sabato 23 ottobre 2021

Il 23 ottobre Edutalks a Firenze

 


venerdì 22 ottobre 2021

Tornano i concerti della liuteria toscana

 




I CONCERTI DELLA LIUTERIA TOSCANA
Torna il festival dedicato ai maestri dell’arte liutaria. Di ieri e di oggi

A Firenze 17 appuntamenti da ottobre a dicembre 2021

Novità: #unostrumentopertutti, campagna
di raccolta fondi per giovani studenti di musica

Inaugurazione
Sabato 23 e domenica 24 ottobre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Direttore: Giuseppe Lanzetta
Violino solista: Davide Alogna
Musiche di J.S. Bach, F. Mendelssohn Bartholdy, E. Grieg

I protagonisti sono loro, gli strumenti: opere rare e preziose uscite dalle botteghe di Michele Mecatti e Paolo Sorgentone, Serafino Casini e Claudio Arezio, Paolo Vettori e Piero Badalassi... Maestri dell’arte liutaria di ieri e di oggi, a cui è dedicato il Festival dei concerti della liuteria toscana tra ‘700 e ‘900. 17 serate da ottobre a dicembre, a Firenze, in cui ascolteremo strumenti ad arco plasmati o restaurati da questi e altri maestri artigiani. Toscani e non solo.

A questa quinta edizione del festival - presentata stamani presso la bottega di liuteria Sorgentone e Mecatti di Firenze - è abbinata la raccolta fondi #unostrumentopertutti  per l’acquisto di un sestetto d’archi da concedere in comodato gratuito a giovani studenti  di conservatori, istituti musicali pareggiati, licei e scuole di musica. Per aderire basta andare sul sito https://gofund.me/c3c79237. Anche una piccola donazione può aiutare a far sbocciare un nuovo talento. Con il supporto delle associazioni dei liutai toscani.

Inaugurano il festival un evento e uno strumento d’eccezione. Sarà uno Stradivari del 1730 a risuonare nelle mani del violinista Davide Alogna, nel doppio appuntamento di sabato 23 e domenica 24 ottobre all’Auditorium di Santo Stefano al Ponte che vedrà sul palco l’Orchestra da Camera Fiorentina diretta da Giuseppe Lanzetta. Realizzato da Antonio Stradivari e dal figlio Omobono, il violino fa parte della ristretta cerchia di quelli definiti “dalla grande voce”. Proviene da una collezione privata il suo valore è inestimabile. Musiche di Bach, Mendelssohn e Grieg.

Dei giorni nostri, invece, il violino plasmato da Claudio Arezio e la viola a firma di Paolo Sorgentone che ascoltiamo mercoledì 27 ottobre a Palazzo Gondi insieme al Leviosa Quartet. Musiche di Mendelssohn e Brahms. Questo concerto è a ingresso libero a invito, gli interessati possono contattare la segreteria dell’Orchestra da Camera Fiorentina, tel. 333 7883225 - info@orcafi.it
Domenica 31 ottobre e lunedì primo novembre si torna all’Auditorium di Santo Stefano al Ponte con l’Orchestra da Camera Fiorentina diretta da Giuseppe Lanzetta. Perfetta la “Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra K. 364” di Mozart per mettere in risalto le doti di Luca Fanfoni e Leonardo Bartali, a cui saranno affidati, rispettivamente, un violino Gioffredo Cappa del 1690 e una viola di Piero Badalassi del 1961. Il terzo solista è Alessandro Scerbo al trombone. Completano il programma Larsson ed Elgar.

E ancora, domenica 7 e lunedì 8 novembre all’Auditorium di Santo Stefano al Ponte i Solisti dell’Orchestra da Camera Fiorentina, con in primo piano il violino realizzato nel 1929 da Giuseppe Bargelli - liutaio fiorentino che lavorò a lungo al Conservatorio – e che dopo quasi un secolo finisce nelle mani di Damiano Tognetti, a cui è affidato anche il ruolo di Concertatore. Musiche di Bach e Alessandro Marcello.
Alla liuteria italiana del XVIII secolo si ispira il francese Nicolas Gilles, che martedì 9 novembre concederà un suo magnifico e recente violoncello alla connazionale Eleonore Bernhardt, in concerto col pianista Giacomo Rossi Prodi all’Auditorium della Fondazione CR Firenze: Janacek, De Falla, Schumann e Franck.

Mercoledì 10 novembre all’Auditorium di Santo Stefano al Ponte una delle pagine più celebrate di Mozart, il “Quintetto in sol minore K 516”, insieme all’altrettanto noto “Quartetto ‘Americano” di Dvorak: sul palco I Solisti di Toscana Classica, con un violino del musicista, docente e liutaio fiorentino da Massimo Nesi e una viola del pistoiese Mauro Scartabelli.
Dalla bottega Claudio Arezio provengono i violoncelli - ispirati ai modelli di Antonio Stradivari – che Giovanni Inglese e Leonardo Ascione imbracceranno domenica 14 e lunedì 15 novembre all’Auditorium di S. Stefano al Ponte, rispettivamente con il Trio e con i Solisti dell’Orchestra da Camera Fiorentina: musiche di Beethoven, Brahms nel primo appuntamento. Tutto dedicato a Mozart il secondo.

Martedì 16 novembre l’Auditorium della Fondazione CR Firenze ritrova l’estro di Chiara Saccone, pianista di straordinario talento, stavolta in duo con la violoncellista Lisa Napoleone, musiche di Schumann e Shostakovich. Napoleone suona un violoncello Arezio del 2020.
Tutti gli strumenti utilizzati durante il festival sono coinvolti grande, doppio, evento - domenica 21 e lunedì 22 novembre all’Auditorium di S. Stefano al Ponte - che vede coinvolti l’Orchestra da Camera Fiorentina e il Coro Harmonia Cantata; direttore Giovan Battista Varoli, maestro del coro Raffele Puccianti. Musiche di Vivaldi e Colombo Taccani, di cui verrà eseguito “Matrem Magnificat” per voce recitante, coro e orchestra su testo di Pier Luigi Berdondini.
Compositore, violinista e didatta, Ferdinando Giorgetti è stato una delle figure più rappresentative della scena musicale toscana dell’Ottocento, oltre che capostipite della scuola fiorentina degli strumenti ad arco. A lui è dedicata la serata di lunedì 29 novembre alla Sala del Buonumore del Conservatorio Cherubini. A interpretare alcuni dei suoi apprezzati quartetti sono quattro giovani formazioni di studenti ed ex studenti, in collaborazione con la classe di musica d’insieme per strumenti ad arco di Alina Company.

Martedì 30 novembre si torna all’Auditorium Fondazione CR Firenze: sul palco il Quintetto dell’Orchestra da Camera Fiorentina con un programma nel segno di Schubert e Brahms. Tra gli strumenti, spiccano il contrabbasso realizzato da Gianluca Pierozzi – affidato ad Andrea Lombardo – e il violoncello firmato da Franco Giraud – suona Iacopo Luciani – a rappresentare le ultime due generazioni della liuteria fiorentina.
Il festival si chiude nel segno di Mozart, la data è quella di domenica 5 dicembre e al centro non può esserci che il noto “Requiem”: nell’anniversario della morte del genio di Salisburgo, Orchestra da Camera Fiorentina e Coro Harmonia Cantata rinnovano l’appuntamento nel Complesso Monumentale di Santa Croce, accanto alla Basilica, uno degli spazi più iconici di Firenze. Direttore Giuseppe Lanzetta, maestro del coro Raffaele Puccianti.

Inizio concerti ore 21 salvo diversa indicazione. Si accede con Green Pass. Biglietti 10 euro – ingresso gratuito a invito il 27 ottobre - è consigliato l’acquisto dei biglietti in prevendita, online su www.ticketone.it e nei punti Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita). Programma completo sul sito www.orchestrafiorentina.it. Per informazioni e prenotazioni si può contattare la segreteria dell’Orchestra, tel. 055.783374 – 333 7883225.
Il festival è organizzato da Orchestra da Camera Fiorentina in collaborazione con Ministero della Cultura, con il sostegno di Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze. Si ringraziano per l’ospitalità Opera di Santa Croce, Conservatorio Luigi Cherubini, Fondazione CR Firenze. Direzione artistica a cura del Maestro Giuseppe Lanzetta.

I CONCERTI DELLA LIUTERIA TOSCANA
ottobre  - dicembre 2021

Info concerti
Tel. 055.783374 – 3391632869

Direzione artistica
Giuseppe Lanzetta

Progetto
Orchestra da Camera Fiorentina
Ministero della Cultura

Con il sostegno di
Regione Toscana
Città Metropolitana di Firenze
Comune di Firenze

Si ringraziano per l'ospitalità
Opera di Santa Croce
Conservatorio Luigi Cherubini
Fondazione CR Firenze

Ufficio stampa I concerti della liuteria toscana
Marco Mannucci cell. 3477985172



PROGRAMMA

Sabato 23 e domenica 24 ottobre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Direttore: Giuseppe Lanzetta
Violino Solista: Davide Alogna
J.S. Bach            Concerto per violino e orchestra in la min BWV 1041
F. Mendelssohn Bartholdy    Concerto per violino e Orchestra in re minore
E. Grieg:            Holberg Suite
Violino: Stradivari del 1730

Mercoledì 27 ottobre 2021 - ore 21 - ingresso a invito
Palazzo Gondi - via dei Gondi, 2 - Firenze
LEVIOSA QUARTET
Violini: Neri Nencini e Sarah Margrethe Lie
Viola: Niccolò Presentini
Violoncello: Martina Bellesi
F. Mendelssohn Bartholdy     Quartetto per archi n.2 in la minore, op.13
J. Brahms             Quartetto per archi n.1 in do minore, op.51
Violino: Claudio Arezio del 2018
Viola: Paolo Sorgentone del 2020

Domenica 31 ottobre e lunedì 1 novembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Direttore: Giuseppe Lanzetta
Violino: Luca Fanfoni
Viola: Leonardo Bartali
Trombone solista: Alessandro Scerbo
W.A. Mozart             Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra K. 364
E. Larsson            Concertino per trombone e archi op.45 n.7
E. Elgar            Serenata per Archi
Violino: Gioffredo Cappa del 1690
Viola: Piero Badalassi del 1961, Pisa

Domenica 7 e lunedì 8 novembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
I SOLISTI DELL’ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Violino Solista e Concertatore: Damiano Tognetti
Viole: Leonardo Bartali, Flaminia Zanelli
Oboe: Davide Guerrieri
J.S. Bach             Concerto Brandeburghese n.6 per due viole e archi
A. Marcello            Concerto per oboe e archi
J.S. Bach            Concerto per violino oboe e archi in re minore
J.S. Bach            Concerto Brandeburghese n.3
Violino: Giuseppe Bargelli del 1929
Violino: Tomaso e Vincenzo Carcassi, XVIII secolo
Viola: Marino Capicchioni

Martedì 9 novembre 2021 - ore 21 – ingresso 5 euro
Auditorium Fondazione CR Firenze - via Folco Portinari, 5r – Firenze
DUO VIOLONCELLO E PIANOFORTE
Violoncello: Eleonore Bernhardt
Pianoforte: Giacomo Rossi Prodi
L. Janacek             Pohadka
E. De Falla            Suite popolare spagnola per violoncello e pianoforte
R. Schumann            Fantasiestucke op.73
C. Franck            Sonata in la maggiore per violoncello e pianoforte
Violoncello: Nicolas Gilles del 2017

Mercoledì 10 novembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
I SOLISTI DI TOSCANA CLASSICA
Violini: Emma Lanza e Ludovico Mealli
Viole: Elisa Mori e Tommaso Morano
Violoncello: Elettra Mealli
W.A. Mozart             Quintetto in sol minore K 516
A. Dvorak            Quartetto per archi n. 12 "Americano"
Violino: Massimo Nesi del 2013, Firenze
Viola: Mauro Scartabelli del 1979, Pistoia

Domenica 14 novembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
TRIO DELL’ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Pianoforte: Mattia Fusi
Violoncello: Giovanni Inglese
Clarinetto: Francesco Darmanin
Lv. Beethoven        Trio in Sib op. 11
J. Brahms            Trio in la min op.114
Violoncello: Claudio Arezio 2015, Firenze

Lunedì 15 novembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
I SOLISTI DELL’ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Violini: Damiano Tognetti e Neri Nencini
Viola: Leonardo Bartali
Violoncello: Leonardo Ascione
Oboe: Davide Guerrieri
Flauto: Angela Camerini
Clarinetto: Daniele Scala
W.A. Mozart            Quartetto KW 370 per oboe e archi
Quintetto KW 285 per flauto e archi
Quintetto KW 581 per clarinetto e quartetto d’archi
Violoncello: Claudio Arezio 2013, Firenze

Martedì 16 novembre 2021 - ore 21 – ingresso 10 euro
Auditorium Fondazione CR Firenze - via Folco Portinari, 5r – Firenze
DUO VIOLONCELLO E PIANOFORTE
Violoncello: Lisa Napoleone
Pianoforte: Chiara Saccone
R. Schumann            Adagio e Allegro per violoncello e pianoforte op.70
D. Shostakovich        Suonata per violoncello e pianoforte op. 40
Violoncello: Claudio Arezio 2015, Firenze

Domenica 21 e lunedì 22 novembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Auditorium di S. Stefano al Ponte - piazza S. Stefano, 3 - Firenze
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
CORO HARMONIA CANTATA
Direttore: Giovan Battista Varoli
Soprano: Monica Benvenuti e Paola Cigna
Mezzo Soprano: Patrizia Scivoletto
Maestro del Coro: Raffele Puccianti
A. Vivaldi            Magnificat per soli coro e orchestra
G. Colombo Taccani    Matrem Magnificat  (2019/20) per voce recitante, voce femminile, voce bianca, coro e orchestra su testo di Pier Luigi Berdondini
Tutti gli strumenti che partecipano al festival

Lunedì 29 novembre 2021 – ore 21 – ingresso 10 euro
Sala del Buonumore -  Conservatorio Cherubini - Piazzetta Belle Arti, 2 – Firenze
CONCERTO DEDICATO A FERDINANDO GIORGETTI
In collaborazione con la classe di musica d’insieme per strumenti ad arco del m° Alina Company del Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze
QUARTETTO IXIA
Violino: Pavlos Misirlis e Maria Lobo
Viola: Eleonora Falchi
Violoncello: Andrea Sernesi
F. Giorgetti             Quartetto n. 3 op. 31 in si minore (1855) dedicato a F. J. Fetis
QUARTETTO DALIA
Violino: Giulio Mennitti e Martselina Davitaya
Viola: Elena Ceccato
Violoncello: Francesca Fedi
F. Giorgetti     Quartetto n° 4 op. 32 in mi bemolle maggiore (1856) dedicato ad A. Bazzini I
QUARTETTO ELICRISO
Violino: Giulia Franceschini e Pierattilio Bazzana
Viola: Elena Ceccato
Violoncello: Martino Tazzari
F. Giorgetti     Quartetto n° 4 op. 32 in mi bemolle maggiore (1856) dedicato ad A. Bazzini II
QUARTETTO DALIA
Violino: Giulio Mennitti e Martselina Davitaya
Viola: Elena Ceccato
Violoncello: Francesca Fedi
F. Giorgetti     Quartetto n°4 op. 32 in mi bemolle maggiore (1856) dedicato ad A. Bazzini IV Finale. Allegro Vivace
QUARTETTO CAMELIE
Violino: Sarah Margrethe Rusnes Lie e Neri Landi
Viola: Diletta Landi Viola
Violoncello: Martino Tazzari
F. Giorgetti
F. Giorgetti             Quartetto n° 7 in fa maggiore op. 39 (1862) dedicato alla
“Società del Quartetto di Firenze”

Martedì 30 novembre 2021 - ore 21 – ingresso 10 euro
Auditorium Fondazione CR Firenze - via Folco Portinari, 5r – Firenze
QUINTETTO DELL’ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Violini: Damiano Tognetti e Riccardo Capanni
Viola: Leonardo Bartali
Violoncello: Iacopo Luciani
Contrabbasso: Andrea Lombardo
Pianoforte: Beatrice Muntoni
F. Schubert            Quintetto “la trota”
J. Brahms            Quintetto op.34
Violoncello Franco Giraud 1986, Firenze
Contrabasso    Gianluca Pierozzi del 2011, Firenze

Domenica 5 dicembre 2021 - ore 21 - ingresso 10 euro
Complesso monumentale di S. Croce - Piazza S. Croce – Firenze
Omaggio a Mozart nell’anniversario della morte
Strumenti: gran parte degli strumenti utilizzati nelle precedenti serate
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
CORO HARMONIA CANTATA
Direttore: Giuseppe Lanzetta
Maestro Del Coro Raffaele Puccianti
Soprano: Patrizia Cigna
Mezzo soprano: Patrizia Scivoletto
Tenore: Vladimir Reutov
Basso: Diego Colli
W.A. Mozart                       Ave Verum Corpus per Coro e Archi KV 618
W.A. Mozart                       Requiem per Soli Coro e Orchestra in Re minore KV 626

Info concerti
Tel. 055.783374 – 3391632869

Direzione artistica
Giuseppe Lanzetta

Progetto
Orchestra da Camera Fiorentina
Ministero della Cultura

Con il sostegno di
Regione Toscana


Nicoletta Currradi



domenica 17 ottobre 2021

Al Museo degli Innocenti la mostra I LOVE LEGO

 



La mostra I LOVE LEGO è un’occasione assolutamente da non perdere per tutti gli appassionati, per le famiglie e per i più piccoli, che – fino al 31 Gennaio 2022 – potranno passare una giornata da protagonisti in un’atmosfera magica e divertente che ha come protagonista quei mattoncini “prodigiosi” che ogni anno fanno giocare oltre 100 milioni di persone. Le opere del Museo degli Innocenti dialogheranno con la mostra temporanea in una sintesi tra il mondo dei bambini, tra passato e contemporaneo in oltre 2mila metri quadrati di spazio espositivo.


I leggendari mattoncini, che hanno fatto parte dell’infanzia di ogni bambino, ma anche del divertimento di tanti adulti, ritornano nell’edizione 2021 della mostra I LOVE LEGO. A Firenze la mostra avrà sede nel Museo degli Innocenti, all’interno della secentenaria istituzione dell’Istituto degli Innocenti da sempre impegnata nell’accoglienza e nella difesa e promozione dei diritti di bambini e adolescenti.


Oltre 2mila metri quadrati di spazio espositivo dove le opere della collezione del Museo degli Innocenti, i cortili rinascimentali e la storica Terrazza del Verone dialogheranno in un continuum tra storia, presente e futuro con gli allestimenti e le riproduzioni colorate a firma LEGO e con le tante attività per grandi e piccoli che saranno proposte all’interno della manifestazione.

L’autore del Campanile e di Santo Croce è Luca Petraglia.




La mostra, non sponsorizzata direttamente da Lego, è stata realizzata dal più importante gruppo di collezionisti privati che abbiamo in Italia.


Museo degli Innocenti

Piazza della Santissima Annunziata, 13, 50121 Firenze


Fabrizio Del Bimbo

A Palazzo Strozzi le opere di Jeff Koons

 



Dal 2 ottobre 2021 Palazzo Strozzi accoglie una nuova grande mostra dedicata a Jeff Koons, una delle figure più importanti e discusse dell’arte contemporanea a livello globale. A cura di Arturo Galansino e Joachim Pissarro, la mostra porta a Firenze una selezione delle più celebri opere di un artista che, dalla metà degli anni Settanta a oggi, ha rivoluzionato il sistema dell’arte internazionale.


Sviluppata in stretto dialogo con l’artista, la mostra Jeff Koons. Shine ospita prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali, proponendo come originale chiave di lettura dell’arte di Jeff Koons il concetto di “shine” (lucentezza) inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire.


Autore di opere entrate nell’immaginario collettivo grazie alla capacità di unire cultura alta e popolare, dai raffinati riferimenti alla storia dell’arte alle citazioni del mondo del consumismo, Jeff Koons trova nell’idea di “lucentezza” (shine) un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte. Le opere dell’artista americano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda. Come afferma lo stesso Koons: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte”.


Jeff Koons nasce nel 1955 a York, Pennsylvania. Ha studiato al Maryland Institute College of Art di Baltimora e alla School of the Art Institute di Chicago. Vive e lavora a New York.

Dalla prima mostra personale nel 1980, le sue opere sono state esposte nelle principali gallerie e istituzioni di tutto il mondo. Nel 2014 il Whitney Museum of American Art lo ha celebrato con Jeff Koons: A Retrospective, ospitata poi dal Centre Pompidou di Parigi e dal Guggenheim Museum di Bilbao.

Jeff Koons è noto per opere iconiche come Rabbit e Balloon Dog o per la monumentale scultura floreale Puppy (1992), esposta al Rockefeller Center e in seguito installata permanentemente al Guggenheim Museum di Bilbao. L’artista ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il “Distinguished Arts Award” del Governor’s Awards for the Arts dal Pennsylvania Council on the Arts e il “Golden Plate Award” dell’American Academy of Achievement. Nel 2001 il presidente Jacques Chirac lo ha nominato “Officier de la Legion d’Honneur”, e nel 2013 il Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton gli ha tributato la U.S Department of State’s Medal of Arts. Nel 2017 è stato il primo ospite nella residenza d’artista Mortimer B. Zuckerman Mind Brain Behavior Institute della Columbia University ed è stato nominato membro onorario della Edgar Wind Society dell’Università di Oxford. Dal 2002 è membro del Board dell’International Center for Missing & Exploited Children (ICMEC), ed è co-fondatore del Koons Family International Law and Policy Institute, istituzioni che si prefiggono di contrastare lo sfruttamento dei minori e la protezione dell’infanzia a livello globale.

Tra le sue mostre più recenti: Jeff Koons: Absolute Value. Selected works from the Collection of Marie and Jose Mugrabi (Tel Aviv Museum of Art 10 marzo 20​20-​3 aprile 2021), Appearance Stripped Bare: Desire and Object in the Work of Marcel Duchamp and Jeff Koons, Even (Museo Jumex, Mexico City 19 maggio-29 settembre 2019), Jeff Koons at the Ashmolean (Ashmolean Museum, Oxford 7 febbraio-9 giugno 2019) e Jeff Koons: Mucem. Works from the Pinault Collection (Mucem, Marsiglia, 19 maggio-18 ottobre 2021).


Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. Main partner: Intesa Sanpaolo.


Fabrizio Del Bimbo


giovedì 14 ottobre 2021

La cerimonia del Florence Ambassador Award

 




Dopo la pausa imposta dalla pandemia, torna il Florence Ambassador Award, l'evento che accende i riflettori sulla meeting industry fiorentina attraverso i suoi protagonisti e le personalità che contribuiscono al suo successo. 

Il 14 ottobre  2021 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio sono stati premiati 33 nomi del mondo accademico e professionale che si sono impegnati per favorire l'acquisizione di congressi ed eventi con ricadute importanti sull’indotto economico di Firenze. La manifestazione, giunta alla sua quinta edizione, è promossa dal Comune di Firenze, in collaborazione con il Destination Florence Convention and Visitors Bureau e Firenze Fiera Congress and Exhibition Center, ed è sostenuta dalla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura. “Facciamo crescere Firenze insieme”: questo lo slogan della manifestazione e del FALP (Florence Ambassador Leadership Programme), programma che dal 2014 promuove e incentiva la collaborazione tra istituzioni, operatori del settore e Università per favorire l'acquisizione di eventi di qualità e dall’alto valore scientifico.


Chi sono i 33 ambasciatori_ Il Florence Ambassador Award celebra e sottolinea l'importanza delle sinergie tra il mondo accademico e quello turistico congressuale, ma amplia anche il suo sguardo ad altri settori della vita cittadina che contribuiscono a fare di Firenze una città internazionale, ambita per la sua bellezza, per il tessuto sociale ed economico e per l'efficienza dei servizi offerti. Scorrendo l'elenco dei 33 Ambassador che verranno premiati domani, si scorgono nomi che arrivano dall'università, dalla ricerca, dalle aziende ospedaliere, dalle imprese, dal giornalismo e dalla cultura. Tra questi, c'è Erasmo Carrera, presidente AIDAA - Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica, premiato per il suo contributo fondamentale all'acquisizione, in piena pandemia, del congresso ICAS 2024. Da citare anche Iacopo Olivotto, professore di Malattie Cardiovascolari e responsabile del Centro Regionale per le cardiomiopatie ipertrofiche; Giovanni Ferrara, professore ordinario Dip. Ingegneria Industriale dell'Università degli Studi di Firenze; Marco Bellandi, professore ordinario Dip. Scienze per l'Economia e l'Impresa dell'Università degli Studi di Firenze; e e Francesco Annunziato, professore di Patologia Generale Università degli Studi di Firenze, che ha contribuito a portare a Firenze per la prima volta il prestigioso congresso ECI EFIS, che coinvolgerà un volume di più di 3mila persone. Il prestigioso riconoscimento andrà anche a Laura Biancalani (direttore generale Andrea Bocelli Foundation), Agnese Pini (direttrice de “La Nazione”), Claudio Cerasa (direttore de “Il Foglio”), Zubin Mehta (direttore onorario a vita del Maggio Musicale Fiorentino), Cinzia TH Torrini (regista) e Rino Rappuoli (direttore scientifico e il responsabile della attività di ricerca e sviluppo esterna presso GlaxoSmithKline Vaccines di Siena).

Il settore congressuale fiorentino_ Dopo l'acquisizione del 34° Congresso ICAS (International Council of the Aeronautical Sciences), in programma al Palazzo dei Congressi e al Palazzo degli Affari dal 9 al 13 settembre 2024, per cui sono attesi circa 1.000 delegati provenienti da tutto il mondo, Firenze si appresta a riscattarsi dalla brusca battuta di arresto che l'emergenza Covid ha inflitto alla meeting industry italiana. Oltre ai numerosi eventi già in programma, sono 11 i congressi acquisiti negli ultimi mesi da qui al 2027, grazie alle attività di business development portate avanti da Firenze Convention Bureau e Firenze Fiera unitamente alla filiera locale, per un giro d'affari di oltre 27 milioni di euro. Una conferma ulteriore che le attività di promozione della città non si sono arrestate nemmeno durante i mesi più difficili della pandemia. Si tratta di segnali forti di ripresa dopo un 2020 che è stato l'anno nero del settore. Secondo gli ultimi dati OICE, l’Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi, raccolti tra dicembre 2020 e gennaio 2021, il 29,8% delle sedi congressuali e fieristiche italiane non ha svolto attivitaÌ. Il restante 70,2% ha ospitato 69.880 eventi in presenza (-83,8% rispetto al 2019), per un totale di 3.996.540 partecipanti (-86,3%) e 5.847.330 presenze (-86,5%); in un totale le giornate di attivitaÌ al netto di allestimenti e disallestimenti sono state 95.020 (-84,5%), pari a 24,8 giorni medi netti di durata degli eventi per sede attiva. Secondo le rilevazioni Istat, tutto questo si è tradotto nella riduzione del fatturato rispetto al 2019 del 79%.

​Nicoletta Curradi

Fabrizio Del Bimbo

venerdì 8 ottobre 2021

Alla Fortezza da Basso "Conoscere e curare il cuore" XXXVIII edizione

 La XXXVIII edizione del congresso “Conoscere e Curare il Cuore”, organizzata dalla Fondazione “Centro Lotta contro l’Infarto” dal 7 all’10 ottobre 2021 a Fortezza da Basso - Firenze, è la seconda, in “era di pandemia”, e la prima, dall’avvento della campagna vaccinale.  Una edizione, questa del 2021, nella quale le evidenze dei dati, sempre più solide, saranno al centro del dibattito della cardiologia italiana che tanto si è battuta, da sempre, ma soprattutto in questo momento difficile, per “costruire salute” sulla base di strategie terapeutiche evidence based.  Per questo, la Fondazione continua a centrare il proprio dibattito interno sull’innovazione ed interconnessione degli approcci, oltre che sulla personalizzazione delle cure, quale metodologia imprescindibile per garantire impatti positivi sulle strategie di salute pubblica. Da qui, temi del confronto di quest’anno.




Francesco Prati, Presidente Centro Lotta contro l’Infarto – Fondazione Onlus

Eloisa Arbustini, Centre for Inherited Cardiovascular Diseases – IRCCS, Foundation University Hospital Policlinico San Matteo, Pavia

Pierluigi Termporelli - Dirigente medico presso Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS – Gattico - Veruno

Moderati dal giornalista Luciano Onder, hanno incontrato la stampa per comunicare i progressi in campo  cardiologico .




Gli studi confermano che il declino cognitivo è una patologia sempre più connessa al cuore perché è stata dimostrata una correlazione evidente tra fattori di rischio cardiovascolari e declino cognitivo. Infatti, il numero di persone affette da demenza nel mondo è in progressivo aumento a causa della espansione della popolazione geriatrica, nella quale tale condizione clinica è più frequente e a causa dell’enorme diffusione dei fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione generale. Le potenzialità dementigene dei fattori di rischio cardiovascolare iniziano a estrinsecarsi piuttosto precocemente, ragione per cui è fondamentale una loro pronta correzione prima che possano innescare ed amplificare i meccanismi fisiopatologici sottesi al declino cognitivo. 

Prima, tra tutti i fattori di rischio, è l’ipertensione la cui presenza nell’età giovane-adulta si associa ad un aumentato rischio di demenza nell’età avanzata. Nella coorte di 1.440 individui di mezza età (media 55 anni) del Framingham Offspring, la presenza di una pressione sistolica >140 mnHg è risultata associata nel corso di un follow-up di 18 anni ad un aumento del 60% del rischio di demenza. La persistenza di elevata pressione anche nell’età avanzata (media 60 anni) è risultata associata ad un ulteriore incremento del rischio. Recentemente i risultati dello studio Systolic Blood Pressure Intervention Trial Memory and Cognition in Decreased Hypertension (SPRIN MIND) hanno fornito un nuovo e più vigoroso supporto all’ipotesi di una possibile prevenzione della demenza attraverso un efficace trattamento dell’ipertensione arteriosa, producendo la prima convincente dimostrazione dell’efficacia della terapia antipertensiva nel prevenire il declino cognitivo senile. 

Anche il diabete mellito di tipo 2 è associato ad un significativo aumento del rischio di demenza. Una recente meta-analisi di 14 studi di coorte per un totale di 2.3 milioni di individui con diabete mellito di tipo 2, di cui 102.174 affetti anche da demenza, ha dimostrato un significativo rischio di demenza con una relazione diretta tra durata e severità della malattia e rischio di sviluppare demenza. Queste evidenze epidemiologiche trovano fondamento nella condivisione, da parte delle due entità morbose (diabete e demenza) di importanti determinanti fisiopatologici, quali la condizione di insulino-resistenza, l’aumentato stress ossidativo e la microinfiammazione cronica, tanto da spingere i ricercatori ad etichettare la malattia di Alzheimer come “diabete mellito di tipo 3”. Anche l’obesità è fattore di rischio del declino cognitivo. La relazione tra eccedenza ponderale e declino cognitivo è stata oggetto di una recente revisione di 19 studi longitudinali, per un totale di 589.649 individui di età compresa tra 35 e 65 anni, seguiti nel corso di un follow-up fino a 42 anni. I risultati dimostrano un aumentato rischio di demenza nei pazienti con obesità conclamata, ma non nei soggetti in sovrappeso. Di contro, una meta-analisi di 7 studi randomizzati controllati (468 partecipanti) e 13 studi longitudinali (551 partecipanti), su soggetti adulti (età media 50 anni) con eccedenza ponderale o franca obesità ma senza evidenza di demenza, ha dimostrato un significativo miglioramento dell’attenzione e della memoria nei soggetti con BMI >25 a seguito di un decremento ponderale di almeno 2 kg occorso in un intervallo temporale compreso tra 2 e 12 mesi. 

Anche i fumatori sono esposti da un lato, ad un aumentato rischio di demenza e, dall’altro, ad una aumentata probabilità di morire prima dell’età in cui più frequentemente la demenza si sviluppa, aspetto quest’ultimo che inevitabilmente rappresenta un bias interpretativo della relazione tra fumo e rischio di demenza. Uno studio di coorte, recentemente pubblicato, che ha incluso 46.140 uomini con età >60 anni, ha dimostrato un ridotto rischio di demenza nei soggetti che non avevano mai fumato e in quelli che avevano smesso di fumare da almeno 4 anni rispetto a quelli che avevano continuato a fumare. 

Inoltre, nel corso degli ultimi anni un crescente interesse è stato rivolto dalla letteratura scientifica all’ipotesi che i disturbi del sonno possano condizionare un aumentato rischio di sviluppare sia eventi cardiovascolari che demenza. Due meta-analisi recentemente pubblicate hanno fornito la medesima dimostrazione di un significativo incremento del rischio di demenza nei pazienti che presentavano disturbi del sonno in generale (durata del sonno breve o lunga, qualità del sonno scadenze, alterazioni del ritmo circadiano, insonnia, sindrome delle apnee ostruttive). Questi disturbi del sonno sono risultati associati ad un aumentato rischio di demenza in generale e di malattia di Alzheimer. La relazione tra durata del sonno e rischio di declino cognitivo sembra avere un andamento ad U con un aumentato rischio di demenza in generale e di malattia di Alzheimer per una durata del sonno <5 ore. 


“La dimensione del rischio cardiovascolare” - commenta Francesco Prati, Presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto – ha prodotto, grazie all’avanzare della ricerca, scenari e strumenti di valutazione di ultima generazione che hanno messo in correlazione, in modo sempre più evidente, il rischio genetico cardiovascolare e l’aterosclerosi. Negli ultimi anni, infatti, la genetica si è proposta come soluzione più precisa nel definire il rischio di sviluppare aterosclerosi od eventi infartuali. Si è insistito sulla ricerca di portatori di rare mutazioni monogeniche, che comportavano un rischio di gran lunga aumentato di sviluppare malattia coronarica. Tuttavia il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare va considerato poligenico e va pertanto messo in relazione a più mutazioni del genoma, che insieme possono identificare una fetta della popolazione a rischio di eventi cardiaci. A partire dal 2007, sono stati individuati oltre 50 loci tra di loro indipendenti che si associavano alla possibilità di sviluppare malattia coronarica. Questi alleli, quando aggregati in uno score del rischio poligenico, sono in grado di predire la presenza di aterosclerosi e conseguentemente la possibilità che si verifichino eventi coronarici. Il rischio poligenico per l’identificazione della malattia coronarica è ora una realtà. Recenti studi hanno quantificato il rischio poligenico in oltre 50.000 soggetti. Il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari aumentava del 91% nei soggetti che appartenevano al quintile più alto, rispetto a coloro che facevano parte del quintile più basso. Lo stile di vita aveva tuttavia un ruolo importante, essendo in grado di modificare il rischio genetico. Ad esempio nel sottogruppo con il rischio genetico più alto, uno stile di vita corretto si associava a una riduzione del rischio relativo di eventi coronarici del 46%. 

La componente genetica dell’infarto può essere ricondotta a due tipologie: monogenica e poligenica. Sono noti geni come il APOB, LDLR, PCSK9, che, in presenza di mutazioni patogenetiche, sono responsabili di alterazioni nel metabolismo del colesterolo LDL, causando ipercolesterolemia familiare. Queste mutazioni possono essere identificate grazie al sequenziamento con tecnologia Next Generation Sequencing (NGS) e ad analisi bioinformatiche, la cui patogenicità viene poi confermata dal genetista. Individuare portatori di mutazioni patogenetiche nei geni causanti ipercolesterolemia familiare è fondamentale, poiché questi pazienti presentano un rischio di sviluppare infarto circa tre volte superiore rispetto ai non portatori. Esiste però anche un'altra modalità di ereditare per via genetica la condizione di ipercolesterolemia familiare, quella poligenica, in cui non si riscontrano mutazioni (i.e. errori nel codice genetico che causano un'alterazione della proteina codificata) ma un aumento di alleli di variazioni comuni, chiamati polimorfismi. I polimorfismi sono delle variazioni che non causano un’alterazione del gene, ognuna con un piccolo effetto sul rischio: quando invece queste variazioni si sommano, conferiscono un significativo aumento del rischio genetico di sviluppare il fenotipo con patologia. Si sono messi a punto polimorfismi per la presenza di aterosclerosi coronarica (score poligenico per coronaropatia) che sono in grado di amplificare il rischio legato alla colesterolemia LDL. Questo comporta che persone con livelli di LDL considerati moderatamente preoccupanti (e.g. 130-160 mg/dL) abbiano in realtà lo stesso rischio di chi ha una marcata ipercolesterolemia (LDL > 190 mg/dL).  Lo score poligenico non è correlato con nessun altro fattore di rischio, come per esempio ipertensione o altri lipidi, essendo stato sviluppato per evidenziare l’aterosclerosi. Gli score poligenici chiamati in inglese Polygenic Risk Score (PRS) possono essere composti anche da milioni di variazioni genetiche localizzate in regioni del genoma codificanti e intergeniche, essendo quindi coinvolte anche nella trascrizione genica. Lo sviluppo di nuovi PRS per le coronaropatie ha avuto una grandissima accelerazione negli ultimi tre anni, grazie all'utilizzo di dataset genomici prospettici per effettuare validazioni cliniche su larga scala. Il PRS ha grande utilità quando inserito all’interno di una stima del rischio assoluto, in quanto rende possibile, attraverso la stima della componente genetica dell’infarto, riclassificare individui da rischio intermedio medio a rischio alto. 

“Una ragionevole alternativa alla stima del rischio poligenico per lo sviluppo dell’aterosclerosi consiste nell’impiego di tecniche di imaging non invasivo per valutarne la presenza. E’ oggi possibile - continua Francesco Prati - cercare l’aterosclerosi attraverso tecniche di imaging nel distretto arterioso femorale, carotideo o coronarico. Secondo i ricercatori dello studio PESA, la ricerca dell’aterosclerosi sub clinica andrebbe effettuata preferibilmente nel distretto femorale, che è più facilmente interessato dall’aterosclerosi. 

Focalizzando l'attenzione nei soggetti con età compresa tra i 50 ed i 54 anni, quella in cui abitualmente viene suggerita un’iniziale visita cardiologica di prevenzione primaria, la percentuale di aterosclerosi nei distretti carotidei, iliaco femorale e coronarico erano, nel sesso maschile, rispettivamente del 48% 72% e 43%. E’di grande impatto l’osservazione che, superati i 50 anni, oltre 7 soggetti su 10, abbiano aterosclerosi iliaco femorale. Rimane tuttavia la tendenza alla ricerca dell’aterosclerosi in distretti che potremmo definire più nobili (cervello e cuore) utilizzando l’ultrasonografia delle carotidi o il calcium score coronarico. Il calcium core è una metodica ben validata, poco esposta ad una soggettività interpretativa ed in grado di stratificare il rischio di eventi cardiovascolari, come dimostrato da più studi clinici”.


La ricerca scientifica ha dimostrato che se, da una parte, i miglioramenti conseguiti negli ultimi decenni, nella diagnosi precoce e nel trattamento farmacologico del cancro, hanno determinato un netto aumento della sopravvivenza, tuttavia, dall’altra, questo miglioramento nell’aspettativa di vita dei pazienti affetti da cancro, si accompagna ad un aumento del rischio di sviluppare effetti collaterali, anche a lungo termine, indotti dalla chemioterapia. La cardiotossicità indotta dai trattamenti antitumorali è una complicanza comune a molte terapie antineoplastiche e una causa frequente di morbilità e mortalità nei sopravvissuti al cancro. Le antracicline hanno rappresentato negli ultimi 5 decenni e rappresentano tutt’oggi la terapia chiave nel trattamento dei tumori della mammella e dei tumori ematologici. Tuttavia, il beneficio in sopravvivenza è limitato dalla cardiotossicità che viene definita dall’American Society of Echocardiography come una riduzione del 10% della frazione di Eiezione Ventricolare Sinistra (FE) <53%. La cardiotossicità da antracicline è stata rilevata nel 98% dei casi, entro il primo anno dopo il completamento del trattamento. Le attuali strategie cliniche di gestione della tossicità da antracicline si concentrano sul rilevamento tempestivo del danno subclinico attraverso tecniche di imaging cardiaco e biomarcatori. Tuttavia, questi interventi sono focalizzati sul controllo del danno piuttosto che su un vero approccio preventivo. Sfortunatamente, nonostante decenni di sforzi per migliorare le strategie di prevenzione primaria, non esiste ancora una terapia farmacologica soddisfacente per evitare questa complicanza. In ambito prettamente cardiologico, le strategie di prevenzione primaria si sono rivolte principalmente all’uso di ace inibitori, sartani e beta bloccanti. In tale contesto, appare fondamentale, da una parte, la valutazione del rischio cardiovascolare basale dei pazienti oncologici mediante costruzione di score dedicati che consentano di identificare tempestivamente quelli ad aumentato rischio di complicanze - garantendo un approccio personalizzato, dall’altra, la messa a punto di nuove strategie che consentano un’identificazione precoce dei pazienti che possono beneficiare delle terapie cardioprotettive.


L’edizione del 2021 sarà l’occasione per mettere in discussione i tradizionali “falsi miti” della cardiologia. Infatti, un tema ampiamente dibattuto dalla comunità cardiologica, da sempre, è quello della non opportunità dell’angioplastica primaria tardiva (oltre le 12 ore). Infatti, mentre l’ipotesi dell’arteria aperta “precocemente” è stata da sempre confermata, quella dell’arteria aperta “tardiva” (cioè, la riperfusione di un’arteria occlusa correlata all’infarto in un momento troppo tardivo per il salvataggio miocardico e in pazienti senza sintomi in atto) è rimasta controversa per anni. Questo perché, il meccanismo con cui le cellule del miocardio sfuggono alla morte irreversibile, nonostante ore di ridotto apporto di ossigeno, non è stato completamente chiarito. Diverse, infatti, sono le variabili che potrebbero entrare in gioco: la possibile formazione di una circolazione collaterale come meccanismo per preservare la vitalità miocardica e la dinamicità dell’evoluzione dell’infarto miocardico acuto, da intendersi come instabilità della placca all’interno di un processo dinamico e non facilmente riconducibile ad una precisa ristretta finestra temporale.  La possibilità che possa essere ottenuto un salvataggio miocardico anche nei pazienti che si presentano tardivamente trattati con PCI è stata valutata in diversi studi. Busk et al. hanno analizzato i risultati della tomografia computerizzata a emissione di fotone singolo eseguita in 396 pazienti con STEMI ed è stato osservato un salvataggio sostanziale (>50% dell’area a rischio) nel 41% dei presentatori tardivi trattati con angioplastica primaria nonostante l’occlusione totale del vaso responsabile dell’infarto. Gierlotka at. hanno valutato 2.036 pazienti con STEMI che si sono presentati a 12-24 ore dall’insorgenza dei sintomi e hanno osservato che l’approccio invasivo (esecuzione dell’angioplastica coronarica a 12-24 ore dall’insorgenza dei sintomi) era significativamente associato a un miglioramento clinico a 12 mesi rispetto all’approccio conservativo (trattamento non invasivo o esecuzione di angiografia coronarica a >24 h dall’insorgenza dei sintomi), con un rischio relativo di 0.73. Questi risultati clinici sono stati ulteriormente supportati da studi meccanicistici e di registro che hanno utilizzato la risonanza magnetica cardiaca: mentre il salvataggio miocardico è risultato inferiore nei presentatori tardivi rispetto a quelli precoci, un sostanziale salvataggio miocardico era documentabile anche quando l’angioplastica viene eseguita fra le 12 e le 48 dall’insorgenza dei sintomi. Sulla base di questi studi, le Linee Guida Europee del 2017 raccomandano l’angioplastica primaria nei pazienti instabili che si presentano a 12-24 h dall’insorgenza dei sintomi e che mostrano segni di ischemia in atto e suggeriscono l’impiego dell’angioplastica primaria di routine per pazienti STEMI stabili che si presentano da 12 a 48 h dall’insorgenza dei sintomi.


Tra i falsi miti, annoveriamo anche quello relativo all’attività fisica: è vero che fa sempre bene? L'attività fisica regolare è un noto fattore protettivo per la prevenzione delle malattie non trasmissibili come le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2, il cancro al seno e al colon, oltre a produrre benefici per la salute mentale, ritardare l'insorgenza della demenza e contribuire al mantenimento di un adeguato peso corporeo ed al benessere generale.  Le attuali linee guida di fatto raccomandano l'attività fisica in qualsiasi forma e non distinguono tra i diversi ambiti, ad es. attività fisica svolta durante il tempo libero, domestico o lavorativo. Nuove evidenze suggeriscono, infatti, un contrasto tra gli effetti sulla salute della attività fisica nel tempo libero rispetto a quella in ambito lavorativo. In particolare, mentre una attività fisica anche di elevata intensità nel tempo libero è stata associata a risultati positivi sulla salute, per l’attività fisica in ambito lavorativo sono state documentate conseguenze sfavorevoli sia per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, le assenze per malattia in generale e la mortalità da tutte le cause. Questi effetti contrastanti dell’attività fisica nel tempo libero rispetto a quella in ambito lavorativo costituiscono il cosiddetto “paradosso dell’attività fisica” che fino a pochi anni fa era stato solo marginalmente considerato. Recentemente, il rischio di eventi cardiovascolari maggiori (MACE) e di mortalità da tutte le cause in rapporto alla attività fisica lavorativa o nel tempo libero è stato indagato nel Copenaghen General Population Study, un ampio studio contemporaneo su 104.046 maschi e femmine con valutazione basale nel 2003-2004 e successivo follow-up medio di 10 anni. Mentre per l’attività fisica nel tempo libero è stata confermata una relazione inversa con MACE e mortalità da tutte le cause, un incremento di MACE e mortalità è stato invece trovato in rapporto al livello crescente di attività fisica in ambito lavorativo da lieve a moderato a intenso. Recenti studi epidemiologici documenterebbero quindi che una attività fisica lavorativa intensa aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e la mortalità. Tra le ipotesi formulate, innanzitutto: l’attività fisica lavorativa è spesso fatta di sforzi ripetitivi di resistenza di brevi periodi mentre quella durante il tempo libero è solitamente aerobica, più adatta a migliorare la forma fisica e la salute cardiovascolare. Di conseguenza l’attività fisica lavorativa aumenta e non riduce la frequenza cardiaca e la frequenza cardiaca elevata è un noto fattore di rischio cardiovascolare. Anche la pressione arteriosa può essere aumentata da sforzi continui quali sollevamento pesi o posture statiche, con conseguenti sfavorevoli ripercussioni. Inoltre, l’attività lavorativa, rispetto a quella ricreativa, è eseguita con più brevi periodi di recupero e spesso senza adeguato controllo delle condizioni lavorative. Va ricordato che a livello globale, circa il 50% della forza lavorativa opera all’esterno senza sufficiente attenzione alle condizioni climatiche, alla idratazione, alle pause ristoratrici con conseguente stress calorico, cosa che non avviene durante l’attività fisica ricreativa. Anche i turni lavorativi notturni e fattori ambientali quali rumore e inquinamento atmosferico potrebbero influire. Infine, ma non da ultimo, l’attività lavorativa intensa aumenta i livelli di infiammazione (es. proteina C reattiva) che rimangono elevati senza adeguati tempi di riposo per cui l’organismo non ha tempo per recuperare.


E’ indubbio che l’alta tecnologia abbia portato un contributo fondamentale allo sviluppo di pratiche cliniche sempre più innovative. Il pacemaker senza fili (wireless), ad esempio, ha fatto passi da gigante arrivando, dall’elettrostimolazione alla sincronizzazione. Infatti, l’introduzione dell’elettrostimolazione cardiaca transvenosa nella metà dello scorso secolo ha segnato uno dei principali progressi della medicina moderna, consentendo un miglioramento della qualità di vita e, in molti casi, una riduzione della mortalità dei pazienti affetti da bradiaritmie. Nel corso degli anni, la tecnologia è evoluta significativamente, consentendo l’impianto di dispositivi atti alla prevenzione della morte improvvisa (defibrillatori) ed alla cura dello scompenso (resincronizzazione, CRT), ma ciò nonostante tale terapia rimane ancora associata ad un rischio significativo di complicanze, fondamentalmente legate alla presenza degli elettrocateteri e della tasca in cui si alloggia il dispositivo. Per superare tali complicanze, la ricerca tecnologica ha avviato una avanzata sperimentazione relativa ad una metodologia wireless di stimolazione endocardica del ventricolo sinistro mediante il sistema WISE-CRT. Tale sistema fornisce una stimolazione wireless trasmettendo energia acustica da un trasmettitore generatore di impulsi, impiantato sottocute, ad un elettrodo ricevitore, impiantato nella parete del ventricolo sinistro. Questo converte l’energia acustica in energia elettrica e la utilizza per il pacing. Tale tecnologia ha dimostrato sì un’efficacia importante - la procedura è riuscita in 13 dei 17 soggetti (76%) ed a 6 mesi tutti i 13 pazienti che erano stati impiantati erano vivi, ma 7 eventi avversi maggiori si sono verificati in 6 pazienti (35%). Per questo, è stato messo a punto un nuovo sistema che è stato testato nel SELECT-LV (Safety and performance of Electrodes implanted in the Left Ventricle) study: 35 dei 39 pazienti arruolati sono stati sottoposti alla procedura che è stata coronata da successo in 34 (94.4%). Non si è verificato nessun tamponamento cardiaco. Dopo 6 mesi il pacing biventricolare era ottenuto nel 93.9% dei pazienti e l’84.8% aveva presentato un miglioramento clinico.  Poiché il tasso di complicanze, anche gravi, non è stato valutato trascurabile, per il momento la procedura è da limitare ai centri con maggiore expertise e avvalendosi sempre dello stand-by cardiochirurgico.


Fabrizio Del Bimbo

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