venerdì 31 luglio 2020

Una prestigiosa donazione arricchisce gli Uffizi : la collezione Del Bravo





La donazione conta 455 opere tra dipinti, disegni e sculture dal XVI al XXI secolo e comprende lo spettacolare San Giovannino del Rosso Fiorentino e capolavori del Tribolo, di Jacopo Vignali, Giovanni Battista Foggini, Ingres, Pio Fedi, Giuseppe Bezzuoli e tanti altri
Il direttore Schmidt: “È una delle più importanti e consistenti donazioni ai musei fiorentini dal secondo dopoguerra, ringraziamo profondamente Del Bravo e il suo erede Lorenzo Gnocchi”

Un tesoro di 455 opere d’arte, tra dipinti, sculture e disegni dal ‘500 al ventunesimo secolo, con capolavori del Tribolo, Jacopo Vignali, Giovanni Battista Foggini, Ingres, Pio Fedi, Giuseppe Bezzuoli, e lo straordinario San Giovannino del Rosso Fiorentino, ultimo quadro del genio manierista fino ad oggi in mani private.
A circa tre anni dalla sua morte, entra a far parte del patrimonio degli U
Un tesoro di 455 opere d’arte, tra dipinti, sculture e disegni dal ‘500 al ventunesimo secolo, con capolavori del Tribolo, Jacopo Vignali, Giovanni Battista Foggini, Ingres, Pio Fedi, Giuseppe Bezzuoli, e lo straordinario San Giovannino del Rosso Fiorentino, ultimo quadro del genio manierista fino ad oggi in mani private.
A circa tre anni dalla sua morte, entra a far parte del patrimonio degli Uffizi la straordinaria collezione di Carlo del Bravo (16 luglio 1935 - 12 agosto 2017), professore di storia dell’arte all’Università di Firenze, studioso di fama internazionale e scopritore di vaste aree nel campo artistico dal Rinascimento al contemporaneo. Il lascito è stato reso possibile grazie alla generosità e lungimiranza del suo allievo ed erede universale Lorenzo Gnocchi, anch’egli professore all’ateneo fiorentino. Laureatosi nel 1959 con Roberto Longhi, Carlo Del Bravo in seguito insegnò all’Istituto d’Arte di Porta Romana, prima di diventare assistente di Roberto Salvini all’Università di Firenze. Nel 1982 gli viene conferita la cattedra di Storia dell’Arte Moderna nello stesso Ateneo, dove insegna fino al 2008, e in forma volontaria anche oltre: sotto la sua guida si sono formate generazioni di studenti, tra i quali tre direttori della Galleria d’Arte Moderna, Ettore Spalletti, Carlo Sisi, Simonella Condemi, e Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi. La produzione scientifica di Carlo del Bravo è vastissima e spazia, fra l’altro, dall’arte senese del Quattrocento – ricordiamo il suo pionieristico libro sulla scultura senese di quel secolo, del 1970 – a Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello; dalla pittura del Seicento fiorentino (e non solo) alla scultura di Cellini e Lorenzo Mochi; dagli artisti italiani ed europei dell’Ottocento alla scultura italiana tra le due Guerre. In una serie di indimenticabili saggi ha affrontato argomenti “trasversali” con un approccio interpretativo originalissimo: ricordiamo qui, tra gli altri, Sul significato della luce nel Caravaggio e in Gianlorenzo Bernini, del 1983; Ritratti petrarcheschi, del 1997; L’iconologia generale e Rodolfo, del 2012. È impossibile comprimere nello spazio di poche righe la portata dei suoi studi come storico dell’arte di respiro internazionale, e l’importanza del suo insegnamento: a testimoniare la straordinaria personalità di Carlo Del Bravo, la sua schiettezza severa nel rapporto con gli studenti, la fiducia che sapeva ispirare e che riponeva in loro,
ffizi la straordinaria collezione di Carlo del Bravo (16 luglio 1935 - 12 agosto 2017), professore di storia dell’arte all’Università di Firenze, studioso di fama internazionale e scopritore di vaste aree nel campo artistico dal Rinascimento al contemporaneo. Il lascito è stato reso possibile grazie alla generosità e lungimiranza del suo allievo ed erede universale Lorenzo Gnocchi, anch’egli professore all’ateneo fiorentino. Laureatosi nel 1959 con Roberto Longhi, Carlo Del Bravo in seguito insegnò all’Istituto d’Arte di Porta Romana, prima di diventare assistente di Roberto Salvini all’Università di Firenze. Nel 1982 gli viene conferita la cattedra di Storia dell’Arte Moderna nello stesso Ateneo, dove insegna fino al 2008, e in forma volontaria anche oltre: sotto la sua guida si sono formate generazioni di studenti, tra i quali tre direttori della Galleria d’Arte Moderna, Ettore Spalletti, Carlo Sisi, Simonella Condemi, e Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi. La produzione scientifica di Carlo del Bravo è vastissima e spazia, fra l’altro, dall’arte senese del Quattrocento – ricordiamo il suo pionieristico libro sulla scultura senese di quel secolo, del 1970 – a Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello; dalla pittura del Seicento fiorentino (e non solo) alla scultura di Cellini e Lorenzo Mochi; dagli artisti italiani ed europei dell’Ottocento alla scultura italiana tra le due Guerre. In una serie di indimenticabili saggi ha affrontato argomenti “trasversali” con un approccio interpretativo originalissimo: ricordiamo qui, tra gli altri, Sul significato della luce nel Caravaggio e in Gianlorenzo Bernini, del 1983; Ritratti petrarcheschi, del 1997; L’iconologia generale e Rodolfo, del 2012. È impossibile comprimere nello spazio di poche righe la portata dei suoi studi come storico dell’arte di respiro internazionale, e l’importanza del suo insegnamento: a testimoniare la straordinaria personalità di Carlo Del Bravo, la sua schiettezza severa nel rapporto con gli studenti, la fiducia che sapeva ispirare e che riponeva in loro, sta oggi questo dono alla città di Firenze e all’Italia, per mano del suo allievo ed erede Lorenzo Gnocchi.

LE OPERE D’ARTE DELLA DONAZIONE

Entra così a far parte del patrimonio pubblico lo stralunato, irriverente San Giovannino del Rosso Fiorentino – l’ultimo quadro del grande pittore manierista finora in mani private – e farà parte del nuovo allestimento della pittura del primo Cinquecento agli Uffizi (in corso di preparazione). Due tele tra le più struggenti del fiorentino Jacopo Vignali – il Giovane flautista e Gesù incoronato di spine – verranno esposte nella Galleria Palatina. Ma la maggior parte della collezione, con opere di maestri dell’Ottocento come Giuseppe Bezzuoli, Léon Bonnat, Antonio Ciseri, Raffaello Sernesi, e molti altri; nonché dipinti di amici artisti come Bruno Innocenti, Giovanni Colacicchi, Renzo Dotti e Rodolfo Meli, verrà esposta in due sale dedicate nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, che verrano restaurate e allestite nei prossimi mesi: spazi per molti decenni chiusi al pubblico e utilizzati come uffici, ma con una veduta spettacolare sui monumenti di Firenze che sempre incantava Del Bravo quando si affacciava a quelle finestre. Altre due sale adiacenti, anch’esse inaccessibili da più di mezzo secolo e ultimamente adoperate come depositi, ospiteranno di nuovo le sculture di Domenico Trentacoste (1859-1933), come era in origine. La collocazione del lascito Del Bravo alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti è particolarmente appropriata, dato che lo studioso è stato per decenni membro della Commissione per la valutazione e le nuove acquisizioni della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, che in quegli spazi si riuniva regolarmente. All’interno di questo organo, Del Bravo ha rappresentato un modello culturale all'avanguardia per scelte e indirizzo metodologico, caldeggiando acquisti di importanza fondamentale fra cui i disegni di Pietro Benvenuti, il celebre Paesaggio a Grizzana di Giorgio Morandi, la stele marmorea di Lorenzo Bartolini. 

Inoltre, è in preparazione una mostra su Carlo Del Bravo come collezionista, studioso e maestro di generazioni di studenti, e un catalogo scientifico completo di tutte le opere della sua collezione. Secondo la politica delle Gallerie degli Uffizi di contribuire attivamente al risveglio culturale del territorio, alcuni gruppi di opere dal Lascito Carlo Del Bravo saranno esposte a San Casciano Val di Pesa, luogo di nascita e della prima infanzia dello studioso.

Commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Così come negli studi accademici, anche la collezione che Carlo Del Bravo mise insieme nel corso della sua vita – una delle più importanti donazioni ai musei fiorentini dal secondo dopoguerra– è il frutto di una vita all’insegna di passione del sapere e senso del bello, studi rigorosi e intense amicizie artistiche. Proprio questi valori hanno ispirato oggi l’atto di generosità compiuto dal suo allievo ed erede universale Lorenzo Gnocchi, che ha consegnato i tesori più preziosi, personali ed intimi del suo maestro al popolo italiano intero: si realizzano così la volontà e le speranze del testatario, con lungimiranza e vero amore filiale verso uno dei più grandi storici dell’arte che il secondo Novecento ha visto”.

Lorenzo Gnocchi, professore di storia dell’arte all’Università degli studi di Firenze, allievo ed erede universale di Carlo Del Bravo: “Carlo Del Bravo ha consacrato l’intera sua esistenza alla bellezza portatrice di grandi pensieri, ed ha rappresentato una vera luce, negli studi, nell’insegnamento, come nelle amicizie. Egli ha profuso gran parte delle proprie, molte, forze umane ed intellettuali, con severità, ma anche con affettuosa partecipazione, con straordinaria chiarezza e lessicale elezione, e privilegiando una didattica seminariale; instaurava così con gli allievi vere amicizie fondate sull’intesa dei valori dell’arte e della bellezza: i corsi presentavano ogni anno argomenti nuovi e metodologicamente formativi, e le «Lezioni di lettura e attribuzione di opere d’arte» dal XV al XXI secolo allargavano la conoscenza a quegli artisti che egli presentava in largo anticipo sui tempi della loro riscoperta, come, già dagli anni sessanta, i pittori scandinavi, gli «accademici» italiani ed europei dell’ottocento, le secessioni fotografiche, gli scultori figurativi fra le due guerre.

Nicoletta Curradi

Agosto all'Arena di Marte

Omaggio a Jim Jarmusch, prime visioni
e anteprime della prossima stagione…


Agosto al cinema alle Arene di Marte Firenze

Arene di Marte 2020
Cinema sotto le stelle – fino a sabato 5 settembre
(c/o Mandela Forum - piazza Enrico Berlinguer – Firenze)

 



15 anteprime e 7 prime visioni, una retrospettiva dedicata a Jim Jarmusch, i grandi successi della stagione, pellicole di culto e altri buoni motivi per andare alle Arene di Marte, le due sale cinematografiche estive del Nelson Mandela Forum di Firenze.

La programmazione di agosto e settembre continua con un ricco carnet di proposte.

Ogni martedì, dal 4 agosto, omaggio al genio visionario di Jim Jarmusch, per rivedere film come “Daunbailò” (mar 4/8), “Dead Man” (mar 11/8), “Coffee & Cigarettes” (mar 18/8), “Solo gli amanti sopravvivono” (mar 25/8), “Paterson” (mar 1/9).

Tra le anteprime, arrivano l’attesissimo “Un divano a Tunisi” (mar 25/8), storia di una ragazza tunisina che ha studiato psicologia a Parigi e che proverà ad aprire un proprio studio nel suo Paese partendo dal salone del parrucchiere, “Corpus Christi” (gio 20/8) - produzione polacca candidata agli Oscar come miglior film straniero - su un giovane delinquente che si finge parroco conquistando i suoi fedeli. Sempre per il capitolo anteprime, “Volevo nascondermi” (dom 16/8), film premiato a Berlino sul pittore Ligabue con un bravissimo Elio Germano, la commedia politica/ironica “Cosa resta della rivoluzione” di Judith Davis (gio 6/8), il distopico “High Life” di Claire Denis (mar 11/8), il Premio César per la migliore opera prima “Non conosci Papicha” (gio 13/8).

E ancora, in prima visione, mer 5/8 “Nel nome della terra” di Edouard Bergeon, ven 7/8 “Gamberetti per tutti” di Maxime Govare e Cédric Le Gallo, dom 9/8 “Un'intima convinzione” di Antoine Raimbault, mer 19/8 “L'anno che verrà” di Mehdi Idir e Grand Corps Malade.

Quattro le serate dedicate al Premio Oscar “Parasite” (sab 8/8, ven 21/8, sab 29/8, gio 3/9), mentre nell’arena piccola tornano “Antropocene” (dom 2/8), il documentario su come stiamo irrimediabilmente cambiando il nostro pianeta, e il super classico “L’Odio di Kassovitz” (gio 13/8) che ha ispirato il film “I Miserabili”, anch’esso in replica (ven 21/8).

Tra gli eventi speciali il film “Cecchi Gori una famiglia italiana” (gio 6/8), ascesa, successi e caduta di una famiglia che ha significato tantissimo per il cinema, e non solo. Da non mancare “The Bra” (dom 16/8), storia intrisa di humour balcanico di un ferroviere che trova il reggiseno della donna di cui si è innamorato… (dom 16/8).

Al cinema in sicurezza: alle Arene di Marte si accede con la mascherina evitando assembramenti, all’ingresso occorre lasciare i propri dati e un recapito telefonico. Per velocizzare questa operazione è possibile scaricare il modello prestampato dal sito www.mandelaforum.it e consegnarlo già compilato.

Biglietti: 5 euro intero (anteprime 7 euro), tessera fedeltà con un omaggio ogni 5 ingressi per i soci Unicoop Firenze. Prevendite sul sito www.mandelaforum.it.

I posti, numerati, sono assegnati al momento dell’acquisto. Le sedute rispettano il distanziamento sociale, con la possibilità di sedere accanto per i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi.  

L’orario d’inizio delle proiezioni - Arena Grande 21.45, Arena Piccola 21,30 - è sfalsato per evitare assembramenti. Informazioni e dettagli sul sito www.mandelaforum.it e via telefono al numero 055 678 841.

Giunta alla 27° edizione, la rassegna Cinema sotto le stelle delle Arene di Marte è organizzata dall’Associazione Nelson Mandela Forum e curata da Stefano Stefani in collaborazione con la fondazione Stensen. Eventi e anteprime a cura di Michele Crocchiola. Nell’ambito dell’Estate Fiorentina promossa dal Comune di Firenze.


Programma Arene di Marte agosto/settembre 2020
Sab 1/8 Arena Grande, ore 21,45: JOJO RABBIT di Taika Waititi
Sab 1/8 Arena Piccola, ore 21,30: IN VIAGGIO VERSO UN SOGNO di Tyler Nilson, Michael Schwartz
Dom 2/8 Arena Grande, ore 21,45: MEMORIE DI UN ASSASSINO di Bong Joon-ho   
Dom 2/8 Arena Piccola, ore 21,30: ANTROPOCENE di J. Baichwal, E. Burtynsky, N. de Pencier
Lun 3/8 Arena Grande, ore 21,45: GLI ANNI PIÙ BELLI di Gabriele Muccino
Lun 3/8 Arena Piccola, ore 21,30: prima visione NEVIA di Nunzia De Stefano
Mar 4/8 Arena Grande, ore 21,45: FIGLI di Giuseppe Bonito
Mar 4/8 Arena Piccola, ore 21,30: DAUNBAILÒ di Jim Jarmusch
Mer 5/8 Arena Grande, ore 21,45: FAVOLACCE di Fabio e Damiano D'Innocenzo
Mer 5/8 Arena Piccola, ore 21,30: prima visione NEL NOME DELLA TERRA di Edouard Bergeon
Gio 6/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - COSA RESTA DELLA RIVOLUZIONE di Judith Davis
Gio 6/8 Arena Piccola, ore 21,30: prima visione CECCHI GORI - UNA FAMIGLIA ITALIANA di Simone Isola e Marco Spagnoli
Ven 7/8 Arena Grande, ore 21,45: prima visione GAMBERETTI PER TUTTI di Maxime Govare, Cédric Le Gallo
Ven 7/8 Arena Piccola, ore 21,30: IL MISTERO HENRI PICK di Remì Bezancon
Sab 8/8 Arena Grande, ore 21,45: PARASITE di Bong Joon-ho
Sab 8/8 Arena Piccola, ore 21,30: GLI ANNI PIÙ BELLI di Gabriele Muccino
Dom 9/8 Arena Grande, ore 21,45: THE FAREWELL - UNA BUGIA BUONA di Lulu Wang
Dom 9/8 Arena Piccola, ore 21,30: prima visione - UN'INTIMA CONVINZIONE di Antoine Raimbault
Lun 10/8 Arena Grande, ore 21,45: SORRY, WE MISSED YOU di Ken Loach
Lun 10/8 Arena Piccola, ore 21,30: MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI di Stefano Cipani
Mar 11/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - HIGH LIFE di Claire Denis
Mar 11/8 Arena Piccola, ore 21,30: DEAD MAN di Jim Jarmusch
Mer 12/8 Arena Grande, ore 21,45: L'UFFICIALE E LA SPIA di Roman Polanski
Mer 12/8 Arena Piccola, ore 21,30: THEY SHELL NOT GROW OLD - PER SEMPRE GIOVANI di Peter Jakson
Gio 13/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - NON CONOSCI PAPICHA di Mounia Meddour Gens
Gio 13/8 Arena Piccola, ore 21,30: L'ODIO di Mathieu Kassovitz
Ven 14/8 Arena Grande, ore 21,45: JOJO RABBIT di Taika Waititi
Ven 14/8 Arena Piccola, ore 21,30: MEMORIE DI UN ASSASSINO di Bong Joon-ho
Sab 15/8 Arena Grande, ore 21,45: LA BELLE EPOQUE di Nicolas Bedos
Sab 15/8 Arena Piccola, ore 21,30: JOKER di Todd Phillips
Dom 16/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - VOLEVO NASCONDERMI di Giorgio Diritti
Dom 16/8 Arena Piccola, ore 21,30: THE BRA - IL REGGIPETTO di Veit Helmer,
Lun 17/8 Arena Grande, ore 21,45: DIO È DONNA E SI CHIAMA PETRUNYA di Teona Strugar Mitevska
Lun 17/8 Arena Piccola, ore 21,30: CARAVAGGIO di Derek Jarman
Mar 18/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - IL GRANDE PASSO di Antonio Padocan
Mar 18/8 Arena Piccola, ore 21,30: COFFEE & CIGARETTES di Jim Jarmusch
Mer 19/8 Arena Grande, ore 21,45: PINOCCHIO di Matteo Garrone
Mer 19/8 Arena Piccola, ore 21,30: prima visione L'ANNO CHE VERRÀ di Mehdi Idir, Grand Corps Malade
Gio 20/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - CORPUS CHRISTI di Jan Komasa
Gio 20/8 Arena Piccola, ore 21,30: MATTHIAS & MAXIME di Xavier Dolan
Ven 21/8 Arena Grande, ore 21,45: PARASITE di Bong Joon-ho
Ven 21/8 Arena Piccola, ore 21,30: I MISERABILI di Ladj Ly  
Sab 22/8 Arena Grande, ore 21,45: FAVOLACCE di Fabio e Damiano D'Innocenzo
Sab 22/8 Arena Piccola, ore 21,30: anteprima - QUATTRO VITE di Arnaud Des Pallieres
Dom 23/8 Arena Grande, ore 21,45: Anteprima - IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE di Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Dom 23/8 Arena Piccola, ore 21,30: JOJO RABBIT di Taika Waititi
Lun 24/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - LITTLE JOE di Jessica Hausner
Lun 24/8 Arena Piccola, ore 21,30: CATTIVE ACQUE di Todd Haynes
Mar 25/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - UN DIVANO A TUNISI di Manele Labidi Labbé
Mar 25/8 Arena Piccola, ore 21,30: SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO di Jim Jarmusch  
Mer 26/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima - ABOUT ENDLESSNESS di Roy Andersson
Mer 26/8 Arena Piccola, ore 21,30: MARIE CURIE di Marie Noelle
Gio 27/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima -  IL PRIMO ANNO di Thomas Lilti
Gio 27/8 Arena Piccola, ore 21,30: THE FAREWELL - UNA BUGIA BUONA di Lulu Wang  
Ven 28/8 Arena Grande, ore 21,45: anteprima – SIBYL di Justine Triet
Ven 28/8 Arena Piccola, ore 21,30: BUNUEL NEL LABIRINTO DELLE TARTARUGHE di Salvador Simó
Sab 29/8 Arena Grande, ore 21,45: GLI ANNI PIÙ BELLI di Gabriele Muccino
Sab 29/8 Arena Piccola, ore 21,30: PARASITE di Bong Joon-ho
Dom 30/8 Arena Grande, ore 21,45: EMA di Pablo Larrain
Dom 30/8 Arena Piccola, ore 21,30: LA BELLE EPOQUE di Nicolas Bedos
Lun 31/8 Arena Grande, ore 21,45: 1917 di Sam Mendes
Lun 31/8 Arena Piccola, ore 21,30: prima visione L'AGNELLO di Mario Piredda
Mar 1/9 Arena Grande, ore 21,45: MEMORIE DI UN ASSASSINO di Bong Joon-ho
Mar 1/9 Arena Piccola, ore 21,30: PATERSON di Jim Jarmusch
Mer 2/9 Arena Grande, ore 21,45: BABYTEETH di Shannon Murphy
Mer 2/9 Arena Piccola, ore 21,30: SORRY, WE MISSED YOU di Ken Loach
Gio 3/9 Arena Grande, ore 21,45: PARASITE di Bong Joon-ho
Gio 3/9 Arena Piccola, ore 21,30: MARCO POLO - UN ANNO TRA I BANCHI DI SCUOLA di Duccio Chiarini
Ven 4/9 Arena Grande, ore 21,45: FAVOLACCE di Fabio e Damiano D'innocenzo
Ven 4/9 Arena Piccola, ore 21,30: HAMMAMET di Gianni Amelio
Sab 5/9 Arena Grande, ore 21,45: JOJO RABBIT di Taika Waititi
Sab 5/9 Arena Piccola, ore 21,30: FIGLI di Giuseppe Bonito


Arene di Marte 2020
c/o Nelson Mandela Forum
piazza Berlinguer - Firenze
Info tel. 055 678 841
www.mandelaforum.it



Nicoletta Curradi

sabato 25 luglio 2020

Il sogno di Lady Florence Phillips: splendide opere al Santa Maria della Scala


Il sogno di Lady Florence Phillips - La Collezione della Johannesburg Art Gallery è la mostra di Opera – Civita, promossa dal Comune di Siena, a cura di Simona Bartolena, che fino al 10 gennaio 2021, al Santa Maria della Scala,  presenta una selezione di circa sessanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, ripercorre oltre un secolo di storia dell’arte internazionale, dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, attraverso i suoi maggiori interpreti: Degas, Monet, Cézanne, Van Gogh, Matisse, Modigliani, Turner, Rodin, Moore, Lichtenstein, Derain, Pissarro, Corot, Sargent, Sisley, Bacon, Rossetti, Warhol, Signac, Picasso e molti altri.



Aperta al pubblico nel 1910, la Johannesburg Art Gallery è il principale museo d’arte del continente africano. La mostra presenta una selezione di 64 opere scelte dalle sue vastissime collezioni, spaziando dai   artisti europei dell’Ottocento ai maestri (ben meno noti e per questo ancor più sorprendenti) della scena sudafricana del XX secolo: da Degas a Rossetti, da Corot a Boudin, da Courbet a Monet, da Signac a Van Gogh, da Picasso a Bacon, Lichtenstein e Warhol, fino a William Kentridge. Una serie inaspettata di capolavori che permettono di percorrere un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte del XIX e XX secolo, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti, fino al Sudafrica.


La protagonista dell’esposizione è Lady Florence Phillips, la fondatrice del museo, figura straordinaria, tutta da scoprire. Lady Phillips era nata il 14 giugno 1863 a Cape Town. Suo padre, Albert Frederick Ortlepp, è un naturalista, ispettore dei territori di Colesberg. Nel 1885 Florence aveva sposato Lionel Phillips, figlio di mercanti della lower middle-class londinese, e con lui si era trasferita a Johannesburg. Nel 1892 Lionel era stato eletto presidente della Chamber of Mines, acquistando sempre più potere e perseguendo interessi politici che sfoceranno nel coinvolgimento personale nel “Jameson Raid”, il fallimentare tentativo britannico di sovvertire il governo sudafricano, allora ancora in mano ai boeri. Consegnatosi alla giustizia per chiedere la grazia, Phillips venne invece condannato a morte, ma dopo sei mesi di prigionia venne liberato e costretto all’esilio in Inghilterra. Florence, che fino ad allora aveva viaggiato molto, torna in quell’occasione accanto al marito e lo segue a Londra. È in questo periodo che Florence comincia ad appassionarsi all’arte, prima timidamente, poi con sempre maggior convinzione, cominciando a maturare la convinzione che l’arte possa essere utile, farsi strumento di aiuto sociale, in particolare per le fasce di popolazione più bisognose. Tornata a Johannesburg nel 1906, comincia a dare corpo al suo sogno di realizzare qualcosa di importante per il Sudafrica. Guidata da uno straordinario filantropismo, oltre che dalla volontà di dare visibilità e credibilità culturale al proprio paese d’origine, Lady Phillips immagina una galleria pubblica di livello internazionale, con sede a Johannesburg. Ma il contributo di Florence per il proprio paese non si ferma alla creazione del museo. Collezionista di manufatti africani, Lady Phillips si prodiga nella divulgazione e protezione delle tradizioni dei nativi. Florence morì il 23 agosto del 1940, nella tenuta di famiglia nel West Somerset. Le sembianze di questa donna straordinaria sopravvivono in alcune immagini fotografiche e, soprattutto, in alcuni splendidi dipinti. Uno di questi è la tela di Antonio Mancini, che ritrae Florence a 46 anni, da cui prenderà avvio il percorso della mostra.


Nei propositi espressi in occasione della fondazione del Museo, Lady Phillips sottolinea un importante scopo del suo progetto: “Noi possiamo sperare che in futuro cresca una Scuola d’Arte Sudafricana e che lo studio dei capolavori che siamo riusciti ad assicurare a questa galleria aiuti anche a incentivare gli artisti locali”. La valorizzazione dell’arte e della cultura sudafricane ha quindi un ruolo importante nelle finalità dell’Art Gallery.
Dopo un’introduzione alla figura di Lady Phillips, la mostra comincia il proprio percorso espositivo con la sezione dedicata all’Ottocento inglese, con opere del grande protagonista del romanticismo britannico Joseph Mallord William Turner, dei Preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais e di Sir Lawrence Alma-Tadema.
Un nucleo di opere francesi della seconda metà dell’Ottocento sono le protagoniste della sezione successiva: in esposizione la veduta delle falesie normanne di Étretat di Gustave Courbet e opere di François Millet e Henri-Joseph Harpignie.
Il percorso prosegue con la straordinaria novità del linguaggio impressionista delle opere di Monet, Sisley, Degas e Guillaumin e con alcuni protagonisti della scena postimpressionista. Notevole  spazio ha in mostra il pointillisme grazie alla presenza di due capolavori di Paul Signac, un paesaggio di Lucien Pissarro e un importante lavoro di Henri Le Sidaner.
Segnano, invece, il passaggio al XX secolo i disegni di due grandi scultori: Auguste Rodin e Aristide Maillol. In mostra, al rigore di André Derain fanno da contrappunto l’approccio già avanguardista di Ossip Zadkine e l’inconfondibile eleganza del segno di Amedeo Modigliani e dello sguardo di Henri Matisse. Quattro grafiche e una significativa Testa di Arlecchino a pastello raccontano la ricerca di Pablo Picasso.
La collezione storica dedicata al secondo Novecento è testimoniata da un tormentato ritratto maschile di Francis Bacon, un intenso carboncino di Henry Moore, e due capolavori pop di Roy Lichtenstein e Andy Warhol.
L’ultima sezione della mostra è dedicata all’arte africana e si chiude con tre splendide opere di William Kentridge, il più noto rappresentante dell’arte sudafricana nel mondo contemporaneo.

Fino al 10 gennaio 2021 è possibile, quindi, ammirare questa collezione di capolavori presso le sale del Santa Maria della Scala, attraverso questa grande mostra, organizzata in collaborazione con Vidi e con catalogo Skirà, che si preannuncia come l’esposizione più significativa del 2020 a Siena.



Fabrizio Del Bimbo

martedì 21 luglio 2020

Concorso con AR. CO. Lavori per il Centro Culturale di Novoli





Il Comune di Firenze con Immobiliare Novoli e AR.CO. Lavori indice a Firenze un concorso per allestimenti artistici, relativo ai sei pilastri del nuovo Centro culturale di Novoli.
Previsti un premio complessivo di 39.000 euro. Scadenza il 31 luglio. 


Un concorso per allestimenti artistici, con 39.000 euro disponibili come premio totale, destinato a designer ed artisti in genere, in scadenza il 31 luglio, è stato indetto dal Comune di Firenze in collaborazione con Immobiliare Novoli e il consorzio AR.CO. Lavori di Ravenna : riguarda opere che dovranno abbellire sei pilastri nel salone centrale del nuovo Centro culturale di Novoli, all’interno del complesso San Donato.


Complessivamente, si tratta di un importante intervento di sviluppo abitativo nell’ex area Fiat Novoli di Firenze, che già oggi è stata riqualificata in un quartiere di pregio del centro della città, a ridosso del nuovo palazzo di giustizia: Ar.Co. lavori si è aggiudicata, lo scorso anno, la realizzazione dell’intervento, e l’incarico è stato affidato all’associata ACG SpA.


Per quanto riguarda il nuovo Centro culturale, che si sviluppa su due piani, Il salone a triplo volume del primo piano dell’edificio (di circa 800 metri quadrati) sarà qualificato come se fosse una sorta di “piazza coperta”, in grado di ospitare installazioni e consentire usi pubblici futuri: i sei piloni centrali di cemento armato, con un’altezza libera di circa dieci metri, dovranno essere abbelliti, e il concorso appena indetto ha questo scopo.


La scelta delle proposte artistiche è intesa come occasione di partecipazione della collettività alla realizzazione del Centro culturale, in abbinamento alla volontà dell’Amministrazione comunale di collocare nel Centro culturale significative testimonianze della contemporaneità. I criteri premianti del concorso saranno l’originalità, la fattibilità e la contestualizzazione.


In particolare, la proposta dovrà essere preferibilmente ideata per un solo pilastro; fattibile nei tempi e nei costi; stabile e sicura. Il progetto dovrà inoltre connotarsi come “site specific” e dunque essere ideato e pensato in relazione allo spazio di riferimento (salone pilastrato a triplo volume), avendo la massima attenzione a mantenere un inserimento equilibrato nel contesto, rappresentato da uno spazio pubblico aperto a tutti e parte di un’architettura moderna in una città patrimonio Unesco.


“L’intervento che stiamo realizzando a Novoli è certamente fra i più qualificanti dell’attività di Ar.Co. Lavori – sottolinea il direttore generale di Ar.Co. Lavori, Emiliano Battistini - anche per la possibilità che abbiamo di concorrere al recupero di un’area importante in una delle città d’arte più famose al mondo. E questo concorso, che si propone di coinvolgere soprattutto giovani artisti di ogni provenienza, è un vero fiore all’occhiello. Ci auguriamo che stimoli la partecipazioni delle migliori menti creative, a tutto vantaggio della città di Firenze e dei futuri fruitori del Centro culturale”.
Per ricevere il bando e per eventuali quesiti: info.bando@ipilastrinovoli.it


Tutte le informazioni anche sul mini-sito https://www.ipilastrinovoli.it


Nicoletta Curradi 






lunedì 20 luglio 2020

Il Giardino di Boboli si apre al ReGeneration Festival

Una rassegna di quattro serate di musica con opera, concerti sinfonici, jazz e cameristici, ospitate, per la prima volta, negli spazi del Giardino di Boboli di Firenze: è quanto propone 'The ReGereration festival', edizione speciale dell'appuntamento annuale fiorentino New Generation Festival che quest'anno è organizzato in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi. L'evento è stato presentato nella Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio.

La rassegna si svolgerà dal 26 al 29 agosto: le serate sono a ingresso libero, con 500 spettatori a sera. Posti riservati saranno dati in omaggio al personale sanitario.

Ad aprire il festival sarà La Cenerentola di Gioachino Rossini, dell'Orchestra Senzaspine, collettivo bolognese di under 35 che si è dato il compito di divulgare la musica classica a ogni età e ogni fascia sociale. Il 27 agosto poi sarà la volta dell'Orchestra Giovanile Italiana, fiore all'occhiello della Scuola di Musica di Fiesole e il 28 del 'The Three Divas', alcuni jazzisti statunitensi che portano in scena i ruggenti anni Venti di Broadway e Hollywood.

L'ultima sera, infine, si apre con La Cenerentola di Rossini. In programma anche eventi collaterali come gruppi da camera del Conservatorio, della Scuola di Fiesole, del Maggio e dell'Accademia Musicale Chigiana che suonano nel cortile di Palazzo Pitti, la mostra delle creazioni del costumista Massimo Cantini Parrini alla Meridiana di Boboli e i concerti alla Manifattura Tabacchi.




I promotori del festival, Roger Granville, Maximilian Fane e Frankie Parham hanno dichiarato: “Questo nostro omaggio vuole essere inizio di una nuova ripartenza, da compiersi nel segno dell’arte e della musica – spiegano i promotori - «ReGeneration» vuole essere la luce che torna finalmente a mostrarsi dopo i mesi bui della pandemia, il risveglio della cultura dopo questo momento difficile: la ri-generazione di un tempo nuovo attraverso l’arte. Rispondere alla pandemia globale con la bellezza, replicare alla crisi con la cultura, è l’obiettivo del ReGeneration. Incalzati dalle parole di Dostoevskij che la bellezza salverà il mondo, è nostra profonda convinzione che attraverso la creatività si possa prevalere su qualunque ostacolo e che la vita possa riprendersi più forte che mai. Proprio in Boboli, palcoscenico d’incanto, cuore della città e per secoli scintilla di creatività, riconosciamo il simbolo della speranza. “Questo è il nostro omaggio all’arte e a Firenze: un cartellone straordinario suggerito da un tempo non ordinario. Anche se questo festival non vuole sembrare affatto qualcosa di calato dall’alto o di scollato dalla realtà cittadina”.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha affermato: “Dopo l’enorme successo delle collaborazioni delle Gallerie degli Uffizi con il Maggio musicale fiorentino, con la fondazione Musica con le ali, che offre due festival ogni anno in Sala Bianca, e ora anche con il Conservatorio di Firenze che da alcune settimane porta un concerto ai visitatori di Palazzo Pitti ogni sabato mattina, ora il rapporto con la musica delle Gallerie degli Uffizi si intensifica e rafforza ancora di più. Questo accade grazie al ReGeneration Festival: un grande evento che incanterà il giardino di Boboli proprio nella settimana in cui ricorre, tra l’altro, l’anniversario dell’incoronazione di Cosimo I a Granduca della Toscana (27 agosto 1569)”.

Per prenotarsi da lunedì 17 agosto:
www.newgeneratiofestival.orgwww.uffizi.it

Fabrizio Del Bimbo

giovedì 16 luglio 2020

Presentata a Firenze “Le nostre acque”, la nuova campagna di Coop per l’ambiente


Coop e LifeGate per ridurre l’inquinamento dei mari dalla plastica, grazie al progetto LifeGate PlasticLess. A Firenze presso la Società Canottieri sotto il Ponte Vecchio è stato collocato il primo dispositivo Seabin capace di recuperare in media oltre 500 chilogrammi di rifiuti plastici all’anno, comprese le microplastiche e le microfibre. Ne saranno collocati 25 nelle acque dei mari, fiumi, laghi di tutta Italia.
Tra le prossime tappe Pescara, Genova, il Lago Maggiore in Piemonte, Castiglione della Pescaia, Livorno, Brindisi, Milano, Trieste e Ravenna un ideale virtuoso giro d’Italia che si concluderà nella stagione estiva 2021.

Un dispositivo semplice ma utile per raccogliere in un anno in media oltre 500 chilogrammi di rifiuti plastici comprese le microplastiche e le microfibre. È il Seabin installato sul fiume Arno presso la Società Canottieri a Firenze a due passi da Ponte Vecchio grazie alla collaborazione fra Coop e LifeGate. Un gesto simbolico e al tempo stesso concreto che dimostra l’impegno da sempre primario per Coop nella lotta all’inquinamento da plastica e tale da viaggiare all’unisono con l’adesione, unica insegna della grande distribuzione e fra le 50 imprese italiane aderenti, alla “Pledging Campaign” su base volontaria lanciata dalla Commissione Europea.
Le azioni sui prodotti annunciate, comprensive di riduzione, riciclo e riuso infatti permetteranno a Coop di raggiungere nel 2025 un risparmio totale di plastica vergine di 6.400 tonnellate annue, corrispondenti al volume di circa 60 Tir (circa una fila di 1 km di Tir in autostrada).
La lotta all’inquinamento da plastica parte dunque dai prodotti e arriva ora alle acque. Idealmente ci si sposta in Toscana verso le acque dolci dell’Arno rispetto al mare dove già ha dato i suoi frutti il progetto “Arcipelago pulito” ideato da Unicoop Firenze e poi accolto anche da Unicoop Tirreno grazie al quale sono i pescatori a raccogliere e a portare a riva le plastiche raccolte permettendone il riciclo. Ora l’incontro fortunato con la campagna “PlasticLess” promossa da LifeGate aggiunge un ulteriore avanzamento all’obiettivo ambientale di Coop. Un anno fa il primo Seabin, una sorta di anticipo della nuova campagna, era stato installato presso la Marina di Sestri Ponente generando risultati estremamente significativi raccogliendo in un anno più di 1.700 chili di rifiuti galleggiantiin virtù di un posizionamento particolarmente favorevole.Oggi il Seabin in Arno, la prima delle 25 tappe per altrettanti Seabin che Coop installerà in accordo con le cooperative di consumatori presenti sui vari territori. I prossimi ancora a Genova prima a Pescara e a seguire il Lago Maggiore in Piemonte, Castiglione della Pescaia, Livorno, Brindisi, Milano, Trieste e Ravenna in un ideale virtuoso giro d’Italia che si concluderà nella stagione estiva 2021.

Il Seabin è una soluzione efficace ed efficiente, un vero e proprio cestino che, galleggiando a pelo d'acqua, 'cattura' i rifiuti che incontra, dai più grandi fino alle microplastiche, mentre una piccola pompa espelle l'acqua filtrata. È in grado di lavorare 24 ore su 24, sette giorni su sette, pompa fino a 25.000 litri d'acqua all'ora e necessita di interventi di svuotamento e pulizia.
Un solo dato è sufficiente per chiarire la necessità di simili interventi di pulizia nelle acque dolci e salate; l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha dichiarato nel suo ultimo report che nel solo Mediterraneo quasi 50.000 esemplari di pesci di 116 specie diverse hanno ingerito plastica. E riferendoci in particolare allo stato di salute dell’Arno una recente nota dell’Arpat Toscana cita i calcoli realizzati dall’olandese Ocean Clean Up che parla di “18.700 chili di rifiuti trasportati dall’Arno ogni anno” facendolo così risultare soprattutto a causa di alcuni tratti (più verso la foce che a monte) tra i fiumi più critici d’Italia.
  
Fabrizio Del Bimbo 


venerdì 10 luglio 2020

Due nuove mostre temporanee al Museo Novecento di Firenze dall’11 luglio 2020



Mario Mafai
opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione
11.07-12.10.2020

Francesca Banchelli 
I cani silenziosi se ne vanno via
11.07-12.10.2020
Dopo la chiusura dovuta al lockdown, il 2 giugno il Museo Novecento di Firenze ha riaperto con la grande mostra dedicata ad Allan Kaprow, inaugurata a febbraio, e con la sua collezione permanente dedicata all’arte italiana del primo Novecento. All’insegna dello slogan Firenze Rinasce, il museo mantiene fede al programma annunciato già all’inizio dell’anno. Sabato 11 luglio saranno inaugurate due nuove mostre personali dedicate a Mario Mafai e a Francesca Banchelli, entrambe aperte al pubblico fino al 12 ottobre 2020. Un dittico espositivo all’insegna del coraggio e della passione per l’arte: un maestro del Novecento e una giovane artista del nostro tempo.



MARIO MAFAI
Opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione
11.07- 12.10.2020
“L’arte è un fatto etico prima che estetico” scriveva Mario Mafai, protagonista dell’arte italiana dopo gli anni Trenta, pittore molto amato da Aberto Della Ragione, collezionista e mecenate tra i maggiori del ventesimo secolo.
Per la prima volta il nuovo appuntamento del ciclo espositivo SOLO, dedicato ai grandi artisti del ventesimo e ventunesimo secolo, è frutto di una collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze. Due studentesse del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea, Stefania Delia Previti e Rebecca Ricci, hanno lavorato con lo staff del museo e hanno curato, insieme al direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti e a Stefania Rispoli, una mostra monografica dedicata a Mario Mafai (Roma 1902-1956). L’esposizione fa parte del progetto Dall’Aula al Museo, avviato lo scorso anno insieme al prof. Giorgio Bacci, pensato per avvicinare il settore della ricerca accademica a quello della formazione museale e della divulgazione al grande pubblico. “Si tratta di uno dei primi casi in Italia di stretta collaborazione formativa tra le due realtà, quella museale e quella accademica – dichiara il Direttore artistico e scientifico del Museo Novecento, Sergio Risaliti –. Un progetto che afferma in modo concreto la funzione formativa ed educatrice del museo, l'unico in città a vantare una collezione d'arte di rilievo sul Novecento e un'attività di ampio raggio sugli artisti dalle prime avanguardie ad oggi, con particolare attenzione anche alle nuove generazioni. Valorizzazione, formazione, ricerca, aggiornamento sono le nostre parole d’ordine, assieme alla mediazione culturale”.
La mostra Mario Mafai. Opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione offre una selezione di opere provenienti della collezione permanente del museo che racconta i decenni centrali della carriera del pittore romano a cavallo del secondo conflitto mondiale, sottolineando il legame con Roma, la sua città natale, la ricorrenza di alcuni soggetti (come le nature morte e i paesaggi), il sodalizio con altri artisti (tra cui Scipione e Guttuso) e l’impegno politico e sociale in difesa dell’uomo in anni così difficili per l’Italia e l’Europa sotto la dittatura nazifascista. 
Assieme a pittori come Renato Guttuso, Renato Birolli, Scipione e Corrado Cagli, Mafai rappresenta una delle punte di diamante della Raccolta Alberto Della Ragione. Le venti opere presenti nella collezione testimoniano l’intensa relazione di stima e amicizia che legò l’artista a Della Ragione e sono segno dell’interesse di quest’ultimo, collezionista illuminato, per un’arte attenta alla vita ma alleata delle emozioni, vicina all’esistenza reale ma anche al sogno. 
Di Mafai, saranno esposti il magnifico Autoritratto degli anni Venti, un dipinto della serie Demolizioni - immagini delle mutazioni urbanistiche subite da Roma per soddisfare le visione del nuovo corso di politica culturale sotto il regime mussoliniano -, due versioni della serie Fiori secchi, tema caro a Mafai che gli costò il soprannome "Mario dei fiori" e un gruppo di vedute romane, tutte venate di un romanticismo aspro e malinconico.
Il progetto Dall’Aula al Museo proseguirà nei prossimi mesi con altre mostre monografiche dedicate a Renato Guttuso, Ennio Morlotti e Arturo Martini, progettate insieme agli studenti del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea. Le esposizioni saranno visibili negli spazi del museo e come progetti speciali online.
La mostra è realizzata in collaborazione con



FRANCESCA BANCHELLI
I cani silenzosi se ne vanno via
11.07- 12.10.2020
“Il momento che viviamo è un serbatoio di nuovi orizzonti e riscoperte tanto per singoli quanto per la società. È vertiginoso ma anche affascinante vivere ed essere testimoni di come il cambiamento possa arrivare tutto a un tratto, uno scivolo che ti porta da un piano a un altro”. Questa breve affermazione racchiude le riflessioni condivise da Francesca Banchelli (Montevarchi, Arezzo 1981) con il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, curatore della mostra insieme a Eva Francioli. 
L’artista toscana è protagonista dell’ottavo appuntamento del progetto Duel, il cui titolo rimanda a un duello dialettico tra gli artisti contemporanei e il patrimonio artistico museale. “Si tratta di un progetto di ricerca e sperimentazione – ricorda Sergio Risaliti – pensato con il doppio scopo di valorizzare la collezione permanente e di aggiornare il pubblico sulla qualità degli artisti emergenti. Duel è un sistema di attivazione di nuove interpretazioni dell'arte del Novecento messe in campo da artisti, letture inedite che nascono dall'occhio stesso dell'artista, dalla sua capacità di entrare in dialogo con l'opera di un "collega", individuato sulla base di interessi e ragionamenti che possono essere anche poetici, tematici e formali”. 
L’esposizione I cani silenziosi se ne vanno via di Francesca Banchelli, prima personale dell’artista toscana all’interno di un museo italiano, è stata realizzata grazie al contributo del bando Exhibit Program | Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

 “Siamo molto soddisfatti della qualità delle proposte pervenute per Exhibit Programdichiara Fabio De Chirico, Dirigente della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, a capo della Commissione di valutazione dei progetti – Il bando è stato ideato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea per incentivare le buone pratiche per le mostre d'arte contemporanea in Italia. L'idea è quella di incoraggiare l'alta qualità progettuale e curatoriale, sostenendo al contempo gli artisti italiani, anche emergenti. Il progetto di Francesca Banchelli, così come gli altri sette vincitori del bando, risponde pienamente a questi requisiti di qualità”.
La mostra inaugura il progetto Made in Italy organizzato con il contributo della Fondazione CR Firenze. ‘’Queste due nuove mostre – dichiara il Direttore di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori – sono un importante segnale di una vera ripartenza da parte di una Istituzione alla quale, come è noto, siamo molto legati. È anche significativo che una delle due esposizioni valorizzi una giovane artista che espone qui la sua prima personale in un museo italiano. Sono i giovani una delle scommesse della nostra Fondazione per i prossimi anni e intendiamo sostenere tutte quelle iniziative che consentono loro di guardare al futuro con un po’ di fiducia e di ottimismo’’.

Il percorso espositivo nasce e si sviluppa attorno al dialogo con l’opera Apocalisse, dipinta da Scipione (Gino Bonichi) nel lontano 1930 e selezionata da Banchelli diversi mesi fa, prima che il mondo venisse travolto dalla pandemia. Vista con il senno di poi, la sua scelta può suonare quasi come una profezia, un presagio o una fortunata intuizione. In realtà si tratta, più probabilmente, della capacità di alcuni artisti di percepire il mondo e l’attualità, di posizionarsi in essi, al punto giusto e al momento giusto. Francesca Banchelli ha un’idea ben precisa della funzione dell’arte e della pratica artistica, che forse la avvicina al suo predecessore Scipione. È convinta della necessità dell’opera come epifania ed evento gnoseologico imprescindibile all’evoluzione della specie umana. Ci sono elementi linguistici, inoltre, che legano il percorso della Banchelli a Scipione, e per estensione a quel clima artistico, a quella temperatura stilistica; un certo modo di intendere il linguaggio figurativo come strumento di approdo alla realtà attraverso l'esperienza onirica, surreale dell'immaginario e del sogno.
Come molti altri artisti della sua generazione, Banchelli lavora con materiali e tecniche diversi, dalle azioni performative, tra danza e teatro, ai video, al disegno, alla pittura, alla scultura e al suono. Tutte le opere esposte restituiscono in questo senso la poliedricità della sua attività e si legano ad un progetto che l’artista porta avanti da diversi anni attorno al tema del fuggitivo. I fuggitivi sono figure solitarie o piccole comunità che si incamminano e si incontrano, fisicamente o idealmente, per riformulare un nuovo inizio, a partire da qualcosa che si è interrotto o è stato distrutto. Soggetti di un'esperienza umana del mondo e della storia che sembrano sospesi tra il naufragio e l'approdo, in un tempo in cui fare comunità, creare un nucleo, fatto di desideri e aspettative condivise sembra poter essere l'inizio di una rivoluzione neo-umanistica che potrà coinvolgere alla fine tutti. Apocalisse e l'epopea dei Fuggitivi si parlano tra loro nel segno del cambiamento epocale e di un tempo a venire dopo l'esperienza della crisi e del deserto. 
In questo senso, esiste un fil rouge, una comune narrazione, che lega la mostra di Mafai a quella di Banchelli ed è rappresentato dalla figura di Scipione, amico e compagno sodale del primo, nell’ambito della stagione breve ma intensa della Scuola romana, e punto di riferimento della giovane artista. I grandi dipinti della Banchelli, infatti, si caratterizzano per un linguaggio pittorico intriso di romanticismo ma allo stesso tempo anche surreale e onirico come quello di Scipione, dove le figure sembrano avere la funzione di testimoni e custodi di presagi e profetiche visioni. 

orario di apertura:
Sabato / Domenica /Lunedi dalle 15.00 alle 20.00.
19.00 chiusura biglietteria

Fabrizio Del Bimbo

giovedì 9 luglio 2020

Presentata agli Uffizi la mostra che celebrerà i 700 anni dalla morte di Dante


Organizzata insieme alla Fondazione Cassa dei Risparmi della città romagnola, la mostra si terrà dal 12 marzo al 14 luglio nei musei San Domenico: dagli Uffizi arriveranno capolavori di Andrea del Castagno, Michelangelo, Pontormo, Zuccari 



Nell’ambito delle celebrazioni nazionali dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, promosse dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per l’anno 2021, le Gallerie degli Uffizi e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì realizzeranno la grande mostra ‘Dante. La visione dell’arte’, che si terrà negli spazi dei Musei San Domenico di Forlì dal 12 marzo al 4 luglio 2021. Frutto di un sodalizio di lunga data tra la Fondazione romagnola e le Gallerie degli Uffizi, la mostra non è solo occasione per celebrare l’anniversario dantesco: nel momento difficile che tutto il mondo vive, intende essere anche un simbolo di riscatto e di rinascita non solo del nostro Paese, ma del mondo dell’arte e dello spirito di civiltà che essa rappresenta. Il progetto nasce da un’idea di Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, e di Gianfranco Brunelli, Direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. I curatori della mostra sono il Professor Antonio Paolucci e il Professor Fernando Mazzocca. La scelta di Forlì, come scenario dell’esposizione, è parte di una strategia complessiva di valorizzazione di un luogo e di un territorio che non costituisce solo un ponte naturale tra Toscana ed Emilia-Romagna. Forlì è città dantesca. A Forlì Dante trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, rimanendo per oltre un anno presso gli Ordelaffi, signori ghibellini della città. La qualità ben nota delle grandi mostre forlivesi - questa è la sedicesima – testimonia una passione profonda per l’arte e un approccio di ampio respiro ai temi trattati. In questa occasione si è messa in atto una collaborazione preziosa e senza precedenti: quella delle Gallerie degli Uffizi, che concederanno in prestito molte loro opere, tra le quali alcuni celebri capolavori dalle loro collezioni.


Per la mostra, arriveranno da Firenze nella città romagnola il ritratto dell’Alighieri e quello di Farinata degli Uberti di Andrea del Castagno, di solito non visibili in Galleria poiché si trovano negli spazi della chiesa di San Pier Scheraggio, inclusa nell’edificio degli Uffizi ma non accessibile al pubblico: proprio in quello spazio si riuniva il Consiglio di cui faceva parte anche Dante. Nell’esposizione forlivese si vedrà anche un altro ritratto di Dante, in questo caso dipinto da Cristofano dell’Altissimo per la serie commissionata da Cosimo I de’ Medici dedicata agli uomini illustri. Ci sarà la Cacciata dal Paradiso terrestre di Pontormo e persino un sublime disegno di Michelangelo che ritrae un dannato nell’Inferno della Divina Commedia, oltre a una scelta di pregiatissimi disegni di Federico Zuccari per l’edizione cinquentesca illustrata del testo. E poi i personaggi: un busto marmoreo di Virgilio, realizzato dallo scultore settecentesco Carlo Albacini, e una delle più recenti acquisizioni delle Gallerie degli Uffizi, la tela ottocentesca del protoromantico toscano Nicola Monti intitolata ‘Francesca da Rimini all’Inferno’.
Numerose le opere d’arte prestate da musei di tutto il mondo. ‘Dante, la visione dell’arte’ intende dunque essere un momento di riflessione complessivo sulla figura del poeta, simbolo dell’Italia, e sul suo immenso lascito: in un rispecchiamento unico tra linguaggio dell’arte e figura letteraria.

Nei mesi scorsi, durante il lockdown, le Gallerie degli Uffizi hanno reso omaggio a Dante Alighieri con una mostra virtuale accolta sul loro sito, “Non per foco ma per divin’arte”: organizzata per il 25 di marzo, in occasione del primo Dantedì, come le altre esposizioni online del complesso museale è sempre visitabile all’indirizzo  https://www.uffizi.it/mostre-virtuali/dante.

Fabrizio Del Bimbo 

A Firenze la presentazione del libro di Laura Donadoni


Il 7 luglio scorso Laura Donadoni  ha presentato a Firenze presso il ristorante Lo Scudo il suo nuovo volume intitolato  "Come il vino ti cambia la vita".
Dopo gli inizi come giornalista nella sua Bergamo, Laura Donadoni è stata costretta a trasferirsi in America dove ha ricominciato da zero diventando in poco tempo esperta di vino e sommelier di successo e fondando uno dei wine blog e canali Instagram più seguiti, «The Italian Wine Girl».



Per i  tipi di Cairo e con la prefazione di Oscar Farinetti, il libro di Laura Donadoni racconta e raccoglie storie di affinità elettive con la terra, con il vino che rappresenta una sorta di richiamo ancestrale che in un determinato momento della propria vita la stessa autrice e con lei tanti produttori hanno avvertito, deviando così da percorsi umani e professionali che sembravano già definiti e convergendo verso il mondo della vitivinicoltura come nuova opportunità di realizzazione di sé. Nel libro, infatti, oltre alla vicenda personale dell’autrice, ci sono le storie di molti imprenditori e produttori che sono arrivati alla viticoltura da altri settori o che hanno avuto il coraggio di percorrere strade innovative: rimanendo in territori difficili, non cedendo alle sole regole commerciali nella scelta dei vitigni, ma ascoltando soprattutto e sempre il territorio.
La presentazione è stata seguita da una degustazione di alcuni vini dell'azienda agricola Pietro Beconcini di San Miniato., che ha riscoperto il vitigno Tempranillo toscano ha una storia molto particolare, 

Leonardo racconta come il padre e il nonno chiamassero X una vigna particolare e una pianta particolare, appunto il Tempranillo. È stato lui con geniale caparbietà a portare avanti il sogno di questo vitigno che oggi è iscritto come IGT toscano. Un linguaggio differente per un vino molto interessante.
È subentrato in azienda nel 1990 proseguendo un percorso produttivo che si basa sull'amore per la pianta della vite. Ha studiato tutte le viti presenti in azienda, seguendo la storia del territorio di San Miniato avvalendomi di una collaborazione con l'Università di Firenze, cui deve molto sia per il Tempranillo, sia per la ricerca massale su tutta l'azienda e i suoi vecchi vitigni, tra cui il Sangiovese. Sono anche usciti con due bianchi, in piccola quantità. I  vini sono di profonda personalità con  il  carattere dell'azienda. . Il sangiovese in purezza il "Reciso" è quello che più rappresenta l'azienda".


Viene prodotto un Chianti giovane utilizzando trebbiano in piccola percentuale. . Per cui grande personalità anche nei vini di più largo consumo. 

Il Tempranillo subisce una vendemmia leggermente anticipata e sottoposta ad un piccolo appassimento di circa tre settimane, una leggera disidratazione prima del processo di vinificazione.
Un vigneto recuperato che negli anni novanta era semi abbandonato ed è stato curato maniacalmente accelerando un pochino la maturazione diretta sulla pianta a favore della diminuzione del periodo di appassimento. Una scelta fatta per favorire la vita della vecchia vigna. L'invecchiamento è in botte piccola per un periodo importante. La vinificazione, invece, in vasche di cemento con fermentazioni spontanee e lieviti indigeni.

Beconcini esporta l'80% della sua produzione.
Info: www.pietrobeconcini.com

Fabrizio Del Bimbo

TuttaToscana

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