mercoledì 13 aprile 2011

Il rispetto della vita e del lavoro


In principio fu come vivere un sogno.
Anni di gavetta, di volonta' e di passione, ingredienti che hanno fatto di te un professionista rispettato e stimato: un divertimento piu' che un vero lavoro per chi ama cio' che fa.
L'apprendere dai tuoi colleghi, la vivida curiosita', l'esperienza ed i percorsi formativi impegnativi ti hanno portato, finalmente, a raggiungere l'ambita posizione che tanto hai desiderato: quella di Direttore di Albergo.
In principio fu come vivere un sogno: programmazione, analisi dei costi e dei ricavi, ampliamento dei segmenti di riferimento, pianificazione, e-commerce, relazioni sociali, marketing, creazione di un team motivato e vincente; sono alcune delle attività che finalmente metti i pratica, giorno dopo giorno con lo stesso amore con cui anni prima servivi un piatto al ristorante o preparavi un buffet colazioni.
Autorevolezza e condivisione degli obiettivi e nessuna forma d'autoritarismo.
Sei portato, in tale situazione, a pensare spontaneamente che altre persone, intorno a te, abbiano in comune la stessa passione, trasparenza, conoscenza, lo stesso sorriso che doni agli altri, la tua stessa capacità di ascolto.
La realtà del nostro Paese costituita al 90% da strutture alberghiere a conduzione familiare e molto spesso, troppo spesso, fattori e dinamiche all'interno del clan determinano l'operatività della struttura. Ecco, allora, come un sogno si trasforma in una farsa, in un incubo.
Elementi quali un'antipatia, una gelosia, una maldicenza, l'invidia sorrette dall'ignoranza, la forza cieca di chi sa solo usare il bastone ed sorretto dalla presunzione di onnipotenza hanno il potere di logorare nel tempo una persona, i suoi ideali, il suo lavoro e la sua stessa dignità.
All'improvviso, tu che fino al giorno prima eri l'eroe, la persona giusta nel posto giusto, diventi il cattivo da emarginare, da allontanare, da vessare psicologicamente al punto da mettere i tuoi stessi colleghi con cui hai sempre ben lavorato contro di te, in una guerra senza senso e senza un vincitore.
La mattina ti alzi, ti guardi allo specchio e stenti a credere che cio' stia accadendo a te che da sempre hai guardato al tuo lavoro con la sana ingenuità, trasparenza ed onestà di un bambino.
La legge lo chiama mobbing, un animale subdolo, viscido che si annida e prolifica nell'infinita ignoranza della mente umana e che ha la capacità di entrarti dentro, di minare la tua persona, le tue convinzioni, la tua dignità. Il termine mobbing deriva dall'inglese to mob e significa assalire, soffocare, vessare. Nel linguaggio corrente, con il termine mobbing si indicano generalmente forme di vessazione, aggressione e di danneggiamento perpetrata nei confronti di lavoratori.
Del Bimbo Fabrizio

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