A metà ottobre prossimo riapre, con la mostra internazionale La fine
del mondo, il Centro Luigi Pecci di Prato, dal 1988 la prima struttura
museale in Italia dedicata all'arte contemporanea, fortemente voluta da
una grande famiglia di imprenditori pratesi e dal Comune.
Il
Pecci, chiuso dal 2013 per un progetto di riqualificazione, si lancia
oggi verso quel futuro suggerito dall'architettura "spaziale" voluta per
il nuovo museo dall'architetto olandese Maurice Nio intorno alla
precedente struttura, completamente conservata, di Italo Gamberini,
raddoppiando la superficie espositiva: un'architettura capace di
cogliere i nuovi flussi, come dice il nome stesso del progetto (Sensing
the waves).
"Per
la Toscana - ha affermato la vicepresidente e assessore alla cultura
Monica Barni - è una scommessa vinta dopo un grandissimo lavoro da parte
di tanti che ringrazio; il Pecci si conferma il centro regionale di
riferimento per l'arte contemporanea, il centro di una rete che legherà
tutte le iniziative dedicate ai movimenti artistici presenti sul nostro
territorio in una materia a torto vista come difficile, invece
essenziale spunto di riflessione e valutazione della nostra realtà".
Alla
conferenza stampa di oggi che si è svolta stamani a Palazzo
Strozzi Sacrati, erano presenti, insieme alla vicepresiedente Barni, il
sindaco di Prato Matteo Biffoni, la presidente della Fondazione per le
arti contemporanee in Toscana Irene Sanesi, il direttore del Pecci Fabio
Cavallucci e il progettista Nio.
Del Bimbo Fabrizio
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