martedì 1 luglio 2008

Siena: in mostra le copertine del jazz

Andy Warhol, Guido Crepax, Romare Bearden, Abdul Mati Klarwein, Charles Alston, John Altoon, Ben Shahn, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo, Francesco Tullio Altan.
Artisti e fumettisti famosi, ma anche illustratori e grafici di grande interesse artistico come Jim Flora, David Stone Martin, Burt Goldblatt, Pierre Merlin e ancora celebri fotografi americani come Lee Friedlander, Bert Stern e italiani del calibro di Giuseppe Pino, Roberto Masotti. Questi gli artisti che firmano alcune delle copertine dei dischi di musica jazz a cui è dedicata la grande mostra “SienaJazzEye” inaugurata oggi a Siena, presso il Complesso Museale di Santa Maria della Scala, che riscopre decenni di storia del jazz attraverso la storia del disco in vinile a 33 e 45 giri.

La mostra in programma fino al 14 settembre a cura di Enzo Gentile e Francesco Martinelli - promossa dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena attraverso Vernice Progetti Culturali in occasione del trentennale della Fondazione Siena Jazz – più che raccontare l’evoluzione del jazz, è incentrata sulla trasformazione dell’immagine che influenza le arti visive in genere, con il passaggio in pochi anni dalla semplice copertina in carta neutra ad una ricchezza ed una varietà di forme e contenuti che accompagna la ricerca musicale segnando una vera e propria rivoluzione in campo iconografico.

“SienaJazzEye” è un viaggio che attraverso illustrazioni, fotografie, segni grafici e provocazioni visive entrate a far parte della storia del disco in vinile, vuole ripercorrere la grande avventura culturale, artistica e di costume di mezzo secolo di jazz. Le 500 copertine sono state scelte tra quelle disponibili nell'Archivio Sonoro del Centro Studi Nazionale sul Jazz "Arrigo Polillo", sezione ricerca della Fondazione Siena Jazz che grazie ad essa si è imposta a livello internazionale anche come centro di ricerca oltre che di attività concertistica e didattica. Molti appassionati scopriranno in mostra che lo stesso Polillo, indimenticato direttore della rivista “Musica Jazz” e autore di importanti volumi, era anche un eccellente grafico e ha disegnato eleganti copertine per 45 giri ormai rari. Segno tangibile delle trasformazioni del gusto e della società, le copertine diventano lo specchio dei tempi che cambiano, e grazie alla loro forza evocativa, mezzo di espressione e di contestazione. Ne è un esempio la copertina di “We insist!” di Max Roach nella quale è possibile rintracciare temi sociali forti come l’apartheid.

Sulla stessa scia si inserisce la grafica del doppio album "Bitches' Brew" di Miles Davis, realizzata da Mati Klarwein, artista di rottura cresciuto in Israele, dove ha aggiunto Abdul al suo nome in segno di tolleranza verso il popolo mussulmano. L'illustrazione di Klarwein che aveva già suscitato scandalo nella metà degli anni Sessanta con la sua controversa "Crocifissione”, è un potente aiuto alla visualizzazione della musica di quello che viene considerato il disco della “svolta rock” del grande jazzista. Sarà, invece, la grafica di "Live/Evil", l'album successivo di Davis, a sfruttare pienamente le possibilità del mezzo espressivo. Le due immagini corrispondenti, che si possono vedere una accanto all'altra aprendo l'album, presentano figure bianche e nere contrapposte: di fronte una donna africana incinta viene bagnata dolcemente dalle acque del mare, sul retro un essere mostruoso e minaccioso dalla pelle rosata è accoccolato su un’ apertura. Le due figure si stagliano su uno sfondo di motivi geometrici che sono in realtà ispirati ad un particolare stile di scrittura islamica, il cufico geometrico, diffuso particolarmente in Afghanistan e Uzbekistan dove iscrizioni di questo tipo sono state usate per consacrare e decorare le moschee nel XII e XIII secolo: l'effetto è di rinforzare l'allusione già contenuta nel nome di Miles rovesciato.

Con le immagini di copertina più rappresentative degli ultimi 50 anni, la mostra vuole raccontare le tappe fondamentali del jazz, ma anche gli ambiti minori, laddove un profilo artistico magari non centrale viene riscattato da un segno grafico, da una valenza visuale che ha reso quel disco significativo anche a distanza di anni. Particolarmente interessante in questo senso è la serie "contemporary art" dell'etichetta Pacific di William Claxton. In “Jazz Guitar/Jim Hall”, ad esempio, per la prima volta non solo viene presentata un'opera d'arte ma viene ritratto l'artista al lavoro mentre il musicista suona e nel disco è contenuta anche l'offerta al cliente di acquistare un multiplo dell'opera. Nel caso della Pacific come di altre etichette Blue Note, Verve, Impulse, Esp, Ecm, la ricerca grafica diventa decisiva per disegnare un preciso universo espressivo.

Curiose e divertenti le copertine che hanno come soggetto personaggi buffi riproposti in chiave nuova come nel caso di Humpty Dumpty protagonista della filastrocca di Mamma Oca rappresentato come un grosso uovo antropomorfizzato, che nell’album “Back Together Again” di Coryell Mouzon non è seduto sulla cima di un muretto, ma piuttosto su un portauovo con un grosso cucchiaio accanto. Notevole inoltre, l’influenza esercitata dai grandi movimenti artistici del Novecento, secolo vitale per la pittura e l’arte in generale, come dimostrano le atmosfere surrealiste ricreate in alcune copertine o l’irrompere della pop art anche sulla scena grafica dei dischi. A questo proposito la mostra espone i numerosi i tributi in copertina alle opere di Pollock, Matisse e De Chirico, che figurano accanto alla copertina di “The Congregation” di Johnny Griffin firmata proprio da Andy Warhol.

Ad alcuni dei protagonisti del jazz, Miles Davis su tutti, saranno dedicate sezioni specifiche, e così anche a filoni ben individuabili come jazz-rock e fusion, o realtà di paesi ai margini della discografia più accreditata; senza dimenticare che, oltre agli lp a 33 giri che faranno la parte del leone, verranno esposti esemplari a 78, 45 giri, Ep, fino ai compact disc, a delineare una traiettoria completa ed esauriente del jazz inciso. Fonografi, rari albi a 78 giri, rulli, etichette sono altri elementi a disposizione degli appassionati, per risalire la storia del jazz, in quella che è la prima mostra italiana del genere, una delle principali mai allestite anche a livello internazionale.

L’allestimento a cura dell’architetto Giovanni Mezzedemi riproduce al centro della sala un grande strumento musicale, un contrabbasso che si estende per circa 30 metri lungo lo spazio espositivo. Il cuore dello strumento sono le sue quattro corde, rappresentate da fibre ottiche molto lunghe, che illuminano le bacheche trasparenti in plexiglass dove sono esposte le copertine, visibili anche tramite una proiezione su schermo gigante. Il contrabbasso ha la fisionomia del corpo di una bella donna, di felliniana memoria, a cui è stato disegnato anche il volto, mentre le due calotte sospese dal soffitto riecheggiano la bellezza dei seni.

Proprio all’interno delle due calotte, è prevista una ulteriore sezione audio-video di sicuro interesse, attraverso il posizionamento di touch screen, con i filmati dei maggiori jazzisti della storia:le immagini, che hanno attraversato gran parte del secolo scorso, documenteranno le performance salienti dei personaggi più popolari e meritevoli di attenzione. E saranno direttamente i visitatori a decidere cosa vedere sullo schermo, con una semplice pressione sul menu.

Tutta la mostra, infine, avrà una sua colonna sonora con un mosaico di suoni e registrazioni di rilevanza assoluta, ripresi dagli archivi di Siena Jazz. La musica protagonista sempre e comunque: nelle prossime settimane, inoltre, sarà reso noto il fitto calendario dei concerti dal vivo che arricchiranno i contenuti della mostra SienaJazzEye.

“SienaJazzEye” rimarrà aperta presso il Complesso museale Santa Maria della Scala fino al 14 settembre tutti i giorni, festivi compresi, dalle ore 10,30 alle ore 19,30. Infoline 02 02/54911.

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