venerdì 8 agosto 2008

"Worlds on video" alla Strozzina dal 19 settembre

La stagione espositiva 2008-2009 del CCCS - Centro di Cultura Contemporanea Strozzina a Palazzo Strozzi di Firenze si apre con un’iniziativa interamente dedicata alla videoarte.
Dal 19 settembre al 2 novembre 2008, infatti, si terrà Worlds On Video – Video Arte Internazionale che presenterà 35 lavori, molti per la prima volta in Italia, dei maggiori videoartisti internazionali, appartenenti alla nuova generazione, che hanno trovato in questa particolare forma espressiva il metodo per riflettere sulle problematiche del nostro tempo.
Curata da Anita Beckers, tra le talent scout più accreditate di arte contemporanea multimediale, la mostra proporrà una selezione di lavori delle attuali star della videoarte quali Guy Ben Ner, Victor Alimpiev, Kota Ezawa oppure Candice Breitz, attualmente all’Hirshhorn Museumand Sculpture Garden di Washington, Nathalie Djuberg, cui la Fondazione Prada di Milano ha dedicato una personale lo scorso giugno, Sigalit Landau, artista israeliana di cui il MOMA di New York ha recentemente presentato alcuni lavori, come anche degli emergenti del settore che stanno ora riscuotendo i primi grandi successi internazionali come Ra di Martino, Charlotte Ginsborg, Cao Guimarães, Marinella Senatore e Sisley Xhafa
Worlds on Video raccoglie l’intero spettro che caratterizza questa espressione artistica che dalla sua nascita, negli anni ‘60 del Novecento, ha saputo via via affermarsi fino a diventare una parte fondamentale di eventi come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel o Manifesta. Nel corso del suo sviluppo, infatti, nessun media ha così profondamente contribuito a cambiare le abitudini e le convenzioni della percezione come l’immagine in movimento.
Soprattutto negli anni ‘90 la videoarte ha sviluppato svariate forme e strategie narrative che operano anche citando la pittura, la scultura, la fotografia così come il cinema e il teatro, proponendo nuovi paradigmi per l’uso del mezzo del video nell’arte.
La videoarte sa esprimere come nessuna delle altre arti temi e conflitti sociali, politici o personali, utilizzando tutte le possibilità tecnologiche e digitali attualmente disponibili, rimanendo però fermamente radicata nella sua tradizione come dimostra Harun Farocki che con grande ironia si dedica a analizzare criticamente i costrutti tipici della nostra società capitalistica, o Clemens von Wedemeyer che decostruisce l’idea di perfezione nella messa in scena cinematografica, o ancora Bjorn Melhus che scompone la retorica dei mass media americani; ma anche Clare Langan che ricrea eventi naturali che sembrano scaturire da una dimensione onirica ma che sviluppano un aspetto minaccioso, e Philip Grammaticopoulos che nei suoi film d’animé propone un’allegorica visionaria e cupa della nascita del futuro.


Nicoletta Curradi

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