venerdì 27 marzo 2009

"A occhi chiusi", le foto di Angela Chiti a Palazzo Medici Riccardi


Palazzo Medici Riccardi svolge da tempo un'intensa attività espositiva attenta non solo alle grandi opere del Rinascimento o della classicità, ma anche, in una sorta di dialogo virtuoso tra passato e presente, a quelle degli artisti contemporanei. Nella sua prestigiosa Limonaia è ospitata dal 28 marzo al 18 aprile la mostra di opere fotografiche di Angela Chiti. Esposizione singolare, già a partire dal paradossale titolo “a occhi chiusi”, nella quale sentimenti, emozioni e memoria escono da misteriose aggregazioni materiche.
È soltanto nel 2007 che Angela Chiti inizia a utilizzare il colore e realizza la serie a occhi chiusi. Si tratta di una svolta decisiva nel suo percorso artistico ed espressivo. Non casualmente, il suo talento e la sua passione avevano finora ritenuto opportuno utilizzare esclusivamente il bianco e nero, scanditi nelle loro infinite variazioni. Nella raffinata eleganza dei suoi microcosmi informali a volte è difficile capire se si tratta di fotografie o di opere pittoriche fotografate. È come se pittura e fotografia fossero entrate in simbiosi, compenetrandosi in risultati emblematici e fortemente suggestivi, evolvendo in una dimensione “altra”. Sono immagini in assenza di peso specifico, aliene alla gravità, al tempo e a qualsiasi anatomia. Vi si possono immaginare lievi tracce materiche di realtà, ma forse è soltanto una necessità razionale di chi guarda e non accetta di lasciarsi andare al “vuoto” di pochi elementi immersi nella luce e nel colore. Un vuoto permeato da un’ “essenza” silenziosa che l’artista ha intuito e fermato attraverso la fotografia. Con l’intenzione - forse - di sospendere, anche solo per un istante, il ritmo convulso del vivere, e spostare l’attenzione su tutto ciò che ogni giorno sfugge, cancellato dall’urgenza.
“Angela Chiti - scrive Luca Landi - abita poeticamente il mondo, gli ambienti che la circondano e che si offrono al suo sguardo, secondo un’estetica dell’incontro e dell’esperienza che non è passiva registrazione di ciò che c’è, ma attivo posizionarsi nei confronti dell’immagine e della forma”.
Anche dalla poesia l’artista prende spunto per le sue opere ed ecco perché nel libro/catalogo, pubblicato da Morgana Edizioni per questa occasione espositiva, sono inseriti vari testi di quegli autori preferiti, come Emily Dickinson, Hatsuo Basho, Dino Campana, Cristina Campo, Giorgio Caproni, che la accompagnano e la ispirano nella ricerca della visione di un altro orizzonte di senso.

Fabrizio Del Bimbo

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