sabato 28 giugno 2008

A Firenze si parla di Giudici Tributari

Una figura sottostimata, quella del Magistrato Tributario, che, nonostante l’efficienza del suo operato, vive e lavora in un ambito di forte incertezza. Questa importante figura è stata al centro di un convegno svoltosi in questi giorni a Palagio di Parte Guelfa a Firenze.
Con il Decreto Legislativo 545/92, viene disciplinato l’Ordinamento degli organi speciali di giurisdizione tributaria ed organizzazione degli uffici di collaborazione , in attuazione della delega al Governo, contenuta nell’articolo 30 della Legge 413/91. In pratica gli organi di giurisdizione in materia tributaria previsti dal DPR 636/72, cono riordinati in Commissioni Tributarie Provinciali , aventi sede nel capoluogo di ogni provincia , ed in Commissioni Tributarie Regionali, aventi sede in ogni Capoluogo di Regione; vengono modificate le originarie denominazioni, rispettivamente Commissione Tributaria di 1° grado e di 2° grado.
Il 1992, è l’anno di rifondazione della Giustizia Tributaria, la quale, per dimostrare la propria professionalità, nei dieci anni successivi emette oltre 6 milioni di sentenze, rendendo la giurisdizione, l’unica allineata con i dettami sanciti dai dettami costituzionali riportasti nell’articolo 111, in merito al cosiddetto "giusto processo". I Giudici Tributari, in Italia, sono poco meno di 4.900. In Toscana operano 230 Giudici Tributari presso le Commissioni Provinciali e 118 Giudici Tributari presso la Commissione Tributaria Regionale.
Oggi, dal momento di presentazione del ricorso, passano sei mesi per ottenere la sentenza di primo grado e dal momento di presentazione di un eventuale appello, intercorrono altri sei otto mesi per la definizione della sentenza di secondo grado. Mediamente quindi, tra i diciotto ed i ventiquattro mesi,vengono estinti i due gradi di giudizio di merito.
Il termine Giustizia Tributaria ha un accezione troppo vasta per essere utilmente applicato all’attività delle commissioni tributarie. Infatti, nel significato corrente, la giustizia tributaria abbraccia anche l’oculato impiego delle risorse che il gettito tributario assicura ed il perseguimento degli scopi di giustizia sociale diversi a seconda delle scelte politiche che il Governo persegue. Dopo il Governo Prodi che ha fatto della lotta all’evasione ed all’elusione fiscale una uno dei principali obiettivi da perseguire anche derogando da quanto sancito dallo "statuto del contribuente" ed a volte anche dalla stessa Carta Costituzionale (basta ricordare , per tutte, la questione delle cosiddette "cartelle mute"), i contribuenti si aspetterebbero oggi, dal Governo Berlusconi, la realizzazione di un riassetto dell’equilibrio tra il comparto "accertamento" e quello della "difesa dei diritti del contribuente". Anche ai fini di quel principio del diritto alla difesa e di quelle "condizioni di parità", garantiti dalla Costituzione. Proprio quella Costituzione la cui modifica in termini di riconoscimento dello statuto del contribuente e della giurisdizione della giustizia tributaria, viene auspicata sia dai contribuenti che dagli operatori del settore oltre che, come ovvio, dagli stessi Giudici Tributari.
Le commissioni tributarie, in questo quadro, hanno il compito di portare giustizia nel rapporto tra fisco e contribuente, là dove non giunge il garante del contribuente ed il disaccordo sfocia nel contenzioso. In questo ambito, la giurisdizione delle commissioni è generale, perché non vi è tributo che sia sottratto al loro controllo, non c’è atto di imposizione , ove si riferisca ai tributi, che sfugga la loro giudizio, che, è importante ricordare, si esprime anche nel potere di disapplicare, incidentalmente, ogni atto generale, sia o meno tributario, che incida sulla decisione della controversia.
Lo scorso 25 aprile, su Il Sole 24 Ore, è comparsa la notizia di una cifra enorme, 366 milioni di euro, che era stata messa a disposizione dei funzionari e dirigenti dell’agenzia delle entrate che si occupano di accertamento, quale "premio di produzione" per gli obiettivi raggiunti nell’anno di imposta 2006. Dalla divisione è stata lasciata fuori sia la Guardia di Finanza che i team legali delle stesse agenzie che difendono l’operato dei propri colleghi di fronte alle Commissioni tributarie.
Pensare che per garantire uno "stipendio" decoroso ai Giudici Tributari, basterebbero appena 66 milioni euro.
Ancora oggi, infatti, il Giudice Tributario, mediamente è difficile che percepisca importi superiori ai 6 – 7.000 euro l’anno.
Ma vediamo chi è il Giudice Tributario.
E’ ordinariamente un professionista o un magistrato che per motivi di prestigio e per spirito di servizio, operano nelle sezioni che compongono le Commissioni Tributarie. Le sezioni sono costituite da non meno di tre Giudici, tra i quali il Presidente che quasi sempre è un Magistrato. I componenti delle sezioni, sono invece professionisti che esercitano in ambito locale ma che non possono operare in ambito fiscale e tributario. Infatti, ogni anno, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, trasmette a tutti i Giudici un questionario da restituire compilato in ogni sua parte, dall’esame del quale deve emergere che non viene svolta attività in ambito fiscale e che altro e tanto facciano i propri parenti più prossimi. Pena la decadenza dall’incarico. La specializzazione dei professionisti nominato Giudici Tributari e la loro distribuzione funzionale nelle varie sezioni determina il punto di forza della Giustizia Tributaria. Il magistrato, garantisce l’applicazione della procedura, l’avvocato la conoscenza in ambito contrattuale, il dottore in economia, la interpretazione dei dati portati in bilancio, il tecnico la determinazione del valore "normale" per gli immobili e la determinazione dei parametri che intervengono a quantificare la rendita catastale. Questa composizione, pensata fino dalle origini più remote, ha fatto della giustizia tributaria, una giustizia rapida ed efficace, con percentuali minime di appelli. Negli ultimi dieci anni, i Giudici Tributari, sono stati oggetto di veri e propri tour de force, sia per l’azzeramento dell’arretrato, sia per la formazione professionale continua, che si è concretizzata grazie soprattutto alle Associazioni sindacali di categoria, che si sono organizzate per realizzare corsi di formazione ed aggiornamento professionale quale quello che si svolgerà proprio in questi giorni a Firenze.

Fabrizio Del Bimbo

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