Quando si tratta della civiltà etrusca, il pensiero va subito all’Etruria ed alla Tuscia, ma non si immagina che invece questo antichissimo e misterioso popolo ha affondato le sue radici anche in alcune zone dell’attuale Nord Italia. In Veneto la deliziosa cittadina di Adria, in provincia di Rovigo, racchiude un poco conosciuto Museo Archeologico, che merita davvero una visita. Entrando nel Museo si inizia un viaggio scandito dai colori delle varie sezioni che ricostruiscono gli scenari in cui sono collocati i numerosi e preziosi reperti. E non si possono vedere tutti quelli che sono stati ritrovati in anni di scavi: i depositi sono ricchissimi, ma purtroppo non è possibile mettere tutto in mostra. La famiglia adriese Bocchi, tra fine ‘700 e ‘800, ha raccolto, documentato e conservato gran parte del patrimonio poi entrato a far parte delle collezioni del museo. La visita comincia con il cosiddetto Basso Polesine, cioè la zona del delta del fiume Po, che presenta una linea di costa più arretrata di quella attuale, ma pure allora ricca di paludi ed acquitrini alla foce del Po di Adria e del Canal Bianco-Tartaro. Questo territorio era già abitato nell’età del bronzo medio-recente (XV-XIII sec. a. C.), ma solo nel VI sec. a.C. si crearono punti di approdo e villaggi dediti al commercio, presso San Basilio di Ariano Polesine, dove è stata rinvenuta la famosa statua bronzea di Eracle cacciatore e i tanti reperti etruschi, greci e romani posti in esposizione.
La città di Adria si è così sviluppata nei commerci da conferire il suo nome all’intero mare Adriatico. Tra i pezzi del museo spiccano quelli che riguardano il culto religioso, per esempio quelli del dio Apollo e di Eracle, la ricca ceramica attica a figure nere e rosse importata da Atene, tesoro del museo, le sepolture a inumazione, ricchi di corredi in ceramica e bronzo per gli uomini, in ambra per le donne. La tomba della biga, di epoca ellenistica (III sec.a.C.) presenta due cavalli di cui uno da corsa ed apparteneva forse ad un principe.Le anfore di varie forme del II-I sec.a:C. simboleggiano l’apertura a nuove rotte commerciali, dovute all’affermarsi della civiltà romana in questi luoghi. Inizia un nuoco corso per la città, che viene attraversata dalla via Popilia voluta dal militare Popilio Lenate, ma pure dalla Via Annia, verso Padova. La città diventa municipium e le sepolture sono ad incinerazione. Al periodo imperiale risalgono capitelli, decorazioni, pavimenti a mosaico, lapidi (raccolte e descritte nel suggestivo cortile del museo). Da rimarcare la raccolta di vetri prodotti con le tecniche e i colori più diversi, esposta in una vetrina che ne valorizza l’estetica. Sono splendide la colombina di vetro blu, le coppe color ambra, le coppe del maestro siro-palestinese Ennione che di solito firmava le sue opere. Corte Cavanella di Loreo e San Basilio di Ariano Polesine erano due centri importanti del delta del Po, dove si trovavano la mansio Fossis e la mansio Hadriani, dove si sostava con le imbarcazioni lungo la via Popilia. Al termine del percorso mussale vi sono gli oggetti più tardi (VI-VIII d.C., quando Adria era già sede vescovile. Museo Archeologico Nazionale di Adria Orari: 9.30-19.30 tutti i giorni Chiuso 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre Info: tel. 0426/21612 www.archeopd.beniculturali.itIl 29 settembre 2012 si inaugura nel museo una mostra sulla tradizione archeologica adriese e ai suoi documenti.
La città di Adria, oltre a vantare tante testimonianze archeologiche etrusche, è la porta di accesso al delta del Po, stupenda zona naturalistica.Parco del Delta del Po, che possiede la più vasta estensione di zone umide protette d’Italia. La flora è estremamente varia e nclude circa un migliaio di specie diverse, grazie alla varietà di ambienti che il Parco racchiude. Lo stesso si può direper quanto riguarda la fauna (oltre 400 specie differenti tra mammiferi, rettili, anfibi e pesci).
La presenza di uccelli è talmente rilevante (oltre 300 specie, nidificanti e svernanti), da fare de Delta del Po la più importante area ornitologica italiana ed una delle più conosciute d’Europa per gli amanti del Birdwatching.
Tra gli anfibi merita una menzione la presenza del raro pelobate fosco.
Fabrizio Del Bimbo
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