venerdì 8 agosto 2008

Claudio Abate espone alla Galleria Il Ponte

La galleria Il Ponte di Via di Mezzo 42/b inaugura la stagione espositiva autunnale con la prima personale di Claudio Abate presentata a Firenze, composta di due nuclei. Circa venti fotografie di installazioni e performance, di cui molte inedite, tratte dal suo straordinario repertorio di storia per immagini dell’arte contemporanea a partire dagli anni Sessanta e le undici fotografie della serie the bathroom (2007), per la prima volta pubblicate in un catalogo edito dalla galleria con una prefazione di Mauro Panzera.
«Di fronte alle [sue] fotografie – quale testimone e interprete per dirla con le parole di Jean–Luc Monterosso – ogni volta la stessa sensazione, ovvero quella di essere collocato nel punto migliore per osservare l’opera. L’utilizzo della luce, la perfetta padronanza dello spazio e soprattutto la conoscenza intima delle sculture e degli oggetti fotografati sono testimoni di un talento eccezionale. Claudio Abate è maestro nell’arte di mettere in relazione uno spettatore, un’opera e il suo contesto. L’artista riesce nell’impresa di dare all’immagine di una scultura una terza dimensione, quella interiore, che associa lo sguardo alla sensibilità e all’intuizione creatrice. Claudio Abate ci restituisce dell’opera una forma sottile e attenuata di quella che Walter Benjamin chiama “l’aura”. Essa si offre a noi come la sua eco ed è in questo senso che il lavoro dell’artista si distingue dalla semplice riproduzione. Fornendo un’interpretazione rigorosa e allo stesso tempo poetica di un’opera e mettendo lo spettatore in relazione con il contesto culturale ed artistico della stessa, Claudio Abate le restituisce un parte del suo substrato spirituale.»
In the bathroom completamente diverso è lo spirito di Abate. Un’apparente e irriverente ironia emerge dal soggetto e dalle modalità di ripresa – su tutti l’autoritratto, fotografia del proprio specchiarsi nella tazza del water, e le figure riconoscibili ricavate da capelli, peli, granelli di polvere che disegnano la superficie bianca delle piastrelle. Ma lo spessore dell’immagine scattata in un asciutto bianco e nero vince sul gioco e diviene elemento visuale e concettuale di ampia forza espressiva.
Alcuni cenni biografici sull'artista: Claudio Abate nasce a Roma nel 1943, città dove vive e alla quale è profondamente legato. Mostra fin da adolescente un interesse per il mondo dell’arte e della fotografia. Figlio di un pittore amico di De Chirico, dal 1955 inizia la sua attività di fotografo nello studio di Michelangelo Como, in via Margutta, di cui rileva lo studio, che in seguito trasferisce in via del Babuino, allora punto d’incontro della vita culturale romana. Al ’59 risale il ritratto di Mario Schifano e la collaborazione con la Press Service Agency.
Dal 1961 al 1963 lavora al Life Magazine come assistente di Eric Lessing, tra i fondatori dell’agenzia fotografica Magnum. In questi stessi anni inizia a fotografare per Sipario, diventa così il testimone del teatro d’avanguardia di Carmelo Bene e ne sarà il fotografo di scena per undici anni.
Al 1963 risalgono alcuni scatti realizzati durante la rappresentazione di Christo ’63. Partecipa attivamente al clima degli anni Sessanta e le sue fotografie, oltre ad essere un documento prezioso, sono spesso l’unica testimonianza di eventi dei quali non avremmo memoria. Complesse opere ambientali – difficilmente riconducibili ad un unico punto di vista – sono restituite in una sola immagine, mai celebrativa, alla ricerca di cogliere la relazione fra l’opera, l’ambiente che la circonda e lo spettatore. Memorabili quelle scattate all’Attico di Sargentini, dei Cavalli di Kounellis (1969) o quella che ritrae Lo Zodiaco di Gino De Dominicis (1970), in questo caso Abate riuscì a cogliere in un unico scatto, quell’ellissi segnata dagli oggetti e individui che erano sulla scena. Nel 1969 partecipa alla rassegna Septième Biennale de Paris al Musée d’Art Moderne.
Dopo i cosiddetti “anni caldi”, durante i quali diventa il fotografo-lettore dell’arte contemporanea d’avanguardia, sperimenta un linguaggio proprio, sviluppando i Contatti con la superficie sensibile, in cui presenta opere in bianco e nero realizzate attraverso il contatto diretto sulla carta fotografica, sensibilizzata dalla luce, presentato agli Incontri internazionali d’Arte a Palazzo Taverna di Roma nel 1972.
Nel 1977 partecipa alla collettiva, Fotografi e Fotografie, a cura di Italo Mussa a Roma, dove nel 1979 Achille Bonito Oliva cura la sua prima personale al Centro Culturale dell’Immagine, Il Fotogramma. Nello stesso anno a Bologna, allo Studio Cavalieri, sempre Bonito Oliva presenta La malattia dell’occhio, dove Abate introduce nell’ambito dell’immagine la torsione tipica dell’anamorfosi pittorica. Del 1983, è Il Progetto per un monumento al cinema, non propriamente una fotografia, ma un’opera complessa costituita da un’enorme silhouette di Michelangelo Antonioni stampata a contatto con i fotogrammi di un lungometraggio del regista.
Negli anni Ottanta, per la prima volta, si confronta con il colore, conservando quel dialogo intimo con l’opera e gli artisti, tralasciando la descrizione fedele della realtà e accentuandone il mistero.
Risalgono al 1986 la personale Contatti a occhio nudo, nella Galleria Ugo Ferranti a Roma e un fondamentale lavoro fotografico sulle opere di Joseph Beuys: il progetto, voluto fortemente dalla moglie di Beuys, fu realizzato dopo la morte dell’artista e le fotografie sono state esposte per la prima volta nel 2006 alla Galleria dell’Oca di Roma in Claudio Abate: Block Beuys.
Negli anni, la collaborazione con gli artisti non è certo diminuita: trasferito lo studio nel quartiere romano di San Lorenzo, inizia un sodalizio con quella che negli anni Ottanta è stata definita “La Nuova Scuola Romana”. Nel clima post–moderno di quegli anni, Abate instaura un rapporto stretto con i cosiddetti “Neue Wilden”, soprattutto con Markus Lupertz e A.R. Penk, dei quali poi diventerà il fotografo per elezione.
Nel 1987 invece partecipa alle collettive nella Stux Gallery di New York, al Colombella Premio Florenzi 87, VIII mostra fotografica, nel Centro Studi di Villa e nel 1988, presso la Galleria Civica di Modena, a Storie dell’occhio/1, Fotografi ed eventi artistici in Italia da ’60 all’80 e a D’apres Man Ray, presso la Galleria Il Fotogramma, Roma–Londra.
Nel 1989 presenta le sue opere nelle personali: Daguerre–mania, a cura di Mussa, presso il Centro di Culturale Musoni, nel 1991 Joseph Beuys – Claudio Abate, presso lo studio Bocchi di Roma e nel 1993 Punti Cardinali dell’Arte, presso i Giardini di Castello in occasione della XLV Biennale di Venezia. Nel 1995 tiene una personale alla galleria Sprovieri – Le Cornacchie, Roma e nel 1996 sempre a Roma, partecipa alla collettiva Martiri e Santi, presso l’Associazione culturale l’Attico. Nel 1998 espone nel Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove nel 1999 espone nella Galleria Eventi e nel 2000 presso lo Studio Lipoli. Del 2001 è la grande retrospettiva Claudio Abate. Vent’anni in atelier all’ Académie de France in Villa Medici a Roma. Nel 2002, insieme a Piero Pompili a Roma dà vita a Sotto il cielo di tor Bella Monaca, nello Spazio per l’Arte Contemporanea di Tor Bella Monaca, tiene poi le personali Roma Around 1970, presso il West London Projects & Sprovieri di Londra e al Museo d’Arte Contemporanea di Belgrado ed infine il MACRO di Roma gli dedica una personale nel ciclo Protagonisti. Nel 2003 e nel 2004 partecipa alle collettive, Piazza del popolo. Sessanta – Settanta, al Cafè Notegen e Incontri…dalla collezione di Graziella Lonardi Contempo, presso Villa Medici, a Roma; a Milano, Occhio per occhio, quando la fotografia guarda l’arte; a Venezia, Meet Photography, presso i Giardini di Castello e a Mosca, Cinquième mois International de la Photographie a Moscou. Dal ’90 il fotografo coinvolge gli artisti-amici nella condivisione del lavoro in camera oscura, disegnando con essi attraverso la luce sulla carta fotografica con esiti inattesi, presentati a Roma nel 2005 nella mostra Obscura presso l’Associazione Mara Coccia. Nello stesso anno presenta Christo a Roma: fotografie di Claudio Abate, Art Book & Sushi di Roma e nel 2006 6+6, a cura di L. Benedetti, nella Fondazione Pastificio Cerere di Roma, dove presenta Hadrianeum, nel Tempio di Adriano e partecipa a Une Histoire Privée, presso la Maison Européenne de la Photographie, a Parigi. Nel 2007 tiene un’ampia retrospettiva al Mart di Trento e Rovereto e nel 2008 esposizioni personali alla galleria One Piece Art di Roma e alla galleria Il Ponte di Firenze.
Galleria Il Ponte Via di Mezzo 42/b Firenze
Orario: 16-19.30 chiuso lunedì e festivi

Nicoletta Curradi

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