sabato 31 ottobre 2020

In Sala d'Arme "Raffaello e Firenze"





In  occasione dell’anniversario della morte di Raffaello (1520-2020), il Comune di Firenze e MUS.E, con il sostegno del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio e in collaborazione con il Palais de Beaux-Arts de Lille, organizzano la mostra Raffaello e Firenze, a cura di Valentina Zucchi e Sergio Risaliti. L’esposizione, che si terrà nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio fino al 31 dicembre 2020 e che prevede una fruizione in piena sicurezza anti-Covid, vuole valorizzare il periodo fiorentino dell’artista, ovvero gli anni in cui Raffaello, già munito di gloria e di onori, tra la fine del 1504 e l’inizio del 1505, si trasferisce nella capitale toscana e vi soggiorna a lungo, fino al trasferimento a Roma nel 1508. Ad attrarlo, il fervido clima fiorentino del primo Cinquecento, i cui episodi più brillanti sono attestati dalla colossale statua del David, appena posizionata in piazza Signoria, e dal cartone di Sant’Anna di Leonardo, ma anche dai meravigliosi lavori di Leonardo e Michelangelo per la sala del Maggior Consiglio del palazzo civico. L’esposizione sarà corredata da un catalogo pubblicato da Edifir in uscita a novembre, a cura di Valentina Zucchi e Sergio Risaliti, con contributi, tra gli altri, di Cristina Acidini e Vincenzo Farinella.


La mostra Raffaello e Firenze ruoterà attorno al Ritratto di giovane donna in busto, un prezioso disegno oggi al Palais des Beaux-Arts de Lille, risalente agli anni fiorentini di Raffaello ed emblematico dell’intenso dialogo intrattenuto con i grandi artisti incontrati in città, primo fra tutti Leonardo. Un prestito eccezionale con il quale il Comune di Firenze vuole onorare il genio di Raffaello, ricordando l’ambiente artistico e culturale dei primi anni del Cinquecento, quando Firenze fu ‘scuola del mondo’. Intorno all’opera, proiettato sulle pareti della Sala d’Arme, un racconto multimediale permetterà di ripercorrere gli anni che hanno inciso profondamente sulla formazione dell’artista urbinate, introducendo significativi cambiamenti nel suo stile. Il fllmato, immersivo, è a cura di Valentina Zucchi e Art Media Studio e illustra la rete relazionale, politica e sociale, oltre che artistica, intessuta da Raffaello, raccontandone le vicende e mostrando i capolavori di quel periodo, come i Ritratti di Agnolo Doni e di Maddalena Strozzi e la Madonna del Cardellino, tuttora conservati a Firenze presso le Gallerie degli Uffizi. 

All’iniziativa si affiancheranno percorsi guidati nel centro storico, sui luoghi correlati al soggiorno del pittore, definiti d’intesa con l’Ufficio Patrimonio Mondiale dell’amministrazione civica, sempre in assoluta sicurezza: si terranno tutti i sabati e tutte le domeniche alle 15.00, da sabato 7 novembre sino alla fine di dicembre (prenotazione obbligatoria al numero 055 2768224 o alla mail info@muse.comune.fi.it).

Grazie al sostegno di Unicoop Firenze, inoltre, sarà possibile fruire di un programma di appuntamenti digitali dedicati all’artista e rivolti al grande pubblico, condotti da storici dell’arte ed esperti, con la finalità di approfondire singoli aspetti, opere o tematiche del periodo fiorentino di Raffaello.




A Firenze Raffaello arriva in anni di grande fermento per la città al fine di completare la sua formazione e ottenere importanti committenze. Il dialogo intenso avuto qui con gli artisti del tempo, tra cui Fra Bartolomeo, Ridolfo del Ghirlandaio, Baccio d’Agnolo, Andrea Sansovino, i Sangallo, ma soprattutto con Leonardo e Michelangelo, apre la strada all’introduzione di importanti cambiamenti nel suo stile. Ne condizionerà sicuramente la costruzione dei personaggi, i rapporti tra le figure, la rappresentazione del movimento, oltre a sviluppare un’attenzione maggiore ai valori atmosferici e cromatici. Al contatto con l’ambiente fiorentino si deve anche la maturazione di una struttura compositiva più salda e sintetica che si compenetra con il linguaggio descrittivo e tattile acquisito negli anni della formazione insieme all’armonia compositiva e alla luminosa tavolozza, raggiungendo una straordinaria sintesi tra immagine ideale e immagine reale. Lo riconosceva anche Giorgio Vasari ammettendo: né tacerò che si conobbe, poi che fu stato a Firenze, che egli variò e abbellì tanto la maniera, mediante l’aver veduto molte cose e di mano di maestri eccellenti, che ella non aveva che fare alcune cosa con quella prima […]” (Giorgio Vasari)


“Raffaello, come ci racconta Vasari, arrivò a Firenze per formarsi e tanto ebbe influenza su di lui il trovarsi a fianco di maestri come Leonardo e Michelangelo e molti altri, che, quando ripartì, la sua pittura era completamente trasformata – ricorda il sindaco Dario Nardella -. Questa mostra, tra il reale e il multimediale, ci ricorda proprio le origini e le trasformazioni dell’arte di Raffaello e del grande ruolo della nostra città nella sua formazione. Firenze, in chiusura delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte, esplora questo lato della figura dell’artista e ci consegna una esposizione fortemente evocativa e suggestiva, resa unica dal prestito dalla Francia di un disegno risalente proprio agli anni fiorentini”.

 

“Una mostra che è già un evento – sottolinea l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – perché pensare e realizzare cultura in un momento di forte criticità per tutto il mondo è veramente uno sforzo eccezionale. Ma ci è sembrato giusto non trascurare un artista formidabile che proprio nella nostra città trasse ispirazione ed ebbe modo di affinare il suo stile. Palazzo Vecchio, allora già casa civica, torna quindi ad accoglierlo e a ricordarne gli anni fiorentini, in un mix di digitale e reale che potrà avvicinare e incuriosire nuovo pubblico”.


“Il mito di Raffaello ha ben presto travalicato la storia – dichiara Valentina Zucchi, curatrice del progetto e responsabile della mediazione culturale di MUS.E - Tuttavia, è indubbio che le sue opere donino a chiunque le osservi, da cinque secoli, la vertigine alta e pura dell’incontro con l’arte. L’omaggio che la città di Firenze dedica a Raffaello nell’occasione del cinquecentenario della sua morte, riferito in particolare modo agli anni in cui l'artista si stabilisce in città, si pone come una pregevole occasione non solo per gustare la squisita finezza dei suoi disegni e la limpida qualità dei suoi dipinti, ma anche per beneficiare, in questo periodo così cupo, del ristoro più profondo e più autentico che la cultura può offrire a ciascuno di noi. Come MUS.E siamo ancora una volta lieti e onorati di affiancare l’amministrazione comunale in questo compito."


“In un momento così drammatico e oscuro, risplende l’astro di Raffaello – afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e co-curatore della mostra. - Il progetto espositivo che oggi inauguriamo aggiunge un cammeo di prezioso valore alle tante manifestazioni dedicate all’”angelica farfalla”, l’artista apparso come un essere divino alla sua epoca. Il disegno di giovane fanciulla, voltata di tre quarti, in prestito eccezionale dal Museo di Lille, è un assoluto che risplende di una luce speciale in Sala d’Armi e contrappone la grazia e la venustà femminili al clamore cacofonico del nostro tempo, ferito da fatti atroci che aggiungono angoscia a disperazione per una crisi sanitaria ed economica senza precedenti.  La grazia e la bellezza di questo ‘diamante’ sembrano rassicurarci sull’esistenza di in un mondo migliore, di perfetta armonia, di cui l’arte di Raffaello è prefigurazione compiuta. In certi casi l’evento artistico è quanto mai necessario, seppure sia effimero. Offriamo alla città e all’Italia un piccolo immenso capolavoro della grafica raffaellesca e un progetto di didattica multimediale che illustra con un tono monumentale la gioventù di Raffaello nel periodo speso a Firenze, quando l’artista partì da Siena nel 1504, dove era occupato con Pinturicchio, per raggiungere Piazza Signoria. Qui era già installato il David di Michelangelo e il mondo di allora aveva cambiato velocità. Giunto in città Raffaello ebbe una specie di choc salutare e visse una iniziazione all’arte pubblica quattrocentesca, quella di Donatello e Verrocchio, così come a quella devozionale di Luca Della Robbia tra gli altri. L’umanesimo neo-platonico gli divenne famigliare, e così pure la filosofia dell’amore e della luce secondo i seguaci di Ficino e Plotino. Fu, per l’allievo del Perugino, una svolta decisiva. A Firenze si gettarono le basi per l’arte più matura e incommensurabile del Sanzio, quella che si sarebbe manifestata a Roma. E qui, alla “scuola del mondo” ebbe modo di fare i compiti sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo e sulle sue sconvolgenti creazioni. Qui ammirò il grande cartone della Battaglia di Cascina e assimilò perfettamente il rapporto tra l’arte moderna del Buonarroti e il mondo antico, di cui proprio Raffaello ha resuscitato la grandezza morale ed estetica nel rinascimento più maturo. Merita adesso ricordare gli studi compiuti nei decenni scorsi da illustri critici e storici dell’arte, tra cui Mina Gregori, che fu artefice, nel 1984, della grande esposizione ‘Raffaello a Firenze’, a Palazzo Pitti, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni della nascita. Un evento che ancora oggi serve da punto di riferimento nonché di svolta per la conoscenza demitizzata dell’artista”.


Raffaello e Firenze

Firenze

Palazzo Vecchio, Sala d’Arme

31 ottobre – 31 dicembre 2020



Informazioni www.museifirenze.it



Nicoletta Curradi 

Fabrizio Del Bimbo 

giovedì 29 ottobre 2020

Tesori dalle terre d’Etruria in mostra al Museo Archeologico di Firenze



La  Direzione regionale musei della Toscana ha aperto  una nuova mostra al Museo archeologico nazionale di Firenze dal titolo “Tesori dalle terre d’Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona”

Per la prima volta dopo circa 150 anni sarà esposta al pubblico, interamente riunita nei suoi nuclei principali, la collezione archeologica che fu del conte Napoleone Passerini (1862-1951) e della sua famiglia, in gran parte conservata nei magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, ora completata da 82 pregiate antichità prevalentemente etrusche e greche, consegnate da una generosa donatrice fiorentina nel 2016 al Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze.


Il conte di nobile di stirpe cortonese, figlio del facoltoso Pietro Passerini da Cortona, oltre ad essere agronomo di chiara fama, fondatore e proprietario dell'Istituto Agrario di Scandicci, e aver selezionato la razza Chianina nelle sue fattorie in Val di Chiana, fu appassionato collezionista e fin dall’adolescenza radunò la straordinaria raccolta,  in parte ereditata dal padre, promuovendo scavi e acquistando capolavori.

I primi reperti provengono da una trentina di tombe etrusche con splendidi corredi, rinvenute nei suoi vasti possedimenti di Bettolle e di Sinalunga, e da una grande necropoli di 60 tombe della collina di Foiano della Chiana. Già nel 1877 la sua collezione annoverava almeno 400 vasi, senza contare ossi, avori, ferri, paste vitree, una ingente quantità di oggetti domestici e funerari in bronzo, suppellettili di ogni genere, vasi da dispensa e da commercio, orci da miele e vasi per derrate solide e liquide, molti dei quali con iscrizioni che contribuiscono in modo sostanziale ad accrescere le conoscenze sul lessico della lingua etrusca. Inoltre, il valore della collezione è straordinario perché proviene da un preciso e ben definito contesto territoriale e culturale, quello della Val di Chiana, da sempre cerniera fra i territori di Chiusi, Siena e Arezzo, del quale documenta aspetti di vita e cultura tra VII e I secolo a.C., in particolare quelli espressione dell'aristocrazia di Chiusi.

La mostra, curata da Mario Iozzo, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e da Maria Rosaria Luberto, archeologa della Scuola Archeologica Italiana di Atene, con il coordinamento generale di Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei della Toscana, espone ben 293 reperti, fra i quali spiccano vasi ateniesi di grande qualità, alcuni con iconografie rarissime, e uno dei più antichi e più importanti vasi etruschi dell’intera produzione a figure rosse, un grande vaso per mescolare l’acqua e il vino utilizzato nei simposi dell’aristocrazia etrusca dell’Ager Clusinus, il territorio dell’antica Chiusi.

 Si  affiancano 18 ricordi e cimeli di Napoleone Passerini, tra cui persino la sua pipa personale, gentilmente concessi in prestito dai pronipoti. 

Grandi pannelli iconografici presentano le immagini, con i relativi riferimenti, dei capolavori che tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento lasciarono la collezione e raggiunsero il Metropolitan Museum of Art di New York, l’allora Walters Art Gallery di Baltimora, il Museum of Fine Arts di Boston, il Bible Lands Museum di Gerusalemme, la collezione Silver di Los Angeles, inclusi alcuni pregevoli vasi che molto probabilmente transitarono dalla collezione Passerini prima di finire all’estero, fornendo così un quadro completo dell'insieme degli oggetti raccolti dal Passerini. 

Il catalogo scientifico è a cura di Mario Iozzo e Maria Rosaria Luberto ed è edito da Sillabe (Livorno). Comprende non soltanto le schede approfondite di ogni singolo reperto, ma anche saggi nei quali viene ricostruita l’intricata filiera delle vicende degli scavi e della formazione della collezione che ne derivò, ma anche la dispersione dei capolavori all’estero e, non ultime, le trame familiari attraverso le quali la raccolta è arrivata a noi.


Fino al 30 giugno 2021

Tesori dalle terre d’Etruria. 

La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona

Firenze,  Museo Archeologico Nazionale 

Piazza Santissima Annunziata n. 9b   50122 Firenze


Fabrizio Del Bimbo 

mercoledì 28 ottobre 2020

Esploratori del vino alla scoperta dell’Emilia-Romagna



Wine Explorer-ER è la nuova piattaforma digitale integrata di Enoteca Regionale

Promuovere il territorio dell’Emilia-Romagna attraverso un’esperienza totale e integrata che celebra sapori, cultura e turismo della Regione, trasformando i wine lovers in wine explorers, alla scoperta della vera anima del territorio emiliano-romagnolo. Questo l’obiettivo di Wine Exporer-ER, nuovo progetto di sviluppo digitale di Enoteca Regionale Emilia Romagna, che va oltre la semplice promozione dei vini per trasmettere l’universo di bellezze del territorio e tutto ciò che può offrire: storia, arte, cultura, prodotti, paesaggi, tradizioni, esperienze, attraverso un sistema integrato e virtuoso.

Partendo dalla creazione di tre “mondi” intersecati - il sito web istituzionale e due piattaforme e-commerce, una per il vino e una per i pacchetti enoturistici - Enoteca Regionale Emilia Romagna integra in un’unica esperienza digitale enogastronomia e turismo, offrendo tanti spunti per scoprire, assaporare, condividere e vivere questa regione.

Coniugando la promozione delle eccellenze enologiche regionali con un’offerta turistica legata al territorio e alle sue aziende vitivinicole, il progetto Wine Exporer-ER rappresenta il punto d’incontro tra chi propone esperienze di enoturismo e chi è alla ricerca di modi autentici per scoprire e vivere l’Emilia-Romagna.

Il sito istituzionale www.enotecaemiliaromagna.it è stato completamente riprogettato e rifatto nella grafica e nei contenuti. Storie, persone, fatti, segreti per troppi anni rimasti nascosti in qualche anfratto, in qualche osteria o nel cuore di qualche avventore. Il sito racconta tutto il meglio della Regione, attraverso un emblematico elemento di congiunzione, il vino, simbolo di convivialità, qualità e allegria che rende questa regione unica al mondo.

La valorizzazione di ogni azienda vitivinicola e dei suoi prodotti è il cuore dell’e-commerce www.roccadelvino.com. Gli enogastronauti potranno sperimentare un’esperienza d’acquisto semplice e coinvolgente anche direttamente dal sito della cantina, attraverso un widget che collega il sito alla piattaforma di e-commerce.

Dall’enogastronomia alle bellezze storiche, dall’arte agli itinerari d’autore, sono tanti i modi in cui è possibile sperimentare l’Emilia- Romagna. L’e-commerce www.enoturismoemiliaromagna.it propone itinerari ed esperienze a misura di ciascuno per vivere tutte le sfumature e preziosità del territorio.

In tutto questo non potevano ovviamente mancare i social (Facebook e Instagram). Contenuti, itinerari, approfondimenti, sono gli elementi di una content strategy pensata per far conoscere la cultura enogastronomica emiliano-romagnola, attraverso contributi che racconteranno l’Emilia-Romagna style, con le sue tradizioni e peculiarità storico-artistiche, culturali, paesaggistiche, artigianali e ovviamente enogastronomiche.

Giordano Zinzani, Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna: «Enoteca Regionale aveva già intrapreso questa strada, ma il recente lock down e le tante, ma necessarie, restrizioni volte al contenimento del Covid-19, hanno sicuramente accelerato tutte le nostre attività legate al web. Essere presenti online è quindi oramai imprescindibile, con l’obiettivo poi di “tramutare” i tanti internauti che ci seguono “da remoto” in consumatori dei nostri vini e in eno-turisti appassionati della nostra terra».


Nicoletta Curradi

 

France Odeon 2020 al via

 

 



 Al via il festival del cinema francese di Firenze con l'anteprima nazionale del film La Bonne épouse, di Martin Provost. La cerimonia d'apertura del festival, le proiezioni e gli ospiti saranno sulla piattaforma online Più Compagnia Giovedì 29 ottobre si alza il sipario  sulla XII edizione di France Odeon, il festival del cinema francese di Firenze,  diretto da Francesco Ranieri Martinotti e organizzata in collaborazione con l’Institut Français eFondazione Sistema Toscana. Il festival, in ottemperanza alle nuove misure restrittive del Dpcm in vigore dallo scorso 25 ottobre, si tiene interamente online,  sulla piattaforma Più Compagnia, in collaborazionecon MyMovies.it, accessibile dai siti www.cinemalacompagnia.it e da www.mymovies.it. Alle 19.45 sarà trasmessa la cerimonia di inaugurazione, alla presenza del direttore Francesco Ranieri Martinotti e del presidente del festival,  Enrico Castaldi. La prima anteprima nazionale di France Odeon2020 sarà il film che vede protagoniste tre talenti del cinema francese, Juliette Binoche, Noémy Lvovsky eYolande Moreau: La Bonne épouse, commedia al femminile di Martin Provost, ambientata in un istituto femminile  alsaziano, dove si insegna alle ragazze della ricca borghesia di provincia a diventare mogli e madri modello. Ma le proteste del Maggio francese e il vento del Femminismo busseranno alla porta dell'austero istituto. (giovedì 29 ottobre alle 20.15). Il film sarà introdotto da un'intervista in esclusiva a MartinProvost, realizzata da Francesco Ranieri Martinotti. Alle 22.30, torna a France Odeon un film già ospitato al festival lo scorso anno, La Vie scolaire, dei registi Grand Corps Malade e Mehdi Idir.  Il film, campione d’incassi al botteghino, racconta la storia di Samia,giovane al primo importante impiego, assunta in una scuola di Saint Denis, alle porte di Parigi, ritenuta da tutti "difficile". Qui scopre i ricorrenti problemi di disciplina degli allievi, la realtà sociale del quartiere e le difficoltà, ma anche la vitalità e l'umorismo degli studenti e dei colleghi. La sua complicata situazione personale la avvicina sempre più a Yanis, studente insolente a cui vuole dare un futuro migliore. Il film vede protagonista Zita Hanrot, che nel 2019 ha visto al festival il Premio L'Essenza del Talento Ferragamo Parfums.Abbonamento a tutti gli spettacoli di France Odeon, € 9,90Info: www.franceodeon com,

Fabrizio Del Bimbo 

lunedì 26 ottobre 2020

Mostra speciale per il ritorno del Leone X di Raffaello



Esposizione speciale in Palazzo Pitti per celebrare  il rientro 'a casa' del Leone X dopo la grande mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale a Roma. 

Le analisi diagnostiche effettuate all'Opificio delle Pietre Dure durante il restauro del dipinto hanno provato oltre ogni ombra di dubbio che le figure dei cardinali che affiancano Leone X non furono aggiunte in un secondo momento, ma sono autografe dell’artista urbinate.

Dopo più di due anni di restauro all'Opificio delle Pietre dure e la trasferta a Roma per la grande esposizione alle Scuderie del Quirinale che celebrava i 500 anni dalla morte di Raffaello, il Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, capolavoro del genio urbinate, rientra finalmente a casa, alle Gallerie degli Uffizi. Lo fa da protagonista, con una mostra interamente dedicata all’opera: "Raffaello e il ritorno del Papa Medici - restauri e scoperte", curata dal soprintendente dell'Opificio Marco Ciatti e dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt, nella sala delle Nicchie della Galleria Palatina di Palazzo Pitti (dal 27 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021). L’allestimento è concepito per documentare e spiegare il complesso restauro e le numerose analisi scientifiche effettuate sull'opera, ora di nuovo completamente godibile nella lussuosa ricchezza cromatica dei dominanti toni rossi e nella straordinaria varietà dei dettagli, che l'hanno resa una delle creazioni più famose del Sanzio. Grazie alle molte tecniche di indagine  preliminari (radiografiche, fotografiche, di imaging, di microscopia ottica, a scansione microprofilimetrica, solo per citarne alcune) è stato possibile rintracciare integralmente la 'trama' del dipinto disegnata in origine da Raffaello e stabilire che tutta l'opera è integralmente dovuta alla sua mano, fugando una volta per tutte il dubbio – avanzato da alcuni studiosi - che le figure dei cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi fossero state aggiunte in un momento successivo. Al termine dell'esposizione nella Sala delle Nicchie in Galleria Palatina, il Ritratto di Leone X tra due cardinali troverà collocazione nella Sala di Saturno dello stesso museo, in compagnia di una serie di capolavori dell'Urbinate, tra i quali i ritratti di altri due importanti prelati: quello di Papa Giulio II e quello del Cardinal Bibbiena, ha annunciato il direttore delle Gallerie Eike Schmidt.

IL RESTAURO DELL'OPERA

Realizzato dagli specialisti dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto la supervisione del soprintendente Marco Ciatti e con la direzione di Cecilia Frosinini, l’intervento, iniziato nell’autunno 2017, si era reso necessario per la presenza di numerosi piccoli, pericolosi sollevamenti degli strati pittorici originari, collocati in un’area del dipinto caratterizzata da numerose creste di colore malamente schiacciate e frantumate durante antichi restauri e causati principalmente dalla compressione di forze contrastanti che le traverse ottocentesche scaricavano sulla superficie pittorica. L’opera risultava inoltre integrata pittoricamente nell’intervento precedente con una cura meticolosa, ma che allo stesso tempo comunicava l’impressione di una generale mancanza di definizione, a causa del sovrapporsi di abbondanti, ancorché raffinate velature di restauro. Tale fenomeno era accentuato anche dall’alterazione della vernice che si è scoperto essere leggermente pigmentata. Il certosino lavoro effettuato ha restituito al dipinto la sua originaria e amplissima gamma di sfumature del colore, la perfezione del dettaglio impressa dalla mano di Raffaello agli abiti, alle stoffe ed agli oggetti presenti nell'opera; e ha permesso un recupero della spazialità dell’ambientazione architettonica, che prima risultava quasi totalmente appiattita. Anche il supporto ligneo, che iniziava a mostrare alcune rigidità, è stato restaurato e il sistema di traversatura è stato reso reso più 'flessibile' ad assecondare i naturali movimenti del legno. 
Approfondimento: l’autografia
Nonostante nel tempo fossero state avanzate ipotesi da parte di vari studiosi circa una diversa pianificazione iniziale del dipinto, che avrebbe previsto il solo ritratto di Leone X, cui solo successivamente sarebbero state aggiunte, ad altra mano, le figure dei due cardinali, è oggi possibile smentire in modo definitivo questa ricostruzione. La fitta rete di incisioni che costruiscono preliminarmente l’architettura di sfondo e poi la stessa stesura pittorica di esso, infatti, scontornano in maniera precisa le tre figure, risparmiandone l’area di pertinenza. Questo significa che quindi erano già dipinte o almeno già impostate a livello di disegno preparatorio. Per questo, poi, come la riflettografia mostra, Raffaello utilizza due tipologie diverse di underdrawing, ricavato da schizzi certo eseguiti separatamente ai tre prelati quando questi avevano posato per lui. Dagli schizzi egli ricava cartoni “a spolvero”, da utilizzare per la trasposizione sul dipinto, ma, in maniera molto dettagliata, rinforza e rielabora con tratti a mano libera e forse anche con il modello davanti, proprio quello del papa, per conferire al suo ritratto maggior vivezza e naturalezza.

IL DIPINTO E LA SUA STORIA

Il dipinto di Raffaello giunse a Firenze ai primi di settembre del 1518, in tempo per esser messo “sopra la tavola” dei festeggiamenti nuziali del nipote di Leone X, Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Al banchetto degli sposi partecipava come portentoso commensale anche lo zio pontefice, in effigie insieme a ben due cardinali, entrambi appartenenti alla famiglia Medici: i cugini Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi. Ma è il Papa a dominare la scena, in un interno che si intuisce severo e monumentale, di una pietra grigia su cui risaltano i rossi e i bianchi, gli ori e gli argenti delle vesti, del mobilio e delle suppellettili preziose. Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, è raffigurato di tre quarti; ha mano la lente cerchiata d’oro– quasi suo segno identificativo, data la miopia che lo contraddistingueva. Con insistita ricerca rappresentativa, Raffaello gli mette davanti, aperta, una ricchissima Bibbia, capolavoro della produzione libraria del Trecento a Napoli, illustrato per la regina Giovanna I dal più importante miniatore della corte angioina, Cristoforo Orimina.

"Con questi oggetti meravigliosi - spiega Schmidt - Raffaello celebra, insieme alla carica suprema del personaggio, anche il gusto raffinatissimo e la cultura di un membro di casa Medici, un intellettuale educato e cresciuto tra le collezioni d’arte più celebri del tempo, degno figlio di Lorenzo il Magnifico."

APPROFONDIMENTO - IL LIBRO DI LEONE X

Il volume sul tavolo davanti al papa è un codice miniato, un oggetto prezioso, da collezionista, che gli studiosi identificano in un libro ancora esistente, una lussuosissima Bibbia conservata oggi al Kupferstichkabinett di Berlino, e già appartenuta a una nota raccolta privata, quella del Duca di Hamilton. Venne eseguita a Napoli, attorno alla metà del XIV secolo, probabilmente su richiesta della regina Giovanna I d’Angiò, per essere destinata a un membro della famiglia francese Roger (per Pierre, che fu papa col nome di Clemente VI, o per suo fratello), con cui la sovrana intratteneva rapporti politici e personali. L’autore della decorazione è il miniatore Cristoforo Orimina che, assieme ai suoi aiuti e collaboratori, deteneva nella città campana la più importante bottega miniatoria, aggiornata sulle tendenze pittoriche più recenti ed elevate, come quella di Giotto. Forse scelto in funzione dinastica e politica filofrancese in occasione del matrimonio tra il nipote del papa, Lorenzo, e Maddalena de la Tour d’Auvergne, il codice è aperto sul principio del Vangelo d Giovanni. 

Fabrizio Del Bimbo 

venerdì 23 ottobre 2020

Una serie di eventi per la rinnovata Libreria Piccolomini



È terminato il restauro alla Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena, Opera della Metropolitana propone una serie di eventi di valorizzazione storico-artistica e di promozione culturale fino a dicembre. I lavori effettuati sono stati  illustrati alla cittadinanza nei giorni scorsi, ma saranno ancora presentati il 31 ottobre e 28 novembre, alle 15, 15,45 e 16,30 con visite guidate gratuite (solo su prenotazione e fino ad esaurimento posti). Il ciclo di eventi si concluderà il 5 dicembre alle 11 – sempre all’interno della Libreria – con la presentazione degli atti del convegno organizzato dall’Accademia degli Intronati lo scorso febbraio, dal titolo ’La Grazia è Bellezza’. Per partecipare agli eventi è obbligatoria la prenotazione al numero 0577286300 o alla mail opasiena@operalaboratori.com. La Libreria Piccolomini, costruita per onorare la memoria dello zio materno Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II) e conservare il ricco patrimonio librario che il pontefice ed umanista aveva raccolto, fu commissionata dal cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini, arcivescovo di Siena (poi Papa Pio III), attorno al 1492.




Fabrizio Del Bimbo


venerdì 16 ottobre 2020

"I bambini tornano a scuola" , le foto di Massimo Sestinil


Il fotoreporter Massimo Sestini ha ritratto i bambini da 0 a 6 anni che sono tornati nei servizi educativi all'infanzia del Polo Innocenti, dopo i mesi di lockdown. Il progetto, promosso e realizzato dall’associazione Global Friends, che promuove scambi di lettere tra bambini italiani e bambini del Sud del Mondo per creare ponti culturali di conoscenza e fratellanza, e dall'Istituto degli Innocenti in collaborazione con il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza, presenta dieci foto, di cui otto allestite nella Pinacoteca, in un inedito dialogo tra arte antica e arte contemporanea.

 




Fabrizio Del Bimbo 



martedì 13 ottobre 2020

Il 29 ottobre al via la XII edizione di France Odeon

Evento importante della vita culturale toscana, torna dal 29 ottobre al 1° novembre 2020, la XII edizione del festival del cinema francese di Firenze, France Odeon, diretto da Francesco Ranieri Martinotti e organizzata in collaborazione con l’Institut Français e Fondazione Sistema Toscana. Un festival che stabilisce un ponte virtuale - in questo periodo di difficoltà - tra l'Italia e la Francia, tra due culture e due cinematografie, che da sempre sono molto vicine. E anche quest'anno il festival - in uno scenario più difficile del solito e nel rispetto delle norme di sicurezza - lavora per riuscire a riunire a Firenze il pubblico, gli artisti, i giurati.




A dare il via al festival sarà lo scoppiettante trio di attrici francesi (Juliette Binoche, Noémy Lvovsky, Yolande Moreau) interpreti de La Bonne épouse, divertente commedia al femminile di Martin Pro-vost, ospite a Firenze, ambientata in un istituto femminile dove si insegna alle ragazze della ricca borghesia di provincia a diventare mogli e madri modello, mentre il Maggio francese e il vento del Femminismo bussano alla porta. Doppia proiezione, alla presenza del regista (giovedì 29 ottobre alle 19.30 e alle 22.15).


Dell’autore de La famiglia Bélier, Eric Lartigau, sarà proiettato il film #Jesuislà, un’altra intelligente commedia con uno degli attori più amati dal pubblico francese, Alain Chabat. Stéphane, chef di suc-cesso, stanco della monotonia della propria vita coniugale e lavorativa, si ritrova intrappolato come in un sortilegio d’amore all’aeroporto di Seoul.


Quattro sono le anteprime di film selezionati per la 73esima edizione del Festival di Cannes, che non ha avuto luogo: Rouge, di Farid Bentoumi, interpretato da Sami Bouajila e Zita Hanrot (Premio L’Essenza del Talento a France Odeon 2019), dove il rosso del titolo sta per il colore della polvere tossica prodotta da una fabbrica chimica, che invade le strade e i palazzi di una città di provincia. Conflitti legati all’ambiente e al lavoro che ricordano in chiave francese la drammatica questione dell’Ilva di Taranto.


Les choses qu’on dit, les choses qu’on fait, di Emmanuel Mouret, con Niels Schneider, Camélia Jordana e Vincent Macaigne: intrecci amorosi e tradimenti raccontati dal regista con la sua consueta eleganza e la nitida lente d'ingrandimento, che guarda in profondità nella psiche e nei sentimenti dei suoi personaggi. Per gli amanti del fantasy horror, sempre da Cannes arriva Teddy, dei giovanissimi gemelli Boukherma, con Anthony Bajon e Noémie Lvovsky. Siamo alle pendici dei Pirenei, il prota-gonista Teddy, adolescente in piena tempesta ormonale, è convinto di un essere un licantropo… o forse lo è davvero?


Per quanto riguarda la selezione dei film di Cannes, l'ultimo titolo sarà comunicato nei prossimi giorni


Due i film provenienti dalla 77esima Mostra del Cinema di Venezia. Dal Concorso, Amants, di Nicole Garcia, noir che, oltre a essere il genere di riferimento del film, è anche il colore dell’oscuro lato dell’amore tra Lisa (Stacy Martin) e Simon (Pierre Niney). A presentare il film ci sarà lo sceneg-giatore Jacques Fieschi che, nell’ambito del festival, terrà una masterclass di sceneggiatura. All’in-contro, che sarà diffuso anche sulla piattaforma Più Compagnia (www.cinemalacompagnia.it) sarà aperta a dieci studenti di cinema. Prosegue anche la consolidata collaborazione con le Giornate degli Autori di Venezia da cui viene Cigare au miel, di Kamir Aïnouz. Oppressa dalle regole severe della propria famiglia di origini berbere algerine, Selma (Zoé Adjani) deve lottare per trovare una sua indipendenza ed esplorare liberamente la propria sessualità. Nonostante non sia facile per lei infrangere i tabù fa-miliari e culturali, riesce lo stesso a muovere i primi passi verso l’emancipazione nella Parigi dei primi anni Novanta.


Applauditissimo al Festival di Berlino, Le sel des larmes è il nuovo film di uno dei registi più rigorosi e coerenti del cinema francese d’autore, Philippe Garrel, maestro del bianco e nero. Le prime con-quiste femminili di un ragazzo e il profondo rapporto che ha con suo padre. Con due giovanissimi e talentuosi attori Oulaya Amamra e Logann Antuofermo.


Torna a Firenze Marc Fitoussi, un amico di France Odeon - emblematico rappresentante dello stretto legame tra il cinema francese e quello italiano - per presentare Les apparences, film basato su un romanzo di Karin Alvtegen. Apparenze coniugali, familiari, sociali e morali sono al centro di un tradimento tra Eva (Karin Viard) e suo marito Henri (Benjamin Biolay) direttore d’orchestra di suc-cesso.


Per l’originalità e la qualità artistica de #’EffetDomino, di Jean Bulot e Eloïse Daviaud, il direttore del fe-stival Francesco Ranieri Martinotti ha voluto inserire per la prima volta un prodotto audiovisivo seriale nel programma. Una riflessione sul potere delle piattaforme web, su come queste possano costruire e distruggere notizie, informare o disinformare, lanciare nel firmamento e far precipitare agli inferi con la stessa velocità. La serie sarà disponibile sulla sala virtuale Più Compagnia, insieme ad alcune re-pliche dei film in programma.


La XII edizione di France Odeon sarà come di consueto ricca di iniziative collaterali. Due presen-tazioni di libri: Mario Bava: magicien des couleurs sarà oggetto di un incontro all’Institut français Firenze, venerdì 30 ottobre alle 16.30, tra l’autore Gérald Duchaussoy, direttore della sezione Cannes Classics, e il critico e regista Steve Della Casa. Fresco di stampa, Fellini 23 1/2 (Edizioni Cineteca di Bologna), di Aldo Tassone è un’opera enciclopedica sui film del maestro riminese che sarà presentata al cinema La Compagnia domenica 1 novembre alle 10.30 alla presenza dell’autore e di Piera Detassis. L’incontro sarà preceduto dalla proiezione dell’episodio Toby Dammit, firmato da Fellini, facente parte del film collettivo Tre passi nel delirio.


Di estrema attualità il convegno Italia-Francia e le infrastrutture europee della cultura (venerdì 30 ottobre, ore 11.00, al cinema La Compagnia) che intende aprire una riflessione su quanto sta facendo l’Unione Europea per promuovere, valorizzare e veicolare la cultura e in particolare quella del cinema e dell’audiovisivo, in risposta al dinamismo concorrenziale delle OTT (Google, Netflix, Amazon), in prospettiva dell’utilizzo del Recovery Fund. Molti i relatori tra i quali l’Onorevole Massimiliano Smeriglio (Parlamento Europeo), l’Ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset, il direttore di Villa Medici, Sam Stourdzé, il professor Carlo Alberto Pratesi (Università Roma Tre), Fanny Aubert-Malaurie (Département Cinéma Institut Français).


Per quanto riguarda la giuria che assegnerà il premio Foglia d’Oro Manetti Battiloro, possiamo anticipare tre dei nomi dei giurati che ne faranno parte: Piera Detassis, Ema Stokholma e Daniele Orazi.


In occasione dell’inaugurazione che avrà luogo il 29 ottobre alle 18.45 al cinema La Compagnia sarà consegnato il premio L’Essenza del Talento 2020 realizzato in collaborazione con Ferragamo Parfums a Oulaya Amamra, giovane talento del cinema Francese.


Il Festival attribuirà anche il premio Régards Méditerranéens - Sguardi Mediterranei, ispirato alla tradizione di apertura verso il mare della città di Livorno, come riconoscimento al film francese che si richiami all’idea del mare nostrum come culla di tradizioni e culture, habitat irrinunciabili per la civiltà italiana e francese.


Si ringrazia il distributore Movies Inspired per i film La Bonne épouse e Le sel des larmes e Officine Ubu per #Jesuisla.


Fabrizio Del Bimbo 

venerdì 9 ottobre 2020

A Firenze la 1/a assemblea ACOSI

Firenze ha ospitato  la  prima assemblea nazionale dell’Associazione Culturale Ospedali Storici italiani-ACOSI, la realtà nata per valorizzare e promuovere il patrimonio culturale, artistico e architettonico delle strutture sanitarie e di cura.






Aderiscono ad ACOSI gli enti sanitari e ospedalieri e altri soggetti giuridici pubblici o privati che siano dotati di un patrimonio storico e di beni museali. Gli enti fondativi sono i più antichi d’Italia:  l’Ospedale S.Maria Nuova di Firenze, l’Ospedale Civile Ss. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano , l’Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma e l’Ospedale degli Incurabili – MAS di Napoli.
L'assemblea si è tenuta il9 ottobre, presso la Sala Brunelleschi dell'Istituto degli Innocenti a Firenze.

Tra i relatori:

Giancarlo Landini, Presidente Fondazione Santa Maria Nuova Onlus / Presidente ACOSI

Mario Po’, Direttore Polo Culturale e museale Della Scuola Grande di San Marco / Componente Comitato Scientifico ACOSI

Niccolò Persiani, Professore ordinario Università degli studi di Firenze / Presidente Comitato Scientifico ACOSI

Angelo Tanese, Direttore Generale ASL Roma 1 / Vicepresidente ACOSI

Paolo Galimberti, Dirigente dei Beni Culturali dell'Ospedale Maggiore di Milano / Consigliere ACOSI

Michele Tessarin, Direttore Sanitario Ulss 3 Serenissima / Consigliere ACOSI

Gennaro Rispoli, Presidente associazione Il Faro d’Ippocrate e direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli / Consigliere ACOSI 

Fabrizio Del Bimbo


lunedì 5 ottobre 2020

Verso un mondo nuovo. Rinascono le attività della Fondazione Teatro della Toscana



Sempre sulla rotta tracciata dai nostri valori fondativi: Europa, Teatro d’arte, Giovani, Nuova drammaturgia, Teatro civile e politico in quanto luogo ‘sacro’ della polis. Valori che rappresentano la base di una ripartenza tenacemente preparata per più di otto drammatici mesi.

 

Il Teatro della Toscana vuole essere l'agorà di una Firenze e di una Toscana culla di un nuovo umanesimo, laboratorio di una nuova stagione di consapevolezza della società sui grandi temi e valori della civiltà e della diversità.

Una vera Istituzione europea, per una nuova unione dei Teatri Europei in costante evoluzione, che segue il movimento della vita, orientando con decisione le proprie scelte e i propri programmi sul fondamento dei grandi temi di Arte, Scienza, Educazione, Ambiente, condivisi con il Théatre de la Ville di Parigi e con il suo direttore Emmanuel Demarcy-Mota.

In controtendenza con la linea di storicizzazione in atto nel settore.

 

Nel segno di tali valori, la riapertura del Teatro della Pergola il 27 ottobre con Giancarlo Sepe, la sua Comunità e i nostri giovani, in The Dubliners, spettacolo che prosegue la collaborazione avviata con Sepe, maestro della contaminazione dei generi, perfetto interprete del teatro come sintesi di tutte le arti, capace di azzerare la sterile distinzione fra innovazione e tradizione, fra ricerca e repertorio, per dare ai giovani, e non solo, la possibilità di esplorare l’imprevedibile e di imparare a superare costantemente i propri limiti.

E quella del Teatro Era il 15 ottobre con Andrée Ruth Shammah e con il suo Teatro Franco Parenti che inaugura con Cabaret tragico. Opera panica extralarge di Alejandro Jodorowsky diretto da Fabio Cherstich, nel solco del prolifico rapporto di partenariato fondato sulla maestria della Shammah nel saper incarnare al meglio i principi che stanno alla base della visione progettuale della Fondazione, lingua e drammaturgia come materia vivente della continua sperimentazione del rapporto maestro/allievo, per una nuova vitalità del nostro teatro.

Lo spettacolo apre poi anche la stagione del Teatro Studio di Scandicci.

 

Tra gli obiettivi irrinunciabili del lavoro di questi mesi di navigazione difficile e pericolosa fra bonaccia e tempesta: la salvaguardia della struttura, dei dipendenti e di tutte le professionalità che quotidianamente contribuiscono all’apertura del sipario; il rapporto con gli spettatori, gli abbonati e gli appassionati che in 1.000, fin dai primi momenti del lockdown, hanno rinunciato al rimborso dei biglietti per gli spettacoli cancellati corroborando l’operare della Fondazione di una spinta psicologica incommensurabile; il mantenimento di quel rapporto, attraverso il filo tessuto via web dalle trasmissioni di FirenzeTv, un successo nazionale che proprio nei mesi di lockdown ha riscosso l’attenzione e la fiducia di 4.500 iscritti e superato le 300.000 visualizzazioni; più recentemente, il lavoro sul territorio, coi giovani, per i giovani e con le scuole di ogni ordine e grado, nelle periferie e nei luoghi altri dell’area metropolitana.

 

Nell’immagine che simboleggia questa nuova vita, il Teatro si fa Arca, accoglie e protegge dalla tempesta, navigando verso una meta nuova, più luminosa.

Il Teatro della Toscana si fa agorà della Cultura e, in tempi tanto nefasti (non soltanto a causa della pandemia), apre i suoi spazi alla salvezza dell’umanità accogliendola a bordo. Il lavoro dei marinai è duro e ancora non privo di pericoli, ma tenace e consapevole di portare nelle stive il riscatto alle miserie del mondo: i messaggeri sono pronti a spiccare il volo verso l’orizzonte, indicando il mondo nuovo verso il quale dirigere la prua.

 

Dopo un primo triennio di costruzione (2015-2017) e un secondo di consolidamento (2018-2020), il Teatro della Toscana si pone per il triennio 2021-2023 l’obiettivo del compimento di alcuni cicli artistici incentrati sulla pratica di un Teatro che sia punto di sintesi fra tutte le arti nel rapporto fra tradizione e innovazione, ponendo le basi della visione futura.

Visione che si avvale della consapevolezza del ruolo di promotore internazionale conquistato nel

rapporto con teatri, istituzioni culturali e di formazione di Parigi, Atene, Barcellona, Madrid, Oslo, Amsterdam, New York, nella rete cioè di partenariati che è nata, grazie al lavoro svolto insieme a Elisabetta di Mambro, per superare le categorie di nazionale e internazionale nella costruzione delle Stagioni e che ha come principi ispiratori i temi che stanno alla base della Carta 18–XXI ideata da Emmanuel Demarcy-Mota e condivisa con il Théatre de la Ville di Parigi: Arte, Scienza, Educazione/Formazione, AmbienteTemi che costituiscono le linee portanti di ogni realizzazione, di ogni momento del Teatro della Toscana.

La Carta è stata sottoscritta un anno fa in Palazzo Vecchio dalle autorità italiane e francesi, in occasione della prima italiana alla Pergola della coproduzione Mary Said What She Said con Isabelle Huppert diretta da Bob Wilson, spettacolo che certamente tornerà a grande richiesta in questa stagione.

La Direzione Artistica incarnata da Stefano Accorsi che prenderà avvio con il 2021 corrisponde a pieno alla nuova visione, nella rinnovata e rafforzata linea di teatro civile e nuova drammaturgia e nella sperimentazione del rapporto sinergico tra teatro, cinema e mezzi multimediali.

È infatti su tali basi che sono collocate le straordinarie aperture alla contaminazione avviate con tutte le arti e i linguaggi che si riconoscono in tali percorsi tematici e che trovano piena rappresentazione simbolica negli spettacoli dai quali ripartono i teatri gestiti.

La Pergola con The Dubliners di Giancarlo Sepe, con la sua Comunità e con i Nuovi (fino all’8 novembre). Sepe, maestro della contaminazione dei generi, perfetto interprete del teatro come sintesi di tutte le arti, diviene il riferimento fondamentale per un nuovo percorso artistico che coinvolge i nostri giovani e che, nel superamento di generi e distinzioni, offre loro la possibilità di esplorare l’imprevedibile e di imparare a superare costantemente i propri limiti.

Il Teatro Era il 15 e 16 ottobre con Cabaret tragico. Opera panica extralarge di Alejandro Jodorowsky diretto da Fabio Cherstich nel solco del rapporto di partenariato con il Teatro Franco Parenti e con Andrée Shammah con la quale si continuano a condividere le realizzazioni che meglio incarnano i principi alla base della visione progettuale della Fondazione, di una prospettiva che coniuga lingua e drammaturgia nel metodo di lavoro fondato sulla trasmissione dell’arte da maestro a allievo per un attore totale ‘artigiano di una tradizione vivente’.

Il Teatro Studio di Scandicci che, dopo aver aperto con la collaborazione con Fabbrica Europa, accoglie Cabaret tragico per segnare la continuità di rapporto fra i teatri della Fondazione.

I giovani stanno al centro della ripartenza, tanto che a loro va questa prima ribalta degli annunci (prima ancora che alle stagioni, che saranno rivelate in un appuntamento successivo alla presenza del nuovo Direttore Artistico) proprio per sottolineare la centralità della loro presenza in tutti gli ambiti della vita del Teatro della Toscana.

Saranno protagonisti, insieme a colleghi di maggior fama ed esperienza, nell’Inferno che Bob Wilson dirigerà per il settecentenario dantesco e che aprirà la stagione 21/22, seguito dalla presenza di Jungle Book.

Saranno presenti nel lavoro sulle coproduzioni che coinvolgeranno gli artisti che si possono considerare “associati” agli obiettivi della Fondazione: Euripides LaskaridisIsrael GalvanDīmītrīs PapaïōannouAmos Gitai, Pier Lorenzo Pisano.

Sono parte integrante della Grande Troupe de l’Imaginaire ensemble diretto da Emmanuel Demarcy-Mota e nato durante il lockdown, che coinvolge 7 nostri attori, con un corpo artistico di 97 persone, tra attori, scienziati, musicisti e danzatori.

Formata dal Théâtre de la Ville per portare avanti il progetto delle Consultazioni poetiche, allargandosi e muovendosi a seconda delle necessità, la Troupe rappresenta un soggetto realmente trans-europeo (e mondiale per certi versi) in grado di rappresentare le istanze di un teatro politico e sociale in un momento critico per la politica e per la società.

Dal 22 settembre il Théatre de la Ville ha ripreso Tenir paroles, la mise en espace che documenta gli esiti delle Consultazioni poetiche. All’ultima giornata del 9 ottobre saranno in scena anche i nostri attori, con un esito del lavoro fatto con Demarcy-Mota. Alla Troupe si aggregheranno i diciottenni che parteciperanno alle iniziative della Carta 18-XXI.

I nostri giovani saranno poi presenti all’appuntamento parigino di primavera 2021 dedicato al teatro europeo, giovane e ispirato da istanze sociali, gli Chantiers D’Europe, con Charles Chemin, con l’esito di un percorso di formazione internazionale iniziato nel febbraio 2019 che ha visto i ragazzi lavorare con la Norwegian Theatre Academy, con Laskaridis, con la ArtEZ di Amsterdam. Per i prossimi due anni sarà agli Chantiers anche il Workcenter Grotowski/Richards, presente con i suoi ensemble a livello cittadino, regionale e internazionale.

Proprio per far fronte all’incertezza dei nuovi tempi la Fondazione ha sviluppato un suo personale approccio all’accessibilità del teatro anche in momenti in cui le restrizioni non lo dovessero permettere: oltre al progetto delle Consultazioni poetiche, condiviso col Théatre de la Ville, la Fondazione ha commissionato alla penna di Pier Lorenzo Pisano il format originale Bento, drammaturgia componibile che gli attori consegnano a domicilio, e può essere fruita anche attraverso il citofono o per telefono.

Per quanto riguarda l’attività formativa, nel mentre che la Scuola Oltrarno di Favino completa il suo percorso di autonomia, assumendo nel rapporto con la Fondazione il ruolo che le scuole di teatro hanno nei confronti di altri Teatri Nazionali, il Centro di Avviamento all’Espressione (CAE) che opera ininterrottamente dal 1979 per il superamento di ogni accademismo, seguendo rigorosamente le regole strutturate da Orazio Costa diviene lo strumento perfetto per la diffusione delle attività formative nei territori, nelle periferie, nelle scuole, nei più disparati luoghi di aggregazionein situazioni di disagio, quali il Carcere Minorile, e nelle Asl, per la divulgazione del teatro come mezzo espressivo per ogni età e per ogni condizione.

È questo il motore del fondamentale rapporto con il territorio, o meglio con i territori, e soprattutto con le Scuole e con i giovanissimi, che si potenzia da quest’anno grazie al progetto di Teatro Urbano condotto presso la Pergola e nell’Area Metropolitana Fiorentina da Manu Lalli con Venti Lucenti, con un lavoro espressamente dedicato alla prosa.

In questo quadro il Workcenter Grotowski/Richards spazia da Pontedera a Firenze alle diverse destinazioni in tutto il mondo, come messaggero imprevedibile di un Teatro Nuovo grazie allo straordinario e inesauribile lavoro di Thomas Richards e di Mario Biagini.

E in questo quadro, fondamentale è poi il salto di crescita de I Nuovi, i quali si costituiscono in un gruppo autonomo, supportato dal Teatro della Toscana con un sostegno economico che consentirà loro di realizzare un programma del tutto libero progettualmente presso il Teatro Studio di Scandicci, che vivranno e animeranno come loro sede, e in ogni luogo in cui possa essere portata la loro esperienza e il loro messaggio di giovinezza.

Nell’ottica della sperimentazione di tutte le arti, centrale è il ruolo del Laboratorio d’Arte diretto da

Elena Bianchini, sia per la sua attività nell’ambito delle produzioni della Fondazione, sia per la sua attività formativa sul tema del recupero degli antichi mestieri del teatro (maschere, costumi, attrezzeria, elementi di scena) che creativa in senso generale (arti figurative e plastiche).

Sul territorio continua il grande lavoro della Compagnia delle Seggiole diretta da Fabio Baronti per la valorizzazione dei luoghi storici e delle tradizioni attraverso lo strumento teatro e per la vitalità del dialetto. Fra i luoghi toccati dall’azione della Compagnia anche il Teatro della Pergola, che registra il successo storico delle oltre 300 repliche del viaggio teatrale In sua movenza è fermo.

Per la presentazione della Stagione 2020/2021 con gli artisti e gli spettacoli dei “cartelloni gemelli” del Teatro della Pergola e del Teatro Era, con le attività dei Nuovi al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci e le compagnie che faranno parte del programma, nonché per tutte le altre attività e gli altri spazi, l’appuntamento è il 14 ottobre alle ore 11 al Teatro della Pergola e il 15 ottobre alle ore 19 al Teatro Era di Pontedera.


Fabrizio Del Bimbo 

 

Service Rotary Club Firenze riscopre la città con le guide fiorentine


Nasce Service Rotary Club Firenze alla riscoperta della città con le guide fiorentine, un progetto realizzato grazie al Presidente del Rotary Paolo Blasi, insieme a Marco Verzì, Presidente Federagit Firenze e alle maggiori associazioni delle guide turistiche della città, con la preziosa collaborazione di Cecilie Hollberg, Direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze.

È un dato di fatto che la categoria delle guide, in particolare, sia una delle più colpite dall’emergenza Covid-19, e l’idea del Service nasce proprio per sostenere la competenza e l’impegno delle singole figure professionali attive sul territorio in questo settore.

Un’iniziativa studiata inizialmente per le scuole e che, al momento sempre per questioni legate alla pandemia, parte con proposte ad hoc dedicate ai soci, alle loro famiglie e conoscenti, che saranno accompagnati da guide esperte non solo nei principali musei fiorentini, compresa la Galleria dell’Accademia, ma anche alla riscoperta, attraverso percorsi inediti, dei capolavori e dei monumenti di cui la nostra città è così ricca, approfittando di questo periodo di limitato affollamento turistico.

“Ringrazio vivamente il Rotary Firenze per questa iniziativa che, ad oggi è l’unica nel panorama fiorentino realizzata ‘con e per’ le guide”, dichiara Marco Verzì. “Il progetto valorizza la nostra professionalità, fissa un “compenso equo” per il servizio reso, non ha intermediari, quindi tutte le risorse stanziate vanno alla guida, e, cosa molto importante, ha visto la collaborazione di tutte le associazioni di categoria. Il Service si concretizza con la proposta di alcuni itinerari per scoprire il nostro territorio, percorsi messi a disposizione dei soci Rotary, clientela già profonda conoscitrice del patrimonio locale.

Ringrazio anche il Direttore della Galleria dell’Accademia, Cecilie Hollberg, per il suo fondamentale contributo alla realizzazione di questa operazione”.

“Mi ha fatto molto piacere - prosegue Cecilie Hollberg - aver fatto da tramite tra queste due importanti realtà, il Rotary Club e l’associazione delle guide. Credo nelle collaborazioni e questa ha prodotto un risultato molto significativo, a mio avviso, soprattutto in un momento storico come quello che tutti noi stiamo vivendo. Un esempio che auspico possa essere adottato e promosso da altre istituzioni e musei non solo cittadini. Da parte nostra, con la riapertura della Galleria dell’Accademia dopo il lockdown, abbiamo anche ridotto il costo del biglietto d’ingresso da 12 a 8 Euro, un piccolo regalo ai nostri visitatori”.

Oltre a tour personalizzati, gli itinerari individuati interesseranno: la Galleria dell’Accademia, l’Istituto degli Innocenti, il Bargello, l’Opera del Duomo, il Complesso di San Lorenzo, la Basilica e il Convento di San Marco, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Palatina e il Tesoro dei Granduchi, il Museo Marino Marini con la Cappella Rucellai, il Museo Novecento, il Museo Stibbert e il Museo Archeologico.

Info www.rotaryfirenze.org


Fabrizio Del Bimbo 

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