martedì 22 giugno 2021

Lo sguardo di Sergej Vasiliev sull' URSS sconosciuta

 



Sergej Vasiliev, uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta

Semiottagono delle Murate

Firenze, Piazza Madonna della Neve 8

23 giugno - 4 ottobre 2021

A FIRENZE LA PRIMA MOSTRA ANTOLOGICA DEDICATA AL FOTOREPORTER SERGEJ VASILIEV, PREMIATO CINQUE VOLTE CON IL WORLD PRESS PHOTO. Oltre ai tatuaggi dei criminali russi, per cui è noto al grande pubblico, anche bellezza, nascita, tempo libero, amore, cronache e tragedie del quotidiano, in un percorso espositivo di circa 70 immagini in bianco e nero scattate nell’ex Unione Sovietica in piena epoca del ‘disgelo’.

Scene di ordinaria quotidianità, ma anche di eventi straordinari, di volti segnati dall’ardua impresa dell’esistenza, di trasformazioni del corpo, qui morbosamente tenuto a fuoco a significare tanto la decadenza quanto la bellezza della rinascita e della speranza di un tempo e una società accessibile a tutti. E’ quanto propone “Sergej Vasiliev: uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta”, la prima e inedita mostra antologica dedicata al grande forotoreporter russo, cinque volte vincitore del World Press Photo (1978, 1980, 1982, 1983, 1985), che inaugura domani al Semiottagono delle Murate (P.zza Madonna Della Neve, 8).

Promosso dall’Associazione Amici del Museo Ermitage insieme a MUS.E, MAD Murate Art District, Museo Sergej Vasiliev a Čelyabinsk, realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze e in collaborazione con MIP Murate Idea Park, il percorso espositivo, curato da Marco Fagioli e ideato da Jan Bigazzi sul modello panottico dell’ex carcere femminile, rende omaggio al giornalista che con la sua fotocamera ha documentato la vita nei Kolchoz, lungo le strade, e ancora oggi si distingue per l’alta qualità del linguaggio fotografico e la varietà dei temi trattati. La storia nuda, vera, della gente russa, scrutata e indagata con un formalismo mai retorico, è la protagonista indiscussa di questa mostra che segue a quella inaugurata a Bologna nel 2020 sui tattoo dei criminali russi e invita oggi a conoscere lo sguardo indiscreto dell’autore anche su altre realtà.

Un repertorio di circa settanta immagini in bianco e nero, scattate tra gli anni Ottanta e i primi Novanta intorno a Čelyabinsk, città ai piedi degli Urali con più di un milione di abitanti, dove nel 1957, tenuta segreta fino alla Glasnost, un’esplosione provocò una catastrofe nucleare peggiore di Chernobyl. Per quasi cinquant’anni gli occhi del principale quotidiano della metropoli, Vecherny Čelyabinsk (Čelyabinsk Sera), per cui ha lavorato dal giorno della sua fondazione nel 1968, Vasiliev ci catapulta letteralmente in una dimensione storica, poco o per niente accessibile prima della ‘politica della trasparenza’ avviata da Gorbaciov, da cui ripartire per un’analisi sociale del Paese tra passato, presente e futuro.

“Una mostra davvero originale e senza filtri su decenni di storia russa – commenta l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi -: in una settantina di foto l’artista riesce a calarci in una dimensione lontana che ci racconta molto degli ultimi avvenimenti di quel Paese e attraverso immagini penetranti e a tratti disturbanti ci offre uno spaccato veritiero e inedito dei suoi protagonisti, compresi quelli, come i detenuti, di solito negletti dalla storiografia ufficiale”. “Lo spazio delle Murate – aggiunge – si dimostra luogo eclettico e policentrico dove la cultura e l’arte si contaminano con la dimensione sociale dell’edilizia popolare e gli eventi dell’Estate Fiorentina e del MAD”.

“Secondino, giornalista e fotoreporter, Sergej Vassiliev osserva la società russa con grande acume e con una costante attenzione al corpo – sottolinea Valentina Gensini, direttore artistico di MAD - Che sia il corpo pieno di tatuaggi feroci e irriverenti dei carcerati sovietici, o il fisico morbido e fluido delle giovani donne riprese in acqua; che sia il corpo offeso e sfigurato di passeggeri ustionati in un incidente ferroviario, o seducenti nudi femminili in sauna,  la cui carne eburnea fa risaltare un irriverente ciuffo nero fuoriuscito da una treccia lunga fino al fondoschiena, Vassiliev indaga l’umanità senza veli, con occhio vero e impietoso, pronto a cogliere la bellezza come l’orrore. Con grande interesse MAD accoglie il suo lavoro in una proposta curatoriale inedita, che sarà discussa da Marco Fagioli e Massimo Sestini nel talk di mercoledì alle ore 17”.

Il presidente dell’Associazione Amici del Museo Ermitage, Francesco Bigazzi: “questo evento è per noi un ulteriore traguardo importante, non solo perché segna il punto di ripartenza delle attività culturali dell’associazione, ma perché testimonia come la Russia sia un inesauribile patrimonio di personalità che hanno fatto grande il XX secolo e continuano ad esprimere il proprio valore ancora oggi. Da anni rappresentiamo un ponte culturale tra i due Paesi, creando iniziative che possano far emergere aspetti inediti e alimentare il confronto sui rispettivi patrimoni artistici”.

“Vasiliev è un occhio vergine, vede la realtà sovietica fuori dai miti, dai luoghi comuni – spiega il curatore Marco Fagioli. E’ questo linguaggio inusuale, ad esempio l’utilizzo del ritratto non come genere fotografico ma sociologico, a rendere la mostra davvero interessante, emozionante. La fama di Vasiliev in Europa è legata soprattutto alle immagini di detenuti tatuati nelle carceri, senza dubbio è stato l’occhio più penetrante della Russia sovietica degli ultimi decenni prima della caduta del muro. Le foto in mostra rappresentano un documento di grande importanza, non solo sulla vita in una “istituzione globale” come un carcere sovietico, ma anche sul punto di arrivo di tutta una tradizione iconografica che dalla Rivoluzione d’Ottobre alla fotografia celebrativa dell’epoca staliniana, e dalla poesia nuova del cinema del Disgelo, giunge al presente”.

Senza retorica, con il linguaggio di un’arte nobile che è anche potente strumento di comunicazione, Vasiliev ci offre uno spaccato di vissuto delle genti russe addentrandosi nelle prigioni fisiche e psicologiche dell’individuo, svelandone particolari momenti di intimità, cogliendo la bellezza che si offre come risposta e forma di resilienza. Detenuti, operai, donne, uomini di potere politico e religioso, una cronaca avara di colore che è insieme forma e sostanza della verità restituita agli occhi del visitatore in sei distinte sezioni: Ritratti, Sauna, Parto, Tatuaggi, Incidente ferroviario di Ufa, Vita in carcere. E’ il racconto di un Vasiliev di ritorno alla natura, all’origine dell’uomo, che alla fotografia di propaganda ne preferisce una che celebri la poetica imperfezione della vita, il reale più della messa in scena.

Particolarmente toccante e drammatico il capitolo che chiude il percorso ed è dedicato all’incidente ferroviario di Ufa, nel distretto di Iglinskiy, avvenuto il 4 giugno del 1989. Il fotoreporter ci porta sui luoghi del disastro, stringe sui corpi bruciati e martoriati distesi sui tavoli dell’ospedale o nelle bare sostenute per le strade del dolore, che fanno tornare alla mente alcune scene del grande cinema russo post-stalinista. E’ un Sergei Vasiliev costantemente in ascolto, pronto a cogliere la trama di ogni vissuto e a regalare all’osservatore un ipotetico seguito, immaginato senza quel colore che, dice l’autore, “interferirebbe con la percezione della realtà”.

La mostra, che nel 2023 sarà al Museo delle Culture di Lugano (MUSEC), è accompagnata dal catalogo realizzato da AIÓN Edizioni con testi di Francesco  Paolo Campione, Marco Fagioli e Laura Lodigiani.

Sergej Vasiliev: uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta sarà aperta al pubblico da Lunedì alla Domenica, con orario continuato dalle 9 alle 19.

Biografia

Sergej Vasiliev è nato nel 1936 a Malie Kibeči nel Ciuvascia, in Russia. E’ stato il fotoreporter del giornale Vecherny Čelyabinsk per quarantacinque anni e ha ricevuto molte onorificenze: il World Press Photo (1978, 1980, 1982, 1983, 1985), l’ International Master of Press Photograph

Nicoletta Curradi

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