giovedì 27 marzo 2008

"Donna manager in alto mar" al Ridotto del Comunale

“Castigat ridendo mores” dicevano i latini di chi, con la comicità, metteva in berlina i pregiudizi. E siccome sulla donna imprenditrice i pregiudizi continuano ad essere forse di più che sulla donna al volante, bene fanno le signore del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Firenze a proporre sempre nuovi casi emblematici di uno stereotipo duro a morire e pronto ad assumere sempre nuovi risvolti.
Quest’anno tocca al teatro, dopo un assaggio di soap televisiva (“A cena con lei”) l’anno passato e un cortometraggio (“Rischio d’impresa”) due anni fa, a mettere il dito sul pregiudizio antifemminile in azienda.
“Donna manager in alto mar” è un testo teatrale, scritto a quattro mani da due uomini, Francesco Brandi, che è anche regista, e Roberto Turchetta, che è anche attore.
Protagonista è Geppi Cucciari, ormai nota al grande pubblico, grazie al programma tv Zelig e al suo personaggio sempre in lotta con la bilancia e coi partner maschili, e adesso grazie anche all’ultimo film di Carlo Verdone, dove incarna la moglie di Leo. A farle da contrappeso, un altro volto noto della comicità italiana, Ugo Dighero (Avanzi, Mai dire gol, Un medico in famiglia, Camera caffè).
Con loro due, a dar vita alla “mise en espace”, che sarebbe la fase grezza di una messa in scena, l’ipotesi interpretativa cui mancano però l’assetto definito, le scene e i costumi, c’è un gruppo di giovani attori affiatati (Sara Armentano, Cesare Saliu e il già citato Roberto Turchetta), accompagnati dalle improvvisazioni al pianoforte del musicista Cesare Picco.
“Riflettere e far riflettere sulla condizione della donna imprenditrice, senza drammatizzare, ma con l’obbiettivo di un cambio di mentalità per gli uomini e di una piena consapevolezza delle proprie potenzialità per le donne. E poi dare un pizzico di calore umano alle donne imprenditrici, che nelle fiction sembrano sempre fredde, dure, determinate” – questo, dice Cristina Bandinelli, presidente del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile di Firenze e membro della Giunta della Camera di Commercio, è il filo rosso che accomuna le scelte di ricorso alla fiction del Comitato, che adotta anche strategie mirate "di genere" sul credito, sugli asili aziendali o di quartiere, sulle quote femminili nel capitale aziendale, sui ruoli dirigenziali ricoperti da donne e sulla comunicazione.
Il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile ha un budget annuale autonomo, interamente finanziato dalla Camera di Commercio di Firenze, ma riesce a coinvolgere anche le Associazioni di categoria in azioni promozionali per l’imprenditoria femminile (la partecipazione scontata per le imprese gestite da donne alla scorsa Mostra dell’Artigianato).
Ecco una breve trama della pièce teatrale:
Marta è una dirigente con pochissima stima degli uomini, da sempre dominata da Cesare, suo padre e proprietario dell’azienda di famiglia, che non nutre in lei alcuna fiducia. Questi, ricoverato d’urgenza, è costretto suo malgrado ad affidarle la chiusura di un importante affare: ottenere dall’imprenditore Guido Ristori la sua piccola ma solidissima società a un prezzo stracciato, regalandogli una crociera nel Mediterraneo con una procace accompagnatrice. Ma proprio quando, in mezzo al mare, Marta, assistita dallo stagista filosofo, Ignazio Borghetti, e dalla eccentrica Alice, crede di essere a un passo dal chiudere l’affare, Guido, con inaspettata misoginia rifiuta candidamente, perché con una donna lui di affari non tratta. Quello che per Marta doveva essere il suo riscatto si trasforma nell’ennesima e più grande umiliazione.
Nicoletta Curradi

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