giovedì 6 marzo 2008

Ritorna "Critica d'arte"

"Critica d’Arte" riprende il suo cammino dopo una pausa dovuta alla scomparsa di Umberto Baldini. Ecco un commento del Prof. Francesco Gurrieri:
"C’è dunque, innanzitutto, da ringraziare chi ha collaborato in questi anni concorrendo alla tenacità di una rivista fra le più longeve fra quelle di storia dell’arte; ed esser grati a Ranieri Varese che si è accollato il compito (non lieve, come per tutte le riviste di critica militante) di convalidarla e dirigerla.
"Critica d’Arte" (insieme alla più piccola gloriosa "Sele Arte") fu rivista di riflessione, di storicizzazione, di combattimenti: nella coscienza intellettuale, incarnata e professata da Carlo L. Ragghianti, che l’atto critico è atto vitale, capace di promuovere dibattito, confronto, crescita culturale; che funzione dell’intellettuale è quella di filtrare e di proiettare in avanti le intuizioni e le certezze, i movimenti artistici e il pensiero in generale. Insomma, quasi la stessa funzione sociale dell’artista: quella di portare il "caos" nell’ordine, cioè rinnovamento nella consolatoria condizione delle certezze.
Così, la critica d’arte può riconquistare un proprio autonomo ruolo, una propria riconoscibilità, senza rigide periodizzazioni e irreversibili giudizi. Così la critica d’arte, soprattutto quando è intelligentemente attualizzata, che si parli del tesoro alessandrino di Salonicco o delle ultime opere di Kieper, è provocazione a pensare e misurarsi con gli altri: cioè svolgere il ruolo proprio dell’intellettuale.
La "gestione Baldini" fu fedele all’impostazione originaria di Ragghianti, non mancando mai di aver compresenti "antico" e "nuovo" e, talvolta, persino l’avanguardia. E così intendiamo proseguire in questo cammino, "cantierando" il n. 29-31.
La critica d’arte – è mio parere – sta vivendo una stagione affaticata. Finito il tempo dei grandi maestri del dopoguerra (a cui Ragghianti apparteneva) abbiamo assistito a scenari successivi ove l’esercizio critico si è lacerato, aggregandosi, forse, entro couche di riconoscibilità ancora di "scuola", ma vivaddio, con scontri frontali, aperti, leali. Oggi, si ha l’impressione che, se si prescinde dall’esercizio fracassone e becero-televisivo, ciascuno tenda, con qualche egoismo, a ritagliare un proprio spazio, evitando ogni confronto, rischiando così di inaridire il fertile e stimolante terreno della comparazione sugli artisti, sulle loro opere, sul loro habitat culturale. Quasi che i modi e il linguaggio della critica abbiano preso altri connotati, cogliendone le valenze peggiori. Noi vorremmo testimoniare qualcosa di diverso, riconducendo l’esercizio critico alla sua condizione originaria, evitandone il sconfinamento al solo impegno filologico e aprendolo alle nuove proposizioni che da più parti incombono da questo ancora incerto mondo globalizzato.
Non mancheranno l’impegno e l’entusiasmo."
Nicoletta Curradi

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