venerdì 28 maggio 2021

L' "Anima di Volterra " al via



Nasce ‘L’Anima di Volterra’, un progetto di valorizzazione di quella parte di Città che rappresenta maggiormente il cuore, ma anche l’anima della comunità volterrana.
La Piazza San Giovanni si presenta, infatti, come lo spazio sacro più significativo della città e della Diocesi di Volterra, in cui si affacciano il Duomo, il Campanile, la Casa dell’Opera, l’Oratorio della Misericordia, l’antico Ospedale e il Battistero e che dà il nome a questa significativa area del tessuto urbano al centro della giurisdizione vescovile volterrana, la quale, secondo la tradizione, risalirebbe addirittura all’epoca apostolica, sicuramente attestata agli ultimi decenni del V secolo. La chiesa episcopale cittadina, ubicata nel luogo dove ora sorge la Cattedrale, è testimoniata con la sua titolatura a Santa Maria sin dall’epoca di Carlo Magno. Ma il cuore è anche l’anima di una città, nel suo duplice aspetto della religiosità e dei più alti valori civici e sociali ( come ricorda Santa Caterina in una sua lettera, l’uomo che si rinnova nello spirito “possiede la città dell’anima sua…”) ed è per questo che il progetto ‘L’Anima di Volterra’ prevede la creazione di un percorso di visita unitario fra i vari siti di Piazza San Giovanni: Cattedrale di Santa Maria Assunta, Battistero, Antico Ospedale Centro Espositivo di Santa Maria Maddalena.

Il percorso estetico e spirituale si diparte dunque dal Duomo, il monumento più significativo e caratterizzante della comunità, con i suoi numerosi capolavori databili già a partire dai primi secoli del Medioevo. Fra le opere più antiche si annovera l’imponente gruppo scultoreo della Deposizione, detta nei documenti opus Crucifixi, risalente al 1228 e attribuibile a una maestranza attiva a Pisa nei primi decenni del Duecento.

Tuttavia il sacro tempio si connette e si intreccia, e non soltanto per l’ubicazione, ma per i rituali collettivi e i più alti valori dello spirito cristiano, agli altri edifici presenti in questa area urbana.

Prima di tutto il Battistero ove si conserva il vecchio Fonte battesimale, capolavoro di Andrea Sansovino del 1502; quindi l’Ospedale, un altro importante 3 di fondazione religiosa, chiamato Ospedale di Santa Maria, ma definito anche come Maggiore, attualmente acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e divenuto Centro Studi Espositivo, in cui si conservano varie collezioni di arte antica e contemporanea che diversi artisti volterrani e italiani hanno deciso di devolvere negli anni all’Ente.

Il progetto prevede la possibilità di gestire le prenotazioni delle visite autonome e visite guidate, per singoli e gruppi, ai siti della Piazza di San Giovanni tenendo conto degli orari di apertura (consultabili sul sito web ) e delle funzioni religiose celebrate in Cattedrale. Sul nuovo portale sarà possibile anche acquistare direttamente on line il ticket di ingresso.

Un apposito ufficio informazioni e prenotazioni, con un numero telefonico ed una mail dedicati, sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 17,00. Oltre a ricevere ogni tipo di informazione sulle modalità di accesso per le visite, si potranno prenotare tour guidati all’interno del percorso che si snoda tra arte e fede.




L’accoglienza dei visitatori avverrà all’ingresso dell’Ospedale di Santa Maria che diventerà il punto di partenza dell’itinerario di visita; presso il desk di accoglienza potrà essere ritirato il biglietto unico, con audioguida inclusa, per la visita alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, al Battistero e all’Antico Ospedale Centro Espositivo Santa Maria Maddalena. I visitatori, inoltre, avranno a disposizione materiali informativi e di supporto alla visita redatti in varie lingue tra cui una nuova guida ufficiale.

Nella sala al piano terra dell’Ospedale di Santa Maria, dove sarà collocato anche il desk per l’accoglienza dei visitatori, è stato realizzato un nuovo bookshop al servizio di tutta la Piazza con prodotti editoriali dedicati al territorio volterrano, alla sua storia, alla sua arte e al culto della  Vergine Maria a cui è dedicata la Cattedrale.

Nel giorno dell’inaugurazione del progetto ‘L’Anima di Volterra’, La Fondazione Cassa di Risparmio e la Parrocchia della Basilica Cattedrale aprono al pubblico la prima di una serie di mostre temporanee con il chiaro obiettivo di valorizzare il Centro Studi-Espositivo: “Nove secoli di arte e di fede nella Cattedrale di Volterra”, per celebrare i 900 anni dalla dedicazione della Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, avvenuta il 20 maggio 1120.

È questa la prima proposta di un programma che si articolerà negli anni su tematiche legate alla città di Volterra e ai suoi più alti valori della tradizione spirituale e materiale.

La testa-reliquiario in argento di San Vittore, donata nel 1120 da papa Callisto II al vescovo di Volterra Rogerio, è collocata all’ingresso dell’esposizione come testimonianza diretta della dedicazione della Cattedrale. Insieme ad essa, il visitatore può ammirare il manoscritto conosciuto come “Calendario di Sant’Ugo”, redatto nel 1161 e contenente la descrizione di come, all’epoca, si svolgevano le celebrazioni liturgiche nella Cattedrale di Volterra e nella Piazza antistante. È anche il primo documento nel quale si trova ricordato l’Ospedale di Santa Maria, oggi Centro Espositivo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e sede della mostra.     
Nel percorso della mostra ogni epoca – dal XII al XXI secolo – è rappresentata da un documento o da un manufatto artistico che ha, per così dire, “vissuto” all’interno della Cattedrale. Si trovano così in successione cronologica: la pergamena del 1228 nella quale si fa riferimento alla realizzazione del “Crocifisso” della Cattedrale; una croce astile riccamente incisa; un grande piatto elemosiniere; un lacerto di affresco superstite dell’antica decorazione parietale della Cattedrale; uno dei preziosi antifonari miniati realizzati ai primi del XVI secolo per il cardinale Francesco Soderini; una coperta per messale in velluto con borchie in argento del vescovo Carlo Filippo Sfondrati (1677-1680); un cratere in ceramica dipinta; una palmatoria porta candela, un calice, una lampada votiva in argento e un meraviglioso “Cristo alla colonna” in alabastro del XIX secolo. Ognuno di questi arredi sacri è corredato di una didascalia che ne spiega brevemente la storia e l’utilizzo nel contesto delle celebrazioni liturgiche della Cattedrale. L’esposizione si conclude con due pezzi di arte contemporanea, opere prodotte da maestranze volterrane: il “Pastorale dei Santi” realizzato in occasione del Grande Giubileo del 2000 per il vescovo Mansueto Bianchi; le formelle servite da modello per il nuovo altare della Cattedrale, in alabastro, consacrato il 22 settembre 2019 all’inizio delle celebrazioni per il IX centenario della dedicazione della Cattedrale. Il percorso è arricchito dalla proiezione di un filmato che presenta le diverse fasi di restauro e di realizzazione di alcune delle opere esposte.

Poiché l’attuale Salone del Centro Espositivo era un tempo la chiesa dell’antico Ospedale, nell’intento di far riscoprire e valorizzare questa sua identità, sulla parete di fondo è stata allestita la ricostruzione di un altare così come poteva apparire al fedele che vi entrasse nel XIX secolo, con un ricco apparato per l’esposizione eucaristica. Come tavola pittorica è stata posta una riproduzione della “Madonna in trono tra i Santi Giovanni Battista e Bartolomeo”, nota come “Pala di Villamagna”, opera di Rosso Fiorentino del 1521, della quale si ricordano quest’anno i 500 anni. 

La mostra, con il patrocinio della Diocesi e del Comune di Volterra, è stata curata dal dott. Umberto Bavoni (già direttore del Museo Diocesano di Arte Sacra), dal dott. Alessandro Furiesi (responsabile dell’Archivio Storico Diocesano di Volterra) e dal dott. Amedeo Mercurio (funzionario della Soprintendenza di Pisa), in collaborazione con il dott. Massimo Carlesi e la prof.ssa Lilia Silvi (componenti della Commissione Centro Espositivo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra) e con l’organizzazione di Opera Laboratori.   

Fabrizio Del Bimbo 

  

La mostra, con il patrocinio della Diocesi e del Comune di Volterra, è stata curata dal dott. Umberto Bavoni (già direttore del Museo Diocesano di Arte Sacra), dal dott. Alessandro Furiesi (responsabile dell’Archivio Storico Diocesano di Volterra) e dal dott. Amedeo Mercurio (funzionario della Soprintendenza di Pisa), in collaborazione con il dott. Massimo Carlesi e la prof.ssa Lilia Silvi (componenti della Commissione Centro Espositivo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra) e con l’organizzazione di Opera Laboratori.  


Fabrizio Del Bimbo 

mercoledì 26 maggio 2021

La New Wave coreana protagonista nella penultima giornata del Korea Film Fest

 


Giovedì 27 maggio dalle 14 al cinema La Compagnia di Firenze e online su Più Compagnia e MyMovies.it
 
Sul grande schermo The Contact, che compie venticinque anni e rese famosa la star Jeon Do-yeon


I film cult che hanno reso celebre il cinema coreano negli ultimi decenni: al Florence Korea Film Fest è il momento di “The Contact”che compie venticinque anni, protagonista tra i film in programma del penultimo giorno di festival,  giovedì 27 maggio al cinema La Compagnia (in via Cavour, 50r). 




 

Alle 16.30, in sala arriva la proiezione di “The Contact”, lavoro del 1996, a firma Jang Yoon-hyun – per la sezione New Korean Cinema. Il destino è il vero principe di questo film: i due personaggi ascoltavano lo stesso programma radiofonico, quando un avvenimento sconvolgente è accaduto nelle loro vite che, a loro insaputa, li ha uniti indissolubilmente. The Contact è un film piacevole, pieno di emozioni, che segue il plot del melodramma coreano, dove regna afasia e difficoltà di esprimere i propri sentimenti, in cui, ciononostante, l’eccelsa recitazione dei suoi due protagonisti riesce nell’intento di tenere lo spettatore attaccato allo schermo. “Pale blue eyes” dei Velvet Underground arricchisce ancor più il film dandogli tono internazionale. Una pellicola che riesce a toccare le giuste corde del cuore e che ha dato la notorietà a Jeon Do-yeon (che poi è stata ospite del festival nel 2013) al suo fianco il sempre valido Han Suk-kyu, anche lui alle sue prime esperienze cinematografiche.

 

Il programma di sala si apre alle 14 con “Take me home” di Han Jay: un racconto sulla famigliasui repentini cambiamenti della società e cosa accade quando un incidente nella quotidianità di un nucleo famigliare. Segue la video intervista della regista. Chiude la settima giornata (alle ore 19) “Our Midnight”, di Lim Jeung-eun. Intimo e profondo, il lavoro narra la storia di Ji-hoon, un attore senza soldi appena lasciato dall’amante, e di Eun-yeong, ragazza afflitta dopo aver denunciato il fidanzato di molestie, mal giudicata dai suoi colleghi. Presente anche qui, al termine dell’evento, la trasmissione dell’intervista alla giovane cineasta, anche attrice.

 

Online su piattaforma Più Compagnia e MyMovies si potrà continuare a godere dell’ampio programma del Festival, con l’offerta di giornata. Saranno disponibili in streaming cinque lavori del regista Kim Ki-Duk, da poco scomparso, a cui è dedicata una sezione tematica: “Crocodile”, “Real Fiction”, “Bad Guy”, “Stop” e “Wild animals”. Inoltre, disponibile anche il film “Hahaha”, omaggio invece all’attrice Moon So-ri.

 

La manifestazione, ideata e diretta da Riccardo Gelli dell’associazione Taegukgi – Toscana Korea Association, è organizzata con il supporto Fondazione Sistema Toscana, Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, KOFIC - Korean Film Council insieme ai main sponsor Conad e Unipol Sai.

 

Ingresso 6 euro. I posti al cinema La Compagnia saranno ridotti e gli ingressi contingentati secondo le disposizioni dell’emergenza sanitaria.

 

Il festival è organizzato grazie al contributo di Regione Toscana, Ambasciata della Repubblica di Corea in Italia, Consolato Onorario della Repubblica di Corea in Toscana, Istituto Culturale Coreano di Roma, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, Quartiere 1, FST - Fondazione Sistema Toscana, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Cineteca di Bologna, Cineteca Italiana di Milano, Barunson, Nemo Academy. Sponsor: Asiana Airlines, Conad, Hotel Savoy, Hotel Number Nine, Klab, Hotel degli Orafi, Grand Hotel Mediterraneo, Hotel Pierre, The Student Hotel, Hotel Palazzo Ricasoli, PAC Prodotti alimentari Coreani, Jinro, Ristorante Coreano Gangnam, Trattoria Dall’Oste, Ristorante Boccanegra, Osteria del Borgo, Ristorante Acqua al 2, Hyundai- Brandini, ARCI. Media partner: AsianFeast.org, AsianWorld, Cinematographe, K-Tiger, Firenze Spettacolo, Movieplayer, Mugunghwa Dream, MyMovies, Novaradio, Radio Italia Cina, Radio Toscana, TaxiDrivers.

 

Informazioni: Florence Korea Film Fest; Via San Domenico, 101 (Fi); Tel: 055 5048516; Cinema La Compagnia: 055 268451


Nicoletta Curradi

Fabrizio Del Bimbo 

lunedì 24 maggio 2021

Nella cripta del Duomo di Siena la bellissima Madonna del solletico di Masaccio



Fino al 21 novembre , all’interno del Complesso monumentale del Duomo di Siena, la mostra dedicata alla committenza del cardinal Antonio Casini, vescovo di Siena tra il 1408 e il 1426, un principe della Chiesa al centro della politica religiosa del suo tempo, tanto da essere definito ‘l’altro papa’ da un diplomatico senese. Fra le opere appartenute all’insigne umanista e teologo si segnala la Madonna col Bambino, detta ‘del solletico’, di Masaccio, tangibile segno del legame intenso del Casini con la Vergine Maria, prestito generosamente concesso dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike D. Schmidt, alla Fabbriceria senese.
Il Rettore dell’Opera della Metropolitana, Guido Pratesi, è lieto di “presentare alla città e ai suoi visitatori un approfondimento culturale all’interno del suo Complesso e dell’Acropoli che acquisisce una valenza significativa e amplia l’offerta di visita per un turismo di qualità in questo momento di ripartenza”.
L’esposizione promossa dall’Opera della Metropolitana, è ideata e organizzata da Opera Laboratori, con la collaborazione dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di val d’Elsa – Montalcino, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto, Arezzo, della Biblioteca comunale degli Intronati.
Alla realizzazione della mostra ha contribuito un comitato scientifico internazionale costituito da insigni studiosi italiani e stranieri, le cui ricerche sono confluite in un prezioso catalogo edito dalla casa editrice Sillabe, curato da Marilena Caciorgna e Cristina Gnoni Mavarelli, introdotto da Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo Metropolita di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, dal Rettore dell’Opera della Metropolitana Guido Pratesi, da Don Enrico Grassini, direttore Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino e dallo stesso Eike D. Schmidt. I saggi sono di Antonio Paolucci, Cristina Gnoni Mavarelli, Machtelt Brüggen Israëls, Marilena Caciorgna, Wolfgang Loseries, Francesca Fumi Cambi Gado, Barbara Tavolari, Annalisa Pezzo, Marta Fabbrini.

Antonio Casini nacque, per via paterna, da una eminente famiglia di archiatri pontifici, mentre la madre era imparentata con la famiglia Colonna, la medesima di Martino V, il papa dal quale fu creato prete cardinale del titolo di San Marcello nel 1426. Come osserva Antonio Paolucci, che ha offerto il suo prestigioso contributo alla realizzazione della mostra, “è ragionevole pensare che la Madonna del solletico sia stata dipinta in quella occasione o poco dopo.
In quel dipinto si incontrano due destini. Da una parte il potente prelato, ricco e sagace protagonista del suo tempo, già vescovo di Siena che con la nomina cardinalizia tocca il culmine della sua fortuna politica. Dall’altra Masaccio, un giovanissimo artista che sta affermandosi faticosamente sulle piazze artistiche di Firenze e della Toscana. Due uomini, Masaccio e Antonio Casini, divisi da rango sociale e dal censo e tuttavia arrivati fino a noi grazie a un piccolo dipinto che racconta di una mamma che gioca con il suo bambino”.
All’interno del Complesso del Duomo di Siena il Casini ha lasciato un’eredità artistica significativa, come il rilievo di Jacopo della Quercia nella Galleria delle Statue del Museo dell’Opera, la copia del suo testamento nell’Archivio dell’Opera della Metropolitana o l’elegante pastorale con il Battesimo della Sala del Tesoro.
Questo straordinario manufatto, documentato negli inventari pressoché contemporanei, fu donato alla Cattedrale dal cardinal Casini quale insegna più significativa del suo mandato: “quando fu vescovo qui”. Il baculo, a imitazione di quello utilizzato dai pastori, simboleggia l’autorità episcopale e rinvia direttamente al Vangelo di san Giovanni nel quale Cristo è il buon pastore che guida il suo gregge. Corredano l’itinerario espositivo alcuni manoscritti, fra i quali il Cerimoniale dei vescovi miniato da Martino di Bartolomeo, concesso in prestito dalla Biblioteca Laurenziana di Firenze e il Messale romano della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena con carte decorate da un miniatore attivo a Siena intorno al 1428-30.
Ma il suo prezioso lascito non riguarda soltanto la città natale giacché egli aprì percorsi di comunicazione tra Siena, Firenze, Grosseto, Roma, ecc., di cui recano testimonianza alcuni prestiti come la Madonna delle ciliegie del Museo d’Arte Sacra della Diocesi di Grosseto. Nella città eterna, il cardinale dedicò le proprie cure alla chiesa titolare di San Marcello al Corso e, in particolare, alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per la quale commissionò la grande pala dipinta su due lati, dove Masaccio e Masolino ebbero a confrontarsi. Nella medesima chiesa il Casini predispose di essere sepolto, legando se stesso alla basilica esquilina in vita e dopo la morte sopraggiunta nel 1439.

Fabrizio Del Bimbo







venerdì 21 maggio 2021

Il film Josée inaugura il 19/o Korea Film Fest

 


Appuntamento venerdì 21 maggio ore 19 al cinema La Compagnia di Firenze


Una love story dolce-amara che abbraccia il tema della disabilità, il film di Kim Jong-kwan apre il festival di cinema coreano. Disponibile anche online su Più Compagnia e MyMovies.

 




La prima italiana di Josée” di Kim Jong Kwan, una storia d’amore intensa, coraggiosa per un film sentimentale, inaugura l19/ma edizione del Florence Korea Film Fest, l’unico festival in Italia dedicato alla cinematografia sudcoreana, venerdì 21 maggio alle 19.00 al cinema La Compagnia di Firenze (in via Cavour 50/r).   Il festival continua fino al 28 maggio con oltre 100 i titoli in programma tra lungometraggi, corti e documentari tra prime italiane e internazionali, e ospiti in video dal vivo (programma in sala) e on line su sulle piattaforme Più Compagnia e MyMovies.it.
 

Una storia d’amore che incontra i sensibili temi della disabilità: la protagonista - impossibilitata a viaggiare e limitata nella sua vita al suo perimetro casalingo – riesce a reinventare un mondo per sé stessa attraverso i libri che legge, quando si innamorerà di un ragazzo universitario. Il film è tratto dal racconto della scrittrice giapponese Seiko Tanabe “Josée, the Tiger and the Fish” (1984), e aveva già conosciuto delle trasposizioni cinematografiche: l’omonima pellicola diretta da Isshin Inudo uscita in Giappone nel 2003 e un anime col medesimo titolo nel 2020.

 

L’incontro fra Josée e Lee Young-seok avviene quando la sedia a rotelle di lei subisce un danno e lui si ferma per soccorrerla. È così che il ragazzo si affaccia al mondo malinconico ma fantasioso di Josée, una donna disabile dal passato doloroso e dal presente complicato. Le loro vite si legheranno l’una all’altra fino a far mutare, forse per sempre, il corso del loro destino. Come si legge nella scheda critica del catalogo, “nel film è il punto di vista di Lee Young-seok quello con cui lo spettatore è maggiormente portato a immedesimarsi. Un giovane uomo mite e gentile che è fortemente condizionato dalle donne a cominciare dalla sua insegnante, con cui ha segretamente una relazione, fino alla compagna di corso che frequenta saltuariamente. È un conforto e una rassicurazione che egli trova nella relazione con Josée, forse l’unica ad avere davvero bisogno di lui e a farlo sentire indispensabile. Malgrado il sentimento fra i due, che nella umile abitazione abitata dalla donna, piena di vecchi oggetti, libri e suppellettili assume un carattere di poetica esclusività che li isola dalla metropoli circostante, sia autentico e condiviso, si ha comunque l’impressione che Lee Young-seok vi trovi una sorta di rifugio da un futuro, probabilmente brillante, che incombe con i suoi inevitabili cambiamenti”.

 

La manifestazione, ideata e diretta da Riccardo Gelli dell’associazione Taegukgi – Toscana Korea Association, è organizzata con il supporto Fondazione Sistema Toscana, Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, KOFIC - Korean Film Council insieme ai main sponsor Conad e Unipol Sai.

 

Ingresso 6 euro. I posti al cinema La Compagnia saranno ridotti e gli ingressi contingentati secondo le disposizioni dell’emergenza sanitaria.

 

Il festival è organizzato grazie al contributo di Regione Toscana, Ambasciata della Repubblica di Corea in Italia, Consolato Onorario della Repubblica di Corea in Toscana, Istituto Culturale Coreano di Roma, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze, Quartiere 1, FST - Fondazione Sistema Toscana, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Cineteca di Bologna, Cineteca Italiana di Milano, Barunson, Nemo Academy. Sponsor: Asiana Airlines, Conad, Hotel Savoy, Hotel Number Nine, Klab, Hotel degli Orafi, Grand Hotel Mediterraneo, Hotel Pierre, The Student Hotel, Hotel Palazzo Ricasoli, PAC Prodotti alimentari Coreani, Jinro, Ristorante Coreano Gangnam, Trattoria Dall’Oste, Ristorante Boccanegra, Osteria del Borgo, Ristorante Acqua al 2, Hyundai- Brandini, ARCI. Media partner: AsianFeast.org, AsianWorld, Cinematographe, K-Tiger, Firenze Spettacolo, Movieplayer, Mugunghwa Dream, MyMovies, Novaradio, Radio Italia Cina, Radio Toscana, TaxiDrivers.

 

Informazioni: Florence Korea Film Fest; Via San Domenico, 101 (Fi); Tel: 055 5048516; info@koreafilmfest.comwww.koreafilmfest.com; Cinema La Compagnia: 055 268451


Nicoletta Curradi 

 


giovedì 20 maggio 2021

Turandot e suggestioni orientali in una bella mostra al Museo del Tessuto



Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba è il frutto di un lungo e accurato lavoro di ricerca compiuto dal Museo del Tessuto sullo straordinario ritrovamento di un nucleo di costumi e gioielli di scena risalenti alla prima assoluta della Turandot di Puccini e provenienti dal guardaroba privato del grande soprano pratese Iva Pacetti.

Un’esposizione inedita, suggestiva, multidisciplinare e di ampio respiro, che nasce grazie alla collaborazione di enti e istituzioni pubblici e privati italiani di grande prestigio che a vario titolo hanno contribuito a questo ambizioso progetto: ricostruire le vicende che hanno portato il grande compositore toscano Giacomo Puccini a scegliere Galileo Chini per la realizzazione delle scenografie per la Turandot, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, diretta da Arturo Toscanini.

Co-organizzatore della mostra è il Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino nel cui Museo di Antropologia e Etnologia è conservata una collezione di oltre 600 cimeli orientali, riportati da Galileo Chini - grande interprete del Liberty italiano - al rientro dal suo viaggio in Siam nel 1913 e da lui personalmente donati nel 1950 al Museo fiorentino.




A questi si aggiunga anche il contributo degli enti prestatori: l’Archivio Storico Ricordi, il Museo Teatrale alla Scala e l’Archivio Storico Documentale Teatro alla Scala, le Gallerie degli Uffizi - Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, la Fondazione Giacomo Puccini di Lucca, la sartoria Devalle di Torino, l’Archivio Corbella di Milano, la Società Belle Arti di Viareggio e numerosi prestatori privati.

La mostra  ha ricevuto il sostegno del Socio Fondatore Comune di Prato, di Estra spa, della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, di Saperi Srl, della Regione Toscana, di Intesa Sanpaolo, del Museo del Tessuto Supporter Club, di B&B Hotels, del movimento Life Beyond Tourism e il patrocinio di Fondazione Italia Cina e Fondazione Romualdo Del Bianco.

Tutto ha avuto inizio nei primi mesi del 2018, quando al Museo venne proposto di acquisire un misterioso baule contenente materiale eterogeneo proveniente dal guardaroba del soprano pratese Iva Pacetti.  Gli studi condotti dalla conservatrice del Museo, Daniela Degl’Innocenti, hanno permesso di riconoscere in due costumi e in due gioielli di scena quelli disegnati e realizzati dal costumista del Teatro alla Scala Luigi Sapelli (in arte Caramba) per la prima assoluta dell’opera e indossati da Rosa Raisa, il primo soprano della storia a interpretare il ruolo della ‘Principessa di gelo’.

Partendo dallo straordinario ritrovamento, la mostra ripercorre la genesi complessiva dell’opera e il sodalizio artistico tra il grande compositore Giacomo Puccini e l’artista e amico Galileo Chini, voluto fortemente dal Maestro per la realizzazione delle scenografie.
Puccini volle affidare l’atmosfera orientale di Turandot - ambientata all’interno del palazzo della Principessa cinese – ad un artista che l’Oriente l’avesse vissuto veramente e trovò in Galileo Chini, che aveva vissuto e lavorato in Siam (attuale Thailandia) per ben tre anni (1911-1913) per lavorare alla decorazione del Palazzo del Trono del Re Rama VI, l’interprete più adatto a costruire l’immagine scenica dell’opera.
Dal suo soggiorno orientale Chini tornò profondamente affascinato e con un bagaglio di centinaia di manufatti artistici di stile e produzione cinese, giapponese, siamese che influenzarono la sua produzione artistica anche dopo la permanenza in Siam e, all’interno di essa, successivamente, la genesi figurativa delle scenografie per l’opera Turandot.



La mostra e il catalogo sono dedicati a Guido Biancalani, per molti anni Presidente dell’Associazione Ex Allievi dell’Istituto Tullio Buzzi e Vicepresidente della Fondazione Museo del Tessuto. Guido fu tra i primi a credere fortemente in un grande progetto di mostra finalizzato a valorizzare i costumi ritrovati dal Museo del Tessuto, acquisiti anche grazie alla collaborazione sempre preziosa e attiva dell’Associazione.

Il percorso espositivo della mostra – che occupa circa 1.000 metri quadri complessivi – si apre nella Sala dei Tessuti Antichi con una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini, proveniente dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze.
Come già ricordato, la collezione Chini venne donata dal Maestro al Museo nel 1950 e vi rimase esposta fino agli anni Settanta; in seguito, solo alcuni degli oggetti conservati sono stati visibili al pubblico.
Questa mostra rappresenta dunque un’occasione per valorizzare una delle collezioni più preziose e interessanti del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino.
Il visitatore potrà ammirare tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane  strumenti musicali, sculture, armi e manufatti d’uso di produzione thailandese e cinese – suddivisi per ambiti tipologici all’interno di grandi teche espositive – che sono stati continua fonte di ispirazione per l’Artista e sono diventati soggetti di suoi numerosi dipinti.



L’esposizione prosegue al piano superiore con una sezione dedicata alle scenografie per la Turandot e al forte influsso che l’esperienza in Siam ebbe nell’evoluzione del percorso creativo e stilistico di Chini.
Accanto a opere provenienti da collezioni private e a molti reperti inediti e curiosi – come una tradizionale piroga monoposto di legno in uso a quei tempi per solcare le acque del fiume Menam, per molti anni conservata nella casa al mare di Lido di Camaiore e utilizzata dallo stesso Chini sulle mare della Versilia – si cita a titolo di esempio la tela raffigurante La fede,  parte del trittico La casa di Gothamo di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Invece, la grande tela raffigurante la Festa dell’ultimo dell’anno a Bangkok, anch’essa appartenente alla Galleria, è oggetto di un’installazione multimediale che dialoga con una bellissima testa di dragone della Collezione Chini.
In questa sala sono esposti anche i cinque straordinari bozzetti finali delle scenografie della Turandot provenienti dall’Archivio Storico Ricordi di Milano  e altre due versioni di proprietà privata.
Tra tutte si segnala Vasto piazzale della reggia (FOTO 6) dove viene ambientata una delle scene più famose della Turandot, quella dei tre enigmi. Chini rappresenta in tutto il suo sfarzo la reggia della principessa, appagando le aspettative del grande Maestro. Nella prima versione di questa scenografia sono ancora visibili i segni a matita che vanno a cancellare la parte superiore della scalinata. Sono fatti da Puccini che esclamò “Vedi Galileo, qui bisogna fare un trucco scenico perché se no… io la sfiato [il soprano], tu la risfiati, e quando arriva in fondo farà aahh!!!” .

La terza e ultima sala riunisce finalmente, dopo decenni di oblio, gli straordinari costumi della prima dell’opera. Infatti, accanto a quelli della protagonista di proprietà del Museo – su una grande pedana rialzata che la prima volta nella storia riunisce la straordinaria parata realizzata da Caramba nel 1926 – sono esposti anche 30 costumi straordinari provenienti dall’archivio della Sartoria Devalle di Torino, comprendenti i ruoli primari e comprimari – l’Imperatore, Calaf, Ping, Pong e Pang, il Mandarino – e i secondari – i Sacerdoti, le Ancelle, le Guardie, i personaggi del Popolo.
Si tratta dei costumi originali realizzati per la stessa edizione dell’opera, anch’essi inizialmente scomparsi, ma poi rocambolescamente ricomparsi a metà degli anni Settanta ed entrati a far parte definitivamente di questo meraviglioso archivio storico privato.

Fino al 21 novembre 2021

Nicoletta Curradi 

lunedì 17 maggio 2021

Il 21 maggio al via il 19/o Korea Film Fest



La Corea del Sud, tra presente e passato, guarda al futuro nei 100 film alla 19/ma edizione del Florence Korea Film Fest, presentato il 17 maggio a La Compagnia. Anche quest’anno in doppia versione: in sala e online su Più Compagnia.
Il più importante festival italiano dedicato al meglio della cinematografia sudcoreana contemporanea, a Firenze dal 21 al 28 maggio, in forma ibrida, dal vivo, in sala a La Compagnia, e online in sala virtuale Più Compagnia.

Il programma ricco e variegato omaggerà la star del cinema coreano, l’attrice Moon So-ri con i film che hanno rappresentato al meglio la sua carriera. In programma, poi, una selezione dei film del regista Kim Ki-duk, scomparso proprio nel 2020 a causa del Covid19 e la sezione Korea New Wave, novità di quest’anno, una selezione dei film dal 1990 al 2004 che hanno portato la Corea del Sud all’apice del mercato cinematografico mondiale; le storiche sezioni Orizzonti Coreani (i film che meglio hanno rappresentato gli ultimi anni di produzione) e Independent Korea (i film indipendenti che hanno poca visibilità nel mercato).

Completano il programma K-Documentary (una selezione delle migliori opere non fiction) e Corti Corti, la selezioni dei cortometraggi. Tra gli eventi speciali anche quelli dedicati alla cultura sudcoreana come “Feeling Korea 2021 – Music, Dance, Culture & Korean” (online).

Prezzi 

ABBONAMENTI FESTIVAL IN SALA: abbonamento intero Festival Sala e Online: € 39; abbonamento ridotto del Festival Sala e Online: € 29; singola proiezione pomeridiana intero € 5; biglietto ridotto € 4; proiezione

serale, dalle ore 19.00 biglietto intero: € 6. (Per tutte le Proiezioni Serali non sono valide riduzioni, accrediti e tessere omaggio).

Abbonamento giornaliero del Festival: € 12; abbonamento giornaliero ridotto del Festival: € 10.

ABBONAMENTI FESTIVAL ONLINE: abbonamento completo: € 19,90 (comprende la visione di tutti i contenuti del FKFF 2021 online); Abbonamento Base: € 9,90 (Comprende la visione di 12 film a scelta e Corto, Corti!). Singolo Film: € 3,90. Riduzioni (Valide solo Sala Cinema La Compagnia): Studenti italiani e stranieri (presentando la tessera studenti) – Soci ARCI – Carta Insieme CONAD – Possessori Carta Sistema

Toscana e Mediateca Regionale – Carta Associazione Taegukgi. Il programma in sala è soggetto a variazioni senza preavviso in base alle nuove regole relative alla emergenza COVID 19.

Fabrizio Del Bimbo 

sabato 15 maggio 2021

La donna volubile al Teatro della Pergola


Finalmente i teatri riaprono! 




 19 / 23 maggio (mercoledì, giovedì, venerdì doppia recita ore 15:15 e 18:45 – sabato ore 18:45 – domenica ore 15:15) / Teatro della Pergola Firenze Prima Nazionale


Fondazione Teatro della Toscana, L'Oltrarno – Scuola di formazione del mestiere dell'attore


Lorenzo Antolini, Greta Bendinelli, Marco Bossi, Antonio Cocuzza, Jacopo Dragonetti, Arianna Maria Garcea, Giacomo Gava, Yeda Kim, Nadia Najim, Viola Picchi Marchi, Federico Poggetti, Francesco Providenti, Maria Giulia Toscano


LA DONNA VOLUBILE


di Carlo Goldoni


scene Carlo De Marino


direttrice di scena Federica Elisa Francolini


costumi e maschere Elena Bianchini


assistente costumi e maschere Eleonora Sgherri


sarte Silvia Anderson, Anna Catalina Rodriguez


costruzione, macchineria Duccio Bonechi, Sandro Lo Bue, Francesco Pangaro


luci Filippo Manzini


fonico Lorenzo Bernini


gioielli realizzati da Paolo Penko Bottega Orafa


voice training Susan Main


movement training Sinead O'Keeffe


regia Marco Giorgetti


aiuto regia Raffaello Gaggio


 


La Lingua Italiana, i Giovani, l’Europa, i Classici: Marco Giorgetti dirige le attrici e gli attori della Scuola l’Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino ne La donna volubile di Carlo Goldoni, in prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze dal 19 al 23 maggio. Un dialogo tra presente e passato, per comprendere meglio le nostre radici e poter lavorare sul futuro.


 


«“Il teatro è come l’essere umano. Ecco perché il teatro è così grande: perché è il simbolo dell’uomo”. In queste parole di Giorgio Strehler – afferma Giorgetti – sta tutto il senso di una scelta e di un lavoro che ci porta finalmente a ritrovare il nostro pubblico, a rinnovare il grande rito vivente del Teatro potendo finalmente esprimere appieno la nostra vocazione di Teatro della Lingua Italiana, tutto orientato ai Giovani e all’Europa, che lavora fuori da ogni logica produttiva canonica, secondo un modello di costante e totale scambio fra giovani e maestri».


 


Una Compagnia di giovani attori, magnificamente formati alla Scuola l’Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino, grazie alla qualità del lavoro dei suoi insegnanti, come Susan Main (vicedirettrice e responsabile sezione voce) e Sinead O'Keeffe (responsabile sezione movimento). Uno staff di giovani tecnici, artisti, organizzatori, che non hanno mai smesso di lavorare con dedizione per arrivare al momento della riapertura. Un grande autore italiano, Carlo Goldoni, che non è solo il più grande di sempre, ma è anche colui che ha voluto e avviato la Riforma del Teatro, che ha combattuto per far nascere un ‘Nuovo Teatro’ in un momento in cui un mondo finiva, proprio come adesso accade a noi e al nostro tempo, e non si sapeva, come oggi noi non sappiamo, come sarebbe stato il dopo: il dopo-crisi, il dopo-pandemia, il dopo-tutto.


 


Dall’unione di questi semplici elementi nasce La donna volubile, testo mai realizzato dopo la prima rappresentazione di 270 anni fa nel 1751, forse perché ritenuto troppo effimero o leggero, una commedia fatta di niente eppure di tutto, come la vita, un'eternità in un attimo, con al centro il tema della Donna, della sua consapevolezza di crescita in una società dissoluta e spietata, e con uno studio irresistibile di caratteri umani, viventi, flessibili che non hanno niente dell'immobilità e del convenzionalismo delle maschere o dei tipi della Commedia dell'Arte.


 


La donna volubile che Marco Giorgetti dirige in prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze dal 19 al 23 maggio, con le attrici e gli attori della Scuola l’Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino, è il compimento di un percorso di analisi, approfondimento e studio nato a fine 2020 con un laboratorio alla Pergola incentrato sulla ricerca del nuovo attore per un nuovo teatro.


 


La chiusura dettata dall’emergenza, infatti, è stata l’occasione di applicare appieno il metodo di lavoro e il modello produttivo dichiarati nel Manifesto per un nuovo teatro che è alla base del lavoro della Fondazione Teatro della Toscana, tanto che gli spettacoli prodotti per la riapertura sono l’esito dell’incontro fra giovani attori e maestri, scene, costumi e apparati sono realizzati dal Laboratorio d’Arte e dallo staff di palco, con una dotazione economica delimitata, limitata e sempre uguale, in economia, con rigore, umiltà, integrità e sincerità.


 


Il testo di Carlo Goldoni debuttò esattamente 270 anni fa, nel 1751. Il tema della volubilità femminile, rispetto al quale Goldoni dichiara il suo debito all’Irresoluto di Destouches (1713), è trattato in maniera vivace, soprattutto in relazione al personaggio della giovane Rosaura. La commedia conserva una grazia tutta settecentesca, con l’autore che si diverte a scherzare sulla moda del tempo.


 


“La continua mutazione delle mode, dalle voglie, dei divertimenti può fornir – ha detto Goldoni – materie di ridicolezze, ma per rendere la donna volubile un soggetto veramente da commedia, bisogna che ne somministrino il ridicolo i capricci dell'animo. Una donna poco fa amante, che un'ora dopo non vuol più amore, e che nel tempo stesso in cui spaccia massime rigide, si accende d'una passione del tutto contraria alla sua maniera di pensare, ecco il personaggio comico".


 


Un personaggio realmente esistito. Rosaura era il nome d’arte di Teodora Raffi, moglie di Girolamo Medebach, attrice come prima amorosa e che, come Rosaura appunto, compariva in altre commedie goldoniane il cui titolo contempla la presenza del termine “Donna”.


 


Il senso di una scelta


di Marco Giorgetti


 


… Il teatro è come l’essere umano. L’uomo è sempre in movimento, in mutamento continuo. Il teatro che noi pretendiamo sia preciso e perfetto, non può e non deve essere perfetto, perché l’uomo non è equilibrato, non è perfetto: è sempre alla ricerca di qualche cosa. È attaccato al passato e teso verso il futuro, non capisce bene il passato oppure lo capisce, rimane troppo legato al passato e non vede il futuro, oppure vede troppo il futuro e non vede il passato: l’essere umano si trova sempre in una posizione precaria. Il teatro è l’arte del precario, è l’arte della cosa che non resta, della cosa che si muove. Ecco perché il teatro è così grande: perché è il simbolo dell’uomo. Il Teatro è la nostra Vita, la vita di noi teatranti. Il Teatro, nel bene e nel male, è lo specchio del tempo, riassume le contraddizioni della comunità alla quale appartiene. Noi questo lo sentiamo, carnalmente, sera per sera. In una società infelice, brutale e soprattutto impietosa e incapace di fraternità e di rispetto, noi siamo i più percossi nell’intimo. Ogni giorno, provando o recitando, dobbiamo superarci continuamente, vincere la nostra angoscia, e talvolta anche le nostre indignazioni, per compiere la nostra missione. Perché non è un mestiere il nostro, è una missione: far continuare, ineluttabilmente, il Teatro, il nostro Teatro certo, ma soprattutto una parte del Grande Teatro del Mondo. Portare alta la fiamma della teatralità, raccontare piccole e grandi avventure degli uomini ad altri uomini.


 


Biglietti


Intero € 15


Ridotto € 10 (under 30, over 60, soci Unicoop [mercoledì e giovedì, max 2 biglietti ridotti a tessera], abbonati).


 


Biglietteria


Teatro della Pergola


Via della Pergola 12, Firenze - tel. 055.0763333. Aperta dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 17.30, il sabato dalle 10:30 alle 14, domenica riposo.


Nelle giornate di spettacolo la biglietteria apre un’ora prima dell’inizio.


 


Online su www.teatrodellapergola.com


 


Call Center 055.0763333


È attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10:30 alle 17:30, e il sabato dalle 10:30 alle 14 per qualsiasi tipo di informazione.


Nicoletta Curradi 

lunedì 10 maggio 2021

L'VIII edizione del Premio Internazionale Semplicemente Donna l'11 giugno a Castiglion Fiorentino





Dopo il  rinvio dello scorso novembre, l’VIII edizione della manifestazione dedicata alla violenza e alla discriminazione di genere torna in calendario l’11 giugno al teatro “Mario Spina” di Castiglion Fiorentino


Si apre nuovamente il sipario sull’VIII edizione del Premio Internazionale Semplicemente Donna che, dopo il rinvio dello scorso novembre dovuto al riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria Covid-19, torna in calendario nel mese di giugno. Dedicata alle delicate tematiche della violenza e della discriminazione di genere, la manifestazione ideata da Angelo Morelli e Chiara Fatai è diventata, negli anni, un vero e proprio strumento di sensibilizzazione verso un fenomeno in costante crescita che, nei mesi della pandemia e del lockdown, ha assunto risvolti ancor più preoccupanti. Proprio per accendere i riflettori su un simile contesto e proseguire nella sua attività di testimonianza, il Premio Internazionale Semplicemente Donna ha deciso di recuperare l’edizione messa in stand-by nell’autunno 2020, individuando come nuova data di svolgimento quella di venerdì 11 giugno 2021.


“Inutile nascondere che ci avviciniamo alla data del premio con molta apprensione: la situazione pandemica non ci permette di affrontare questa edizione con la serenità di sempre, ma siamo comunque fiduciosi – spiega Angelo Morelli, presidente dell’Associazione Semplicemente Donna.- Del resto, mai come adesso il Premio Semplicemente Donna, ha ragione di esistere. In questo frangente, un evento che ha come mission la lotta contro ogni forma di violenza alle donne, deve esprimere la propria vicinanza a tutte le donne che, in questo anno di pandemia, hanno sofferto su vari fronti, come madri, come lavoratrici o come vittime di uomini violenti. Negli anni, il nostro impegno si è sempre concentrato nel dialogo con le giovani generazioni organizzando, contestualmente al premio, incontri e dibattiti con gli studenti degli istituti superiori della provincia aretina. Queste occasioni di scambio e testimonianza, finalizzati a far comprendere come la diversità debba considerata una fonte di ricchezza culturale e sociale, purtroppo non potranno svolgersi in quanto l’anno scolastico sarà già terminato, ma ci stiamo muovendo  per allargare la platea delle nostre iniziative, consapevoli che solo lavorando sui giovani, possiamo sperare in un mondo e in un futuro migliori.”


Per il secondo anno consecutivo, la cerimonia di premiazione del Premio Internazionale Semplicemente Donna sarà ospitata dal comune di Castiglion Fiorentino e si terrà nella suggestiva cornice del Teatro “Mario Spina”, alle ore 18 per rispettare il coprifuoco al momento ancora in vigore. La manifestazione si svolgerà nel pieno rispetto delle prescrizioni ministeriali e delle misure anti-contagio per consentire a pubblico, ospiti e premiate di partecipare all’iniziativa in totale sicurezza. Sempre a Castiglion Fiorentino, sotto il loggiato di piazza del Municipio, giovedì 3 giugno alle ore 11.30 avrà luogo la conferenza stampa di presentazione durante la quale insieme agli organizzatori, alle istituzioni e alla presidente di giuria Patrizia Macchione verranno ufficializzati il programma dell’VIII edizione e i nomi delle premiate nelle diverse categorie previste dal riconoscimento.


“Come amministrazione comunale siamo onorati di ospitare questa manifestazione e ci siamo impegnati affinché si potesse svolgere in sicurezza dopo il rinvio forzato di novembre – dichiara Stefania Franceschini, assessore al welfare, servizi sociali, istruzione e pari opportunità del Comune di Castiglion Fiorentino.- Il messaggio che viene lanciato dal Premio Internazionale Semplicemente Donna è troppo importante per non avere la ribalta che si merita. Il suo obiettivo è promuovere la lotta contro la violenza e la discriminazione sulle donne e noi vogliamo essergli vicini, soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo attraversando che ha amplificato ulteriormente questo preoccupante fenomeno”.


 Fabrizio Del Bimbo 


sabato 8 maggio 2021

A Villa Vittoria le opere di 14 artisti toscani

  Villa Vittoria rivive oggi lo spirito del suo illustre proprietario, il conte Alessandro Contini Bonacossi collezionista e mecenate cosmopolita, grazie alla disponibilità e generosità di quattordici artisti toscani che hanno deciso di concedere in comodato gratuito a Firenze Fiera le loro opere. Un gesto che contribuisce ad arricchire l’elevato valore culturale e artistico di Villa Vitoria che innalzata fra il 1886 e il 1891 dall’allievo del Poggi, Gerolamo Passeri, per il marchese Massimiliano degli Strozzi di Mantova, venne ampliata nel 1925 su progetto di Giovanni Michelucci con il ‘Belvedere’, un piano rialzato che offre a congressisti, buyer e visitatori degli eventi una vista mozzafiato sui principali monumenti della città.     
Nel 1931 la villa venne acquistata dal conte Alessandro Contini Bonacossi che vi stabilì la sua residenza con la moglie, Vittoria Galli (da qui il nome di Villa Vittoria) che lo affiancò nell’acquisto di capolavori d’arte dando vita ad una delle collezioni d’arte più prestigiose al mondo (oggi conservata agli Uffizi), nella quale non mancavano opere di artisti contemporanei quali De Chirico, Carrà, Sironi, Rosai, Spadini, Primo Conti, Soffici, Marino Marini. Gio’ Ponti, in quegli anni direttore artistico della manifattura Richard Ginori di Doccia, disegnò alcuni arredi e mobilia che ancora si conservano all’interno della villa.  
Nella Galleria e in alcune sale al primo piano si possono oggi ammirare opere di Giovanni Maranghi, Paolo Staccioli, Giampaolo Talani, Franco Mauro Franchi, Andrea Stella, Elio De Luca, Lorenzo Bonechi, Franca Pisani, Fabio Calvetti, Luciano Pasquini, Francesco Nesi, Alessandro Reggioli, Marco Lodola e Venturino Venturi.
“Voglio ringraziare tutti gli artisti che hanno risposto con entusiasmo alla mia ‘chiamata’ – dichiara Lorenzo Becattini presidente di Firenze Fiera – e che con le loro opere stanno contribuendo a 
riportare la villa ai fasti originari e ad aggiungere cultura e bellezza ai nostri spazi. Si tratta di un primo passo verso una ulteriore valorizzazione dei nostri ambienti, unici nel panorama fieristico- congressuale italiano e a vantaggio di una maggiore e progressiva integrazione di Firenze Fiera con il tessuto culturale della città e del suo territorio”.
Il 7 maggio Lorenzo Becattini ha incontato gli artisti, nel rispetto del protocollo delle misure di sicurezza anti-Covid applicato da Firenze Fiera.
 
 Il presidente Lorenzo Becattini  




Giovanni Maranghi, "Nuvola" dipinto a encausto. Sotto, la scrivania disegnata da Gio' Ponti per Villa Vittoria.
 
 
 Una sala della Villa.

Nicoletta Curradi 
Fabrizio Del Bimbo 
 

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