mercoledì 25 gennaio 2012

Nuovo appuntamento d'arte alla galleria Simultanea Spazi d'Arte


La galleria d'arte SIMULTANEA - SPAZI D’ARTE
(via S. Zanobi 45 rosso, Firenze)propone una nuova mostra
dal titolo 'Le latitudini dell’uomo'
Vernissage sabato 28 ore 18
La mostra Le latitudini dell’uomo, in programma dal 28 Gennaio al 16 Febbraio, esplora questi concetti indicando nella fotografia un mezzo privilegiato per raccontare l’essere umano, il suo vissuto personale e quel senso di appartenenza ai luoghi che influenza e in qualche modo determina il tracciato esistenziale e culturale di ciascuno di noi. Le latitudini dell’uomo sono da intendersi come le infinite sfaccettature che il concetto stesso di umanità sottintende, latitudini che emergono dal viaggio inteso sia come dimensione simbolica, apertura verso l’altro, che vera e propria esplorazione di luoghi consueti - le strade delle nostre città - e di altri lontani e sconosciuti. La fotografia, infatti, si accompagna spesso all’esperienza del viaggio quale occasione per accostarsi a realtà vicine o differenti dalla propria, in cui però non è difficile riconoscersi se si hanno come punto di riferimento l’uomo e l’universalità dei suoi sentimenti che lo rendono unico e al contempo parte di un tutto. Latitudine è tra l’altro un termine che appartiene alla tecnica fotografica e che indica “l’ampiezza dell’intervallo entro cui può variare il tempo di esposizione dell’emulsione alla luce per ottenere un’immagine corretta, che non sia cioè né sovraesposta né sottoesposta”. Particolare che per assonanza si lega al titolo della mostra, trasformando un dettaglio tecnico in un concetto che assume una precisa valenza simbolica.
Le foto in mostra raccontano l’uomo, la sua realtà interiore ed emotiva, il suo ambiente abitativo e si prestano ad una doppia chiave di lettura: l’enorme influenza che il contesto comunitario esercita sull’individuo, accentua le differenze tra i popoli e azzera, al contempo, la peculiarità propria di ogni soggetto a seguito della forza “coercitiva” dei fenomeni esterni e sociali; una visione alternativa ci permette, invece, di svelare l’esistenza di legami trasversali e inattesi tra persone diverse per latitudini e appartenenza culturale, perché tutte compartecipi della medesima natura umana che ci rende solidali di fronte al mondo e agli altri e unici rispetto a noi stessi.
Negli scatti di Canio Lomuto, realizzati con la fotocamera di un telefono cellulare, il concetto di latitudine diventa esplorazione di un vissuto intimo e personale, raccontato attraverso l’atmosfera sospesa dei luoghi in cui l’uomo è una presenza intuita o “sussurrata”. Immagini che potrebbero sembrare impersonali, indicative di uno stato di assenza e di vuoto, ma che, ad uno sguardo più attento, lasciano emergere quel caldo senso di vita e di consuetudine usata che appartiene al privato di ognuno di noi. Nel dittico I vivi e i morti, le latitudini culturali legate al seppellimento dei morti in posti lontani del mondo, evocano il silenzio che si accompagna alla memoria, rifugio dei vivi. Carlo Midollini (Fiesole, 1955) è un esploratore di realtà culturali e sociali lontane dalla nostra raccontate con l’ausilio del mezzo fotografico che diventa un vero e proprio strumento narrativo. Le foto scattate in occasione dei viaggi in India e in Etiopia, restituiscono l’identità di queste nazioni attraverso le persone e i luoghi. A guidare l’artista non è il senso di estraneità che nasce di fronte a ciò che non ci appartiene perché diverso e distante da noi, quanto piuttosto la capacità di sviluppare una profonda empatia, una partecipazione emotiva rispetto al soggetto ritratto. I suoi scatti sono racconti di viaggio che testimoniano, con rispetto e ammirazione, la ricchezza culturale di questi popoli, e che esaltano la straordinaria intensità dei volti e degli sguardi che rivelano la forte componente spirituale e religiosa che contraddistingue certe aree del mondo. Astratti dal contesto o inseriti in un frammento di spazio e di luogo, gli uomini, le donne e i bambini fotografati da Midollini catturano la nostra attenzione perché portatori di un magnetismo misterioso, di una forza che irresistibilmente ci affascina e ci chiama a sé. Una bellezza restituita anche attraverso la sorprendente varietà dei colori - notevole la capacità di modulare i contrasti e le cromie con effetti che definiremmo “pittorici” - che sono parte integrante dei costumi tradizionali di tali etnie, per le quali assumono precisi significati simbolici.
Del Bimbo Fabrizio

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