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venerdì 20 marzo 2009
La "Firenze della memoria" di Franco Bellato
Il 20 marzo presso la Biblioteca degli Uffizi Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, e Graziella Magherini, psicoanalista e psicologa dell'arte, presentano il libro di fotografie Firenze della memoria (ed. Polistampa) di Franco Bellato.
Specialista in malattie nervose, psicologo medico e psicoterapeuta, oltre alla professione Franco Bellato si dedica da decenni alla storia dell'arte e del paesaggio, avvalendosi della fotografia quale mezzo di interpretazione. Dal suo poetico e malinconico volume, attraverso più di 120 foto a tutta pagina scattate nell'arco di 50 anni, emerge limpido il legame dell'autore col capoluogo toscano. "Firenze - afferma Bellato - ha rappresentato uno dei due luoghi che hanno strutturato la mia personalità e conseguentemente la mia vita"; l'altro è la Versilia, sua terra natale. Un libro evocativo pure di una certa nostalgia, dedicato alla memoria di un tempo che rimane scolpito nella mente dell'autore: "in quegli anni era ancora possibile passeggiare per la città tranquillamente e spostarsi in bicicletta nel Centro Storico e lungo i viali (...)".
Eloquenti le considerazioni di Antonio Paolucci contenute nella presentazione al volume: "un libro fotografico, rigorosamente in bianco e nero, minimalista nei mezzi espressivi quanto intenso e profondo nei sentimenti e nei pensieri che lo attraversano. Sfilano le immagini note della città: chiese e palazzi, ponti, strade, piazze, lungarni. Si tratta di edifici e di scenari fermi nel tempo sospeso, deserti di mezzi e di persone. Non ci sono effetti speciali né inediti scorci. Queste non sono 'foto d'arte' nel significato usuale del termine. Non hanno bisogno di didascalie esplicative né di particolari commenti. Bastano, a far capire lo spirito che anima l'opera, alcune sommesse oblique presenze di poeti moderni: Betocchi, Luzi, Cardarelli, Penna. Perché queste, prima di essere fotografie di edifici, di piazze e di strade, sono fotografie dell'animo, nel senso che intendono restituire i sentimenti, le emozioni, i ricordi di una persona che questa
città ha abitato e amato. La storia sentimentale, intellettuale, professionale di un uomo non più giovane ritorna alla città conosciuta e abitata in tempi diversi della vita".
Nicoletta Curradi
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