. Da segnalare poi: il panel su Innovazione e Blockchain al servizio del pubblico esercizio con Cristiano Nervegna, direttore generale dei DEEP LAB, e Federico Quaranta di Radio Rai; e l’intervento di Giovanna Manzi, Ceo di Best Western Italia, Reinventare il management nel turismo partendo dalle persone. Di futuro parlerà Mauricio Prieto, imprenditore della Silicon Valley e già co-fondatore di Edreams che, insieme a Giorgio Ventre, direttore scientifico Apple Academy, parlerà di scenari internazionali nel campo dell’innovazione tecnologica nel turismo. Due le cassette degli attrezzi imperdibili: il mini corso Google per il travel e il doppio appuntamento sui segreti dell’influencer marketing.  

Diversi i temi al centro della sezione DESTINATION: si parte con una riflessione sul valore dei dati che fotografano il comportamento online dei turisti nel panel From big to meaningful data. Spunti di riflessione per le DMO ai tempi del data driven marketing. Si passa poi all’analisi dei contenuti generati dagli utenti con Trasformare il destination marketing attraverso i contenuti generati dagli utenti insieme a Adam Lacombe (Crowdriff), Vappu Mänty (MyHelsinki), Elia Frappoli (consulente di turismo). I millennials sono protagonisti dell’incontro La destinazione vista dai millennials tra top things to do ed esperienze uniche con Erika De Santis (WeRoad) e Simona Polli (travel blogger). Smart destination: la destinazione del futuro, oltre il digitale è il titolo del panel con Giacomo Costantini, architetto specializzato in smart building e sustainable design, Maria Elena Rossi, direttrice marketing ENIT, István Ujhelyi, rappresentante della Commissione Europea e referente del progetto europeo Smart Tourism Capital. 

Il tema dell’innovazione gioca un ruolo importante anche nella sezione FOOD & WINE: nell’incontro Online restaurant reservations due grandi aziende leader come OpenTable e TheFork, con le quali si indagheranno le dimensioni del mercato e le strategie in atto. Dalle App a sistemi di management sempre più complessi dove la tecnologia aiuta il cliente e favorisce ulteriori sviluppi. Altra novità le cryptovalute: se ne parla in una delle cassette degli attrezzi dal titolo Crypto Menu: i pagamenti innovativi nella ristorazione con, tra gli altri, Alfonso Iannotta (Roadhouse Italia). 

All’interno di BTO sarà ospitata l’istallazione “Sound of the Crowd” che, attraverso il riconoscimento facciale genererà un’ esperienza visiva e acustica davvero unica.

Maggiori info: www.buytourismonline.com      Per accredito press: www.buytourismonline.com/accredito-press/

Media Partner di BTO2020: Travel Quotidiano, Guida Viaggi, L’agenzia di viaggi, Trend, Quality Travel, Turismo&Attualità, L'Albergo, Voyager Magazine, intoscana.it.

Fabrizio Del Bimbo
Nicoletta Curradi


sabato 18 gennaio 2020

Al Teatro della Pergola Arlecchino servitore di due padroni


21 – 26 gennaio
(ore 20:45; domenica ore 15:45)
Teatro Stabile di Torino
Natalino Balasso
ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI
di Carlo Goldoni
con (in ordine alfabetico) Fabrizio Contri, Michele Di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo,
Elena Gigliotti, Carolina Leporatti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati
scene Guido Fiorato
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
regia Valerio Binasco

Durata: 2h e 10’, intervallo compreso.

Al Teatro della Pergola, da martedì 21 a domenica 26 gennaio, Valerio Binasco frantuma la tradizione con un Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni che guarda più alla Commedia all’italiana che alla Commedia dell’arte, dando voce a un’umanità vecchio stampo, paesana e arcaica, che ha abitato il nostro mondo in bianco e nero. Nel ruolo di Arlecchino, Natalino Balasso.
«Goldoni è capace di una scrittura che è solo in apparenza di superficie – dice Binasco – se vado nei dettagli, non solo del testo, ma soprattutto delle ragioni che spingono i personaggi a dire quelle cose e non altre, scopro una ricchezza di toni interiori che ben si adatta a essere interpretata con sensibilità contemporanea».
Famelico, bugiardo, disperato e arraffone, l’Arlecchino “contemporaneo” di Valerio Binasco è un poveraccio che sugli equivoci costruisce una specie di misero riscatto sociale. Con uno stile cinematografico, fatto di sintesi, unità di azione e suspense, la commedia della stravaganza diventa così un gioioso ritorno alle origini del teatro italiano e della sua grande tradizione comica, con un cast molto affiatato, composto da Fabrizio Contri, Michele Di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Carolina Leporatti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati.
Una produzione del Teatro Stabile di Torino.

Dopo il Don Giovanni di Molière, Valerio Binasco, cinque volte premio Ubu, scrive: «A chi mi chiede: “come mai ancora Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni del 1745?” rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile e l’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola». Al Teatro della Pergola, da martedì 21 a domenica 26 gennaio, arriva la sua versione in cui l’Arlecchino interpretato da Natalino Balasso è un personaggio dalle molteplici contraddizioni: meschino e anarchico, irriguardoso e servile, riesce a portare scompiglio nell’ottusa società borghese, con una carica che suo malgrado si può perfino dire “sovversiva”. La produzione è del Teatro Stabile di Torino.
«Ho sempre avvertito, all’interno di questo testo goldoniano – afferma Valerio Binasco ad Angela Consagra sul foglio di sala dello spettacolo – una potenzialità drammatica, pur essendo al tempo stesso davvero divertente. Arlecchino si inserisce nell’intreccio drammatico come una figura portatrice di caos e di volontaria comicità, ma non è difficile scovare in Goldoni un lato anche più amaro. Era un autore molto attento alla vita sociale del suo tempo – ragiona – di conseguenza il suo lavoro confluisce anche nella nostra attualità contemporanea perché io credo che l’uomo non sia poi tanto cambiato nel corso dei secoli».
Nel testo il regista ha avvertito il richiamo di qualcosa che ha a che fare con un ‘certo tipo di umanità’, la cui anima travalica i limiti del teatro per il teatro e chiede di essere raccontata con maggiore realismo, con maggiore commozione. È il richiamo di una tipologia umana di vecchio stampo, l’Italia povera, ma bella, di sapore paesano e umilmente arcaico, che è rimasta attiva a lungo nel nostro Paese, sia sulla scena che nella vita reale. La voce di questa umanità è quella della Commedia, in scena con Fabrizio Contri, Michele Di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Carolina Leporatti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati. La ‘riforma’ goldoniana è responsabile secoli dopo della Commedia all’italiana, almeno tanto quanto è responsabile della progressiva scomparsa della Commedia dell’arte.
«Ho studiato con entusiasmo il personaggio di Arlecchino – interviene Binasco – salvo scoprire che mi stavo allontanando sempre più da una convenzione teatrale per avvicinarmi a una tipologia umana che non è nella realtà così artificiosa. Mi piacerebbe che in questo spettacolo, che pure risulta essere molto caratterizzato, perché la messinscena di Goldoni necessita sempre di caratteristi, tutti i caratteri rappresentati fosse possibile incontrarli anche nella vita reale e non soltanto sul palcoscenico. È praticamente tutta la vita – precisa – che quest’opera di Goldoni mi accompagna, trasformandosi insieme al mio gusto e alla mia voglia di raccontare la vita in un certo modo. Il risultato credo che sia malinconico, però fa anche ridere».
Così, in un tenero eppur spietato mondo piccolo borghese, uno strano servitore giunge a portare scompiglio durante una festa di nozze. A ben vedere c’è da subito lo zampino del diavolo in questo inizio e la commedia, con le scene di Guido Fiorato, i costumi di Sandra Cardini, le luci di Pasquale Mari e le musiche Arturo Annecchino, parte a rovescio: il matrimonio è infatti sempre, e obbligatoriamente, la scena finale. Sono regole che valgono ancora. Così come la Tragedia ritualizza la separazione di un singolo (portatore di caos) dal resto del mondo, la Commedia celebra nel suo finale il rito di individui perduti in caotiche peripezie, che finalmente si ritrovano e si uniscono in matrimonio. Il matrimonio è il lieto fine che riavvicina gli uomini alla società e sancisce la vittoria degli uomini sulla confusione, sull’incertezza, sulla morte.
«In Goldoni è ancora presente una fiducia nella struttura della commedia, nel linguaggio dell’intreccio che si usa, che è diverso dai testi contemporanei – spiega Valerio Binasco – avendo vissuto più recentemente la Seconda guerra mondiale, gli autori moderni si distaccano dalla favola. Invece, secondo me – commenta – anche se il mondo non se lo merita, è bene che il teatro sia anche una festa. Abbiamo un grandissimo bisogno di festa, di ridere, di commuoverci e di piangere, ma in quel modo divertente che solo possono fare il teatro o il cinema».
Alla porta di casa del rigido nucleo familiare di Pantalone già dal primo minuto bussa quindi il Caos, ovvero il diavolo delle commedie, e arriva Arlecchino. Una volta che quella porta è stata aperta, entreranno altri strani individui, alle prese con enormi problemi personali. Si direbbe una gara a chi ha il problema più grave: ognuno strepita le proprie ragioni e nessuno ne ha abbastanza da prevalere sugli altri o sul destino. Arlecchino è quindi un po’ come il Dio-Demone del teatro. Ma la sua provenienza dal diabolico mondo delle maschere, con tutti i suoi riti magico-comici, è ridotta a qualcosa che al massimo sarà simile a un povero diavolo. E gli vorremo tutti bene per questo.
«Abbiamo bisogno di storie, di persone da amare e anche di una estrema consolazione – conclude Binasco – il fatto è che dobbiamo essere consolati da dei mali che ci provochiamo da soli, ecco perché non ci meritiamo forse che il teatro sia anche una festa. E questo anche se alla fine credo che il mio compito, come artista, sia quello di non giudicare il mondo, ma semplicemente di raccontarlo».

RISO AMARO
intervista a Valerio BINASCO di Angela Consagra

La sua regia, contravvenendo a una tradizione goldoniana ampiamente consolidata, guarda più alla Commedia all’italiana che alla Commedia dell’arte…
“Come teatranti nel momento in cui si sceglie di affrontare un tema immenso come quello della comicità all’italiana ci si imbatte inevitabilmente nella Commedia dell’arte, anche se qualcosa all’interno di me stesso sentiva di non riuscire a trovare ancora come viva quel tipo di esperienza. Soprattutto, e devo essere sincero in questo, mi sembra che l’esperienza strehleriana abbia già esaurito qualsiasi altro tentativo in questa direzione. Porsi in dialogo con l’Arlecchino di Strehler è come affacciarsi davanti a un capolavoro, a una perfetta ricostruzione filologica di quello che Strehler stesso intendeva come Commedia dell’arte. Perché, allora, decidere di mettere in scena proprio Arlecchino servitore di due padroni? Ho sempre avvertito, all’interno di questo testo goldoniano, una potenzialità drammatica, pur essendo al tempo stesso davvero divertente. Arlecchino si inserisce nell’intreccio drammatico come una figura portatrice di caos e di volontaria comicità, ma non è difficile scovare in Goldoni un lato anche più amaro. Era un autore molto attento alla vita sociale del suo tempo, di conseguenza il suo lavoro confluisce anche nella nostra attualità contemporanea perché io credo che l’uomo non sia poi tanto cambiato nel corso dei secoli. Vista questa storia d’amore così drammatica che viene raccontata nell’Arlecchino servitore di due padroni – un vincolo matrimoniale per ottenere il quale si deve passare attraverso tanto dolore – mi sono chiesto: se invece di un semplice gioco teatrale la narrazione rappresentasse una storia vera? E, andando avanti nell’analisi del testo, ho scoperto che questo tipo di risposta poteva essere individuata solo nella Commedia all’italiana. E non sto parlando di quella di stampo più borghese, piuttosto si tratta della commedia afferente al Neorealismo figlia di un’Italia ancora in bianco e nero, ingenuamente arroccata su antichi valori messi quasi in ridicolo, sempre con grande garbo, dai registi della prima Commedia all’italiana. È nella Commedia all’italiana che ho trovato un legame vivo con la tradizione e sicuramente meno artificioso della Commedia dell’arte”.

È vero che questo testo le è sempre piaciuto, ma che, in qualche modo, riusciva anche a tormentarla un po’?
“Sì, perché di solito ciò che piace molto ai registi ha molto a che fare anche con il tormento, e non so bene il motivo… Fin da ragazzino sono stato attirato dalla Commedia dell’arte e dal mondo delle maschere: ho sempre amato molto, per esempio, la maschera demoniaca di Arlecchino. Ho studiato con entusiasmo il personaggio di Arlecchino, salvo scoprire che mi stavo allontanando sempre più da una convenzione teatrale per avvicinarmi a una tipologia umana che non è nella realtà così artificiosa. Mi piacerebbe che in questo spettacolo, che pure risulta essere molto caratterizzato, perché la messinscena di Goldoni necessita sempre di caratteristi, tutti i caratteri rappresentati fosse possibile incontrarli anche nella vita reale e non soltanto sul palcoscenico. È praticamente tutta la vita che quest’opera di Goldoni mi accompagna, trasformandosi insieme al mio gusto e alla mia voglia di raccontare la vita in un certo modo. Il risultato credo che sia malinconico, però fa anche ridere”.

A chi mi chiede come mai ancora Arlecchino, rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile, l’antico teatro è ancora un teatro della festa e della favola: sono parole sue.
“Io credo che noi chiamiamo classici quei testi che appartengono a una data lontana nel tempo, ma che non hanno mai smesso di essere contemporanei: ecco perché possono definirsi dei ‘classici’. I grandi testi delle epoche passate sono sopravvissuti fino a noi perché, attraverso diverse letture nel corso del tempo, rinnovano il loro sguardo sull’uomo e diventano costantemente contemporanei. Sono testi che contengono ancora il ricordo della festosità, che per noi diventa nostalgia, legata all’atto teatrale. In Goldoni è ancora presente una fiducia nella struttura della commedia, nel linguaggio dell’intreccio che si usa, che è diverso dai testi contemporanei. Avendo vissuto più recentemente la Seconda guerra mondiale, gli autori moderni si distaccano dalla favola. Invece, secondo me, anche se il mondo non se lo merita, è bene che il teatro sia anche una festa. Abbiamo un grandissimo bisogno di festa, di ridere, di commuoverci e di piangere, ma in quel modo divertente che solo possono fare il teatro o il cinema. Abbiamo bisogno di storie, di persone da amare e anche di una estrema consolazione: il fatto è che dobbiamo essere consolati da dei mali che ci provochiamo da soli, ecco perché non ci meritiamo forse che il teatro sia anche una festa. E questo anche se alla fine credo che il mio compito, come artista, sia quello di non giudicare il mondo, ma semplicemente di raccontarlo”.

Biglietti

Intero
Platea 37€ - Palco 29€ - Galleria 21€

Ridotto Over 60
Platea 33€ - Palco 26€ - Galleria 18€

Ridotto Under 26
Platea 22€ - Palco 18€ - Galleria 13€

Biglietteria

Via della Pergola 30, Firenze
Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30.


Fabrizio Del Bimbo 

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venerdì 10 gennaio 2020

Fino al 26 gennaio la mostra I colori dei miei giorni a palazzo Medici Riccardi


Fino al 26 gennaio 2020 Palazzo Medici Riccardi ospita nelle Sale Fabiani Il colore dei miei giorni, la personale dedicata all’opera di Danièle Lorenzi Scotto, organizzata grazie al supporto del Swiss Lab for Culture Projects, a cura di Claudio Strinati e con il contributo di Cristina Acidini.

Gli oltre 70 dipinti esposti ripercorreranno, soprattutto attraverso ritratti, l’intera avventura umana e creativa di quest’artista di origini italiane, che si lega alle vicende culturali e artistiche del secondo Novecento, prendendo avvio alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso proprio a Firenze. Qui “la sua sensibilità e il suo amore per le arti della grande tradizione italiana”, ha evidenziato Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze, “l’hanno portata a studiare negli anni Cinquanta”, sotto la guida di Primo Conti. Ed è a questa città, a cui Danièle deve molto, che la mostra intende tributare un debito di riconoscenza.

L’intima connessione, sentimentale e artistica, del sodalizio che l’ha legata a Jean, il compagno di una vita, è essenziale per cogliere la cifra stilistica di quest’artista che, a torto, non ha avuto finora il privilegio di un’esposizione che offrisse l’opportunità di conoscere e apprezzare a pieno il suo lavoro. Alla declinazione armonica del fauvismo Danièle ha affiancato una ricca serie di altre suggestioni, provenienti da reminiscenze dell’arte italiana e da continui incontri ravvicinati con la grande pittura francese. La schiettezza cromatica violenta di Derin, le geometrie spigolose di Friesz sono all’origine del suo post-fauvismo. L’umanità caricata e quasi grottesca di Vlaminick affiora da certi suoi ritratti. Ma è al meraviglioso mondo di Matisse, con la sua carica solare, che va riconosciuto il contributo più significativo nel plasmare la sua vasta cultura artistica. I suoi quadri sembrano quasi prendere vita: i volti squadrano lo spettatore anche quando l’artista si sottrae al figurativo abbracciando il rigore della geometria.

Correda l’esposizione un docu-film con la regia di Federico Strinati che ripercorre tappe della carriera dell’artista, delineando una parabola introspettiva e silenziosa: il lavoro di Danièle si dipana nel corso di una lunga e operosa esistenza, rivendicando uno spazio, non clamoroso e prepotente, ma animato da intensa passione, cospicua creatività ed eletta competenza tecnica, da cui scaturisce l’immagine di un’artista di grande dignità espressiva.



Via Cavour 1, 50121 Firenze

info@palazzomediciriccardi.it

ORARI
Tutti i giorni 9:00 - 19:00

Mercoledì chiuso

Fabrizio Del Bimbo 

Una nuova mostra al Museo della Misericordia




Dal 10 gennaio al 17 aprile la saletta conferenze nel Museo della Misericordia di piazza Duomo a Firenze ospita una mostra temporanea dedicata al ciclo delle sette opere di misericordia corporali. Il primo appuntamento è dedicato a “dare da mangiare agli affamati” con la mostra Avevo fame e saranno visibili documenti d’archivio e fonti iconografiche inedite: 4 pannelli, 18 documenti inediti, un manifesto, alcune foto storiche proiettate a ciclo continuo e oggetti del Servizio Aiuto Alimentare della Misericordia di Firenze, "Le dodici ceste".
La fondazione dell’Arciconfraternita della Misericordia di Firenze - originariamente “Compagnia” - risale al 1244 per rispondere, in assenza di uno stato sociale, ai bisogni di una società urbana in forte espansione, nella quale chi non era incardinato in un solido contesto sociale, laico o religioso, rischiava l’emarginazione e la conseguente indigenza fisica e psicologica. I padri fondatori posero per questo al centro della loro missione strategie di soccorso e sostegno ispirate alle evangeliche sette opere di misericordia corporale (Dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; alloggiare i forestieri; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti).
Fra i documenti esposti, anche la stampa contenuta nel volume Istoria dell’oratorio e della Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria della Misericordia della città di Firenze, l’edizione aggiornata di un volume del 1779 scritta dal giornante a riposo Placido Landini, contente la storia e le tradizioni della Misericordia di Firenze. Nel 1843 l’abate Pietro Pillori dette alle stampe una versione accresciuta e corretta e con note illustrate del testo del Landini, arricchendola con incisioni acquerellate atte a rappresentare “momenti d’arte e i preziosi dell’Istituzione”. Undici delle ventitré stampe riguardano il ciclo pittorico raffigurante episodi di vita di San Tobia, patriarca dei poveri e primo patrono della Misericordia, commissionato dai Capitani negli anni 1604-1632 a vari artisti fiorentini. Dipinti a forma di lunetta ordinati per ornare l’Oratorio, nel 1780 furono staccati, modificati e spostati in altra sede. L’operazione causò la perdita di alcune tele, fra le quali proprio quella di San Tobia che dà da mangiare agli affamati. La stampa in mostra è quindi l’unica testimonianza rimasta del quadro e riveste un ruolo prezioso.
L’esposizione si completa di alcuni documenti del “Comitato pane” creato alla fine dell’Ottocento su iniziativa della Società di Mutuo Soccorso - organizzazione nata fra i giornanti del Sodalizio con scopi essenzialmente mutualistici - con l’intento di fornire pane e altri alimenti ai bisognosi soprattutto in momenti di emergenza politica o ambientale. Periodo di accentuata attività del Comitato si concretizzò durante i due conflitti mondiali, nel corso dei quali operava di concerto con altre associazioni per raccogliere denaro da destinare all’acquisto di generi alimentari e prodotti di prima necessità.
Già dal Trecento erano stabiliti, con regolarità, stanziamenti per l’acquisto di cibo da distribuire agli indigenti, grano e pane in primis. Se già in tempi ordinari gli affamati rappresentavano una costante preoccupazione, ancor di più lo erano nei momenti di emergenza sanitaria, in particolar modo in tempi di peste. Durante le epidemie la reazione dei governanti era di “chiusura”: le porte della città, le attività del mercato, le porte delle abitazioni, con conseguente impossibilità di procurarsi cibo. I Fratelli della Misericordia, autorizzati dagli Ufficiali di Sanità, decisero di presidiare il territorio urbano e di portare, casa per casa, soccorso e cibo. Nella mostra sono esposti alcuni elenchi di fornitori a cui il Sodalizio si rivolgeva (Simone oste, Mariotto pollaiolo, Domenico pizzicagnolo, ecc.) e gli ordini dei più necessari alimenti: pane, cacio, pollo, carne, uova, vino e aceto utilizzato come disinfettante.
L’esposizione si completa con una proiezione di fotografie, di varie epoche, relative al momento della benedizione e della distribuzione dei tradizionali “panellini” di San Sebastiano che, dagli inizi del Cinquecento, la Misericordia dona ai propri ascritti e ai fiorentini in occasione della festa patronale del 20 gennaio.
“La Misericordia racconta la storia della città di Firenze, da sempre siamo al fianco dei fiorentini, dei bisognosi e delle istituzioni - dice il Provveditore della Misericordia di Firenze, Giovangualberto Basetti Sani -. Con questa prima mostra vogliamo raccontare proprio questa storia, questo legame con la città che è racchiuso nel nostro Archivio storico che conserva un patrimonio unico nel suo genere. Oggi l’opera di misericordia “dare da mangiare agli affamati” continua a essere svolto dal Servizio Aiuto Alimentare della Misericordia di Firenze con i suoi due punti di distribuzione gratuita “Le dodici ceste” e la consegna di pacchi alimentari a domicilio”.
“La straordinaria ricchezza artistica e l’altrettanto straordinaria ricchezza umana di Firenze, l’una che guarda all’eccellenza delle arti e l’altra che ha a cuore i più derelitti della società, sono da sempre due caratteristiche inscindibili della città - dice l’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze, Tommaso Sacchi -. Poche mostre riescono a tenere insieme questi due aspetti ed è un vero piacere inaugurare una di queste, in un luogo che è un piccolo scrigno che racconta la storia della Firenze solidale con i più deboli, vera capitale dell’Umanesimo. Grazie alla Misericordia per questa generosa e lodevole intuizione espositiva”.
Il Museo della Misericordia di Firenze, inaugurato il 20 gennaio 2016 in occasione dei festeggiamenti del patrono dell’Arciconfraternita di piazza Duomo San Sebastiano, è aperto tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 17:00.

Fabrizio Del Bimbo 


Il 30 maggio Gianna Nannini a Firenze


Il 30 maggio 2020 un concerto speciale allo Stadio Artemio Franchi di Firenze

Il 30 maggio 2020 GIANNA NANNINI torna live in Italia con un grande concerto allo Stadio Artemio Franchi di Firenze! Un evento unico in cui la rocker sarà accompagnata anche dal grande batterista Simon Phillips. Sarà l’occasione per vivere tutta l’energia di una vera… Gianna da stadio!
Quest’anno Gianna Nannini tornerà live non solo in Italia ma in tutta Europa, con la sua voce unica e la sua presenza scenica inconfondibile. Il tour europeo partirà da Londra il 15 maggio per poi proseguire a Parigi, Bruxelles, Lussemburgo e arrivare a giugno in Germania per 4 date. Un lungo viaggio in tutta Europa che si concluderà ad ottobre, quando si esibirà di nuovo sui palchi della Germania con 6 date e poi su quelli della Svizzera con 2 date (#GNEuropeanTour).
Dopo la prima tappa speciale in Italia allo Stadio di Firenze, a partire da novembre Gianna Nannini porterà nei palasport italiani l’ultimo album “LA DIFFERENZA” e i grandi successi che hanno segnato la sua lunga carriera, in cui ha conquistato generazioni di fan con il suo marchio di fabbrica che unisce dolcezza melodica e trascinante energia.

Di seguito le date del tour nei palasport: il 18 novembre al Pala Florio di Bari, il 19 novembre al Pala Partenope di Napoli; il 21 novembre al Pala Catania di Catania, il 25 novembre al Pala Verde di Treviso, il 28 novembre al Pala Alpitour di Torino, l’1 dicembre al Mediolanum Forum di Assago, Milano, e il 3 dicembre al Palazzo dello Sport di Roma.

I biglietti sono disponibili in prevendita su Ticketone.it e nei punti vendita abituali (info su www.friendsandpartners.it). Il tour europeo, il concerto allo Stadio Artemio Franchi e il tour nei palasport italiani sono prodotti e organizzati da Friends & Partners.

Il nuovo album di Gianna Nannini, “La differenza”, è disponibile nei negozi tradizionali e sulle piattaforme digitali, in versione fisica (CD e vinile) e in digitale: https://SMI.lnk.to/La_Differenza. L’album è uscito il 15 novembre 2019, proprio nei giorni del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, alla quale Gianna Nannini era presente nel 1989: «Dopo la caduta di quel muro, purtroppo ne sono nati molti altri, mentali, e con queste canzoni vorrei abbatterli. Ognuno ha la sua differenza, questo è il bello» ha affermato la rocker, fresca vincitrice del PREMIO TENCO 2019, che ha sempre cantato di libertà e uguaglianza.

In un periodo storico in cui spesso la realizzazione dei dischi è affidata prevalentemente al digitale, Gianna Nannini ha scelto di realizzare “La differenza” a Nashville, Tennessee, nel regno dell’analogico, sede di grandi produzioni artistiche blues-rock. È ripartita dalle origini folk, blues e rock alla ricerca di ciò che fa la differenza, senza prestare il fianco a nessuna moda ma riaprendo quel capitolo rimasto in sospeso con l’album “California”. Il risultato sono 10 tracce registrate in presa diretta, «che bruciano di un fuoco puro e antico ma suonate in epoca digitale», come l’artista stessa le ha definite.

Questa la tracklist dell’album: La differenza, Romantico e bestiale, Motivo feat. Coez (singolo attualmente in radio), Gloucester Road, L’aria sta finendo, Canzoni buttate, Per oggi non si muore, Assenza, A chi non ha risposte e Liberiamo.

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Fabrizio Del Bimbo 

martedì 7 gennaio 2020

Maila Stolfi espone a Pistoia all'Atielier Fusilli

ATELIER ANNALISA FUSILLI


Sabato 18 gennaio a Pistoia “Un pomeriggio in atelier” con le artiste Maila Stolfi e Annalisa Fusilli

L’atelier pistoiese di Annalisa Fusilli, in via delle Pappe 1, ospita nel pomeriggio di sabato 18 gennaio Maila Stolfi, artista originaria di Prato, per “Un pomeriggio in atelier”.
Le opere delle due artiste caratterizzeranno la serata a partire dalle 17, con la collaborazione del giornalista e scrittore Jacopo Chostri (che presenterà l’evento) e di Fabrizio Borghini, che effettuerà le riprese per il servizio televisivo.


E’ lo stesso Chiostri a presentare le due artiste:

Maila Stolfi, allieva di Petro Caverni, ha una carriera artistica abbastanza recente, ma già di grande spessore, a partire dalla prima mostra personale, che risale al giugno del 2014 al Caffè storico letterario le Giubbe Rosse, a Firenze. in questo quinquennio, l’artista ha mostrato ad ogni tappa del suo percorso nuove e differenti modalità di rappresentare e proporre il proprio universo fatto di immagini fortemente evocative e ricche di tensione emotiva. Un’arte spesso “di strada”, in riferimento al suo percorrere strade e sentieri della memoria alla ricerca di oggetti simboli di un passato che è stato il suo nutrimento e che protegge con intransigenza incondizionata.
In questi anni ha esposto in diverse gallerie di tutta Italia; nel 2018 ha vinto il Premio Nazionale Castiglioncello. Ma forse le soddisfazioni maggiori del suo lavoro le ha raggiunte quando una sua opera, “1944-destinazione ignota”, è entrata a far parte della collezione del Museo Casa della memoria di guerra per la pace di Prato, o quando il ricavato della vendita di un’altra opera ha contribuito all’acquisto di medicinali per un ospedale di Betlemme che cura bambini palestinesi.

Annalisa Fusilli, artista pistoiese di lungo corso, opera da sempre con una tecnica particolare: il Batik, nobile quanto antica arte indigena, nata nell’isola di Giava per colorire tessuti con disegni vari. La Fusilli utilizza il Batik per creare capi d’abbigliamento (sciarpe, foulards, scialle, cravatte, parei) o per complementi di arredo (centrotavola, tende, cuscini, copriletto) e poi per i suoi quadri. Le opere di Annalisa nascono nel suo atelier-bottega di Pistoia, nella mitica via delle Pappe, un luogo che vale certo una visita anche per ammirare i nuovi lavori che spaziano nella decorazione del metallo - argento, rame, acciaio - e nei bassorilievi in gesso e in tutto quello che non necessita la cottura in forno. Nel suo spazio si tengono anche corsi per imparare la tecnica Batik; worksops di full immersion in questa tecnica che apre interessanti ed inediti moduli espressivi.

Quello di via delle Pappe è un luogo magico, uno di quegli indirizzi irrinunciabili che andrebbero segnalati su tutte le guide. Ed è proprio qui che sabato 18 gennaio sarà possibile partecipare ad un evento artistico decisamente stimolante e fuori dall'ordinario. 

Nicoletta Curradi 

venerdì 3 gennaio 2020

L'analisi della Fondazione Caponnetto: la Toscana rischia di essere divorata dalla mafia




Si è svolta oggi, 3 gennaio 2020, la conferenza stampa della Fondazione Antonino Caponnetto, presenti il Presidente Salvatore Calleri e il sostituto procuratore nazionale antimafia Cesare Sirignano.

La Toscana rischia di essere divorata dalla mafia in silenzio”

Nel 2020 cade il centenario della nascita di Antonino Caponnetto, e dunque l’anno appena inizito sarà un anno di grosso impegno sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Analisi e programma sono al centro di questo incontro con la stampa che vede la presenza del sostituto procuratore nazionale antimafia Cesare Sirignano.


ANALISI ITALIA 2020



Il 2020 per la lotta alla mafia in Italia sarà un anno cruciale.



Il 2020 sarà l'anno in cui si verificherà l'effettiva volontà di combattere la mafia. Il 2019 ha visto la messa in discussione, de facto, del doppio binario e l'avanzata culturale dei pro mafia. Situazione bilanciata dall'ultima operazione della procura di Catanzaro che ha colpito i clan calabresi in modo duro. 



Il doppio binario è stato messo in discussione con la sentenza della Cedu sull'ergastolo ostativo e la successiva sentenza della Corte Costituzionale sui permessi premio che hanno aperto la prima breccia nella nostra legislazione, ridando voce a chi intende rimettere in discussione l'intero impianto antimafia. La Fondazione Caponnetto teme che possano essere attaccati altri pezzi della normativa quali il 41bis, le interdittive alle imprese mafiose e altri strumenti importanti quali gli scioglimenti dei comuni per mafia. Il tutto senza che al momento si sia registrata una opportuna reazione ne da parte governativa ne da parte delle opposizioni, che non sono andate oltre a semplici dichiarazioni di contrasto e stupore oppure di sostegno alle sentenze.
Il tutto mentre la magistratura attraversa una crisi che non è stata mai così profonda.



La Fondazione Caponnetto ovviamente si opporrà a tutto questo in ogni modo democratico smascherando i tentativi di cui sopra ed i mascariamenti.



IL PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’ PER IL 2020



Gli argomenti che la Fondazione Caponnetto tratterà nel 2020 saranno:



- agromafia, zoomafia (in appoggio alla LAV), rifiuti, porti.
- Verranno aggiornati/ultimati i report su Ostia, Massa Carrara, San Marino, Canada (guerra di mafia).
- Verranno effettuati dei vertici antimafia straordinari: il 22 febbraio a Semiana (Pavia), a metà marzo a Fabriano, il 19 luglio a Castelvetrano.
- E' confermato il vertice finale del 28 novembre a Bagno a Ripoli.
- Verrà trattato il tema degli Stati Uniti d'Europa a Napoli in un apposito vertice che si terrà probabilmente a giugno.
- Verrà portato avanti il progetto Tulipani Rossi per una politica innovativa.

ANALISI TOSCANA 2020


Nel 2020 i temi da toccare in Toscana saranno:
• la agromafia con una attenzione ai mercati, in primis di Firenze.
• la zoomafia (presentazione del rapporto LAV).
• i rifiuti.
• i traffici di droga nei porti con una attenzione su Livorno ed altri porti minori.
• la mafia nigeriana.
• la mafia cinese.
• la mafia albanese.
• le mafie italiane.
• le acquisizioni commerciali.



In relazione alla mafia nigeriana, in proposito leggasi la relazione della DIA https://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.com/2019/07/focus-criminalita-organizzata-nigeriana.html , dalla quale si evince la presenza di numerosi gruppi mafiosi. Occorre verificare con la massima attenzione se tali gruppi operino pure in Toscana ed in particolare a Firenze.



A Firenze infatti i gruppi criminali nigeriani controllano già due aree trasformate in piazze di spaccio quali le cascine e la fortezza con una espansione probabile alla Stazione SMN. Si cerchi la presenza mafiosa senza timori di sorta.



In relazione alla mafia cinese che è storicamente presente sul territorio toscano con tanto di sentenza di cassazione, si assiste ad una sottovalutazione del fenomeno che sembra caduto nel dimenticatoio, ma non dobbiamo dimenticare che la mafia cinese del triangolo Firenze- Prato - Osmannoro comanda in Italia ed in parte dell'Europa.



In generale poi si registra una presenza invasiva, oltre ai sempre presenti gruppi italiani, della mafia albanese.



Nel 2020 occorrerà seguire poi con maggiore attenzione le acquisizioni commerciali a Firenze. Da nostre stime visive un buon 60% son da verificare in merito al riciclaggio di denaro sporco.



Il porto di Livorno, ma non solo, sarà un osservato speciale nel 2020. E' mai possibile che si ha paura ad affrontare la questione che se un porto è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in parte controllato dall'organizzazione criminale ('ndrangheta) che lo usa per non mettere a rischio il proprio investimento.



Il mercato di Firenze ha avuto due episodi da attenzionare: nel 2017 un imprenditore locale si rivolgeva alla ‘ndrangheta per riscuotere un debito. Segnale bruttissimo; nell'aprile 2019 una rissa con spedizione punitiva di cui al link https://youtu.be/hq1PVmukmSk ed al link https://youtu.be/51AJjXlRvoY. La questione va affrontata senza tabù.



In conclusione se nel periodo 2006 abbiamo coniato lo slogan "LA TOSCANA NON E' TERRA DI MAFIA MA LA MAFIA C'E'",
nel 2018 abbiamo coniato lo slogan "LA TOSCANA E' TERRA DI CRIMINALITA' ORGANIZZATA ED E' IN PARTE COLONIZZATA DALLA MAFIA",
per il 2020 lanciamo "LA TOSCANA RISCHIA DI ESSER DIVORATA DALLA MAFIA IN SILENZIO".

F.to Salvatore Calleri (Presidente Fondazione Antonino Caponnetto)

Nicoletta Curradi 

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