mercoledì 30 giugno 2021

Luglio Bambino 2021 al via il 4 luglio

 



Arrivato quest’anno alla sua edizione numero 28, torna dal 4 luglio “Luglio bambino”, organizzato in collaborazione dei Comuni di Campi Bisenzio, Calenzano, Sesto Fiorentino, Signa, Lastra a Signa e Scandicci, di Regione Toscana e Città Metropolitana di Firenze e AttoDue. Una serie di appuntamenti  “prendono spunto” da “La forza della natura” e dal circolo virtuoso teatro-circo-cinema-animazioni-laboratori-letture-incontri. Un programma davvero ricco di spettacoli che si concluderanno il 23 luglio. Sotto la direzione artistica di Sergio Aguirre e Manola Nifosì, ogni Comune protagonista del progetto ha trovato la sua vocazione artistica: Campi Bisenzio curerà il teatro per ragazzi, Calenzano il cinema per ragazzi, Sesto Fiorentino la letteratura per l’infanzia, Signa il circo, Lastra a Signa la musica e Scandicci l’arte contemporanea.

Un altro elemento fa parte del tema di “Luglio bambino 2021”: “Proteggere, avere cura e attenzione del pianeta che ci ospita, – spiegano Aguirre e Nifosì – sono azioni che hanno bisogno della collaborazione di tutti. Ci vuole un sentimento di rigenerazione. La natura è capace di rigenerarsi, dobbiamo imparare ad ascoltarla e rispettarla, permetterglielo. Evitando comportamenti scorretti e dissennati, ma anche con piccole azioni positive di cura. Questo significa scegliere di amare nel modo più coraggioso, quello disinteressato, ciò che dai singoli arriva a tutti; e del lessico amoroso la parola che preferiamo è cura. Partiamo quindi con piccole azioni di cura: che sia la cura per un seme piantato, o per il consapevole consumo di acqua. In questo modo impareremo, ed insegneremo ai nostri figli, a essere responsabili e ad amare disinteressatamente. Per costruire una nuova Arca…”.

All’interno del festival saranno create occasioni di approfondimento sul concetto di circolo virtuoso attraverso spettacoli, incontri e laboratori. Il Festival  prende il via domenica 4 Luglio alle 18.30 a Signa, nel parco dei Renai, con il Collettivo Clown che presenta lo spettacolo “Balloon Adventures”. Cosa succede quando un palloncino prende il volo? Tutti alzano gli occhi al cielo, qualche bambino piange… non c’è più nulla da fare. Ma se questo palloncino fosse scappato dalla mano di due clown? Due aviatori, piloti di mongolfiera, impavidi e coraggiosi intraprendono un viaggio per inseguirlo. Nei giorni successivi ci si sposta a Sesto Fiorentino (5 luglio), Calenzano (dal 6 al 9 luglio), Campi Bisenzio (dal 12 al 19 luglio), Lastra a Signa (20 luglio) e Scandicci (dal 21 al 23 luglio). Fra le novità di questa edizione la collaborazione con Radio Campi, che terrà il laboratorio di radio per ragazzi, e quella con il Centro MeMe, che a Campi Bisenzio offrirà gratuitamente a 20 bambini (8/11 anni) un’occasione unica per stare insieme e apprendere divertendosi, sperimentando attività diverse.

Info: www.lugliobambino.com

Fabrizio Del Bimbo


giovedì 24 giugno 2021

Looking for Negroni. Alla ricerca del conte e del suo favoloso cocktail

 

Il docu-film di Federico Micali è stato proiettato in anteprima nazionale il 23 giugno al cinema La Compagnia di Firenze davanti ad un'affollata platea

 


Il film, ispirato al libro del barman Luca Picchi è prodotto da Art Film Kairos con Rai Cinema. Girato tra
Italia, New York e Cuba, racconta la misteriosa storia che si cela dietro l’autore del secondo cocktail più
bevuto al mondo, nato oltre 100 anni fa a Firenze.
Un gesto netto e deciso: una misura di Gin in un composto alcolico di Vermouth e Bitter Campari.
Il Negroni è semplice, essenziale e per questo talmente potente da diventare il cocktail italiano più famoso nel mondo. Ma la storia e l’originedi quel gesto nasconde vicende che viaggiano attraverso due secoli, due continenti e un protagonista da romanzo: il Conte Camillo Negroni. Su questa figura, miti e leggende si
sono rincorsi per anni, almeno fino a quando Luca Picchi, un barman toscano ha cominciato
a indagare sull’origine del suo cocktail di elezione.
Looking for Negroni racconta il corso di questa ricerca che va piano piano a miscelare  gli elementi di una storia fantastica (o meglio, di
un cocktail) che si dipana tra Firenze, Milano,  New York e Cuba.
E’ un docufilm per la regia di Federico Micali prodotto da Art Film Kairos e Rai Cinema con il sostegno di Toscana Film Commission
n e l l ' a m b i t o d e l p r o g r a m m a S e n s i
Contemporanei Toscana per il Cinema.
Tra gli interpreti, anche di Claudio Bigagli nei panni del Conte oltre agli attori fiorentini Daniele Favilli, Francesco Ciampi e Silvano Panichi.
E i contributi di importanti barman e storici della miscelazione quali- oltre lo stesso Picchi- David Wondrich, William Arias Ortega, Leonardo Leuci, Alessandro Procoli e Fulvio Piccinino.

Fabrizio Del Bimbo
Nicoletta Curradi

mercoledì 23 giugno 2021

You are the only you. La sostenibilità secondo lo IED

 

In occasione di Pitti Filati 89

ISTITUTO ITALIANO DI DESIGN - IED FIRENZE
Campagna di Comunicazione di IED Firenze
per la linea Ecollection FW22-23 di INDUSTRIA ITALIANA FILATI

Un fashion movie e 20 scatti fotografici
esprimono la vision aziendale sul tema della sostenibilità
che è un approccio culturale
e parte da un modello di lavoro dove tutti sono i protagonisti



   YOU ARE THE ONLY YOU, ovvero la sostenibilità inizia dall'azienda, è il titolo del progetto vincitore realizzato da alcuni studenti del secondo e terzo anno del corso in Fashion Stylist and Communication dell'Istituto Europeo di Design - IED Firenze, scelto da INDUSTRIA ITALIANA FILATI per la campagna di comunicazione della linea Ecollection FW 22-23, che verrà presentata a Pitti Filati 89.

"Da tempo collaboriamo con il tessile pratese su questioni legati  all'economia circolare, ne è un esempio il progetto The time is now!, condotto  in collaborazione con il Consorzio Detox presieduto da Andrea Cavicchi. Ritengo che il confronto con le realtà industriali sul tema della sostenibilità, come lo è stata questa importante collaborazione con Industria Italiana Filati, rappresenti per i nostri giovani una grande opportunità di crescita e di consapevolezza sul "valore dell'ambiente", con l'auspicio che entri trasversalmente in tutti i loro processi creativi verso il raggiungimento di un futuro migliore", dichiara Igor Zanti direttore di IED Firenze.

Trentadue studenti suddivisi in cinque gruppi - supervisionati da Daniela Fiorilli,  docente del corso Fashion Styling e Andrea Nardi coordinatore Fashion Area di IED Firenze ed in stretta collaborazione con l'azienda - hanno lavorato da marzo per sviluppare in maniera creativa il concept che sta dietro la collezione Ecollection.
Ma Irene Minnella, Pietro Dell'Aiuto, Caterina Bonini, Adelaide Sera, Giulio Saltarelli, Azzurra Nencioni, Vincenzo Lia sono andati oltre al prodotto e hanno portato al centro dell'attenzione Il tema della  sostenibilità sociale, come spiegano nel loro progetto per la campagna YOU ARE THE ONLY YOU  "per dare voce e volto ai dipendenti di Industria Italiana Filati che sono quelli che danno vita al filato, con l'obiettivo di mettere in risalto non solo il loro aspetto umano, ma anche il valore di una comunità composta da persone che coesistono e collaborano. Perché la sostenibilità inizia dall'azienda.".

Un'azienda  familiare quella di Industria Italiana Filati, giunta alla quinta generazione, che ha nel suo DNA il senso della famiglia e la volontà di tramandare la tradizione del tessile pratese "Cerchiamo di trasmettere questo spirito anche ai nostri dipendenti e la loro dedizione e il loro attaccamento all'azienda ci confermano che siamo sulla strada giusta. YOU ARE THE ONLY YOU è il progetto  che meglio rispecchia la nostra attitudine. Ci è piaciuta l'idea di coinvolgere i nostri dipendenti che sono il motore e la vera forza del nostro lavoro. Ogni risultato è frutto di una sinergia speciale tra noi e i nostri dipendenti", dichiarano Chiara Lucchesi, Teresa Lucchesi, Tommaso Arrischi, Francesco Lucchesi dell'azienda Industria Italiana Filati,  guidata da Antonio Gino Lucchesi.

La campagna si articola in un fashion movie di 45secondi e in 16 scatti fotografici di Stefano Casati - selezionati tra quelli realizzati, in due giorni di shooting in azienda, dagli studenti con la supervisione di Daniela Fiorilli e Andrea Nardi e in stretta collaborazione con Industria Italiana Filati - che colgono per prima la personalità individuale di ogni risorsa umana e raccontano emozioni legate al loro talento. Così, accanto ad ogni SCATTO FOTOGRAFICO, come in un identikit, oltre al nome e alla mansione ognuno ha espresso quello che più apprezza del proprio lavoro, "perché ogni ruolo all'interno dell'azienda è fondamentale ma soprattutto perché dietro a ogni ruolo esiste una persona che vale ed è importante nella sua unicità.".

Nel VIDEO, la staticità del protagonista che riavvolge un filo rosso su una spola, è contrapposta ad un effetto di fast motion di più persone che si muovono velocemente nello spazio intorno; è la contrapposizione tra la solidità del passato e l'accelerazione del presente:  un invito a rallentare per non perdere mai quel "filo" così importante  che ci lega alla nostra storia e tradizione.

il video e le foto gireranno in loop su uno schermo all'ingresso dello Stand di Industria Italiana Filati a Pitti Filati 89: "Un appuntamento adesso doppiamente importante perchè è la prima fiera del settore che si svolge in presenza dopo più di un anno. Siamo davvero emozionati!", dichiara l'Azienda.


Nicoletta Curradi 

martedì 22 giugno 2021

Lo sguardo di Sergej Vasiliev sull' URSS sconosciuta

 



Sergej Vasiliev, uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta

Semiottagono delle Murate

Firenze, Piazza Madonna della Neve 8

23 giugno - 4 ottobre 2021

A FIRENZE LA PRIMA MOSTRA ANTOLOGICA DEDICATA AL FOTOREPORTER SERGEJ VASILIEV, PREMIATO CINQUE VOLTE CON IL WORLD PRESS PHOTO. Oltre ai tatuaggi dei criminali russi, per cui è noto al grande pubblico, anche bellezza, nascita, tempo libero, amore, cronache e tragedie del quotidiano, in un percorso espositivo di circa 70 immagini in bianco e nero scattate nell’ex Unione Sovietica in piena epoca del ‘disgelo’.

Scene di ordinaria quotidianità, ma anche di eventi straordinari, di volti segnati dall’ardua impresa dell’esistenza, di trasformazioni del corpo, qui morbosamente tenuto a fuoco a significare tanto la decadenza quanto la bellezza della rinascita e della speranza di un tempo e una società accessibile a tutti. E’ quanto propone “Sergej Vasiliev: uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta”, la prima e inedita mostra antologica dedicata al grande forotoreporter russo, cinque volte vincitore del World Press Photo (1978, 1980, 1982, 1983, 1985), che inaugura domani al Semiottagono delle Murate (P.zza Madonna Della Neve, 8).

Promosso dall’Associazione Amici del Museo Ermitage insieme a MUS.E, MAD Murate Art District, Museo Sergej Vasiliev a Čelyabinsk, realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze e in collaborazione con MIP Murate Idea Park, il percorso espositivo, curato da Marco Fagioli e ideato da Jan Bigazzi sul modello panottico dell’ex carcere femminile, rende omaggio al giornalista che con la sua fotocamera ha documentato la vita nei Kolchoz, lungo le strade, e ancora oggi si distingue per l’alta qualità del linguaggio fotografico e la varietà dei temi trattati. La storia nuda, vera, della gente russa, scrutata e indagata con un formalismo mai retorico, è la protagonista indiscussa di questa mostra che segue a quella inaugurata a Bologna nel 2020 sui tattoo dei criminali russi e invita oggi a conoscere lo sguardo indiscreto dell’autore anche su altre realtà.

Un repertorio di circa settanta immagini in bianco e nero, scattate tra gli anni Ottanta e i primi Novanta intorno a Čelyabinsk, città ai piedi degli Urali con più di un milione di abitanti, dove nel 1957, tenuta segreta fino alla Glasnost, un’esplosione provocò una catastrofe nucleare peggiore di Chernobyl. Per quasi cinquant’anni gli occhi del principale quotidiano della metropoli, Vecherny Čelyabinsk (Čelyabinsk Sera), per cui ha lavorato dal giorno della sua fondazione nel 1968, Vasiliev ci catapulta letteralmente in una dimensione storica, poco o per niente accessibile prima della ‘politica della trasparenza’ avviata da Gorbaciov, da cui ripartire per un’analisi sociale del Paese tra passato, presente e futuro.

“Una mostra davvero originale e senza filtri su decenni di storia russa – commenta l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi -: in una settantina di foto l’artista riesce a calarci in una dimensione lontana che ci racconta molto degli ultimi avvenimenti di quel Paese e attraverso immagini penetranti e a tratti disturbanti ci offre uno spaccato veritiero e inedito dei suoi protagonisti, compresi quelli, come i detenuti, di solito negletti dalla storiografia ufficiale”. “Lo spazio delle Murate – aggiunge – si dimostra luogo eclettico e policentrico dove la cultura e l’arte si contaminano con la dimensione sociale dell’edilizia popolare e gli eventi dell’Estate Fiorentina e del MAD”.

“Secondino, giornalista e fotoreporter, Sergej Vassiliev osserva la società russa con grande acume e con una costante attenzione al corpo – sottolinea Valentina Gensini, direttore artistico di MAD - Che sia il corpo pieno di tatuaggi feroci e irriverenti dei carcerati sovietici, o il fisico morbido e fluido delle giovani donne riprese in acqua; che sia il corpo offeso e sfigurato di passeggeri ustionati in un incidente ferroviario, o seducenti nudi femminili in sauna,  la cui carne eburnea fa risaltare un irriverente ciuffo nero fuoriuscito da una treccia lunga fino al fondoschiena, Vassiliev indaga l’umanità senza veli, con occhio vero e impietoso, pronto a cogliere la bellezza come l’orrore. Con grande interesse MAD accoglie il suo lavoro in una proposta curatoriale inedita, che sarà discussa da Marco Fagioli e Massimo Sestini nel talk di mercoledì alle ore 17”.

Il presidente dell’Associazione Amici del Museo Ermitage, Francesco Bigazzi: “questo evento è per noi un ulteriore traguardo importante, non solo perché segna il punto di ripartenza delle attività culturali dell’associazione, ma perché testimonia come la Russia sia un inesauribile patrimonio di personalità che hanno fatto grande il XX secolo e continuano ad esprimere il proprio valore ancora oggi. Da anni rappresentiamo un ponte culturale tra i due Paesi, creando iniziative che possano far emergere aspetti inediti e alimentare il confronto sui rispettivi patrimoni artistici”.

“Vasiliev è un occhio vergine, vede la realtà sovietica fuori dai miti, dai luoghi comuni – spiega il curatore Marco Fagioli. E’ questo linguaggio inusuale, ad esempio l’utilizzo del ritratto non come genere fotografico ma sociologico, a rendere la mostra davvero interessante, emozionante. La fama di Vasiliev in Europa è legata soprattutto alle immagini di detenuti tatuati nelle carceri, senza dubbio è stato l’occhio più penetrante della Russia sovietica degli ultimi decenni prima della caduta del muro. Le foto in mostra rappresentano un documento di grande importanza, non solo sulla vita in una “istituzione globale” come un carcere sovietico, ma anche sul punto di arrivo di tutta una tradizione iconografica che dalla Rivoluzione d’Ottobre alla fotografia celebrativa dell’epoca staliniana, e dalla poesia nuova del cinema del Disgelo, giunge al presente”.

Senza retorica, con il linguaggio di un’arte nobile che è anche potente strumento di comunicazione, Vasiliev ci offre uno spaccato di vissuto delle genti russe addentrandosi nelle prigioni fisiche e psicologiche dell’individuo, svelandone particolari momenti di intimità, cogliendo la bellezza che si offre come risposta e forma di resilienza. Detenuti, operai, donne, uomini di potere politico e religioso, una cronaca avara di colore che è insieme forma e sostanza della verità restituita agli occhi del visitatore in sei distinte sezioni: Ritratti, Sauna, Parto, Tatuaggi, Incidente ferroviario di Ufa, Vita in carcere. E’ il racconto di un Vasiliev di ritorno alla natura, all’origine dell’uomo, che alla fotografia di propaganda ne preferisce una che celebri la poetica imperfezione della vita, il reale più della messa in scena.

Particolarmente toccante e drammatico il capitolo che chiude il percorso ed è dedicato all’incidente ferroviario di Ufa, nel distretto di Iglinskiy, avvenuto il 4 giugno del 1989. Il fotoreporter ci porta sui luoghi del disastro, stringe sui corpi bruciati e martoriati distesi sui tavoli dell’ospedale o nelle bare sostenute per le strade del dolore, che fanno tornare alla mente alcune scene del grande cinema russo post-stalinista. E’ un Sergei Vasiliev costantemente in ascolto, pronto a cogliere la trama di ogni vissuto e a regalare all’osservatore un ipotetico seguito, immaginato senza quel colore che, dice l’autore, “interferirebbe con la percezione della realtà”.

La mostra, che nel 2023 sarà al Museo delle Culture di Lugano (MUSEC), è accompagnata dal catalogo realizzato da AIÓN Edizioni con testi di Francesco  Paolo Campione, Marco Fagioli e Laura Lodigiani.

Sergej Vasiliev: uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta sarà aperta al pubblico da Lunedì alla Domenica, con orario continuato dalle 9 alle 19.

Biografia

Sergej Vasiliev è nato nel 1936 a Malie Kibeči nel Ciuvascia, in Russia. E’ stato il fotoreporter del giornale Vecherny Čelyabinsk per quarantacinque anni e ha ricevuto molte onorificenze: il World Press Photo (1978, 1980, 1982, 1983, 1985), l’ International Master of Press Photograph

Nicoletta Curradi

sabato 19 giugno 2021

Il culto della memoria secondo Michelangelo il Giovane

 



 Michelangelo Buonarroti il Giovane (Firenze 1568 – 1647) Il culto della memoria" è una mostra  curata da  Alessandro Cecchi, Elena Lombardi e Riccardo Spinelli aperta a Casa Buona fino  al 30 agosto 2021 

Nato a Firenze da Leonardo di Buonarroto, nipote di Michelangelo, nel 1568, quattro anni dopo la morte del prozio, Michelangelo il Giovane fu, degli immediati successori, l’unico a raccoglierne la prestigiosa eredità artistica e culturale. E lo fece in quanto personaggio di primo piano nella Firenze della prima metà del Seicento, ben introdotto a corte perché favorito della Granduchessa madre Cristina di Lorena e amico personale del granduca Cosimo II de’ Medici.   A lui si deve, com’è noto, la costruzione del palazzo di Via Ghibellina, attuale sede della Fondazione e la realizzazione delle sale dell’appartamento monumentale che nella Galleria hanno il luogo deputato alla celebrazione dell’illustre antenato attraverso un ciclo pittorico e scultoreo che vide, fra il 1613 e il 1635, il concorso dei maggiori artisti allora attivi in Firenze e nel Granducato nella prima  metà  del  Seicento.  Gli  altri  ambienti,  del  pari  sontuosamente  decorati,  sono  dedicati  ai personaggi più importanti della famiglia, di nobili origini, alla chiesa fiorentina nell’ambiente adibito a Cappella e ai Fiorentini illustri distintisi nei vari rami del sapere, raffigurati sulle pareti dello Studio.   Del pronipote del sommo artista possediamo una documentazione eccezionale, rilegata in ben 56 volumi dell’archivio Buonarroti, che ci consente di ripercorrerne quasi quotidianamente, la vicenda biografica, i contatti con i sovrani, i nobili, gli artisti e gli uomini di cultura.   Sebbene la sua figura e la sua opera siano state oggetto di studi specialistici, si avverte a tutt’oggi la mancanza di una trattazione d’insieme che dia conto della varietà e molteplicità dei suoi interessi culturali e del suo ruolo di protagonista nella prima età barocca a Firenze.    L’esposizione, in stretta relazione con i quartieri monumentali del primo piano, si aprirà con una sezione d’introduzione, nella prima sala, sull’uomo, il letterato e il poeta, curatore, tra l’altro, nel 1623, della prima edizione delle Rime michelangiolesche, e l’autore teatrale e di spettacoli musicali, coinvolto nelle feste nuziali di Maria de’ Medici del 1600 e in quelle del 1608 per le nozze di Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria. Il contributo maggiore dovrebbe comunque essere una rassegna dei disegni preparatori, esposti dalla seconda alla quarta sala (una trentina, conservati in gran parte al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi) per le pitture dell’Appartamento seicentesco, eseguiti dagli artisti  incaricati da  Michelangelo il  Giovane, una selezione a cura di  Riccardo  Spinelli,  studioso specialista della grafica fiorentina del Seicento.  

Info: www.casabuonarroti.it


Fabrizio Del Bimbo   

giovedì 17 giugno 2021

Cinemaddosso, i costumi di Annamode in mostra a Pienza e Monticchiello

La Regione Toscana, il Comune di Pienza e la Società di Esecutori di Pie Disposizioni, con l’organizzazione di Opera Laboratori, presentano la mostra Cinemaddosso i costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood a cura di Elisabetta Bruscolini. Una “mostra volante”, prodotta dal Museo Nazionale del Cinema e Annamode che mette in scena la magia del cinema raccontata da chi, da sempre, “fa” il cinema.




Cento costumi per quaranta film, un percorso dove ogni abito è esposto come un’opera d’arte e raccontato grazie a un allestimento fortemente immersivo, firmato da Maria Teresa Pizzetti, e interattivo, grazie alle produzioni video realizzate dallo Studio Convertino & Designers e curate da Massimo Mazzanti.

Nelle sale di Palazzo Piccolomini e del Conservatorio S. Carlo a Pienza e in quelle del Museo Tepotratos di Monticchiello scorrono 70 anni di un'avvincente storia imprenditoriale al femminile, dalla "Dolce Vita" ai giorni nostri, quella delle sorelle Anna e Teresa Allegri che, con i loro costumi e le loro invenzioni, hanno reso celebre in Italia e nel mondo la Sartoria Annamode.




“Le opere realizzate da Annamode e presentate in questa suggestiva mostra possono essere considerate come un vero e proprio documento di cultura materiale - dice Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana - che, oltre a ripercorrere la storia del cinema, ci mostra e ci ricorda come lo stile italiano, frutto della nostra tradizione manifatturiera artigiana, sia sempre stato e sarà sempre unico nel mondo per la sua eleganza, esclusività, attenzione ai dettagli e qualità”.

“È la prima volta che a Pienza si realizza un'operazione di questo genere, cui non mancherà la risonanza e il successo meritato – afferma Manolo Garosi, Sindaco di Pienza – ; l’arte cinematografica, ma soprattutto le capacità di riproduzione artigianale dei realizzatori si incontrano nella Città Ideale creando un armonioso luogo di dialogo delle arti e vero e proprio ‘guardaroba’ di una bellezza che tocca la storia, il cinema in costume, quello neorealista e rievocativo, l’artigianato artistico e la creatività umana. La storia del Cinema è passata e ancora passerà per Pienza e Pienza riconosce al Cinema quella straordinaria funzione comunicativa probabilmente insuperabile”.

" Siamo particolarmente lieti di ospitare nelle stanze del Palazzo Piccolomini la mostra Cinemaddosso – commenta Biagio Lo Monaco, Rettore della Società di Esecutori di Pie Disposizioni – che nella sua raffinata bellezza, dopo un periodo particolarmente difficile quale quello che abbiamo vissuto, rappresenta una promessa di felicità della quale tutti noi abbiamo estremo bisogno”.

“L’importante collezione di abiti autentici raccolti nei decenni da Anna e Teresa Allegri e i costumi più belli da loro realizzati - aggiunge Elisabetta Bruscolini, curatore della Mostra - costituiscono il patrimonio di una Fondazione che porta lo storico nome e che ha promosso assieme al Museo Nazionale del Cinema, questa mostra che approda ora a Pienza e a Monticchiello con un nuovo allestimento e una selezione di nuove “opere”, che si aggiungono a quelle esposte alla Mole Antonelliana a Torino. Così le creazioni delle sorelle Allegri e della nuova generazione di Annamo de tornano nella loro Toscana, da cui tutto è partito. I meravigliosi costumi di scena esposti e i loro dettagli raccontano il talento, la creatività e la sapienza artigianale di un atelier che si è trasformato in impresa mantenendo inalterate la passione e la cura che hanno reso il Made in Italy famoso nel mondo”.

La mostra è aperta al pubblico dal 19 giugno al 15 novembre 2021 dalle ore 11 alle ore 18,  chiuso il martedì 





I luoghi della mostra

Palazzo Piccolomini – Pienza

GUERRIERI E PULZELLE

Il percorso inizia con uno dei soggetti più iconici del cinema, il guerriero nelle sue tante declinazioni, dal crociato ai protagonisti delle saghe nordiche, dai cavalieri di re Artù, fino a Giovanni dalle Bande Nere.


DAE E CAVALIERI Le dame borghesi mostrano la loro nuova condizione sociale e si accompagnano alla piccola nobiltà terriera e agli ufficiali che, tra un duello e l’altro, animano la vita mondana dei salotti e le serate a teatro.


CORTIGIANI E PRINCIPESSE Il passato vive ancora a corte tra regine, principesse e nobildonne di tutte le età, cortigiane, favorite e favoriti, re, nobili e alti ufficiali.


ARTISTI, MUSE E MECENATI - L’epoca dei personaggi che popolano i libri di storia, degli artisti e dei loro committenti, delle nobili dame, al contempo modelle ispiratrici e finanziatrici della creatività del tempo, un sodalizio tra artisti muse e mecenati che durerà per molti secoli. 


Conservatorio San Carlo -Pienza

DONNE FATALI Dive, icone, donne misteriose e affascinanti, sfuggenti, pericolose, inafferrabili. Magnetiche e fasciate in abiti seducenti tempestati di pietre o realizzati con rasi lucidi e stoffe argentate, le donne fatali del cinema, i loro meravigliosi capi di abbigliamento e preziosi accessori stregano e ipnotizzano il mondo.


SIGNORE E SIGNORI - Il Novecento entra prepotentemente sulla scena. Il cambiamento è la parola d’ordine anche nella moda, le gonne si accorciano, il corpo non è più modellato dai busti e gli abiti, che si accostano alla figura femminile, sono realizzati con tessuti leggeri, a volte impalpabili, fioriscono gli atelier e nasce l’alta moda.


FELLINI E TOSI PER TOBY DAMMIT “Pierino, mi fai un vestito che si accende come un fiammifero?”

Museo del TEPOTRATOS - Monticchiello

STREGHE, VAMPIRI E ALTRI MUTANTI Siamo nella terra delle ombre, nel mondo di mezzo delle favole e delle leggende, dei racconti tramandati di padre in figlio e delle storie di autori fantasy.





Nicoletta Curradi

mercoledì 16 giugno 2021

AniMA. La Magia del Cinema di animazione a Palazzo Medici Riccardi


 


Dal 17 giugno al 17 ottobre 2021 le sale di Palazzo Medici Riccardi, pronte a ripartire con ambienti completamente rinnovati e ripensati durante il periodo di chiusura, si vestono con pareti pop e accolgono “AniMA. La Magia del Cinema d’Animazione da Biancaneve a Goldrake”, la mostra che espone per la prima volta al pubblico oltre cinquecento disegni originali dei film d’animazione più conosciuti e amati.

Promossa da Città Metropolitana di Firenze e MUS.E, in collaborazione con Accademia NEMO di Firenze, scuola leader in Italia per la formazione nell’arte dell’Entertainment, l’esposizione è curata da Federica Fabbri, animatrice e responsabile del corso di Cinema d’animazione presso la NEMO, Sandro Cleuzo, animatore Disney, Dreamworks e Warner Bros, Luca Chiarotti e Francesco Mariotti, art directors e insegnanti dell’Accademia, e Francesco Chiatante, storico dell’animazione giapponese e regista.

"E' con grande piacere che riapriamo la stagione espositiva di Palazzo Medici Riccardi”, dichiara Letizia Perini, consigliera della Città Metropolitana di Firenze delegata alla Cultura. “Approfittando dei mesi di chiusura a causa della pandemia, i nostri uffici hanno lavorato con grande cura per realizzare un rinnovo degli spazi espositivi del Museo Mediceo, dotando le sale di nuove strutture allestitive, di un sistema illuminotecnico di ultima generazione e di accessi automatizzati."

AniMA, prima mostra proposta interamene da MUS.E, è un racconto senza tempo, un’occasione unica per ammirare disegni che sono vere e proprie opere d’arte, primi studi di film che, oltre a farci sognare, hanno fatto anche la storia del cinema d’animazione. La mostra esporrà illustrazioni realizzate in fase di pre-produzione e produzione di capolavori Disney come “La bella addormentata nel bosco”, “Biancaneve”, “Robin Hood”, “La carica dei 101”, “La spada nella roccia” e molti altri, delle famose serie tv firmate Hanna-Barbera, di celebri anime giapponesi e di molti altri film come “Alla ricerca della valle incantata”, “Fievel sbarca in America” e “Anastasia”. Ma non solo. AniMA ripercorrerà anche la storia del cinema d’animazione, grazie a pezzi unici e di inestimabile valore storico che arricchiranno il percorso espositivo: dal prezioso fotogramma della prima animazione in senso moderno, Gertie the Dinosaur, che risale al 1914 ed è uno dei circa cento rimasti in tutto il mondo, agli iconici Mickey Mouse dei primi anni ’30, fino ai recenti concept degli ultimi film in 3D.

"Siamo fieri di contribuire a valorizzare uno dei palazzi di maggior fascino del patrimonio fiorentino con una mostra di grande originalità e al contempo di forte legame con il territorio”, afferma Matteo Spanò, presidente di MUS.E. “Una mostra che inaugura un nuovo ciclo espositivo, e che si inserisce in un più ampio piano di valorizzazione di Palazzo Medici Riccardi, interamente a firma MUS.E."

Le opere esposte provengono dalla collezione di AniMa Firenze, interamente dedicata all’animazione e ospitata nei locali dell’Accademia NEMO. Un luogo magico che custodisce un incredibile tesoro, ma ancora in attesa di trovare una collocazione definitiva nella Casa per la Storia dell’Animazione che i fondatori auspicano da tempo. Supportata dalle continue donazioni di artisti di livello internazionale come Sandro Cleuzo, Don Bluth, Gary Goldman e Yoichi Kotabe, solo per citarne alcuni, la collezione conserva circa ottomila pezzi tra schizzi, layout, concept e storyboard prodotti, tra gli altri, dagli studi Disney, Dreamworks, PIXAR, Don Bluth e Hanna Barbera.

“Siamo veramente felici di condividere con il pubblico il patrimonio incredibile che possediamo” conclude Luca Chiarotti, art director e insegnante dell’Accademia NEMO. “Mettere finalmente in mostra il nostro sterminato archivio di disegni, significa per noi condividere le emozioni che guardare queste opere ci procura ogni volta. Sono collezioni provenienti dagli autori stessi e racchiudono in sé tutto l’amore per quest’arte e il dietro le quinte che i più non conoscono”.

Prevista all’interno del percorso espositivo anche una sezione educational, che permetterà ad adulti e bambini di scoprire il “dietro le quinte” dell’animazione: gli studi dei personaggi, i disegni preparatori per gli ambienti, le sperimentazioni sul colore e molto altro. Perché se tutti, o quasi tutti, conoscono i film protagonisti dell’esposizione, in pochi sanno come i personaggi e gli ambienti di un film di animazione prendono vita. La forza di questa sezione della mostra risiede nell’originalità del materiale esposto: ad illustrare il processo creativo che dallo schizzo porta all’animazione saranno infatti disegni e illustrazioni realizzati per due cortometraggi inediti dai più talentuosi studenti dell’Accademia NEMO.

AniMA. La Magia del Cinema d’Animazione da Biancaneve a Goldrake è accompagnata da un catalogo edito da La Città delle Nuvole, con prefazione firmata da artisti di fama internazionale come John Canemaker, Takashi Namiki, Tom e Tony Bancroft e Willie Ito. Il volume, corredato da approfondimenti e articoli sul cinema d’animazione giapponese e americano, contiene una parte dedicata alla produzione di cortometraggi animati, in diretto dialogo con la sezione educational della mostra.




Per vivere l'esperienza della mostra nella forma migliore sono in programma visite guidate giornaliere a partire da sabato 19 giugno: il lunedì, il martedì, il giovedì e il venerdì alle 16.30, il sabato e la domenica alle 11.30 e alle 16.30. I posti sono limitati, la prenotazione è obbligatoria. Per informazioni sui costi e le prenotazioni scrivere a info@palazzomediciriccardi.it

Le visite sono realizzate grazie al prezioso sostegno di American Express, di GIOTTO – love brand di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini, Officina Profumo Farmaceutica Santa Maria Novella, Unicoop Firenze e Tenderly, brand di Lucart Spa.

Firenze

Palazzo Medici Riccardi

Via Camillo Cavour 3

17 giugno - 17 ottobre 2021

Orari

tutti i giorni h.9.00-19.00, mercoledì chiuso

Ultimo ingresso alle h. 18.00

Biglietti

Il biglietto è comprensivo della visita al museo.

Intero € 10,00

Ridotto € 6,00

Riduzioni: 18-25 anni; studenti universitari

Ingresso gratuito: 0-17 anni; guide turistiche abilitate; giornalisti accreditati; disabili e loro accompagnatori; gruppi di studenti e rispettivi insegnanti; membri ICOM, ICOMOS e ICCROM: residenti Città Metropolitana di Firenze la prima domenica del mese).

Per tutti i soci Unicoop Firenze è attiva la riduzione 2x1, che consente di accedere alla mostra e all'intero palazzo in due persone con il costo di un solo biglietto. L'agevolazione è attiva anche per le visite guidate e per le attività.





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Fabrizio Del Bimbo 


martedì 8 giugno 2021

Cappelle Medicee, terminati i restauri della Sagrestia Nuova

Museo delle Cappelle Medicee, terminata la campagna di restauri nella Sagrestia Nuova

I lavori, iniziati nel 2013 con il restauro delle pareti, si sono conclusi a fine 2020 con la pulitura delle sculture delle tombe di Giuliano Duca di Nemours e di Lorenzo Duca d’Urbino. Per la prima volta su dei capolavori di Michelangelo è stata sperimentata, g mrazie alla collaborazione dell’ENEA, una tecnica di biopulitura che usa dei batterie per rimuovere in sicurezza le macchie dal marmo





Dopo otto anni di lavoro si è conclusa la lunga campagna di restauri nella Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee, gioiello del gruppo Musei del Bargello. I lavori – svoltisi sotto la guida di Monica Bietti, funzionario storico dell’arte e già responsabile del Museo delle Cappelle Medicee e d’intesa con il Direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino – hanno interessato sia le tombe con le celebri statue, sia il parato della Sagrestia Nuova e sono stati condotti da un team tutto al femminile composto dalle restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti, con le quali hanno collaborato Donata Magrini, Barbara Salvadori e Silvia Vettori, ricercatrici dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR) e Anna Rosa Sprocati e Chiara Alisi dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile). 

Un lavoro che ha permesso di recuperare i valori cromatici delle pareti della Sagrestia Nuova e delle sculture e di approfondire conoscenze tecniche che ci permettono oggi di capire maggiormente le fasi costruttive e il metodo che Michelangelo applicò nella realizzazione dell’insieme. Un’impresa lunga e complessa, riuscita anche grazie ad una campagna di indagini puntuali e all’utilizzo di un’innovativa tecnica di biopulitura messa a punto dall’ENEA - utilizzata per la prima volta su dei capolavori del Buonarroti e in particolare sui sarcofagi e su parte delle sculture dei monumenti funebri di Giuliano duca di Nemours e di Lorenzo duca d’Urbino - che utilizza delle colonie di batteri per ripulire i marmi dai segni del tempo. 

La Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee è il risultato di una straordinaria fusione fra spazio architettonico, elementi funzionali, elementi decorativi, proporzione delle forme nell’uso calibrato di pieni e di vuoti, in marmo e in pietra serena, di luce, ombre, colore e materia. Un luogo sorprendente, ultima impresa fiorentina di Michelangelo, che necessitava di un’accurata manutenzione dopo l’ultimo intervento conservativo del 1988.


Il restauro della Sagrestia ha avuto una prima breve fase di intervento sui paramenti marmorei nel 2013, ma è stato tra il 2016 e il 2020 che si sono svolti i lavori più cospicui, possibili grazie ai fondi derivati dall’autonomia dei Musei a seguito della Riforma del Ministero del 2014 che ha istituito i primi venti musei dotati di autonomia speciale, tra cui i Musei del Bargello. Inoltre, tra il 2018 e il 2019, una partnership con IGT (già Lottomatica) ha permesso sia il co-finanziamento di parte della spolveratura e restauro sia la realizzazione di una nuova illuminazione della Sagrestia Nuova. Il lungo e complesso lavoro è stato condotto partendo dai parati marmorei e dalle paraste in pietra serena che segnano lo spazio architettonico delle pareti, per concludersi con l’intervento sulle sculture, nella seconda metà del 2020. Così come i parati marmorei anche le sculture erano coperte da depositi ed erano in più punti macchiate da residui di sostanze utilizzate in passato per proteggere le sculture durante l’esecuzione dei calchi, eseguiti dal Cinquecento a tutto l’Ottocento.

La fase di progettazione del restauro è stata preceduta e guidata dalla campagna fotografica a luce visibile di Antonio Quattrone e, tra il 2019 e il 2020, da indagini fotografiche a fluorescenza indotta da luce ultravioletta e con luci infrarosse (IR) eseguite da Andrea Rossi, operazioni che hanno accertato lo stato conservativo delle sculture e hanno permesso di selezionare le metodologie più adatte all’intervento di pulitura. In collaborazione con ISPC-CNR sono state inoltre individuate aree significative su ciascuna scultura per effettuare misurazioni colorimetriche e di riflettanza del marmo.


Nella fattispecie, il sarcofago di Lorenzo duca di Urbino era alterato da macchie di colore scuro estese lungo tutto il basamento, identificate dalle analisi eseguite dal CNR come ossalati e materiali organici e ricondotte a liquidi organici filtrati fino all'esterno del sarcofago in corrispondenza di queste macchie, da ricondursi alla sepoltura di Alessandro de’ Medici (figlio di Lorenzo duca d’Urbino), che – assassinato - fu sepolto senza essere eviscerato, come invece si usava all’epoca per la dinastia medicea. Per l’eliminazione di queste macchie organiche e di altre di varia origine, come fosfati, gesso, tracce di silicati, tracce di ossalato di calcio, sono stati individuati alcuni ceppi batterici in grado di rimuovere selettivamente questi depositi, senza influenzare con la loro azione la materia originale, il marmo. I ceppi scelti non erano cioè in grado né di precipitare né di solubilizzare i carbonati di calcio. Dopo aver testato undici diversi ceppi batterici su piccoli tasselli di prova, sono stati scelti i tre “migliori” per procedere alla biopulitura del sarcofago. Impacchi di cellule dei ceppi Serratia ficaria SH7, Pseudomonas stutzeri CONC11 e Rhodococcus sp Z-CONT sono stati applicati nei diversi punti del sarcofago, immobilizzati in uno speciale gel che mantiene la giusta umidità per i batteri e conferisce una giusta consistenza all’impacco, permettondo di applicarlo e di rimuoverlo facilmente, senza lasciare residui, né del supportante né delle cellule batteriche. Sono stati applicati i batteri, altamente “affamati”, per favorire il loro “appetito” verso i substrati organici da rimuovere e rendere più efficace il trattamento di biopulitura. 


Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello ha dichiarato che “Il progetto di restauro conservativo e di manutenzione che negli ultimi cinque anni e in fasi successive ha visto il coinvolgimento di diverse professionalità e di istituti di eccellenza della ricerca e innovazione scientifica italiana permette ora di ammirare i capolavori fiorentini di Michelangelo, con una nuova consapevolezza della fase delicatissima di scelta e lavorazione dei marmi. Desidero ringraziare la dottoressa Monica Bietti, le colleghe dell’Enea e del CNR, e le abili restauratrici che per mesi hanno lavorato a questo delicato restauro sperimentale. L’autonomia dei musei, voluta dall’Onorevole Ministro Dario Franceschini, ha permesso anche di finanziare, con fondi propri, progetti di tutela, di ricerca e di alto profilo scientifico, come quello conclusosi negli ultimi mesi. Desidero inoltre esprimere la mia più sentita gratitudine all’architetto Maria Cristina Valenti, alla dottoressa Francesca De Luca e a tutto il personale che presta servizio al Museo delle Cappelle Medicee per avere seguito questo progetto e aver sempre favorito il lavoro di tutte le professioniste, anche nei durissimi mesi dell’emergenza sanitaria che ha scandito il 2020 e l’inizio del 2021”.


Come ha spiegato Monica Bietti, storica dell’arte ed ex responsabile del Museo delle Cappelle Medicee “La Sagrestia è un luogo dove all’apparenza tutto sembra perfetto: e invece le vicende di questo spazio narrano di un susseguirsi di difficoltà e abbandoni, di oblio e rinascita.  Una storia vissuta come se quei marmi non fossero pietre, ma cose vive. Il restauro di uno dei luoghi simbolo dell’arte presuppone conoscenza, esperienza, metodo e scienza unite a doti di sensibilità, intelligenza e apertura al confronto. Per questo il lavoro fin dall’inizio è stato testato e poi sottoposto a costanti verifiche ottiche, metodologiche e scientifiche. Il lavoro di restauro delle pareti ha permesso di approfondire le conoscenze tecniche sul modo di costruire o meglio sovrapporre le lastre marmoree e sulla maniera di eseguire le decorazioni figurative, vegetali e modulari, un vero e proprio esercizio che permette di distinguere le mani dei collaboratori di Michelangelo, documentati in questa impresa. Così come si comprende molto bene che dal blocco in marmo scelto da Michelangelo per ciascuna figura, egli con il metodo del “levare”, partendo da un modello in terra a grandezza naturale, trova la forma, arrivando alla finitura tramite l’uso di diversi tipi di attrezzi. Lo stato di finitura delle sculture varia a seconda dei personaggi e anche in relazione alla loro collocazione e al rapporto con la fonte di luce. E questa è una novità e una scoperta resa possibile dal restauro”.


"A conclusione dell’intervento di restauro delle sculture e dei paramenti lapidei possiamo affermare che all’interno della Sagrestia nuova si è conservata, nei secoli, l’integrità materica di queste opere patrimonio dell’umanità – ha commentato la restauratrice Marina Vincenti -. Dopo la pulitura possiamo nuovamente godere dell’eccezionale uso della tecnica scultorea da parte di Michelangelo: espressione del suo intimo rapporto con il marmo e della sua capacità di trasformarlo in luce. Il cambio costante della tessitura dei segni lasciati dagli strumenti di lavorazione utilizzati rende vivo e palpitante il contenuto simbolico e spirituale dell’uomo chiamato a dare forma al trascorrere del tempo".

“La Sagrestia Nuova è un vero scrigno dove architettura e scultura unificano le emozioni – ha dichiarato la restauratrice Daniela Manna - I lunghi restauri, svolti nel corso di sette anni, hanno seguito una metodologia lenta, rispettosa, a volte sofferta per le condizioni ambientali del luogo, ma partendo dalle pareti hanno preparato la giusta scenografia per affrontare i restauri delle sculture del grande Michelangelo. Concreta aspirazione sarebbe quella di completare i restauri di tutti gli elementi architettonici del secondo livello per monitorare e unificare la visione d’insieme”.


Come illustrato da Silvia Vettori ricercatrice di ISPC-CNR “Il progetto diagnostico ha previsto l’impiego congiunto di metodologie non-invasive, applicate in situ, e micro-invasive, in laboratorio – ha spiegato. Le indagini hanno permesso di caratterizzare i materiali di deposito e le macchie presenti sulle superfici lapidee, come fosfati, ossalati e materiale proteico, comprendendo le problematiche legate allo stato di conservazione, e di valutare l’effetto generale delle operazioni di pulitura che si sono rivelate efficaci ma pur sempre prudenti e rispettose”.


Anna Rosa Sprocati, ricercatrice di ENEA ha inoltre aggiunto che “La selettività, la gradualità e il rispetto della materia sono qualità necessarie per una pulitura corretta. La biopulitura eseguita nel restauro delle opere di Michelangelo ha risposto a queste necessità. I batteri utilizzati sono spontanei e innocui e sono stati scelti tra un’ampia collezione di laboratorio per essere in grado di metabolizzare selettivamente i depositi coerenti identificati in precedenza dalle indagini chimiche, senza spingere oltre la loro azione. Proponiamo l’esperienza armonica condotta nella Sagrestia Nuova di Michelangelo come modello di restauro innovativo e sostenibile, che fonde storia dell’arte, restauro e scienza”.


Sagrestia Nuova – Cenni storici

È noto che la Sagrestia Nuova fu compiuta da Michelangelo per i due papi Medici: Leone X e Clemente VII, a partire dal 1519. Dopo la morte del fratello Giuliano, duca di Nemours (17 marzo 1516, stile corrente) e dell’amatissimo nipote Lorenzo duca di Urbino (4 maggio 1519), Leone X decise di abbandonare il progetto della facciata di San Lorenzo affidato a Michelangelo e, con grande contrarietà dell’artista, di affidargli la realizzazione di una nuova cappella funebre per accogliere le spoglie mortali dei suoi congiunti. Questa cappella, posta sul lato opposto della basilica rispetto a quella dei suoi avi – la Sagrestia Vecchia – fu denominata fin da subito Sagrestia Nuova. Il cantiere partì lentamente nel 1521 e solo nel 1524, per volere di Clemente VII, Michelangelo risulta impiegato a tempo pieno nel lavoro. Nel 1526 si ha informazione del completamento della lanterna. È Michelangelo a darne notizia a papa Clemente VII. A quella data non tutte le sculture erano pronte e quelle realizzate furono messe a riparo per lasciar posto ai lavori delle pareti marmoree. Con il “sacco di Roma” del 1527 i lavori registrarono un progressivo rallentamento e nel 1529 il cantiere venne bloccato, per poi riprendere nel 1530. Nel 1532 Giovanni da Udine iniziò la decorazione a stucco e oro dei “lacunari” della cupola e nell’anno successivo la tomba di Lorenzo, duca di Urbino fu portata a compimento. La morte di Clemente VII, nel 1534, decretò l’arresto dei lavori e l’allontanamento definitivo di Michelangelo da Firenze. Al momento della partenza di Michelangelo da Firenze sembra che le sette sculture eseguite dall’artista (I due duchi, le quattro parti del giorno, la Madonna col Bambino) fossero state lasciate sul pavimento della Sagrestia Nuova, ancora privo di rivestimento. Sarebbero state collocate nel 1545 da Niccolò Tribolo scultore e architetto che fu incaricato della manutenzione della basilica di San Lorenzo. Ma lo stato della sagrestia, usata in quel tempo come luogo privato di sepolture della famiglia Medici, era poco rassicurante come ebbe a esplicitare Vasari al duca Cosimo I nel 1563: le finestre erano chiuse solo da impannate e nella sagrestia i celebranti accendevano fuochi per scaldarsi. Sarà proprio Cosimo a volgere le proprie attenzioni al completamento e riordino della cappella. In questo modo il duca Cosimo dava un senso di continuità alla famiglia, legittimando e consolidando il suo potere. La morte di Cosimo e quella di Vasari (1574), a pochi mesi l’uno dall’altro, causò una nuova interruzione della decorazione della Sagrestia Nuova che, di fatto, fu ripresa solo con l‘ultima principessa Medici, Anna Maria Luisa Elettrice Palatina (1667-1743), che fece terminare l’altare e togliere gli stucchi cadenti dai lacunari. La Sagrestia Nuova restò “cappella dei depositi”, ossia sepolcreto dei granduchi e dei loro familiari, fino alla fine del governo mediceo, mentre i Lorena decisero di trasferire i corpi nel sotterraneo della Cappella dei Principi, dando finalmente ordine alle sepolture del ramo granducale della famiglia Medici. Con l’unità d’Italia la Sagrestia Nuova venne a far parte del nuovo museo delle Cappelle Medicee e da lì inizia una nuova storia, da allora documentata grazie al crescente uso della fotografia. Molte sono le immagini fotografiche, realizzate a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, che ne testimoniano lo stato. Molti i problemi di conservazione derivanti dai continui calchi eseguiti sia per riprodurre le sculture sia per le parti decorative, destinati in gran parte alle accademie e ai musei del mondo. Molte le spolverature necessarie, dato l’uso di stufe a carbone per scaldare, molte le scritte, gli smontaggi e le protezioni eseguite in occasione dei conflitti mondiali. Fino ad arrivare ai progetti di restauro e alla realizzazione dei medesimi.


Fabrizio Del Bimbo 

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